Dal "manifesto" del 28 dicembre 2002
TURKMENISTAN
La pace per un oleodotto?
Firmato a Ashgabat l'accordo per la realizzazione del gasdotto
trans-afghano
Causa di guerre Le risorse energetiche del Centrasia, la posta in gioco anche per
l'Afghanistan, via di transito verso i mercati mondiali
GIULIANA SGRENA
La via alla costruzione dell'oleodotto che dovrebbe trasportare
petrolio e gas dal Tukmenistan al Pakistan via Afghanistan è stata aperta ieri con la
firma di un accordo tra i rappresentanti dei tre paesi interessati nella capitale
turkmena, Ashgabat. Dopo anni di discussione e di guerre - la costruzione del gasdotto
trans-Afghanistan è stata alla base di alleanze e conflitti con i vari signori della
guerra, taleban compresi, e servizi segreti dell'area - finalmente il progetto vedrà la
luce, si dice a partire dal 2004. Il primo passo era già stato compiuto lo scorso maggio
ad Islamabad con l'accordo dei tre presidenti - il pakistano Musharraf, il turkmeno
Niyazov e l'afghano Karzai - che avevano dato il loro assenso al progetto. Un successo
soprattutto per il presidente ad interim afghano alla vigilia dell'apertura della Loya
jirga (il grande consiglio intertribale di giugno) che avrebbe dovuto confermarlo.
L'interesse di Karzai per il gasdotto era noto essendo stato (o forse lo è ancora) il
presidente afghano uno dei consiglieri della Unocal, la compagnia petrolifera americana
con il maggior peso nel consorzio - insieme alla Delta oil saudita, l'Indonesia Petroleum,
la Hyundai coreana e altre - che da anni perseguiva la realizzazione del progetto in
competizione con la Bridas argentina, anche se poi, nel 1998, aveva desistito di fronte
all'impossibilità di attuarlo a causa del conflitto tra taleban e mujahidin. Per la
Unocal avrebbe lavorato anche l'inviato di Bush in Afghanistan, Zalmay Khalilzad, ora
dirottato sull'Iraq, visto che sempre di guerra per il petrolio si tratta. Con l'avvio del
progetto Karzai può ricambiare il favore agli Stati uniti che l'hanno imposto come
presidente e lo mantengono al potere (senza l'appoggio Usa Karzai non resisterebbe). Anche
se il presidente ad interim non può garantire la stabilità necessaria al paese per la
costruzione di un oleodotto di 850 chilometri (su un totale di 1.500) e il passaggio di 20
miliardi di metri cubi di gas all'anno. Perché, come sostiene Ahmed Rashid nel suo libro
Taleban, «la pace può portare un oleodotto, ma un oleodotto non può portare la pace».
Comunque, per la realizzazione, occorre innanzitutto trovare i finanziamenti: l'ambizioso
progetto dovrebbe costare dai 3 ai 3,2 miliardi di dollari. Si tratterebbe del primo
grande investimento straniero in Afghanistan. Tuttavia, vista la situazione precaria del
paese dove, a oltre un anno dall'inizio della campagna antiterrorismo, i signori della
guerra continuano a dettare legge con la forza delle armi, non sarà facile trovare
investitori stranieri, dopo che non sono arrivati nemmeno i soldi promessi dai paesi
donatori. Probabilmente per l'oleodotto sarà diverso e gli Stati uniti ancora una volta
metteranno in campo il loro peso, se non saranno troppo impegnati a mettere le mani sul
petrolio iracheno. L'Afghanistan è strategicamente importante per Bush e anche
l'oleodotto trans-afghano, non solo per l'approvvigionamento di risorse ma anche per
rompere il monopolio della Russia nella regione per il passaggio delle materie prime -
evitando anche l'Iran -, ma non solo. Mosca, dopo aver scontato gli effetti della
sconfitta del 1989, quando l'Armata rossa fu costretta a ritirarsi, ha riguadagnato
influenza in Afghanistan, dove peraltro sta riorganizzando il ministero degli interni.
Mentre gli Stati uniti, grazie alla campagna antiterrorismo, hanno posizionato proprie
truppe in Uzbekistan, Tagikistan e Kyrgyzstan. Una posizione che difficilmente
abbandoneranno e che anzi servirà da ponte per ulteriori allargamenti sia militari che
economici. Conquistare i paesi con immensi giacimenti di idrocarburi - le riserve di gas
in Turkmenistan sono valutate in 100.000 miliardi di piedi cubi, la quarta più grande
riserva mondiale di gas - permette di esercitare un enorme potere sulla disponibilità di
queste risorse.
Una volta raggiunto il porto pakistano di Karachi, grazie al gasdotto trans-afghano, il
gas turkmeno potrà facilmente essere immesso sul mercato mondiale. Il principale
potenziale acquirente potrebbe essere l'India, rapporti con il Pakistan permettendo.
Karzai è ottimista e azzarda che l'India potrebbe persino unirsi al trio e partecipare al
progetto.