SINDACATI, FONDI PENSIONE E "BANCHE ARMATE"

   Tutti i documenti relativi alla campagna di pressione alle "banche armate" sono disponibili anche sul sito internet di Missione Oggi: www.saveriani.bs.it 

   Abbiamo ricevuto varie lettere di adesione alla campagna iniziata lo scorso dicembre dalla nostra rivista insieme con Pax Christi e Nigrizia. Prossimamente presenteremo un primo bilancio.

  Siamo un gruppo di dipendenti dello stabilimento dell'Iveco-Fiat di Brescia.
   Dato che pare oramai certo che nel futuro prossimo dei lavoratori ci sarà un più consistente impiego del Tfr (Trattamento di fine rapporto di lavoro, che corrisponde alla vecchia liquidazione) nei "fondi pensione" privati, vorremmo sollevare un piccolo problema "etico".
   Chiediamo ai sindacati: vi pare serio e dignitoso concedere la gestione delle nostre liquidazioni a soggetti finanziari collegati alle cosiddette "banche armate"?
   Le organizzazioni sindacali sanno (o dovrebbero sapere) che alcune riviste missionarie hanno iniziato da un po' di tempo una campagna di informazione e denuncia sul ruolo di alcuni Istituti di credito coinvolti direttamente nelle transazioni finanziarie legate al commercio delle armi. Tra questi ci sono delle banche a cui fanno capo alcuni gestori che hanno, dal novembre scorso, il compito di investire sui mercati finanziari le risorse raccolte secondo quanto stabilito dal progetto "Cometa" previsto dal contratto nazionale dei metalmeccanici, e quindi sottoscritto dalle stesse organizzazioni di categoria.
   In prima battuta la gestione amministrativa è stata affidata al monte dei Paschi di Siena: secondo i dati della Presidenza del Consiglio, questo istituto è coinvolto in operazioni bancarie relative all'esportazione di armi per l'anno 1998 pari a 9,4 miliardi. A questo istituto fanno ora riferimento i seguenti "gestori finanziari": Generali, Paribas, Europlus.
   Troviamo inoltre la Sanpaolo, del gruppo San Paolo di Torino, e la Cisalpina, controllata da Fineco, gruppo Bipop-Carire, cioè Banca Popolare di Brescia. Ambedue appaiono nell'elenco delle banche impegnate nell'export di armamenti: l'istituto torinese per un ammontare di 157,7 miliardi, mentre la banca bresciana per 6,1 miliardi.
   Forse i sindacati ritengono i nostri scrupoli moralistici, e le nostre preoccupazioni eccessive, interessati, a quanto pare, a garantire in primo luogo un buon rendimento ai "fondi pensione": come si dice: "pecunia non olet"!
   Ad ogni buon conto, vorremmo da loro una necessaria e sollecita puntualizzazione, ben felici di essere rassicurati o smentiti.

Grazie per l'attenzione,

R. Cucchini, A. Martina, D. Trinca, I. Mazzola, C. Botta, P. Casarotti, E. Negri, G. Dalè, M. Ravelli.

P.S.: Questa "lettera aperta" è stata spedita ai quotidiani: Giornale di Brescia, Brescia Oggi, Il Giorno, La Repubblica, Il Manifesto, Liberazione, L'Unità. Ma sino a questo momento, non hanno ritenuto di pubblicarla.