Dal nanifesto del 26 gennaio 2001

"Embargo e uranio hanno fatto strage"
ROMA La denuncia del ministro della sanità iracheno
STEFANO CHIARINI

" Gli scienziati iracheni hanno trovato particelle di uranio impoverito nel corpo di molti malati di tumore e sulla base di approfondite statistiche hanno stabilito una relazione diretta tra il sorgere e lo svilupparsi di determinati tumori o malattie e la presenza di quei soggetti nelle zone più colpite dai bombardamenti. Da anni ci siamo detti pronti a mettere questi elementi a disposizione della comunità scientifica internazionale ma nessuno ci ha risposto. Poi nelle ultime settimane, quando si è parlato della possibile contaminazione dei soldati nei balcani i media hanno cominciato a parlare della pericolosità dell'uranio impoverito, come se fosse una novità". Con queste parole il ministro della sanità iracheno Omaeid M. Mubarak -in questi giorni a Roma in visita ufficiale dove ha incontrato il ministro degli esteri Lamberto Dini- ha commentato sdegnato il silenzio con il quale governi e media occidentali hanno circondato il genocidio in corso in Iraq portato avanti "prima con la guerra e poi con l'embargo e l'inquinamento radioattivo". Un silenzio che ha permesso l'uccisione di oltre un milione e mezzo di cittadini iracheni. L'unica voce ascoltata in questi anni è stata quella del Dipartimento di stato americano - come ha ricordato nel corso di una conferenza tenuta ieri al circolo della stampa estera a Roma, padre Benjamin della fondazione Beato Angelico- mentre le disperate denunce che venivano da Baghdad sono state del tutto ignorate. Del resto il fatto che il tema Uranio impoverito non sia stato oggetto di approfondite ricerche, lungi dall'essere una giustificazione, costiuisce un ulteriore elemento di colpevolezza dei governi occidentali dal momento che rivela -come anche il caso dei vaccini somministrati ai soldati Usa e delle pillole anti-gas nervini durante la guerra del Golfo- la volontà di sperimentare tali armi o medicinali direttamente sulla popolazione irachena e sugli stessi soldati dell'Alleanza.
L'Iraq del resto - ha sostenuto ieri il ministro della sanità di Baghdad- ha proposto l'istituzione di una commissione internazionale di scienziati che indaghi sia sull'uranio sia sulla cosiddetta "sindrome del Golfo", ma sino a questo momento senza successo. Anzi -ha denunciato padre Benjamin- le autorità Usa avrebbero impedito al professor Asaf Durakovic, uno dei massimi scienziati in materia di Du, di partecipare ad un incontro sull'inquinamento radioattivo in Iraq che si terrà oggi a Roma presso il convento dei Padri domenicani di piazza della Minerva. "In ogni caso -ha ribadito il ministro della sanità di Baghdad- chiunque voglia venire in Iraq a consultare i nostri dati e a verificare di persona quale sia la situazione è il benvenuto".
L'esponente iracheno ha poi inquadrato il problema uranio nel contesto più generale della guerra e dell'embargo. "In base alle cifre del Pentagono -ha sostenuto Mubarak, anche'egli medico, per quindici anni a capo dell'ospedale universitario di Suleimaniya- dal 1991 sulla popolazione irachena sono state sganciate 940.000 tonnellate di bombe, con 335 tonnelalte di uranio impoverito". "E' come se - ha ricordato il dottor Baha Marouf- fossero state sganciate sull'Iraq sette bombe atomiche come quella di Hiroshima". Le conseguenze sono state devastanti: "Le leucemie sono aumentate del 17% rispetto al 1989 -ha continuato il dottor Marouf- mentre nei ragazzi sotto i quindici anni le malattie connesse all'uranio impoverito sono aumentate del 42%. Nella zona più colpita, quella di Bassora, le malformazioni nei neonati sono quintuplicate, i casi di mongolismo aumentati di ben sei volte". Questa drammatica situazione è ulteriormente aggravata dall'embargo, dalla mancanza di generi alimentari, di energia elettrica, di medicinali: "I tumori dei bambini -ha riassunto Mubarak- sono aumentati di sei volte, il cittadino medio non riesce ad avere più di 1100 calorie al giorno, la quantità di medicine che arriva in Iraq è appena il 42% di quelle che servirebbero".
Contrariamente a quanto sostengono governi e media occidentali la drammatica situazione della popolazione irachena non sarebbe per nulla migliorata in seguito al varo della "risoluzione umanitaria" "Oil for food" nel dicembre 1996. Tale risoluzione permette all'Iraq di esportare un certo quantitativo di petrolio in cambio di generi alimentari, medicinali e merci essenziali ma in realtà l'ostruzionismo di Usa e Gb nel Comitato per le sanzioni dell'Onu ha bloccato gran parte delle importazioni in Iraq di merci essenziali. In tal modo Baghdad ha ricevuto merci per 10,3 miliardi di dollari pur avendo esportato ben 38,6 miliardi di dollari di petrolio. Il comitato per i danni di guerra, al quale va il 30% (ora portato al 25%) dei proventi del petrolio, ha invece versato ben 11 miliardi di dollari agli emiri del Golfo, ai vari regimi della regione e alle multinazionali. La "Oil for food" sarebbe così null'altro che un modo per imporre a Baghdad il pagamento di astronomici, e non verificati, danni di guerra agli alleati degli Usa. Ed è per questo che due degli ultimi capi del programma umanitario in Iraq Danis Halliday e Hans Von Sponek si sono clamorosamente dimessi. In realtà, ha dichiarato il ministro della sanità iracheno, la popolazione ha ricevuto ancor meno di quei 10 miliardi di dollari in quanto i rappresentanti di Usa e Gb si limitano a bloccare solamente le parti essenziali dei vari progetti. "Ad esempio - ha detto Mubarak- una volta hanno permesso l'importazione di sacche di sangue ma hanno bloccato le relative flebo. Quando sono arrivatre le flebo il sangue non era più utilizzabile. In un altro caso avevamo chiesto sostanze medicinali per la chemioterapia e ci siamo sentiti chiedere i nomi dei malati che ne avrebbero usufruito. Dei futuri malati di tumore. Altre volte vengono bloccati solo quei pezzi essenziali per far funzionare una determinata macchina". Gravissime le conseguenze di questo assedio: "Prima dell'embrgo la mortalità neonatale era del 46 per mille mentre oggi è del 108 per mille. Prima del 1989 morivano 540 bambini al mese sotto i cinque anni mentre ora sono 7500. Sopra i cinque anni i morti erano 1200 al mese mentre ora sono oltre 9.000. I bambini sotto peso prima erano il 4,5% del totale mentre ora sono il 43%. Inoltre sono tornate in voga malattie infettive che erano state debellate come colera, malaria e scabbia". E ora che impatto avrà la nuova amministrazione Bush sulla situazione in Iraq?
"L'embargo si sta sgretolando. Non ci fanno paura le minacce di padri, nonni o nipoti alla Casa bianca - sostiene sorridendo Omaeid Mubarak- L'Iraq è sempre pronto al dialogo ma su un piano di rispetto reciproco e di parità".