Versione italiana apparsa sul "Manifesto" del 18/11/1999. L'originale in:
http://www.emperors-clothes.com/interviews/ceda.htm

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Exodus a Pristina

LA COMUNITA' EBRAICA CACCIATA DALL'UCK. COMPLICE LA KFOR-NATO


Intervista a Cedda Prlincevic, presidente della comunità ebraica: "Ho
portato con me solo il Talmud"

- JARED ISRAEL * - BELGRADO

Q uella che segue è l'intervista a Cedda Prlincevic, presidente della
comunità ebraica di Pristina e direttore dell'archivio centrale del Kosovo,
realizzata da Jared Israel, del Brecht Forum di New York.

Lei è il presidente della Comunità ebraica di Pristina?

Sì, era una piccola comunità. Siamo andati via tutti.

Perché siete partiti?

Perché l'accordo politico è diventato una risoluzione militare. I
cittadini erano sotto pressione.
Non ti chiedevano quale fosse la tua nazionalità, eri costretto a
lasciare la casa e la città. Anche
se io avevo un documento da cui risultava che sono il presidente della
comunità ebraica di
Pristina scritto in inglese e firmato dal presidente della Federazione
delle comunità ebraiche di
Belgrado, Alexandar Singer, gli ufficiali della Kfor si sono rifiutati
di riconoscere tale documento e
sono rimasto prigioniero nella mia casa per una settimana. In seguito
l'ho dato a un altro ufficiale
della Kfor, e mi ha risposto: "Ho altre cose di cui occuparmi".
Dall'Albania le potenze occidentali
sono entrate nel paese. Il loro principale obiettivo era far uscire
tutta la popolazione non albanese.
Con l'aiuto dell'israeliano Eliz Viza e del presidente della Comunità
ebraica di Skopje sono stato
soccorso, portato in taxi in Macedonia insieme a mia moglie e a mia
madre e dalla Macedonia
sono arrivato a Belgrado. L'intera operazione di salvataggio della mia
famiglia è stata data alla tv
israeliana. (...) Molti della comunità ebraica hanno contratto matrimoni
misti con persone
albanesi, turche, serbe. Tutti sono pronti ad andare in Israele. Per noi
è troppo tardi per tornare in
Kosovo. Anche se Hasim Thaqi, il capo dell'Uck, ci garantisse che le
nostre case non sarebbero
toccate. Ci risulta che tutte le nostre case sono state completamente
rapinate e demolite. (...)

Che faceva a Pristina?

Ero un funzionario pubblico, dirigevo l'Archivio centrale del Kosovo e
Metohija. Là c'è la
documentazione che racconta la storia dei serbi, dei turchi, degli
albanesi e degli ebrei, di
chiunque sia vissuto in Kosovo...

Ha mai riscontrato dell'antisemitismo da parte dei serbi?

Mai. Ma neanche da parte degli albanesi. Io ero un manager, sia per gli
albanesi che per i serbi.
Non siamo stati scacciati dal Kosovo dagli albanesi di Pristina, ma
dagli albanesi dell'Albania.

In altre parole tanta gente che abbiamo visto applaudire le truppe
tedesche e Nato, non era gente
del posto?

Era la stessa gente che dimostrava in Albania alcuni anni fa e che stava
demolendo l'intero paese
- adesso si trova in Kosovo.

Sono stati portati intenzionalmente dalla Kfor-Nato?

Questo non sono in grado di dirlo.

Mettiamola così: non sono stati fermati?

Nessuno li sta fermando. La Kfor si trova lì, vede tutto e permette loro
di fare ciò che hanno fatto.

Come sono andate le cose? Ci sono state minacce, dopo di che voi siete
andati alla Kfor, e loro
hanno detto: "Noi non vi aiutiamo"?

Sono venuti a casa nostra e hanno minacciato di ucciderci, di
massacrarci. Mia moglie, che è
serba, mi ha difeso. E io sono fiero di lei. Le hanno detto che ci
avrebbero massacrati, e lei gli ha
risposto: "Uccidete me! Massacrate me! non lascerò la mia casa!". Poi i
funzionari della comunità
ebraica sono venuti a casa mia e mi hanno messo su un taxi.

Sua moglie è una donna molto coraggiosa. Tornando alle persone che sono
venute a casa vostra:
le conosceva?

No, mai viste.

Erano armate?

Con fucili mitragliatori. Hanno ripulito completamente l'edificio e
l'intera zona in cui vivevamo,
un'area vasta con 30.000 persone. Sono andati di casa in casa.

Hanno ucciso qualcuno?

Inizialmente hanno ucciso una persona che di cognome si chiamava Kompic,
una famiglia serba.
Dopo questo fatto non abbiamo opposto resistenza. Per tutta la notte
hanno bussato alle porte, le
aprivano ed entravano, andavano da un appartamento all'altro. Molte
delle persone che vivevano
lì godono di prestigio sociale ed hanno una certa posizione in città.
Anche gli albanesi che
vivevano negli stessi palazzi sono scappati. Non c'erano solo serbi, le
nazionalità erano
mescolate. Ciò che è successo era assolutamente inedito nella storia del
Kosovo. Da quando il
Kosovo è una società multinazionale, multiconfessionale - con una
coesistenza durata 500 anni -
non c'era mai stato il livello di odio che c'è adesso.

Ma lei sta dicendo che hanno mandato molti albanesi provenienti
dall'Albania?

Questo è un pogrom contro la popolazione non albanese in tutto il
Kosovo, Djakovica, Pec,
Kosovska Mitrovica, tutta la Metohja. Sia in Kosovo che in Metohja.

Ma non sono gli albanesi del posto a compierlo?

E' messo in atto dagli albanesi stranieri. Loro parlano una lingua
diversa. Un altro dialetto. In
tutto il Kosovo la situazione è la stessa. Non posso garantirle al 100%
che siano solo gli albanesi
d'Albania a farlo. Ma non ho visto alcun albanese di Pristina compiere
una vendetta su un suo
vicino di casa.

Ha provato a rivolgersi alla Kfor-Nato?

La Kfor era a casa mia quando loro sono venuti. Quando gli albanesi
hanno cominciato a
distruggere gli appartamenti e a cacciarci, una persona ha chiamato la
Kfor e l'ufficiale della Kfor
è venuto nel condominio, stava lì con la sua squadra. Ce n'era un intero
drappello che andava su e
giù per le scale, una pressione di 24 ore con gente che saliva e
scendeva per le scale, batteva alla
porta, entrava, demoliva... in alcuni posti hanno abbattuto la porta e
lanciato gas lacrimogeni, e
rubavano.

Dunque gli uomini della Kfor erano lì. Hanno davvero visto questo? Cosa
hanno detto?

Non hanno reagito affatto. Non hanno protetto nessuno. Hanno detto che
questo problema
riguardava le autorità civili. Loro erano interessati solo alle
uccisioni.

Da chi erano rappresentate le autorità civili?

Non erano ancora state formate. Non ce n'erano. I militari della Kfor
erano lì solo per sistemare i
documenti se ti ammazzavano. Il mese scorso sono avvenuti in Kosovo una
gran quantità di
omicidi e reati molto gravi. Invece di avere la "democrazia europea" ci
siamo ritrovati una forma
indefinita di potere e... "potere" non è la parola giusta.

Fascismo?

No. Non fascismo. Forza. Potere. Gli storici inventeranno una nuova
parola per questo... Gli ebrei
hanno la parola pogrom.

Sì. E' un pogrom, brutalità indiscriminata contro un gruppo. Ma lei dice
che sono stati colpiti
anche gli albanesi...

La popolazione si aspettava davvero protezione dalla Kfor, ecco perché
la gente non aveva
lasciato le abitazioni. Questa è la cosa che ci ha più sorpresi. Invece
di difendere la popolazione
se ne stavano solo lì a guardare quello che succedeva, come se la
situazione fosse irrilevante. In
giugno e luglio quasi 300.000 persone non albanesi hanno lasciato il
Kosovo: serbi, turchi, goran
[musulmani slavi], rom, ed anche montenegrini. 300.000 persone. E anche
gli albanesi kosovari
sono stati molestati. Quelli che erano orientati a favore della
Jugoslavia... Hanno attaccato quelli
che erano contrari al loro movimento separatista, che non li
sostenevano.

E sapevano in quali zone colpirli?

Sì. Lo sapevano. Tutti i cittadini leali verso la Serbia sono stato
puniti. Non importa a quale partito
appartenessero, se di opposizione o di governo. In Kosovo hanno
realizzato il piano della Grande
Albania che risaliva alla seconda guerra mondiale, al fascismo.

Durante i bombardamenti la stampa Usa ha riferito che i serbi
attaccavano gli albanesi. Lei che
cosa ha visto?

La guerra tra l'esercito e i secessionisti è stata molto sporca... 35
membri della mia famiglia sono
ora qui con me. E mia madre è qui. Ed una signora incinta di 8 mesi. 20
di noi sono senza lavoro.
Abbiamo lasciato tutto in Kosovo. Avevamo 7 appartamenti e 3 case. Della
terra. E tutta la mia
vita. Tutta la mia vita, e non ho un soldo. Non ho avuto tempo, non ero
pronto per andarmene, non
avevo nemmeno una valigia.

A quanto le risulta, alcune persone non sono venute via, e sono state
uccise. E' così?

Sì. Io ho portato solo il Talmud. Mia madre Bea ha 81 anni. E mia
moglie. Preferirei restare in
Serbia. Prima di tutto ho un problema con mia madre. E' anziana e
malata, e come farei in Israele
con lei? Amo Israele, ci sono stato molte volte, ma è molto difficile
per me inserirmi lì a 61 anni.

La ringrazio per il coraggio che ha dimostrato nell'intervista.

E' molto difficile, ma dobbiamo dire la verità. Penso che le persone di
buon cuore e di buona
volontà prenderanno questa intervista nel modo migliore.

Lo spero. Prima, le ho fatto una domanda a cui non ha risposto. La
stampa ha riferito di atrocità
dell'esercito jugoslavo contro gli albanesi durante i bombardamenti. Lei
ha detto che la guerra è
stata sporca...

Perché? Anche se ne parlo, nessuno si fida dei serbi. Persino se dicessi
che non è accaduto,
nessuno si fiderebbe dei serbi.

Ma io non so esattamente che cosa è successo...

Anche se dicessi di no, anche se un ebreo di Pristina dicesse che questa
accusa è falsa, sarebbe
molto difficile per lui essere creduto. Potrebbe essere una persona che
aveva qualche motivo,
potrebbe essere accusato di...

E allora? Lasci che credano a ciò che vogliono ma almeno, se lei dice la
verità, la verità sarà stata
detta. La verità deve essere detta...

Ero completamente al di fuori della lotta tra esercito e Uck

Ma lei era a Pristina. Lei è il direttore dell'archivio centrale del
Kosovo. Lei sa se c'erano
persone che andavano in giro a massacrare la gente, lei sa da amici
albanesi che cosa stava
succedendo, se l'esercito era coinvolto, se la "Cnn" diceva la verità o
mentiva... Qualcuno deve
dire la verità per l'amor di Dio...

Va bene.

E se sono successe brutte cose, le dica. Dica semplicemente la verità.

Sono successe brutte cose. Ma i serbi come popolo, come nazione
dall'inizio della loro storia fino
ad oggi non hanno commesso atrocità, né genocidio. Ci sono stati
individui che hanno fatto certe
cose che non avrebbero dovuto fare. Ma qualcuno sta sfruttando questo,
lo sta esagerando: il
popolo serbo non aveva problemi con gli albanesi del Kosovo. Si sono
aiutati a vicenda,
specialmente nell'ultimo periodo. Ma appena sono entrate le truppe Kfor
e il confine è stato
aperto alla Macedonia e all'Albania, sono arrivati un sacco di albanesi
da fuori e c'è una gran
confusione, ci sono uccisioni. Durante i bombardamenti nei luoghi in cui
viveva la gente non
c'erano massacri commessi dalla popolazione locale. Spesso i serbi
difendevano gli albanesi dalle
milizie paramilitari.

Non dall'esercito jugoslavo?

Mai dall'esercito, né dalla polizia, né dai civili serbi. Ma con la
ritirata dell'esercito c'erano gruppi
paramilitari da entrambe le parti. Allora la situazione è diventata
sporca.

Ma durante i bombardamenti?

Allora non c'erano massacri. A Pristina ci rifugiavamo in cantina
insieme con gli albanesi. Tutti
insieme, rom, serbi, turchi, albanesi, ebrei, inquilini dello stesso
palazzo. Stavamo tutti insieme.

(*) del Brecht Forum di New York



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