L'utilizzo fazioso delle tematiche dei diritti umani,
per secondi fini politici tutt'altro che umanitari, è
purtroppo molto frequente, ma sempre una pratica
vergognosa e disonorevole. La NATO e i suoi
scagnozzi hanno raggiunto comunque l'apice
dell'ignominia in questo campo: si sono inventati
una catastrofe umanitaria in Kosovo, dove vi era in
realtà una guerra civile, per poter intervenire con i
bombardamenti sulla popolazione serba.

Se questo non fosse già abbastanza chiaro, è
sufficiente per rendersene conto osservare le
reazioni dei "paladini" occidentali dei diritti umani
rispetto a situazioni ben più gravi oggettivamente,
ma molto meno interessanti per gli obiettivi politico-
imperialisti della NATO. Vi sono purtroppo decine
di esempi concreti di gravissime violazioni delle
libertà più elementari e di violenze sulle popolazioni
inermi, perpretate nell'indifferenza egoista dei
governi e dei media occidentali. A partire dalla
stessa sorte toccata ai serbi e ai rom del Kosovo.

Ma clamoroso è il caso di Timor est. Nella sola
giornata del 5 settembre 1999, gli squadroni della
morte hanno massacrato, sotto gli occhi
compiaciuti della polizia e dell'esercito indonesiani,
oltre 200 persone, molte di più di quante siano state
assassinate in Kosovo dall'agosto 1998 al marzo
1999.
Inutile ricordare che la presenza indonesiana a
Timor è frutto dell'invasione militare del 1976, al
contrario di quella serba in Kosovo, oppure che la
successiva repressione ha causato per ora 200mila
morti. Superfluo citare le risoluzioni dell'ONU
(1982) e del parlamento europeo (1988), che
chiedono l'autodeterminazione dell'isola. Del tutto,
ininfluente il referendum organizzato dall'ONU, che
ha sancito la volontà di indipendenza della
popolazione.

Tutto inutile...
Timor sta per cadere in una terribile guerra civile,
nell'indifferenza occidentale e mentre l'ONU si
prepara a rimangiarsi la promessa di far rispettare il
risultato del referendum.
I giornali del 6 settembre citano appena la notizia in
prima pagina (la Repubblica) o se ne dimenticano
del tutto (sul Corriere della sera solo una foto con
didascalia a pagina 12), preferendo nettamente le
preoccupazioni capitalistiche di Agnelli, la nuova
Miss Italia, i film pornografici di Venezia e le vittorie
motociclistiche italiane...
Gli ex-paladini dei diritti umani in Kosovo oggi
assicurano che in Indonesia "non vedono alcun
problema".

Non si farà niente e staremo distrattamente a
guardare, perché l'Indonesia al contrario della
Serbia è un "paese amico dell'occidente", benché vi
governi la dittatura militare di Suharto da oltre 30
anni. E soprattutto, l'Indonesia, al contrario della
Serbia, è uno dei maggiori produttori mondiali di
materie prime. Senza le forniture indonesiane,
l'industria giapponese e tutta la finanza mondiale
subirebbero una crisi gravissima. Quindi i paesi
della NATO, dimostrando ulteriormente tutta la
faziosità del loro concetto di "ingerenza umanitaria",
non solo non si metteranno a bombardare Jakarta,
Surabaya e Denpasar, ma non imporranno neanche
un blando embargo economico all'Indonesia.

Saluti
Giovanni