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Subject: [JUGOINFO] Pancevo: Tre anni dopo le bombe della NATO inizia la

"morte lenta"

Date: Mon, 25 Nov 2002 18:53:31 -0000

From: "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia" <jugocoord@libero.it>

To: crj-mailinglist@yahoogroups.com, jugoinfo@domeus.it

 

Quella che segue e' la traduzione dal tedesco dell'intervista

all'ex-assessore verde all'ambiente di Pancevo, Zafirovic, distribuita

su JUGOINFO nell'originale tedesco pochi giorni fa. L'intervista e'

stata rilasciata in giugno, prima che la sindaca della citta' lo

dimissionasse.

[Ringraziamo A.Tarozzi per averci fornito il testo. Revisione di A.M.]

1.FONTE: internet

2.TITOLO: "Komisches Gefühl" [Una strana sensazione]

3.INDICE: Drei Jahre nach den NATO-Bomben beginnt in

Pancevo das langsame Sterben [Tre anni dopo le bombe

della NATO ha inizio a Pancevo la morte lenta]

4.SITO INTERNET: http://www.akweb.de/ak_s/ak463/37.htm

5.AUTORE: Zeitung für linke Debatte und Praxis [Giornale per il

dibattito e la prassi di sinistra], Nr. 463 / 21.06.2002;

il giornalista Boris Kanzleiter.

6.NUMERO DI PAGINE: 4.

7.DATA: 21.06.2002.

 

UNA STRANA SENSAZIONE

Tre anni dopo le bombe della NATO ha inizio a Pancevo la morte lenta

 

"Sempre più persone muoiono di cancro nella città"

dice I. Zafirovic quasi per inciso. Il giovane uomo è

seduto nel suo ufficio del municipio di Pancevo e va

avanti e indietro su una sedia di pelle artificiale.

Come unico deputato del partito verde nel Parlamento

della città lui è responsabile della tutela

dell'ambiente. Zafirovic guarda disorientato i

documenti ammucchiati sulla scrivania davanti a sé.

Sono rapporti sulle conseguenze ecologiche dei

bombardamenti Nato di tre anni fa. "Oggi muoiono molte

più persone che prima dei bombardamenti del 1999. Ma

parlare di questo è tabù", si ripete.

Durante i 17 giorni e notti della primavera di tre

anni fa, attacchi aerei e bombe colpivano obiettivi in

una città di 100.000 abitanti scarsi. Ciò che aveva

portato a 10 milioni di persone lavoro e lusso modesto

diventava una maledizione per gli abitanti. Pancevo è

uno dei poli industriali più importanti in Jugoslavia.

Qui ,a soli 20 km dalla metropoli di 2 milioni di

abitanti che è Belgrado, è situata l'industria

petrolchimica del paese. Benzina, fertilizzanti,

materie sintetiche, vernici, concimi sono prodotti nel

polo industriale.

"Il 24 Marzo del 1999, alle 20.40, cadevano le prime

bombe", ricorda Zafirovic. Il 24 marzo era il primo giorno

della guerra, solo cinque giorni prima le speranze di

una soluzione alle trattative del conflitto del Kosovo

erano fallite nel cassetto di Rambouillet (vicino a

Parigi).

"Come primo obiettivo le bombe hanno colpito la

fabbrica Lola Utva dove venivano montati piccoli

velivoli ad utilizzo agricolo" dice Zafirovic. Poi, nelle

settimane successive, le bombe hanno colpito le

raffinerie, la fabbrica di fertilizzanti Azotara e

quella di materie sintetiche Petrohemjia. Sono state

colpite sempre, fino all'ultimo giorno - 8 giugno -

quando è stato firmato un accordo di cessate il fuoco

ed i militari jugoslavi si sono ritirati dal Kosovo.

 

"E' tabù parlarne"

I bombardamenti su Pancevo sono stati documentati in

modo precisissimo. Già nell'ottobre 1999, a soli

quattro mesi dalla fine della guerra, l'UNEP

pubblicava un Rapporto dettagliato sulle conseguenze

ecologiche dei bombardamenti. Gli esperti

dell'autorità a Ginevra hanno fatto dei viaggi di

ricerca in Jugoslavia dopo la fine del cessate il

fuoco ed hanno provato - insieme a scienziati e

testimoni - a fare un inventario . Hanno identificato

Pancevo, insieme alla città industriale Kragujevac,

come "quella interessata nel modo peggiore".

"E' stato un incubo", dice Zafirovic mentre cerca di sorridere,

perché tanto è successo tutto tanto tempo fa. "Le

bombe hanno colpito gran parte dei serbatoi nei quali

erano immagazzinate materie prime per la produzione".

In particolare nella settimana tra il 13 ed il 20

aprile la popolazione è andata in panico. Ogni notte

dei missili Cruise sorvolavano l'area industriale che

è nelle vicinanze del quartiere residenziale. Le

fiamme scintillavano nel cielo notturno. Durante il

giorno poi restava buio, perché una grande nuvola di

fumo sovrastava la città. Soltanto quando iniziava a

piovere il cielo si schiariva. "Sulle automobili,

sulle strade, dappertutto c'era una sostanza nera e

viscida" - ricorda il giovane consigliere - "molte persone

allora sono fuggite da Pancevo e sono andate da

parenti o amici a Belgrado oppure in altre città" -

racconta. "Le persone avevano paura. Molte donne in

gravidanza hanno abortito in quanto si sentivano

avvelenate: gli stessi medici negli ospedali davano

consigli di questo tipo."

La catastrofe ha sorpreso la città inaspettatamente.

Pancevo è situata nella regione della Vojvodina, al

confine con l'Ungheria e la Romania. Qui, dei

conflitti al sud le persone avevano letto solo sui

giornali. Che le fabbriche nelle vicinanze fossero

pericolose lo sapevano bene però. "L'industria chimica

è da sempre una minaccia" - dice Zafirovic - "gli operai qui

muoiono giovani". Quando l'industria chimica jugoslava

fu costruita, negli anni '60/'70, i parametri

ecologici non giocavano un ruolo importante. I medici

chiamano "cancro di Pancevo" una malattia che

affiorava particolarmente negli operai della fabbrica

di PVC Petrohemjia, questa malattia era il cancro al

fegato. Loro dicevano che i responsabili di ciò erano

soprattutto le sostanze chimiche EDC (di cloro

etilene) e VCM (vinil cloruro - monomero), ossia le

materie prime per la produzione di PVC. Adesso il

"cancro di Pancevo" si diffonde in quanto proprio

queste sostanze chimiche sono state liberate in grande

quantità, a causa delle bombe della NATO.

L'Umweltlexikon [Enciclopedia dell'Ambiente] descrive

gli effetti dell'EDC: "irritante per la pelle, anestetizzante,

mutageno e cancerogeno". I sintomi sono "mal di

testa, nausea con vomito, diarrea e sangue nelle feci,

coliche, anestesia profonda". Gli effetti a lungo

termine causano "depressioni e problemi di stomaco

con vomito". Minacciano "danni ad organi come fegato,

reni ed al sangue in generale; crescita del numero di

nascite premature e neonati nati morti."

Anche il VCM viene descritto come una sostanza che

"senza dubbio causa il cancro". "Non si può stabilire

un valore limite con certezza, perché ogni

concentrazione, anche se minima, può avere effetti

dannosi".

Per i luoghi di lavoro in Germania il superamento di

una concentrazione di 3 ppm (ml/m3) non è ritenuto

tollerabile. In Yugoslavia lo stesso limite passa a

5ppm.

Il team di misurazioni dell'Istituto per la tutela

della salute di Pancevo ha individuato, il 18 Aprile

1999 (mentre le fabbriche erano in fiamme), in più

punti della città una concentrazione di VCM da 7.200 a

10.600 volte superiore a quella consentita. Il

Rapporto UNEP contiene ulteriori cifre. Dalla fabbrica

Petrohemjia sono state emesse 2.100 ton. del velenoso

EDC e sono bruciate 460 ton. di VCM.

Anche altre sostanze tossiche erano nell'aria,

bruciate dalle fiamme, e sono finite nel suolo o nel

Danubio. 8 ton. di mercurio, metallo pesante che si

insinua nella catena alimentare, si sono sprigionate

da Petrohemjia. Nella raffineria vicino alla fabbrica

di plastica bruciavano, secondo gli esperti di

Ginevra, non meno di 80.000 ton. di olio grezzo e

derivati. Anche tramite ciò si sono sviluppati i

cancerogeni PAH (idrocarburi policiclici aromatici).

 

"Il sistema sanitario è senza soldi"

Non tutte le sostanze sono state liberate subito dopo

i bombardamenti. Due giorni dopo l'inizio

dell'offensiva, minacciata il 13 Aprile, i direttori

della fabbrica di concimi artificiali Azotara avevano

deciso di far filtrare 250 ton. di ammoniaca liquida in un

canale di scolo che porta al Danubio. Qui infatti è

iniziata una moria di pesci, ma i direttori temevano

che qualcosa di peggio sarebbe accaduto se le bombe

avessero colpito i serbatoi pieni. Infatti il giorno

successivo i serbatoi vuoti sono stati bersagliati.

"E' stato un bene che gli esperti UNEP siano venuti

subito sul posto" - pensa Zafirovic - adesso sappiamo cos'è

successo allora". Ma da allora non sarebbe stato fatto

quasi nulla per salvare la popolazione. Certo non si

potrebbe annullare l'avvelenamento, ma oggi i

contadini produrrebbero verdura su campi su cui è

caduta la pioggia nera. Non ci sono statistiche

affidabili nemmeno sui morti - spiega Zafirovic: "il sistema

sanitario non ha soldi e non esistono nemmeno più

termini di paragone con la situazione precedente."

Roeland Kortas è il direttore del Programma Clean up

dell UNEP. Con i suoi 10 collaboratori ha sede in un

ufficio nel quartiere Zemun di Belgrado, dove si

congiungono la Sava ed il Danubio per arrivare al Mar

Nero. Clean up è una espressione sbagliata. "Fino ad ora non

si sono svolte attività volte alla depurazione della

acque e del suolo di Pancevo. Ci si è concentrati su

compiti più urgenti, per es. occuparsi del canale di

rifiuti che va dal complesso industriale di Pancevo

al Danubio. In questo canale ci sono ton. di sostanze

pericolose e la situazione potrebbe peggiorare dato

che la macchina per la depurazione è stata distrutta

durante i bombardamenti", spiega Kortas. L'intento del

Programma UNEP sarebbe quello recuperare le sostanze

liberate e limitare la diffusione dell'acqua

contaminata. Si cerca insomma di non far aumentare

ulteriormente i danni.

"L'UNEP ha identificato 26 Progetti per ridurre il

rischio di salute della popolazione. Per implementarli

servono 20 milioni di dollari", spiega Kortas.

Grazie alle sole raccolte fondi in diverse metropoli

europee sono stati raccolti 11 milioni e la Germania

ha offerto 870.000 dollari. Gli stati aderenti alla

Nato hanno speso 12 miliardi per fare la guerra ed ora

sembrano non esserci più soldi in cassa per la

ricostruzione. "Avremmo bisogno di 100 milioni di

dollari per l'operazione Clean up" - argomenta Kortas -

"ma la tutela dell'ambiente non è una priorità

impellente".

Nel centro di Pancevo dei giovani sono seduti al

tavolino di un caffè. Dopo tre anni dai bombardamenti

si simula un po' di normalità. "Le persone cercano di

dimenticare" - spiega A. Weisner, membro delle truppe

di pace - "...oggi si cerca di porre l'attenzione sulla

catastrofe ecologica, ma la popolazione è come

paralizzata. Le persone hanno problemi diversi. La

disoccupazione è alle stelle ed i salari si aggirano

sui 150 euro. Tutti cercano di sopravvivere, in

qualche modo".

Nessuno è più interessato a parlare degli effetti

delle bombe. "Il governo potrebbe essere messo sotto

pressione dalla popolazione per fare di più" - dice

Weisner - "ma non ci sono soldi". Il Primo Ministro

serbo Z. Djindjic dice che le bombe hanno causato

danni di milioni di dollari. Delle promesse di aiuti,

dopo la caduta di S. Milosevic fino ad ora, sono

arrivati solo 500 milioni di dollari. C'è bisogno di

investimenti dappertutto. Ospedali e scuole sono in

uno stato tragico ed i soldati molte volte non sono

pagati.

 

"Quasi ognuno conosce qualcuno che è malato

Anche la Comunità Internazionale preferisce tacere.

Altrimenti bisognerebbe rispondere a molte domande che

non si vogliono sentire a Bruxelles, Berlino e

Washington. Perché sono state bombardate fabbriche, a

Pancevo, che non producevano materiale ad uso bellico?

Forse la Nato voleva distruggere un complesso

industriale importante per indebolire la forza

economica del paese? Oppure voleva solo distruggere la

raffineria più grande della Jugoslavia, che produceva

carburanti? Perché una fabbrica di concimi e plastica

è stata bombardata a più riprese? Nei Protocolli

Aggiuntivi della Convenzione di Ginevra si dice che

"una guerra che causi danni gravi, lunghi ed estesi

all'ambiente naturale è vietata". Allora perché il

Tribunale dell'Aia ha rifiutato di inquisire i

pianificatori della Nato?

Alexander Weisner non lo sa, ma sa qualcos'altro:

"Quasi ognuno conosce qualcuno che è ammalato. Questa è

una strana sensazione".

 

Boris Kanzleiter

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