da "l'Unità" del 30 luglio 2000

L'editoriale
del giorno

La mozione di maggioranza in Parlamento arricchisce il Dpef ed enumera puntualmente le necessità che dovranno essere finanziate con il bonus fiscale. Una parte di queste necessità - riduzione delle casse, ammortizzatori sociali, misure per l'occupazione - avrebbe potuto essere già soddisfatta l'anno scorso, data la vistosa differenza tra le pessimistiche previsioni originarie e i dati così confortanti per l'anno in corso. Non si trattò, allora, né di errore di previsione né di mancanza di coraggio, ma di una particolare tendenza del governo a privilegiare il risanamento finanziario rispetto al risanamento economico. Si pensava, probabilmente, che fosse più «moderno» muoversi con prudenza rispetto agli occhiuti ispettori della finanza internazionale che non promuovere la crescita e l'occupazione.
Quella della modernizzazione sta diventando un'ossessione per la sinistra, che confonde le idee e non distingue più i concetti. Il caso de l'Unità è esemplare. C'è una grande differenza tra democratici e liberisti quale che sia la modernizzazione invocata. Per i secondi, un giornale è merce, e se troppo pochi lo comprano è giusto che chiuda; altri giornali ne prenderanno il posto, con più lettori e con costi che peseranno meno sui ricavi; il consumatore ne trarrà un vantaggio. Per i primi, invece, il giornale è un'opinione che deve essere difesa anche se pochi lo comprano; se chiude, infatti, si annulla quell'opinione e il cittadino (consumatore o meno) subirà una perdita. In un mondo dove è moderno il liberista, si pensa di difendere la democrazia con qualche forma di compromesso: si cerca un imprenditore (se per definizione è liberista) che sussidi il giornale caricandosi di un compito democratico. Naturalmente, l'imprenditore assegnerà un valore al ritorno democratico - ma sarà inevitabilmente un valore basso, dato che egli è, appunto, un liberista. L'unico giornale che potrà approfittare del compromesso sarà quello attento a mescolare continuamente il concetto liberista e quello democratico, proponendosi di non perdere né consumatori né cittadini. L'opinione ne uscirà meno precisa, le posizioni meno chiare, il conflitto meno pungente e non è detto che, per mantenersi, il giornale non finisca per affrancarsi del tutto dall'opinione che lo distingueva, per inseguire gli idoli correnti.
A guardare bene, il problema non è molto diverso per il partito. Il sospetto, infatti, è che l'idea della modernizzazione nasconda un giudizio per il quale è democratico solo ciò che si regge sul mercato, che è cittadino solo chi può permetterselo.