Dal "manifesto" del 16 novembre 2000

Servizi di stato in piazza. A Brescia
DARIA LUCCA - ROMA
Nel secondo dopoguerra e fino agli anni delle stragi in Italia è prosperato e ha agito "un servizio segreto clandestino, irregolare ma comunque innestato sul tessuto istituzionale", che non era Gladio e che piuttosto può "identificarsi con il Sid Parallelo" di cui parlarono Amos Spiazzi e Roberto Cavallaro (Rosa dei venti, ndr) e/o con il Supersismi dei primissimi anni ottanta". E' la conclusione cui giunge la consulenza ordinata dalla procura di Brescia nell'ambito delle indagini sulla strage di Piazza della Loggia, trasmessa ieri alla commissione parlamentare sulle stragi. Puntigliosa e metodica, la ricostruzione si basa unicamente su documenti cartacei e sulle testimonianze dirette e ufficiali.
Il punto di forza sono sicuramente i "fondi" (direbbe uno storico) recuperati in anni recentissimi negli archivi più maltrattati del paese, e cioè quelli dell'ex Ufficio Affari Riservati, oggi Direzione centrale di polizia di prevenzione, ma anche forniti dal Sismi e dal comando generale della guardia di finanza. Rileggendo le carte, la conclusione della perizia è che "l'azione di alcuni personaggi, indicati come suoi membri, possa essere intrecciata con la strage di Piazza Fontana" ma anche che "tale servizio possa essere in qualche modo connesso alla strage di Piazza della Loggia (anche se non necessariamente come mandante o organizzatore) al punto che le indagini su questa potessero portare ad esso".
Il primo accenno al "noto servizio", questa la formula che si userà, viene da una nota informativa del 4 aprile 1972, scovata dal consulente nel 1998 presso l'archivio della Dcpp: "Questa è la storia di un servizio informazioni che opera in Italia dalla fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim, generale Roatta". A volere essere precisi, l'impressione alla fine è che il servizio operi soprattutto a Milano. Alla città meneghina appartengono gli imprenditori "reclutati", lì si muovono gli americani a sostegno della struttura parallela, lì i supporter politici agiscono da catalizzatori. Oppure, come nel caso delle aggressioni al sindaco Aldo Aniasi, lì si concentrano le pressioni sul Psi che "portò il gruppo dirigente socialista a percepire la presenza di tale servizio" in quanto "la maggiore vittima politica dell'azione di tale servizio". E' curioso come le grandi manovre di questa struttura parallela utilizzino canali o personaggi più tardi ricomparsi nelle trame economiche. Ad esempio, l'abitudine di aprire conti svizzeri per i finanziamenti in nero.
Dalla relazione giunta a Palazzo San Macuto non risultano confermati episodi specifici attribuibili al "noto servizio". Ma va detto che la procura di Brescia non ha trasmesso tutto il materiale effettivamente raccolto in questi mesi. C'è dell'altro? In attesa di un ulteriore passo dei magistrati, si aspetta la risposta politica a questo primo lotto di documenti.
Per coincidenza, ieri mattina, davanti alla commissione esteri del senato, Amato ha rivelato l'identità di chi, a suo tempo, "lo aveva fatto fesso" su Ustica: il generale dell'aeronautica Mario Arpino, oggi capo di stato maggiore della difesa. E' un gesto che va inteso come un segnale, vale a dire che si cambia musica, che non si tollererà più dagli apparati istituzionali l'arroganza della presa in giro?
In effetti, la ricostruzione della procura di Brescia dice innanzittutto che la verità era depositata negli archivi statali. Per vederla, bastava volerla trovare. Nelle carte c'è quasi tutto: il numero degli effettivi (nel 1972 erano 164, cinquanta dei quali residenti al nord), la disponibilità di mezzi (un aereo e un elicottero in un campo di aviazione svizzero a pochi chilometri dal confine), gli obiettivi (l'anticomunismo a tutti i costi, comprese azioni illegali). Naturalmente, anche nel fronte conservatore c'erano i contrari: "Da fonti romane si è appreso che presso gli alti comandi del ministero della difesa sarebbero in molti i fautori dello scioglimento del servizio, che costa all'erario alcuni miliardi l'anno (cifre del 1972, ndr). Si tenga conto che i più modesti associati ricevono un assegno mensile di un milione e mezzo, più il rimborso per le spese sostenute e le indennità per le varie missioni".
La relazione offre anche una rilettura della nota anonima spedita ai giorni dopo il discorso di Arnaldo Forlani a La Spezia (sull'esistenza di una trama nera, 5 novembre 1972), che tirava in ballo Giulio Andreotti: "Al vertice della Democrazia Cristiana si è ormai certi che l'on. Andreotti sia da lungo tempo invischiato, per il tramite di alcuni suoi fiduciari, con ambienti e personaggi della destra extraparlamentare... L'ipotesi più probabile è che voglia continuare a manovrare la leva dei disordini da destra per garantire a se stesso la possibilità di restare a lungo a Palazzo Chigi". Alla luce dei fatti successivi, quella nota acquista un sapore veritiero: ad esempio, cita il centro addestramento guastatori di Gladio in Sardegna, accenna alla vicenda Jucci-Libia, che nel novembre del 1972, non era ancora di dominio pubblico.