From: "Chierico Navigante" dal "manifesto" del 3/1

CHIAPAS: SODANO AVREBBE ACCOLTO LE RICHIESTE DEL CLERO CONSERVATORE Il Vaticano va alla guerra sulle montagne del Chiapas Si smonta la chiesa del "tatic" Samuel, monsignor Vera rimosso da San Cristobal - GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTòBAL DE LAS CASAS L a rimozione del vescovo Raul Vera dalla sede di San Cristóbal, dove era stato chiamato quattro anni fa per succedere a Samuel Ruiz, indica che il Vaticano è entrato in pieno nella guerra del Chiapas, ma dalla parte sbagliata. Il tono estremamente elogiativo del comunicato vaticano, che lo trasferisce alla sua nuova destinazione - Saltillo, nello stato di Coahuila, all'estremo nord del paese - e il fatto che il governo messicano dichiari di non essere intervenuto minimamente nella rimozione non riescono a mascherare il solido intreccio di interessi che si è creato fra i settori più aggressivi dell'oligarchia chiapaneca, la politica del governo Zedillo, impegnato nell'attaccare costantemente la diocesi di San Cristóbal, e la visione di un settore della gerarchia cattolica che preferisce smantellare le grandi conquiste della teologia della liberazione in America latina e antepone le buone relazioni con i governi all'opzione per i poveri e gli indios abbracciata dalla Chiesa, soprattutto di base, in vaste regioni del continente. Quando, il 14 agosto 1995, fu resa pubblica la nomina di don Raul Vera come coadiutore della diocesi di San Cristóbal, l'annuncio fu salutato con manifestazioni di entusiasmo dagli autenticos coletos, i sancristobalensi più reazionari e avversi alla politica di don Samuel Ruiz, da quarant'anni difensore appassionato degli indios. Allora si volle vedere questo intervento come un successo del nunzio apostolico Geronimo Prigione, che tramava da anni per imporre un cambiamento di rotta alla diocesi. Ma don Raul Vera, un 54enne domenicano vescovo di Ciudad Altamirano dal 1988, smentì molto presto le aspettative che lo vedevano come un normalizzatore e un contrappeso all'azione pastorale di don Samuel. Il nuovo coadiutore, che secondo il diritto canonico è destinato a succedere al vescovo in carica, si prese il primo periodo per conoscere la realtà delle comunità indigene, sottoposte a un regime di persecuzione e occupazione militare, e riemerse trasformato dall'esperienza. Dopo quell'inaspettata "conversione sulla via di Damasco", monsignor Vera, che subì un attentato delle bande paramilitari nel novembre del 1997 mentre viaggiava con monsignor Ruiz nel nord del Chiapas, ha abbracciato la causa della difesa degli indios con la stessa intransigenza del suo predecessore e si è saputo guadagnare la piena accettazione delle comunità indigene. Piano vaticano La recente decisione vaticana, che rischia di deteriorare la situazione già così compromessa degli indios del Chiapas, può essere anche attribuita alla disinformazione papale, ma risponde in realtà a un piano del Vaticano, che non ha mai smesso di attaccare le realizzazioni della chiesa democratica in America Latina, prodotte sulla scia del Concilio Vaticano II, smembrando le diocesi più democratiche e trasferendo i vescovi più scomodi. All'allontanamento di don Raul Vera ha certamente contribuito una campagna martellante di disinformazione, condotta dall'alto clero messicano. La lista dei nemici di don Samuel Ruiz, varie volte candidato al premio Nobel per la pace e chiamato tatic, nostro padre, dagli indigeni del Chiapas, è lunga come una processione: il cardinale di Città del Messico, Norberto Rivera, e quello di Guadalajara, Juan Sandoval, l'arcivescovo di Oaxaca, Hèctor González, il vescovo di Yucatán, Carlos Berlié, quello di Ecatepec, Onésimo Cepeda, quello di Papantla, Genaro Alamilla, il vescovo di Zacatecas, Javier Lozano. Questa potente lobby, denominata "il club di Roma", ha fatto pressione per tutto il 1999 sulla curia romana con una vera e propria campagna di informazioni tendenziose e denigratorie nei confronti della diocesi di San Cristóbal. I loro rapporti includevano ritagli e citazioni dalla stampa filogovernativa, che svolge da anni un'accanita propaganda, cercando di dimostrare i collegamenti fra la diocesi e l'insurrezione zapatista. Il vero lavoro di don Samuel Ruiz, nei sui quarant'anni di permanenza a San Cristóbal, è stato quello di costruire una formidabile rete di più di ottomila catechisti indigeni, coadiuvati da una struttura di 31 sacerdoti, 24 religiosi, 173 religiose e 105 diaconi, che hanno seminato e coltivato nelle comunità indigene del Chiapas i germi della dignità e del rispetto dei diritti umani. Un'azione considerata terribilmente sovversiva dagli strati dominanti della società chiapaneca, ancora imprigionata in una struttura coloniale, e dall'attuale governo messicano, saldamente in mano al Pri, il partito-stato al potere da 70 anni. Le reazioni Dopo un primo momento di sconcerto, le reazioni all'inaspettato blitz vaticano non si sono fatte aspettare, per ora solo a livello di gruppi diocesani e commentatori politici. Scrive Andrés Aubry, uno dei maggiori storici del Chiapas, che "malgrado le precauzioni oratorie del comunicato del nunzio apostolico, Justo Mullor, non si riuscirà a evitare che l'opinione pubblica interpreti la decisione vaticana come la rimozione di un primo mattone nello smantellamento del samuelismo". "Quaranta anni fa - scrive Aubry - Chiapas poteva essere una diocesi di seconda classe: terra dimenticata del territorio nazionale. Oggi, dopo quattro decenni di don Samuel, Chiapas e la sua diocesi assumono importanza perché si convertono in una cassa di risonanza dei problemi del paese, della Chiesa postconciliare e perfino del mondo per le esclusioni non risolte nelle vecchie democrazie". Luis Hernández Navarro, noto commentatore politico, scrive: "Sebbene formalmente la decisione di trasferire Vera a Saltillo fu presa dal papa sulla base di una proposta del prefetto per la Sacra Congregazione dei Vescovi, è stata fortemente influenzata da Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano. A Roma c'è un vuoto di conduzione papale nel governo dell'istituzione. Il pontefice è malato e ha dedicato i maggiori sforzi all'esercizio del ministero della parola. La curia, con Sodano a capo, si è fatta carico della politica pratica dell'istituzione. E il gruppo di vescovi e cardinali messicani conservatori è riuscito a ottenere un'importanza crescente in questo spazio." Intanto, non appena è stato reso noto il provvedimento, don Raul Vera è volato a Roma per un incontro privato con papa Wojtyla. E' possibile che a San Cristóbal, nelle prossime ore, si organizzino manifestazioni di protesta contro la decisione pontificia.