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--- MESSAGGIO SPEDITO DA Andrea Martocchia <martok@sissa.it>
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Ho fatto una sintesi in italiano dell'articolo gia' mandato alla lista un
paio di giorni fa:

IL CASO VANUNU
 
Mordechai Vanunu nasce il 13 ottobre 1954 da una famiglia marocchina di
religione ebraica.
Emigrato in Israele nel 1963,  a 22 anni viene impiegato come tecnico
nella centrale nucleare
di Dimona, nel deserto del Negef.
Tra il 1976 ed il 1985 si occupa principalmente del ritrattamento del
combustibile nucleare,
effettuato nell'unita' Machon 2, che porta ad isolare quantita' notevoli
di plutonio -
l'elemento in assoluto piu' pericoloso esistente in natura.

A partire dal 1982 Vanunu inizia a frequentare gli ambienti intellettuali
progressisti ed i
palestinesi vicini all'Universita' "Ben Gurion", diventando anche
portavoce degli studenti di
filosofia, materia cui ha deciso di dedicarsi come seconda attivita' dopo
la fisica nucleare. Ogni
giorno che passa, Vanunu prende coscienza dell'utilizzo bellico che lo
Stato di Israele prevede
di fare del plutonio ricavato nel riprocessamento. In quel periodo Vanunu
e' posto sotto
sorveglianza da parte dello Shin Bet; resosi conto di essere prossimo al
trasferimento, scatta
57 foto dei laboratori dove avviene il riprocessamento nucleare. Il 27
ottobre 1985 riceve la
lettera di licenziamento.

Lasciata Israele, viaggia attraverso la Grecia, la Thailandia e
l'Himalaya, per giungere poi in
Australia dove conosce il prete anglicano John McKnight. Dopo due mesi
Vanunu si converte
alla religione anglicana. L'opinione pubblica australiana e' molto
sensibile ai temi della
proliferazione nucleare: le informazioni di Vanunu destano scalpore.
Presto la direzione del
Sunday Times di Londra lo convoca per la verifica, ed eventuale
pubblicazione, delle sue
informazioni  sul piano nucleare e sull'esistenza di un arsenale di almeno
200 bombe atomiche
in dotazione allo Stato d'Israele.
A Londra incontra la giornalista Cindy Hinin, in realta' una spia
israeliana, poi parte per
Roma. Il 30 settembre 1986 alle ore 21, mentre e' in arrivo a Fiumicino,
Vanunu viene
narcotizzato e rapito da agenti del Mossad che lo portano via nave in
Israele. Dopo dieci giorni
e' lo stesso governo israeliano ad ammettere di aver rapito Vanunu.

Solo il 5 dicembre successivo il Sunday Times decide di rivelare
l'esistenza dell'arsenale
atomico israeliano, che come consistenza e' considerato il sesto del
mondo. Nell'articolo, che
occupa ben tre pagine, appaiono le foto e le testimonianze di Vanunu sulla
produzione di
plutonio a Dimona.

Due mesi dopo il rapimento Israele rende pubblico  un foglio con la
calligrafia di Vanunu, e
sopra scritto: "Sono stato rapito a Roma il 30 settembre 1986".
Nell'agosto successivo sara'
reso noto il mandato d'arresto.  Un processo-farsa, a porte chiuse, si
tiene il 30 agosto 1987
nel piu' totale isolamento del prigioniero da ogni contatto esterno.
Vanunu viene condannato
a 18 anni di reclusione solo per aver parlato con dei giornalisti.

Il primo mese di detenzione Vanunu lo passa nella prigione di Gardera,
dove viene sottoposto
ai violenti interrogatori dello Shin Bet. Poi, sotto falso nome, e'
trasferito ad Ashkelon, in una
celletta minuscola dove la luce rimane sempre accesa. Il regime carcerario
e' durissimo,
soprattutto dal punto di vista dei contatti con l'esterno che sono tutti
annullati.

Secondo la Corte Internazionale di Giustizia le armi nucleari in quanto
armi di sterminio di
massa sono illegali. Nel caso specifico di Israele, la produzione e
detenzione di armi nucleari
mette a rischio ogni equilibrio militare nella regione, dove la tensione
tra Israele (5 milioni di
abitanti) e tutto il mondo arabo (150 milioni) e' continuamente
rinfocolata.  Vanunu, come
scienziato ed intellettuale, ha visto questo pericolo ed ha ritenuto suo
dovere informare il
mondo intero. Secondo Einstein (1946) e' compito dello scienziato mettere
in guardia sui
possibili utilizzi distorti delle proprie scoperte. Garanzie  giuridiche
per gli scienziati sono
state richieste in proposito  dal Bullettin for Atomic Scientists (1989) e
dal Nobel Joseph
Rotblat (1995).

Mordechai Vanunu, eroe per la pace in Medio Oriente, e' imprigionato ormai
da 14 anni nel
carcere di Ashkelon. Per tutti questi anni i media hanno taciuto sul caso
Vanunu, e
continueranno a tacere.
 
(fonte: testo di P. Pierart, presentato l'11 maggio 2000 al Parlamento
Europeo nell'ambito
della Conferenza europea per la pace ed i diritti dell'uomo, organizzata
dalla Fondazione
Bertrand Russel per la Pace)