dal "manifesto" del 30 dicembre 2000

Usura, una legge tradita
GALAPAGOS
L'usura è un reato punito da dal codice penale anche se, fino al '96, i contorni dell'usura, cioè gli interessi che facevano scattare il reato erano molto vaghi: facevano genericamente riferimento alle condizioni medie del mercato. Il 17 aprile del '97 è entrata in vigore la nuova legge che stabiliva in modo certo cosa doveva intendersi per tasso usurario. Quella legge fu approvata all'unanimità dal parlamento anche sull'onda anche emotiva di vite rovinate, di suicidi, ma non diceva nulla sui prestiti negoziati prima dell'entrata in vigore delle nuove norme. Alcune settimane fa ci ha pensato la Cassazione a interpretarla, chiarendo che si applica anche ai mutui stipulati prima dell'entrata in vigore della nuova legge.
La legge anti-usura fu varata per colpire quelli che a Roma si chiamano "cravattari", ma i principali imputati sono diventate le banche, alle quali è altrattanto difficile mettere la manette e praticamente impossibile convincerle a assumere atteggiamenti non predatori verso chi ricorre al credito in una posizione che non è certo di equilibrio dal punto di vista negoziale.
Salvo pochissime banche che accettarono immediatamente di rinegoziare i tassi superiori a quello usurario, la quasi totalità degli istituti di credito chiuse la porta in faccia a chi chiedeva l'applicazione della nuova legge. Eppure il tasso di usura (che viene ricalcolato ogni tre mesi) non è certo un tasso amichevole (fino al luglio '97 era al 16%) e l'adeguamento progressivo non avrebbe comportato eccessivi costi alle banche che nel fratempo facevano provvista a tassi ridicolarmente bassi, con la possibiltà di estinguere anticipatamente i prestiti obbligazionari per loro particolarmente onerosi. Questo significa che le banche in questi anni si sono finanziati a tassi variabili (in discesa) ma hanno seguitata a pretender tassi fissi.
La risposta del governo a questa stato di cose è stata desolante. Di fatto ha negato la sentenza della Cassazione, ma al tempo stesso ha decretato che, vista la discesa fortissima dei tassi negli ultimi anni, i contratti stipulati prima dell'entrata in vigore della legge anti-usura sono diventati "eccessivamente onerosi". Soluzione: è stato fissato un nuovo tasso-soglia del 12% che non ha alcun legame con l'attuale tasso di usura e che sarà applicato solo per il futuro. Un bel regalo alle banche che il governatore di Bankitalia (che conoscendo le sue controllate era stato l'unico a pronunciarsi in passato sui rischi dei tassi di usura) ha immediatamente apprezzato. Certo il governo ha messo le mani avanti garantendo che la legge è ampiamente modificabile. L'impressione, però, è che la lobby delle banche sia molto più potente della demagogia della destra sociale di Alemanno o di quella populista del senatore Di Pietro.