DARIA LUCCA - ROMA Nel secondo dopoguerra e fino agli anni delle stragi
in Italia è prosperato e ha agito "un servizio segreto clandestino, irregolare ma
comunque innestato sul tessuto istituzionale", che non era Gladio e che piuttosto
può "identificarsi con il Sid Parallelo" di cui parlarono Amos Spiazzi e
Roberto Cavallaro (Rosa dei venti, ndr) e/o con il Supersismi dei primissimi anni
ottanta". E' la conclusione cui giunge la consulenza ordinata dalla procura di
Brescia nell'ambito delle indagini sulla strage di Piazza della Loggia, trasmessa ieri
alla commissione parlamentare sulle stragi. Puntigliosa e metodica, la ricostruzione si
basa unicamente su documenti cartacei e sulle testimonianze dirette e ufficiali.
Il punto di forza sono sicuramente i "fondi" (direbbe uno storico) recuperati in
anni recentissimi negli archivi più maltrattati del paese, e cioè quelli dell'ex Ufficio
Affari Riservati, oggi Direzione centrale di polizia di prevenzione, ma anche forniti dal
Sismi e dal comando generale della guardia di finanza. Rileggendo le carte, la conclusione
della perizia è che "l'azione di alcuni personaggi, indicati come suoi membri, possa
essere intrecciata con la strage di Piazza Fontana" ma anche che "tale servizio
possa essere in qualche modo connesso alla strage di Piazza della Loggia (anche se non
necessariamente come mandante o organizzatore) al punto che le indagini su questa
potessero portare ad esso".
Il primo accenno al "noto servizio", questa la formula che si userà, viene da
una nota informativa del 4 aprile 1972, scovata dal consulente nel 1998 presso l'archivio
della Dcpp: "Questa è la storia di un servizio informazioni che opera in Italia
dalla fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim, generale
Roatta". A volere essere precisi, l'impressione alla fine è che il servizio operi
soprattutto a Milano. Alla città meneghina appartengono gli imprenditori
"reclutati", lì si muovono gli americani a sostegno della struttura parallela,
lì i supporter politici agiscono da catalizzatori. Oppure, come nel caso delle
aggressioni al sindaco Aldo Aniasi, lì si concentrano le pressioni sul Psi che
"portò il gruppo dirigente socialista a percepire la presenza di tale servizio"
in quanto "la maggiore vittima politica dell'azione di tale servizio". E'
curioso come le grandi manovre di questa struttura parallela utilizzino canali o
personaggi più tardi ricomparsi nelle trame economiche. Ad esempio, l'abitudine di aprire
conti svizzeri per i finanziamenti in nero.
Dalla relazione giunta a Palazzo San Macuto non risultano confermati episodi specifici
attribuibili al "noto servizio". Ma va detto che la procura di Brescia non ha
trasmesso tutto il materiale effettivamente raccolto in questi mesi. C'è dell'altro? In
attesa di un ulteriore passo dei magistrati, si aspetta la risposta politica a questo
primo lotto di documenti.
Per coincidenza, ieri mattina, davanti alla commissione esteri del senato, Amato ha
rivelato l'identità di chi, a suo tempo, "lo aveva fatto fesso" su Ustica: il
generale dell'aeronautica Mario Arpino, oggi capo di stato maggiore della difesa. E' un
gesto che va inteso come un segnale, vale a dire che si cambia musica, che non si
tollererà più dagli apparati istituzionali l'arroganza della presa in giro?
In effetti, la ricostruzione della procura di Brescia dice innanzittutto che la verità
era depositata negli archivi statali. Per vederla, bastava volerla trovare. Nelle carte
c'è quasi tutto: il numero degli effettivi (nel 1972 erano 164, cinquanta dei quali
residenti al nord), la disponibilità di mezzi (un aereo e un elicottero in un campo di
aviazione svizzero a pochi chilometri dal confine), gli obiettivi (l'anticomunismo a tutti
i costi, comprese azioni illegali). Naturalmente, anche nel fronte conservatore c'erano i
contrari: "Da fonti romane si è appreso che presso gli alti comandi del ministero
della difesa sarebbero in molti i fautori dello scioglimento del servizio, che costa
all'erario alcuni miliardi l'anno (cifre del 1972, ndr). Si tenga conto che i più modesti
associati ricevono un assegno mensile di un milione e mezzo, più il rimborso per le spese
sostenute e le indennità per le varie missioni".
La relazione offre anche una rilettura della nota anonima spedita ai giorni dopo il
discorso di Arnaldo Forlani a La Spezia (sull'esistenza di una trama nera, 5 novembre
1972), che tirava in ballo Giulio Andreotti: "Al vertice della Democrazia Cristiana
si è ormai certi che l'on. Andreotti sia da lungo tempo invischiato, per il tramite di
alcuni suoi fiduciari, con ambienti e personaggi della destra extraparlamentare...
L'ipotesi più probabile è che voglia continuare a manovrare la leva dei disordini da
destra per garantire a se stesso la possibilità di restare a lungo a Palazzo Chigi".
Alla luce dei fatti successivi, quella nota acquista un sapore veritiero: ad esempio, cita
il centro addestramento guastatori di Gladio in Sardegna, accenna alla vicenda
Jucci-Libia, che nel novembre del 1972, non era ancora di dominio pubblico.