Dopo lintervento
umanitario nei Balcani, la lotta al narcotraffico in America latina: è
questa la maschera della strategia Usa nel nuovo ordine imperiale
Colombia, la guerra annunciata
Dallaereo che ci
riporta in Italia ci appaiono i lampi di un violento temporale, vera e propria metafora
della realtà colombiana. Proprio mentre, nellambito del difficile processo di pace,
il tavolo comune tra il governo e la guerriglia delle Farc-Ep dava vita in Colombia alla
Conferenza internazionale sulle coltivazioni illecite e lambiente, alla
presenza di tutti gli ambasciatori dellUe e di Giappone, Canada, Svizzera, Norvegia
e Vaticano, il Congresso statunitense approvava il Plan Colombia. Gli Stati
Uniti, nonostante linvito, hanno disertato lincontro, che si è svolto il 29 e
30 giugno in diretta radio e tv (un milione di spettatori), nelle montagne di Los Pozos
del Caquetà, cui ha partecipato una delegazione del nostro partito composta da Nichi
Vendola della Direzione e da Marco Consolo del Dipartimento Esteri. Nel pacchetto di 1318
milioni di dollari che riguarda la regione andina, ben 930 sono destinati a Bogotà (un
aumento dell800% rispetto al passato) ed il resto a Bolivia, Ecuador, Perù ed alla
costruzione di basi antidroga del Pentagono nel continente. Elicotteri
sofisticati per lesercito e la polizia, basi radar, aerei spia, insieme a pochi
spiccioli per programmi sociali. Ma al di là delle cifre, il dato più
inquietante è una piccola clausola di riserva che lascia mano libera a
Clinton. Il paragrafo recita: Il Presidente degli Stati Uniti potrà ovviare al numero
massimo di 600 militari e 300 contrattisti per un periodo di 90 giorni nel caso in cui le
forze militari siano coinvolte in ostilità o esista unevidenza credibile che lo
saranno. Uno scenario che ricorda i primi anni dellescalation interventista nel
Vietnam. Il giorno prima dellincontro, Javier Solana, responsabile della politica
estera dellUe, era volato durgenza a Bogotà per convincere gli ambasciatori
europei della necessità dellappoggio finanziario dei rispettivi governi al Plan
Colombia. Alla sua presenza, venerdì scorso a Madrid, la riunione dei paesi donatori ha
deciso un contributo di altri 871 milioni di dollari. Ma, al di là della facciata, molti
governi europei sono restii ad impegnarsi in un piano che riserva allEuropa la
carota sociale ed agli Stati Uniti il bastone militare per il
controllo del cortile di casa.
Una crisi profonda La Colombia vive il momento più difficile della sua storia.
Innanzitutto una grave crisi economica, approfondita da una sfrenata politica
neoliberista, che provoca quotidianamente in tutto il paese scioperi, blocchi stradali,
manifestazioni, occupazioni di terre. La risposta è la violenza di Stato. Sul versante
istituzionale e politico la crisi è ancora più profonda, ed è prossimo un rimpasto di
governo dopo le recenti dimissioni del ministro delle Finanze, Juan Camilo Restrepo. La
crisi ha spaccato trasversalmente loligarchia dei partiti tradizionali, liberali e
conservatori, che ha governato con tratti profondi di corruzione e di narco-capitalismo.
La forte presenza della guerriglia delle Farc-Ep ed, in misura minore, di quella
dellEln ( con questultima si annuncia lapertura del dialogo con il
governo in Svizzera a fine luglio), completa un quadro che preoccupa fortemente il governo
statunitense. Linterventismo si chiama oggi Plan Colombia,
grottescamente definito da Clinton come un modo per «preservare la democrazia ed
appoggiare i diritti umani nel paese». Ma il suo zar antidroga, il generale Barry
McCaffrey, dichiara esplicitamente che serve «a recuperare il controllo nel sud del
paese, attualmente sotto controllo della guerriglia». Certo non servirà a vincere la
guerra, se non si eliminano davvero le sue cause: la mancanza di giustizia sociale ed
economica, di una vera riforma agraria, del rispetto dei diritti umani. Il futuro che
attende la Colombia è fatto di distruzione, guerra indefinita, indebitamento. Come
spiegava cinicamente John Foster Dulles, un ex-Segretario di Stato, «quando gli Stati
Uniti donano armi, stanno comprandosi un cliente». Davvero agghiaccianti le dichiarazioni
del presidente colombiano Pastrana: «Una buona notizia, sono molto soddisfatto, i
colombiani devono essere molto contenti».
Gli aiuti di Washington Nel frattempo aumentano vertiginosamente i
consiglieri militari statunitensi. Ufficialmente non più di 300 sono in
realtà, secondo alti ufficiali anonimi delle Forze Armate, già più di 5000 ed
addestrano le truppe colombiane nelle basi di Tolemaida (Tolima), Barrancones (Guaviare) e
nel Comando Specifico di Oriente di Tres Esquinas (Caquetà). Una
vietnamizzazione strategicamente distante dalla guerra aerea della Nato contro
la ex-Jugoslavia. A ciò si aggiunge lappoggio tecnico allaviazione militare,
con aerei-spia ad alta tecnologia che raccolgono informazioni sui movimenti guerriglieri,
elicotteri Black Hawk per il combattimento notturno, equipaggiamento elettronico, radar
controllati da specialisti statunitensi, mezzi anfibi da combattimento. Se fino a poco
tempo fa era uneccezione, oggi la regola è la presenza nei combattimenti di
ufficiali nord americani, la loro direzione di operazioni militari e il loro
coinvolgimento ad operazioni coperte. Al fronte combattono ufficiali statunitensi di
origini latine, in molti casi colombiane. Non bisogna dimenticare il paramilitarismo, il
terrorismo di Stato cresciuto sotto lombrello della dottrina della sicurezza
nazionale, strumento indiretto che permette agli alti comandi di massacrare,
torturare e far scomparire i dirigenti sindacali, contadini e studenteschi senza apparire
coinvolti. Lobiettivo dichiarato è ripulire dalla sovversione le zone
contadine (le più ricche) ed aumentare i rifugiati nei paesi vicini come il Venezuela
(massacro del Nord di Santander), Panamà (assassinio a Zapzurro nel Chocò) e
nellEcuador (strage del Putumayo) per destabilizzare le frontiere e spingere
allintervento militare esterno. In caso di vittoria della guerriglia è pronta una
forza controrivoluzionaria armata ed organizzata.
Laccerchiamento militare Dopo il ritiro forzato delle truppe del Comando Sud da
Panama dello scorso dicembre, gli Usa mantengono le basi di Guantanamo (Cuba), Roosevelt
Roads (Porto Rico), ne costruiscono nuove in America Latina e nei Caraibi, le cosiddette
Località Operative Avanzate (Forward Operating Locations-FOLS) per aumentare
il controllo militare continentale ed accerchiare la Colombia. A Porto Rico la base navale
di Vieques, nonostante le proteste della popolazione, si prepara ad accogliere i comandi
aerei in arrivo da Howard a Panama. Altre basi dappoggio per combattere il
narcotraffico per aerei-spia si stanno costruendo nelle isole di Aruba e Curaçao,
con la luce verde del governo olandese. In Honduras si ristruttura lo scalo militare di
Soto Cano per gli aerei Awacs. In Perù si concentrano le Forze Speciali per il controllo
fluviale e delle frontiere nelle basi di Riverine, vicino Iquitos in Amazzonia. Nella
selva ecuadoriana di El Cocay, e nella base aerea di Manta, porto sul Pacifico. Non gli è
riuscito con il Venezuela di Chavez che ha negato lo spazio aereo, né con il Brasile che
ha esplicitato in diverse occasioni la sua contrarietà ad un intervento militare. Ce
nè abbastanza per mobilitarsi contro una guerra annunciata. Marco
Consolo |