Dal "manifesto" del 19.3.2000

 

L'oro di Mitrovica

Perché l'Onu non sottrae e subito ai serbi il complesso minerario di Trepca? E' quanto consiglia l'Icg, il massimo ente di ricerca sui Balcani (di Soros)

- DIANA JOHNSTONE -

 

I l raffronto di due documenti - un rapporto dell'Icg (International crisis group) sul complesso minerario di Trepca del novembre 1999, e un articolo della consulente dell'Icg Susan Blaustein, apparso sul Toronto star a febbraio - fornisce uno spaccato eccezionalmente chiaro sui lavori della "comunità internazionale". L'Icg è un istituto di ricerca ad alto livello, sostenuto dal finanziere George Soros. E' stato fondato nel 1995 con l'obiettivo primario di fornire una guida politica ai governi che partecipano al rimodellamento dei Balcani condotto dalla Nato. Tra i suoi rappresentanti di maggior spicco vi è il potente policy maker americano Morton Abramowitz, eminenza grigia della nuova politica di "intervento umanitario" e sponsor dei separatisti albanesi in Kosovo. Lo scorso 26 novembre l'Icg ha diffuso il documento "Trepca: making sense of the labyrinth", in cui raccomandava alla missione Onu in Kosovo (Unmik) di appropriarsi nel più breve tempo possibile del complesso minerario di Trepca - sottraendolo ai serbi - e spiegava come procedere. L'articolo della giornalista dell'Icg rappresenta una volgarizzazione della posizione antiserba, finalizzata a preparare l'opinione pubblica all'attuazione della politica dell'Icg.

Trepca è un conglomerato di circa 40 miniere e stabilimenti, in gran parte ma non tutti in Kosovo, di cui fanno parte significativamente Stari Trg, "una delle più ricche miniere d'Europa" e la più ricca dei Balcani, attualmente chiusa, e la fonderia di Zvecan, situata a nordovest di Mitrovica e tuttora gestita da un management serbo. L'Icg invita l'Unmik, guidata da Bernard Kouchner, a dare un taglio alle dispute legali sulla proprietà dell'industria e ad assumere essa stessa la gestione di Trepca. Il 25 luglio Kouchner ha emesso un decreto che recita: "l'Unmik amministrerà le proprietà mobili o immobili, ivi compresi i conti monetari ed altre proprietà della, o registrate a nome della, Repubblica Federale di Jugoslavia oppure della Repubblica serba o di qualunque suo organo, che si trovino nel territorio del Kosovo". Il documento dell'Icg concludeva che "l'Unmik e la Kfor dovrebbero rilevare in modo rapido e categorico il complesso di Trepca, ivi compresa la chiusura totale e immediata delle strutture di Zvecan, pericolose per l'ambiente".

Il bluff ambientale

Il vero difetto di Zvecan è che l'impianto è gestito dai serbi e fornisce alla Jugoslavia un introito. Ma nella "strategia delle misure" raccomandate dall'Icg, all'Unmik viene consigliato di istruire una "squadra di valutazione ambientale di Zvecan" che riferisca sullo stato dell'impianto e "suggerisca quali misure devono essere prese". I rischi ambientali sono il pretesto per chiudere Zvecan e privare gli ultimi serbi del Kosovo del loro sostentamento. (...) La strategia prevede un graduale avviamento della produzione mineraria per rassicurare i "kosovari", nel senso delle persone di etnia albanese, sul loro futuro. Perché, sebbene l'Icg dica che la "forza lavoro e il management di tutti gli impianti di Trepca devono essere selezionati esclusivamente in base al merito", esso aggiunge che "non va preso in considerazione nessuno che abbia legami con il regime di Belgrado", ed è abituale identificare tutti i serbi con "il regime di Belgrado".

Questa palese appropriazione di proprietà in quella che, formalmente, è ancora una parte della Serbia, viene naturalmente giustificata come una misura necessaria per rassicurare gli albanesi oppressi. "Il ritorno al lavoro finanche di poche centinaia di minatori kosovari rappresenterebbe, per tutti i kosovari, una rivendicazione del loro patrimonio". L'evento mediatico è facile da immaginare. Ma se l'ostilità dell'Icg verso la Serbia appare genuina, l'amore per gli albanesi potrebbe rivelarsi imperfetto. (...) Il rapporto dell'Icg osserva che Trepca "da lungo tempo costituisce per gli albanesi del Kosovo il simbolo dell'oppressione serba e della loro resistenza", e riferisce che dopo il 1974 i kosovari, finalmente in grado di gestire essi stessi gli impianti di Trepca, "avevano creato migliaia di posti di lavoro", ma che "negli anni 1981-82 uno scandalo, una sorta di Trepca-gate - in cui i lavoratori kosovari albanesi furono accusati di aver rubato grosse quantità di oro e argento - è stato il pretesto per licenziare molti ingegneri e tecnici". Se il furto sia accaduto realmente, o se sia stato solo un pretesto, non interessava alla comunità internazionale, fintantoché i serbi erano chiamati in causa.

Ma dopo? Il rapporto conclude che "consegnare semplicemente Trepca ai kosovari è impossibile per la carenza di competenze moderne disponibili localmente, per il bisogno di standard verificabili a livello internazionale e per evitare casi di corruzione", così come danni alle installazioni. E, per quanto riguarda quelle "migliaia di posti di lavoro" creati da e per i kosovari albanesi, essi non fanno parte dell'agenda della comunità internazionale. (...)

Fortunatamente, l'Icg rileva che la giovane leadership dell'"Esercito di liberazione del Kosovo" mostra "una certa impazienza" nei confronti dell'interesse della più vecchia leadership kosovara albanese per una "grande forza lavoro" e preferisce una modernizzazione che richiederà capitali di investimento stranieri. Nessuna meraviglia che Washington abbia scelto di sostenere il violento Uck.

Contro i serbi

L'ipocrisia manipolatoria dei fautori della politica dell'Icg è ancor più sfacciata nei confronti dei serbi. L'Icg raccomanda all'Unmik di affrettarsi ad appropriarsi del ricco complesso minerario, prima delle elezioni in Serbia, in modo che un eventuale nuovo governo, più gradito all'Occidente, non possa essere accusato di "aver perso Trepca". Tutti i leader serbi, compresi quelli dell'opposizione, osserva l'Icg, protesteranno quando l'Unmik si approprierà di Trepca e della fonderia di Zvecan. "Comunque essi potrebbero ricorrere all'argomentazione che la 'perdita' sia stata dovuta allo status di paria dello stesso Milosevic, sicché ancora una volta la Serbia avrebbe perso ricchezza a causa del fatto che egli è in carica. Perciò, se l'iniziativa fosse presa prima di qualunque consultazione elettorale in Serbia, questa non sconvolgerebbe necessariamente una eventuale strategia per deporre Milosevic, e potrebbe anzi contribuire anche a questa impresa".

In breve, la comunità internazionale prenderà possesso di Trepca qualunque sarà il governo di Belgrado; meglio però farlo finché c'è Milosevic, in modo che l'opposizione "progressista e democratica", appoggiata dagli occidentali, possa fingere che sia stata colpa di Milosevic.

Il premio Jamie Shea

Un tale cinismo è difficile da superare, ma qualche bugia si può sempre aggiungere. E' questo il compito della propaganda dei media, finalizzata a far ingoiare all'opinione pubblica le politiche decise dall'élite dei governi e degli istituti di ricerca. L'articolo di Susan Blaustein, senior consultant presso l'Icg, apparso il 23 febbraio sul Toronto star e intitolato "Mitrovica flashpoint for the next Balkan war", merita il premio Jamie Shea per la più sfacciata propaganda di guerra del mese. I cliché ci sono tutti, "odi vecchi di secoli"; poi l'attenzione si concentra sul solo colpevole: Milosevic; gli inaffidabili francesi in vena di concessioni e, di contro, il bisogno della comunità internazionale di mostrare "spina dorsale" e tenere testa alla "prova di forza di Milosevic".

Per Blaustein è Milosevic che sta causando problemi nella città di Mitrovica per "un suo preciso interesse finanziario" nel complesso minerario di Trepca e nella fonderia di Zvecan. La Nato ha occupato il Kosovo ed è stata a guardare per otto mesi mentre gli albanesi uccidevano, terrorizzavano e cacciavano via gran parte della popolazione non albanese, ma Blaustein è capace di scrivere (e il giornale di pubblicare) che "la città è un cardine nel progetto di Belgrado della 'Grande Serbia', di espellere i non-serbi dalla regione".

Il rapporto Icg del novembre '99 osservava che "da molto tempo i rappresentanti della finanza internazionale hanno riconosciuto che l'industria dei minerali, per la sua struttura, è fondamentale per il riciclaggio del denaro" in tutto il mondo, e suggeriva che "l'interesse della cerchia di Milosevic nello sfruttamento degli impianti di Trepca potrebbe andare oltre la semplice operazione di condividerne i profitti". Blaustein spinge questa speculazione un passo più avanti, scrivendo della fonderia di Zvecan che "si ritiene diffusamente sia servita al regime come efficiente meccanismo di riciclaggio del denaro". Ma in qualunque caso, se i serbi gestiscono Zvecan per trarne un profitto, perché dovrebbero creare problemi? E' perché "Mitrovica è l'unico avamposto rimasto a Milosevic in Kosovo", per cui "egli ha deciso di 'vedere' il bluff della comunità internazionale". Blaustein procede a scusare gli albanesi per le violenze e biasima i francesi.

Non sono i serbi che stanno subendo l'allontanamento dal Kosovo, ma gli albanesi che sono vittime degli "operai di Milosevic", che "controllano, molestano, terrorizzano ed espellono i civili albanesi che osano vivere o avventurarsi nella parte serba della città". L'attacco con un razzo a un autobus che trasportava civili serbi, il 2 febbraio scorso, è stato "non privo di provocazione"; gli albanesi non sopportavano che la comunità internazionale ignorasse "l'oppressione serba degli albanesi".

Non permettendo a folle di albanesi arrabbiati di impossessarsi dell'ultima parte del Kosovo in cui i serbi stanno ancora cercando di vivere più o meno normalmente, "i funzionari internazionali stanno abbandonando l'impegno, preso dall'Onu, di creare e proteggere una società multietnica in Kosovo", secondo Blaustein, che intende incolpare in anticipo per quella che egli stesso chiama "la prossima guerra balcanica". Ciò è in totale contraddizione con quanto è accaduto in Kosovo negli ultimi otto mesi. Ma i propagandisti contano sulla tendenza dei lettori disinformati a scambiare ciò che è familiare con ciò che è vero. I cliché su "Milosevic" e la "Grande Serbia" sono familiari. La verità non lo è. Se e quando la "prossima guerra balcanica" scoppierà e la "comunità internazionale" prenderà il pieno controllo del complesso industriale di Trepca, non c'è bisogno che il distratto pubblico presti troppa attenzione, poiché tutti già sanno di che cosa si tratta: quel cattivo dittatore Milosevic sta creando ancora problemi.