"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani

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NOTIZIE EST #313 - NATO/KOSOVO
19 marzo 2000
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I "CONFLITTI ETNICI" ALL'INTERNO DELLA NATO

[Il pezzo che segue va in larga parte a completare il recente
speciale in due puntate su Mitrovica, prendendo in esame in
particolare i successivi sviluppi nelle posizioni NATO. La forma e'
quella di un'ampia rassegna stampa divisa in tre capitoli, preceduti
ciascuno da una breve introduzione. Ho scelto di andare a ritroso
nel tempo, partendo dalle ultime posizioni USA e dai raid dei
soldati statunitensi nel loro settore (primo capitolo), facendo poi un
passo indietro con una panoramica degli articoli pubblicati a raffica
da importanti giornali "istituzionali" dei paesi NATO, che prendono
di mira l'ex UCK o gli albanesi in genere (secondo capitolo), per
terminare poi con le faide interne alla NATO che hanno preceduto i
due summenzionati sviluppi (terzo capitolo). Chiude il tutto una
breve appendice su alcune recenti posizioni russe riguardo al
Kosovo e alla Jugoslavia. Spero che la divisione in capitoli faciliti la
lettura e la selezione a chi non ha il tempo o l'interesse di "sorbirsi"
un altro pezzo lungo, che comunque ha anche la funzione di
archivio a uso futuro - Andrea Ferrario]


USA: LA "SVOLTA" E I RAID

[In questo primo capitolo la parte del leone la fa il "Washington
Post", cioe' la testata attraverso la quale tradizionalmente passano
le posizioni delle varie lobby di potere USA. L'operazione svolta
dagli USA nel loro settore sembra avere avuto un forte ruolo di
"dichiarazione pubblica" di svolta nei confronti degli albanesi - nel
concreto, i risultati prodotti dall'operazione non sembrano poi cosi'
eclatanti. Noterete qui, come anche piu' sotto, che abbondano i
riferimenti di comodo ad "anonimi funzionari", un fatto spesso
sintomo di striscianti conflitti interni]

Robert Suro, dal "Washington Post" del 16 marzo:
Le truppe statunitensi ieri hanno effettuato un raid contro posti di
comando, basi provvisorie e depositi di armi delle milizie albanesi,
in quella che funzionari USA  e della NATO hanno descritto come
la prima azione militare contro ex alleati che ora minacciano il
successo della missione di pace in Kosovo. Funzionari americani
hanno detto che l'operazione e' stato un colpo preventivo per
impedire ai combattenti albanesi del Kosovo di contrabbandare
armi e di lanciare attacchi oltre confine, in Serbia, dal settore
controllato dagli USA nel Kosovo sudorientale. Tali attacchi hanno
minacciato di provocare un nuovo confronto tra le forze di pace
USA e le Forze serbe sotto il controllo del presidente jugoslavo
Slobodan Milosevic. [...] L'operazione e' stata messa in atto solo
un giorno dopo che un alto funzionario del Pentagono aveva
avvisato che i soldati americani avrebbero potuto essere costretti a
confrontarsi con i propri ex alleati in Kosovo, questa primavera.
Sebbene le truppe degli Stati Uniti abbiano scambiato colpi di
fuoco con militanti albanesi in una localita', nessuna delle due parti
ha riportato vittime. Funzionari USA in Europa hanno descritto con
prudenza l'azione come solo il primo passo per tenere sotto
controllo gli albanesi del Kosovo [...]. Preoccupato della crescente
violenza in Kosovo, il presidente Clinton ha parlato per telefono con
il presidente francese Jacques Chirac e ha chiesto una riunione a
livello di gabinetti del cosiddetto Gruppo di contatto sul Kosovo,
formato da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e
Russia, secondo la portavoce di Chirac. Il portavoce del
Dipartimento di stato, James P. Rubin, appena tornato da una
missione di emergenza per cercare di ottenere la cooperazione dei
leader albanesi del Kosovo, ha detto in un'intervista che,
nonostante i raid USA, "non pensiamo che ci stiamo dirigendo
verso un conflitto con i ribelli albanesi del Kosovo". Facendo
riferimento agli incontri avuti, Rubin ha aggiunto: "Credo che vi sia
un ampio serbatoio di rispetto, di gratitudine e di benevolenza nei
confronti degli Stati Uniti, non solo tra i leader politici, ma anche a
livelli piu' bassi". Alcuni ufficiali dell'esercito hanno espresso un
punto di vista meno ottimistico. "Ora abbiamo sparato il primo
colpo ai ribelli albanesi, e i ribelli hanno la tendenza a covare il
proprio rancore", ha detto un alto ufficiale implicato nell'operazione
in Kosovo. "Se devono arrivare a vederci come il nemico, oggi e'
stato sicuramente il punto di svolta". [...] Anche se la NATO
formalmente ha disarmato l'UCK l'anno scorso, ex membri della
forza albanese, insieme a nuove reclute, hanno formato piccoli
gruppi di milizie illegali nel settore controllato dagli Stati Uniti.
Secondo ufficiali USA, alcuni hanno solo una dozzina circa di
membri impegnati e nel complesso potrebbero riuscire a
raccogliere solo qualche centinaia di combattenti nella zona USA.
Ma l'amministrazione Clinton e i comandanti USA sul campo
stanno diventando sempre piu' preoccupati del fatto che i ribelli
potrebbero provocare un'azione di Milosevic. Arrivate con elicotteri
e veicoli blindati, le truppe dell'esercito USA ieri mattina hanno
colpito in cinque localita' del Kosovo sudorientale e hanno
sequestrato quantitativi di armi, munizioni, uniformi e documenti
piu' ampi rispetto alle ricerche su piccola scala condotte in
passato, hanno affermato funzionari USA in Europa. "E' stata la
prima volta che siamo andati alla ricerca di qualcosa come
un'infrastruttura militare organizzata, invece di cercare nelle case in
cui sospettavamo che qualcuno nascondesse un fucile o due", ha
detto un alto funzionario USA. Tra le armi sequestrate vi sono 22
casse di munizioni per armi di fanteria, 28 bombe a mano, due
mortai e un assortimento di altre armi, secondo quanto riferiscono
le forze USA in Kosovo. Sette unita' organizzate speciali, ciascuna
con molti uomini, hanno condotto i raid insieme alla polizia militare,
a squadre di demolizione e altri specialisti, hanno detto funzionari
militari USA. Le forze USA hanno incontrato campi minati e
trappole esplosive, arrestando inoltre nove albanesi per detenzione
illegale di armi. Dozzine di persone sono state interrogate e
rilasciate, hanno
affermato i funzionari. [...] "Le forze USA
hanno drammaticamente cambiato la loro politica
di fronte ad alcuni problemi reali, perche' per
molto tempo hanno lasciato che questo confine
fosse molto poroso, con una grande quantita' di
movimento avanti e indietro", ha detto Jim
Hooper, direttore a Washington
dell'International Crisis Group. [...]

Robert Suro dal "Washington Post" del 15 marzo:
Un alto funzionario del Pentagono ha ammonito
ieri che le truppe USA in Kosovo potrebbero
questa primavera dovere combattere contro i loro
ex alleati, i guerriglieri albanesi che si
stanno riarmando e minacciano di effettuare
attacchi attraverso il confine contro la Serbia.
[...] Con sempre maggiore frequenza, nelle
ultime settimane i combattenti albanesi hanno
rastrellato villaggi e quartieri serbi sparando
e assaltando serbi che andavano al lavoro o al
mercato, nell'evidente sforzo di costringere i
serbi che rimangono ad abbandonare il Kosovo. Si
tratta di un puro e semplice capovolgimento
della situazione di un anno fa, quando le forze
serbe hanno condotto una campagna di pulizia
etnica contro gli albanesi del Kosovo,
espellendone piu' di 850.000 dalla provincia.
[...] L'alto funzionario militare che ha
ammonito di possibili combattimenti tra la NATO
e gli albanesi e' tornato di recente da una
serie di incontri con i comandanti USA in
Kosovo. Egli ha detto che il Pentagono e'
particolarmente preoccupato che i guerriglieri
albanesi del Kosovo si schierino nella terra di
nessuno nella Serbia meridionale, appena al di
fuori del settore del Kosovo controllato dagli
USA. I 5.300 soldati statunitensi in Kosovo
dispongono di capacita' troppo ridotte per
pattugliare i piu' di 180 chilometri circa
assegnati loro, ha detto il funzionario. [...]
Piu' di 500 albanesi bene armati sono attivi
nelle colline frastagliate della terra di
nessuno intorno a Presevo, e il loro numero sta
crescendo rapidamente grazie a una campagna di
reclutamenti ben finanziata attraverso il
Kosovo, hanno detto ufficiali USA. Tra i
guerriglieri vi sono elementi dell'ora disciolto
Esercito di Liberazione del Kosovo, che ha
condotto attacchi contro la polizia serba nel
1998 e nel 1999. I comandanti USA in Kosovo
stanno ora valutando se sono necessarie piu'
truppe per impedire una ripresa su larga scala
del conflitto tra albanesi e serbi, hanno detto
funzionari del Pentagono. Nel frattempo, ben sei
veicoli di sorveglianza senza pilota sono stati
inviati al contingente di pace USA per
facilitare il monitoraggio delle attivita' dei
guerriglieri nella "zona di sicurezza
terrestre", una fascia-cuscinetto di tre miglia,
dove ne' i militari USA ne' le forze serbe sono
autorizzati ad operare. [...] I funzionari USA
continuano a sperare che la maggioranza degli
albanesi del Kosovo rinunceranno a una nuova
ondata di violenza, anche se desiderano
l'indipendenza. Anche se gli ex combattenti
dell'UCK venivano ampiamente considerati come
eroi alla fine dell'ultimo anno di guerra, da
allora la loro popolarita' e' diminuita. Un
indagine di opinione condotta per la NATO il
mese scorso dall'organizzazione Gallup ha
rilevato che meno del 13 per cento della
popolazione intende votare per uno dei partiti
politici formati da membri dell'ex UCK, mentre
circa il 45 per cento prevede di votare per il
partito di Ibrahim Rugova, un leader pacifista
disprezzato dall'esercito di guerriglieri.

Jeffrey Smith sul "Washington Post" del 28
febbraio:
I funzionari della NATO sono sempre piu'
preoccupati del fatto che gli albanesi che hanno
combattuto per separare il Kosovo dalla Serbia
siano ora cercando di orchestrare l'indipendenza
politica di un'alta fetta di territorio serbo,
esacerbando le tensioni lungo il confine
orientale del Kosovo. [...] Funzionari
occidentali e albanesi concordano sul fatto che
le ansie di Belgrado non sono immaginarie. [...]
Secondo gli albanesi fuggiti dall'area, la
Jugoslavia sta cercando di soffocare la minaccia
separatista aumentando le forze e le
intimidazioni, bruciando case e arrestando
giovani di sesso maschile. Ma essi riconoscono
anche che gli estremisti albanesi si stanno
preparando per un conflitto che potrebbe portare
l'Occidente dalla loro parte. [...] Il
comandante delle forze NATO in Europa, il
generale statunitense Wesley Clark, e' volato a
Tirana, capitale dell'Albania, la scorsa
settimana, al fine di cercare di convincere i
leader locali a fornire aiuto nell'emarginare le
provocazioni secessioniste nel sud della Serbia.


LA STAMPA DEI PAESI NATO: "COMPLOTTI,
NARCOTRAFFICO, GANGSTERISMO & ALBANESI"

[Nel giro di soli due giorni (12-13 marzo), su
tre tra i principali quotidiani inglesi, sono
comparsi altrettanti articoli ben mirati e
basati su leit-motiv abbondantemente
sperimentati quando si parla di albanesi.
L'unico a contenere riferimenti a fatti
plausibili e' il primo, quello su un rapporto
ONU relativo al Kosovo Protection Corps, anche
se nei titoli e nei commenti l'"Observer" spara
abbondantemente sopra le righe, rispetto al
contenuto. La cosa strana e' che un "rapporto
riservato" dell'ONU sia talmente riservato da
venire intercettato da ben due grandi testate
("Observer" e "Washington Post"), con la seconda
che il 15 marzo asserisce la paternita'
dell'intercettazione, facendo finta di ignorare
che le stesse cose sono state pubblicate tre
giorni prima dall'altra. Inoltre, non si capisce
perche', per parlare del documento ONU
"intercettato", il corrispondente dai Balcani
del giornale USA si sia all'improvviso spostato
a Firenze, da dove scrive... Il secondo pezzo
sui rapporti CIA-UCK  pretende di basare fatti
su dichiarazioni di persone anonime,
un'abitudine purtoppo diffusa tra i giornalisti.
Quello che e' piu' strano e' che il pezzo riprende passo passo,
come se fossero rivelazioni (con l'espediente delle dichiarazioni
anonime) tesi pubblicate mesi e mesi fa da "Limes" nel numero
speciale "Kosovo. L'Italia in guerra", dell'aprile del 1999, poi riprese
dalla stessa rivista nel suo numero 2/99 del giugno 1999, e
ampiamente circolate. Inoltre, l'asserito operato degli agenti CIA
viene volutamente messo in un contesto temporale fuorviante,
lasciando credere con abili costruzioni che fosse in atto fin
dall'autunno, ma senza fornire indicazioni precise. Richiamiamo
l'attenzione su questo fatto, perche' e' piu' o meno lo stesso
escamotage che usa il ministro Scognamiglio nelle sue recenti
rivelazioni riguardo al fatto di avere "saputo gia'", ai tempi, della
guerra imminente ["Notizie Est", piu' di un anno fa, aveva gia'
interpretato correttamente le sue dichiarazioni allusive rilasciate ai
giornali - torneremo con una breve nota sull'argomento
prossimamente]. Evidentemente, ci sono lobby politiche
interessate a riscrivere il conflitto secondo quanto fa loro comodo
ora. Il terzo pezzo, del "Guardian" si basa sulle dichiarazioni di un
pezzo grosso della polizia jugoslava, teso a dimostrare che gli
albanesi del Kosovo da soli non si sanno governare e che sono un
cancro per l'Europa - con punte di incredibile cinismo ("Quando la
polizia serba bruciava case in
Kosovo trovava i tetti imbottiti di
eroina")].

John Sweeney e Jens Holsoe sull'"Observer" del 12 marzo ("Il
regno di terrore dell'unita' sostenuta dall'ONU"):
Omicidio, tortura ed estorsione, queste sono le straordinarie
accuse fatte contro il Kosovo Protection Corps (KPC) in un
rapporto riservato delle Nazioni Unite scritto per il Segretario
Generale Kofi Annan. Il documento, redatto il 29 febbraio [...] e' una
nuova prova del fallimento del Rappresentante Speciale Bernard
Kouchner di imporre la regola della legge in Kosovo. [...] Il rapporto
copre il periodo dal 21 gennaio, quando il corpo ha formalmente
cominciato ad esistere. Sotto il titolo "Uccisioni", l'ONU dice:
'Dragash: due membri del KPC e tre altre persone sono state
arrestate dalla polizia dell'ONU in relazione all'uccisione di un
gorano (11 febbraio)'. Ci sono accuse di maltrattamento e tortura: a
Pec un uomo e' stato picchiato fino a perdere i sensi della sede
centrale della KPC, riportando ferite al capo e contusioni gravi dal
calcio di un fucile. La vittima era stata attaccata in un articolo di
giornale, scritto da un ex combattente dell'UCK. A Prizren, un
uomo della minoranza torbes - un gruppo di turchi musulmani
sospettati dagli albanesi di collaborare con i serbi, e' stato rapito e
picchiato da un membro del KPC e altre tre persone. Sempre a
Prizren, il KPC si trova ad affrontare accuse di avere utilizzato la
tortura per ottenere confessioni. Due uomini, dopo essere stati
arrestati per il sospetto di avere rubato delle automobili ed essere
stati consegnati alla
polizia ONU, si 'sono lamentati di essere stati gravemente
maltrattati. Successivi esami medici hanno confermato
le affermazioni delle vittime'. [...] Il KPC
ha gestito reti di racket in
tutto il Kosovo - Pristina, Suva Reka, Istok e Prizren - chiedendo
'contributi da negozianti, businessmen e appaltatori. A Suva Reka,
membri del KPC, a quanto pare, hanno
costretto stazioni di
servizio ad accettare coupon invece di denaro in contanti. A
Vucitrn, il KPC a quanto si dice ha chiesto denaro ai
membri di un
gruppo minoritario, gli Ashkali, per essere protetti. Uno dei membri
della famiglia era stato in precedenza rapito e la
famiglia. [...] Il KPC potrebbe forse gestire attivita' di prostituzione.
Il 14 febbraio e'
stata ricevuta una segnalazione secondo cui un alto funzionario del
KPC potrebbe essere il supervisore di un'attivita'
di prostituzione
forza che ha il suo centro al Drenica Bar, vicino al campo di
addestramento di Srbica".


Jeffrey R. Smith sul "Washington Post", 15 marzo ("Unita'
albanese del Kosovo accusata di abusi"):
FIRENZE, Italia, 14 marzo - Albanesi del Kosovo facenti parte della
nuova guardia nazionale del Kosovo si sono impegnati in attivita'
illegali e in violazioni dei diritti umani durante le prime cinque
settimane della sua esistenza quest'anno, afferma un rapporto
interno dell'ONU. [...] Nel rapporto si scrive che diversi membri
hanno presumibilmente torturato o ucciso cittadini locali e detenuto
illegalmente altri [...]. Ma il rapporto non contiene indicazioni
secondo cui tali azioni siano state organizzate dai capi del corpo. Il
rapporto, ottenuto dal "Washington Post" e' basato su interviste
con funzionari della polizia ONU, amministratori ONU regionali e
residenti locali. [...] Il rapporto dell'ONU copre le attivita' del corpo
durante un periodo di cinque settimane, durante il quale la forza e'
cresciuta da 45 a piu' di 500 membri. Entro il prossimo mese il
corpo dovrebbe completare la propria composizione con 3.000
membri a tempo pieno e 2.000 part-time. [...] [Per il resto, il pezzo
del Washington Post contiene le stesse informazioni di quello
dell'"Observer"]

Tom Walker e Aidan Laverty sul "Sunday Times" del 12 marzo
2000 ("La CIA ha aiutato l'Esercito di Liberazione del Kosovo"):
Agenti dello spionaggio americano hanno aiutato ad addestrare
l'UCK prima dei bombardamenti NATO sulla Jugoslavia. Le
rivelazione ha irritato alcuni diplomatici europei, i quali hanno detto
che cio' ha minato gli sforzi per una soluzione politica del conflitto
tra serbi e albanesi. Funzionari della CIA sono stati osservatori per
il cessate il fuoco in Kosovo nel 1998 e nel 1999, sviluppando
legami con l'UCK e fornendo manuali di addestramento militare e
consigli sul campo su come combattere l'esercito jugoslavo e la
polizia serba. Quando l'OSCE, che ha coordinato il monitoraggio,
ha lasciato il Kosovo una settimana prima dell'inizio dei
bombardamenti, un anno fa, molti dei suoi telefoni satellitari e
sistemi di posizionamento globale sono stati segretamente passati
all'UCK. [...] Diplomatici europei che allora lavoravano per l'OSCE
affermano di essere stati traditi da una politica americana che
rendeva i bombardamenti inevitabili. [...] "Il piano americano
consisteva nel fatto che i loro osservatori diplomatici, ovvero la CIA,
operassero secondo termini completamente diversi da quelli del
resto [sic] d'Europa e dell'OSCE", ha detto un inviato europeo. [...]
[per chi e' interessato alle cospirazioni: http://www.the-
times.co.uk/news/pages/sti/2000/03/12/stifgneur02002.html]

Maggie O'Kane da Belgrado, su "The Guardian" del 13 marzo:
Enti internazionali che lottano contro il traffico di droga
ammoniscono che il Kosovo sta diventando un "paradiso dei
'narcotrafficanti'" che fornisce fino al 40% dell'eroina venduta in
Europa e nel Nord America. [...] Con l'espulsione dal Kosovo della
polizia serba, inclusa la squadra della "4a unita' antinarcotici" - i
trafficanti possono gestire la "via balcanica" in completa liberta'.
["The Guardian" ha sentito a tale proposito] Marko Nikovic,
avvocato e vicepresidente dell'associazione internazionale per la
lotta contro il narcotraffico, con sede a New York. "E' la rete di
narcotrafficanti piu' dura da spezzare, perche' e' interamente gestita
da famiglie e hanno perfino una loro lingua. Il Kosovo e' destinato a
diventare il centro tumorale d'Europa, come l'Europa occidentale
presto scoprira'", egli ha detto. Secondo le sue stime, i trafficanti
della provincia stanno ora gestendo da 4,5 a cinque tonnellate di
eroina al mese e crescono rapidamente, rispetto alle due tonnellate
che muovevano prima della guerra in Kosovo del marzo-giugno
dello scorso anno, quando i bombardamenti della NATO hanno
costretto il regime serbo a ritirarsi dalla provincia in larga parte a
popolazione albanese. [...] Un trafficante di droga a Belgrado ha
confermato al "Guardian" che dalla guerra in Kosovo i trafficanti di
eroina, per la maggior parte provenienti da quattro famiglie principali
si stanno concentrando sui mercati dell'Europa
occidentale e degli Stati Uniti [...]. Egli si
attende che la via del Kosovo cresca: "Non c'e'
niente per fermarli". [...]. "E' la Colombia
d'Europa", ha detto Nikovic, che e' stato capo
della forza antinarcotici della Jugoslavia fino
al 1996. "Quando la polizia serba bruciava case
in Kosovo trovava i tetti imbottiti di eroina.
Per quanto ne so, l'anno scorso non e' stato
prodotto alcun rapporto su sequestri di eroina
da parte della KFOR. Sono soldati, non
investigatori anticrimine". [...] Secondo il
capo dell'agenzia antidroga ceca, Jiri Komorous:
"Ci sono quattro canali di narcotraffico che
attraversano i Balcani per raggiungere l'Europa
occidentale e noi dobbiamo aumentare i nostri
sforzi per controllare gli albanesi del Kosovo".
La mafia kosovara ha cominciato a trafficare in
droga a partire dalla meta' degli anni '80, ma
dalla guerra del Kosovo si sono messi in
proprio, secondo Nikovic: "Avete un intero paese
senza una forza di polizia che sappia cosa sta
succedendo". [...]


GLI SCONTRI ALL'INTERNO DELLA NATO

[La selezione di brani riportata qui sotto ci
sembra dipingere bene l'escalation di conflitti
all'interno dell'amministrazione USA e tra
quest'ultima e alleati europei, sfociata
successivamente, per gli USA, nei raid
all'interno del loro settore e, per alcuni paesi
europei, con lo schieramento di nuove truppe a
Mitrovica. Anche qui, le rivelazioni anonime
(quelle sulla "talpa") non hanno mancato di
svolgere il loro ruolo politico]

John Diamond da Washington, sul "Chicago
Tribune" del 1 marzo 2000 ("Emerge una
spaccatura sul Kosovo nei vertici militari"):
Il 29 febbraio e' emersa una spaccatura ai piu'
alti livelli riguardo ad aspetti militari, tra
senatori, deputati e Pentagono, da una parte, e
il comandante USA in Europa [W. Clark]
dall'altra. [L'articolo prosegue descrivendo la
spaccatura sull'opportunita' o meno di rendere
disponibili in Kosovo truppe USA per gli altri
settori, di cui abbiamo gia' riferito in
"Notizie Est" #311 del 13-15 marzo, e che, gia'
come ai tempi dei bombardamenti ha visto opporsi
il gen. Shelton al gen. Clark]. [Questa
spaccatura] pubblica ha reso evidente la
malevolenza che serpeggia tra Clark, architetto
della vittoria alleata in Kosovo, e il
Pentagono, che l'anno scorso ha disposto il
sollevamento anticipato di Clark dalla carica di
comandante della NATO, per lasciare posto a un
suo sostituto che sara' deciso da Shelton e dal
segretario alla difesa William Cohen. Il
cambiamento di comando anticipato, destinato a
portare il generale dell'Aviazione Joseph
Ralston alla carica di capo militare della NATO,
e' stato visto come un affronto a Clark. [...]
Le tensioni in merito al fatto che le truppe
americane debbano o meno essere quelle che
rispondono quando scoppia una crisi in Kosovo
sono rese ancora piu' forti dall'irritazione tra
i funzionari del Pentagono e quelli della Casa
Bianca su quella che vedono come un'azione
improvvisa di Clark che ha avuto un input minimo
da parte di Washington. Funzionari di grado alto
come il consigliere per la sicurezza nazionale
Sandy Berger sono rimasti sorpresi dallo
spostamento di truppe USA, secondo quanto
afferma un funzionario della difesa. Rimane
ancora non chiaro dove precisamente finisce
l'autorita' di Clark come capo della NATO e dove
quella del Pentagono nella facolta' di decidere
in merito all'impiego delle truppe USA.


Julius Strauss da Pristina, sul "Daily
Telegraph" del 12 marzo 2000 ("Alleati divisi mentre Milosevic agita
lo spettro del conflitto"):
Slobodan Milosevic, il presidente jugoslavo, sta pianificando
un'offensiva primaverile contro la NATO, utilizzando tre punti di crisi
balcanici per dividere l'alleanza, secondo esperti di spionaggio. In
questo modo, essi credono, egli spera di evitare un confronto
militare aperto con l'occidente e di causare solo un disordine
interno per dividere la NATO al punto che essa non possa piu'
offrire una risposta unificata. "Egli [Milosevic] sa che la NATO
lancera' degli attacchi aerei contro di lui solo se egli attacchera'
direttamente il Kosovo. Ogni escalation inferiore avra' tutte le
possibilita' di passarla liscia. Temo che stia facendo bollire un
intero calderone di problemi per la NATO", ha detto un funzionario
dei servizi segreti. [...] La NATO e' gia' fortemente divisa, una cosa
che Belgrado non manchera' certo di notare. La maggior parte dei
contingenti nazionali della forza di pace KFOR ha posto delle
limitazioni all'uso delle proprie forze. I governi nazionali stanno
prendendo sempre piu' il controllo quotidiano dei propri soldati e il
ruolo del gen. Klaus Reinhardt, il comandante della KFOR, si sta
rapidamente erodendo. La spaccatura piu' grave e' quella tra gli
americani [...] e gli europei continentali. Con l'avvicinarsi delle
elezioni presidenziali, gli esperti ritengono che l'America cerchi
disperatamente di evitare ogni confronto e che stia cercando
qualche forma di strategia di disimpegno. Le visioni peggioreranno
probabilmente il mese prossimo, quando l'Eurocorps rilevera' il
comando della KFOR dalla NATO. "Non riesco a vedere la logica di
inviare adesso l'Eurocorps. La NATO e' gia' divisa e cio' rendera' la
cosa ancora peggiore. L'America potrebbe semplicemente decidere
di ritirarsi" ha detto un diplomatico occidentale. Tuttavia, la NATO
potrebbe avere ancora un po' di tempo. Milosevic sta mettendo in
ordine le cose a casa sua, con una purga contro i media
indipendenti e una stretta sugli oppositori.

John Simpson, caporedattore esteri della BBC, sul "Daily
Telegraph" del 12 marzo ("Come la talpa all'interno della NATO
conferma i miei sospetti su quel che ho visto a Belgrado")
[...] La stessa potenza americana e' soggetta a un declino. Gli
Stati Uniti non hanno piu' la capacita' strategica di mettere in piedi
un'iniziativa di grandi dimensioni come quella della Guerra del Golfo
e senza un forte supporto della NATO trovera' estremamente
difficile addirittura il lancio di attacchi concertati su di un piccolo
paese, come la Jugoslavia, per un lungo periodo di
tempo. Qual e' l'utilita' di essere una superpotenza se poi non si puo' fare
una guerra che duri piu' di una settimana o due? La "talpa" nella NATO ha fatto
molto di piu' che fare delle soffiate ai serbi: ha indebolito i vincoli che
tenevano insieme la NATO e ha dimostrato che anche la potenza militare
americana non e' piu' quello che era. [La storia della "talpa", di cui abbiamo
gia' riferito nel doppio speciale su Mitrovica, "puzza" di una storia inventata
per mettere un'utile foglia di fico su altri aspetti della recente guerra, come
osserva Ljljana Smajlovic su "NIN" del 16 marzo: "Vista dal punto di vista
occidentale una delle cose peggiori e' che la guerra in Kosovo ha portato alla
stessa alleanza danni politici in quantita' maggiore di quanti siano stati i
danni subiti dall'esercito jugoslavo. Piu' si avvicina l'anniversario dei
bombardamenti, piu' si fa forte il desiderio dei comandanti militari e
dei politici di reinterpretare la propria sconfitta riguardo al Kosovo.
Un elemento importante di tale reinterpretazione e' la ricerca di
capri espiatori, ovvero di "colpevoli di turno" per gli insuccessi della
NATO. L'episodio piu' recente di tale storia mi sembra essere
quello della "talpa" ai vertici della NATO"].

Jane Perlez da Washington, sul "New York Times" del 12 marzo
("La spirale di violenza in Kosovo divide gli Stati Uniti e i loro
alleati"):
Nove mesi dopo avere dichiarato vittoria nella guerra per il Kosovo,
Washington e i suoi alleati NATO stanno lottando tra di loro su
come impedire che una situazione in via di deterioramento nella
provincia serba sfugga al loro controllo. [...] I problemi stanno
provocando critiche sempre maggiori da parte del Congresso - che
arriva a prendere in considerazione anche un possibile ritiro
americano - nonche' la riluttanza da parte degli alleati della NATO a
tenere truppe in Kosovo e a mantenere le promesse di maggiori
fondi per una missione ONU a corto di denaro, che lotta per
mantenere la pace. Allo stesso tempo, funzionari
dell'amministrazione riconoscono che una delle priorita'
irrinunciabili e' quella di evitare vittime americane e di mantenere il
Kosovo lontano dalle pagine dei giornali durante un anno che e' di
elezioni. Un funzionario dell'amministrazione, che ha servito in
Bosnia,
ha detto che a guidare la politica, ora, e' la necessita' di tenere il
tutto "lontano dalle
prime pagine". La situazione si e' incrinata al
punto che il segretario di stato Madeleine
Albright si e' incontrata il 10 marzo con gli
alleati europei presso la sede della NATO per
discutere di come evitare quella che ha chiamato
una "primavera bollente" di nuova violenza. La
riunione non ha prodotto alcuna dichiarazione
sulle azioni previste dall'alleanza, anche se il
portavoce di Albright, James P. Rubin, ha detto
di essere convinto che si stanno reperendo piu'
truppe europee per il Kosovo. [...]
Complessivamente, funzionari
dell'amministrazione ammettono di trovare il
Kosovo molto piu' difficile della Bosnia, dove
un accordo di pace e' stato firmato dalle parti
belligeranti con le forze della legge
internazionale per finire una guerra dalla quale
tutte le parti erano state logorate dopo tre
anni e mezzo di combattimenti. [...] Il
presidente repubblicano del Comitato del Senato
sui Servizi Armati, John W. Warner, ha detto che
cerchera' di trattenere meta' dello stanziamento
di 2 miliardi di dollari per le truppe americane
in Kosovo, se i paesi europei non aumenteranno i
loro contributi finanziari allo sforzo che vi
stanno compiendo le Nazioni Unite. [...] Warner
ha detto che se il presidente Clinton non sara'
in grado di assicurare che gli europei hanno
rispettato i propri impegni in Kosovo, egli
chiedera' che il rimanente 1 miliardo di dollari
venga utilizzato per un "ritiro sicuro, ordinato
e progressivo" dei soldati americani. [...]
Finora, secondo funzionari della NATO, nessun
paese si e' fatto avanti per offrire piu' truppe
[l'articolo e' del 12 marzo - N.d.T.]. La
Francia, che ha promesso un battaglione
aggiuntivo di soldati due settimane fa, ha ora
condizionato tale offerta al fatto che altri
paesi si facciano avanti. "I vari paesi non
vogliono esporre i loro uomini a particolari
pericoli", ha detto [...] Kouchner dopo che
soldati francesi sono rimasti feriti. "La
reazione dei governi e' quella di ritirare le
loro truppe" in tale situazione, ha detto. [...]
Il generale Clark ha chiesto ai paesi NATO di
offrire soldati per una "unita' specializzata
multinazionale", - un eufemismo per un'unita'
antisommossa - e per una unita' di intelligence,
hanno detto funzionari NATO. L'unita'
antisommossa e' stata considerata troppo
rischiosa, mentre le attivita' di intelligence
sono qualcosa che i paesi NATO sono sempre stati
riluttanti a svolgere sotto l'ombrello NATO,
anche se una tale unita' opera nella forza di
pace guidata dalla NATO in Bosnia. [...] I due
candidati presidenziali, George W. Bush e Al
Gore, hanno affrontato il tema del Kosovo alcune
volte, nel corso delle rispettive campagne. Un
portavoce della campagna di Bush, Scott
McClellan, ha detto venerdi' che Bush teme
gravemente che l'amministrazione non sia in
grado di mettere in atto l'accordo che ha posto
fine alla guerra. Egli ha detto che Bush e'
convinto che "l'America deve lavorare duro per
trovare soluzioni politiche che portino a un
ritiro ordinato da posti come la Bosnia e il
Kosovo" e che gli europei dovrebbero prendersi carico delle
missioni di pace. Un portavoce della campagna di Gore, Tyler
Beardsley, ha detto che l'amministrazione sta lavorando
"diligentemente con i nostri alleati per portare la calma in Kosovo e
in particolare a Mitrovica". Egli ha aggiunto che "queste difficolta'
non dovrebbero oscurare i progressi che abbiamo fatto" in Kosovo.

Stephen Castle da Bruxelles, sull"Independent" del 13 marzo
("Patten ammonisce sulla possibilita' di lotte intestine riguardo al
Kosovo"):
Le tensioni riguardo al finanziamento della ricostruzione del Kosovo
potrebbero avvelenare le relazioni tra l'Europa e l'America, portando
a una grave spaccatura transatlantica, secondo Chris Patten, il
commissario europeo per gli affari esterni. Patten ha difeso
l'operato dell'Italia ma ha ammonito che una disputa trascinantesi
ormai da tempo con gli Stati Uniti sul ruolo dell'UE nella
ricostruzione della provincia potrebbe "contribuire a gravi problemi
nelle nostre relazioni". [...] Cinque giorni di viaggio febbrile [del
commissario nei Balcani] hanno evidenziato il fatto che i destini del
Kosovo stanno nuovamente mettendo a prova la risoluzione e
l'unita' dell'alleanza occidentale. Le tensioni sul Kosovo sono
emerse in superficie a Sarajevo giovedi', quando il Segretario di
Stato USA, Madeleine Albright, ha fatto riferimento alla "necessita'
che gli impegni vengano rispettati", riprendendo evidentemente
un'opinione diffusa nel Congresso, secondo cui l'UE starebbe
tardando a stanziare i soldi promessi. Patten, parlando sull'aereo
mentre tornava a casa. ha detto che l'Europa e' stata il maggiore
donatore per la ricostruzione del Kosovo, con l'allocazione di 360
milioni di euro per quest'anno. [...] I rapporti tra UE e USA sono gia'
tesi, con svariate dispute commerciali irrisolte e l'America che sta
diventando sempre piu' sospettosa della nuova iniziativa di difesa
UE. Patten ha messo in guardia dall'aprire un altro fronte [...].
"L'UE e gli USA sono ancora i campioni principali dei valori della
civilta' e sarebbe un grave danno per il resto del mondo, nonche'
per i nostri interessi individuali, se consentiremo al dibattito su
questi aspetti di sfuggire di mano e di avvelenare o di guastare le
nostre relazioni complessive" egli ha detto. [...]

Michael Gove, nell'editoriale pubblicato il 14 marzo dal "Times" di
Londra ("La NATO non e' mai stata piu' debole nell'anno che ha
fatto seguito alla 'vittoria' occidentale"):
[...] Abbiamo fallito sotto ogni punto di vista. La NATO non e' mai
stata piu' debole nel dopoguerra del Kosovo. La principale funzione
strategica dell'alleanza e' stata quella di conservare una comunita'
di interessi tra Europa e America. [...] [Il caso della "talpa" nella
NATO e' un sintomo delle difficolta' interne della NATO, scrive
Gove, e prosegue:] Il problema non e' quello di una "spia" isolata
all'interno della NATO, bensi' delle priorita' in reciproco conflitto dei
diversi paesi. La Francia, la Grecia e l'Italia hanno tutti avuto i loro
disaccordi con una strategia di bombardamenti alla quale i loro
piloti hanno scarsamente contribuito. [...] L'irritazione dell'America
nei confronti dell'Europa non ha fatto che crescere dalla fine della
campagna. I paesi europei, lungi dall'apprendere la lezione giusta e
dal decidere di prendersi carico di una fetta piu' grossa della spesa
per la difesa all'interno di un'alleanza piu' coesa, hanno indirizzato
le loro energie verso la creazione di una nuova, e piu' esclusiva,
architettura europea di difesa. Romano Prodi ha detto con
chiarezza di volere costruire un esercito europeo. I piani di Javier
Solana per una difesa e un'identita' di sicurezza europee, combinati
con le frecciate del ministro francese Vedrine sulla "iperpotenza"
americana, sono una chiara indicazione del fatto che si sta
costruendo una nuova Cortina di Ferro. Attraverso l'Atlantico.
L'ironia maggiore di questo rinnovato gollismo consiste nel fatto
che la' dove le forze europee dovrebbero lavorare di concerto, cioe'
in Kosovo, sono paralizzate da un conflitto etnico. Non solo tra i
serbi e gli albanesi, ma anche tra i francesi e i britannici. Lo sforzo
occidentale di presidiare il Kosovo mantenendovi l'ordine e' un
tragico fallimento a ogni livello. In aree come Mitrovica, un tentativo
coordinato di cercare di limitare il terrorismo kosovaro contro i serbi
rimanenti viene ostacolato dalle divisioni tra il personale francese e
gli altri uomini della "missione di pace". Mentre i paesi occidentali
litigano, i kosovari perseguono la loro criminale campagna di pulizia
etnica. [Il "Times" riprende poi brani del pezzo dell"Observer" con
le accuse del poliziotto jugoslavo sul narcotraffico degli albanesi
del Kosovo].


APPENDICE:

"FreeB92" del 15 marzo 2000:
BELGRADO - La Russia porra' il veto alla continuazione della
missione ONU in Kosovo se gli attacchi terroristici degli albanesi
del Kosovo nel sud della Serbia continueranno, ha detto oggi il
capo della delegazione della Duma russa, Aleksandar Shabanov.
Egli ha inoltre detto che se la KFOR non impedira' l'infiltrazione dei
terroristi nel sud della Serbia, la Russia considerera' cio' come una
nuova aggressione e chiedera' un nuovo accordo.

Da "Danas" del 17 marzo 2000
L'accusa che lo stretto collaboratore del presidente jugoslavo
Milosevic, Milutin Stojkovic, ha rivolto contro il capo della
diplomazia russa, Igor Ivanov, di "piaggeria nei confronti degli USA"
rappresenta "un'aggressione senza precedenti di Belgrado nei
confronti di Mosca ", scrive il numero di ieri del quotidiano russo
"Komersant". Il giornale ricorda che Stojkovic, durante una
conferenza stampa, aveva dichiarato che "se la diplomazia di
Ivanov deve consistere in una piaggeria nei confronti degli USA, che
almeno lo faccia a vantaggio degli interessi russi" [...].
"Komersant" ricorda che Stojkovic e' il presidente del Comitato per
la difesa e la sicurezza del Parlamento Federale e capogruppo del
Partito Socialista nello stesso parlamento. [...] Il fatto che l'accusa
contro Ivanov sia stata mossa in presenza di parlamentari russi che
si trovavano in visita in Jugoslavia vuol dire semplicemente che
"Belgrado evidentemente desiderava che Mosca sentisse tali
parole" afferma il quotidiano russo. Il giornale scrive che il governo
jugoslavo e' rimasto piccato dal fatto che in occasione di un
recente incontro svoltosi a Lisbona tra i ministri degli esteri di
Russia, USA e funzionari UE sia stato raggiunto una accordo su
un "approccio attivo comune di Russia e UE nel regolare la crisi del
Kosovo" e conclude affermando che cio' evidentemente non e'
piaciuto a Belgrado, che continua a "spingere" la Russia a un
confronto con l'Occidente. Le parole di Stojkovic, secondo cui la
Jugoslavia "e' molto insoddisfatta della dichiarazione di Igor Ivanov
e non permette a nessuno di parlare a nome dei suoi interessi",
rappresentano nei fatti "un invito esplicito, rivolto a Mosca, a non
occuparsi piu' dei suoi interessi", scrive "Komersant". [Il quotidiano
afferma poi che cosi' Milosevic sta portando la Serbia nella stessa
situazione di isolamento dell'Albania di Hoxha]. [...] "Komersant"
scrive che non ci sono ancora state reazioni ufficiali del Ministero
degli esteri russo, ma che in conversazioni non ufficiali, i
diplomatici russi si esprimono con "grande chiarezza" e affermano
che "Milosevic si sbaglia di grosso se ritiene che difenderemo i
suoi interessi, e non quelli russi" (Beta).

"FreeB92" del 18 marzo 2000:
MOSCA - Un'analisi della corrente situazione in Kosovo indica la
possibilita' di un confronto tra la KFOR e l'esercito jugoslavo entro i
prossimi tre mesi, ha detto ieri il ministro della difesa russo Igor
Sergeev in un discorso di fronte al parlamento russo. Sergeev ha
detto che uno dei piani della NATO e' quello di schierare il
contingente russo ai confini amministrativi tra la Serbia e il Kosovo
e ha aggiunto che la Russia cerchera' di impedire ogni confronto tra
le proprie forze e altre forze KFOR.


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