Perché questa decisione così grave, per un organismo che ha ricevuto per il suo
impegno umanitario a fine del 1999 il Nobel per la pace?
La sua domanda sottolinea il rilievo della nostra posizione, i nostri obblighi
umanitari, il nostro mandato verso le popolazioni di tutto il mondo. Il gradito Nobel per
la pace ci ha spinto ancora di più a mantener fede a questo impegno di assistenza e
protezione per il maggior numero di popolazioni. Perché Msf belga ha preso la decisione
questa settimana di lasciare il Kosovo, ritirandosi in particolare dalle enclave del nord,
ciè le regioni di Mitrovica, Vucitr e Srbica dove lavoriamo da più di un anno in diretto
contatto con le minoranze albanesi nel nord e quelle serbe e rom nel sud? Abbiamo dovuto
constatare, purtroppo che la Comunità internazionale non ha mantenuto la promessa di
creare un Kosovo stabile e con condizioni di vita e strutture civili accettabili, un
Kosovo sicuro per tutti cittadini. Questa constatazione grave purtroppo riguarda fatti
concreti, un processo che abbiamo conosciuto in un anno di lavoro con le minoranze, con la
nostra passione, i nostri mezzi tecnici, le conoscenze professionali, con interventi
sanitari domiciliari con le nostre unità mobili di medici e psicologi. Tutto questo è
stato messo a dura prova negli ultimi tre mesi. Siamo stati attaccati, minacciati
verbalmente e fisicamente più volte: la situazione è diventata insostenibile.
Impossibile a questo punto per noi accettare questo processo violento di nuova
"omogeneizzazione" etnica silenziosa, portata avanti da gruppi ben individuabili
nella regione. Abbiamo parlato e denunciato la situazione ai responsabili istituzionali
del Kosovo, cioè l'Amministrazione dell'Onu (Unmik), l'Osce, la Kfor-Nato che dovrebbe
garantire la sicurezza delle persone. Ma purtroppo nessuno ci ha dato reali risposte e
garanzie di cambiamento. Mentre la condizione delle minoranze è andata via via
peggiorando. Ci siamo chiesti allora che dovevamo fare, noi così coinvolti verso le
popolazioni.
Avete denunciato pubblicamente quello che accadeva intorno a voi?
Alla fine abbiamo deciso di rendere pubblico il nostro punto di vista per denunciare le
responsabilità e le mancanze della Comunità internazionale incapace di proteggere tutti
i cittadini del Kosovo. Ricordando che la Comunità internazionale con la Risoluzione 1244
del Consiglio di sicurezza dell'Onu si è impegnata in questo senso, e invece in realtà
questo non avviene. Mancano mezzi, capacità e volontà. Una mancanza di volontà che non
si spiega davvero. Noi, come organismo umanitario con un mandato di assistenza a tutte le
popolazioni colpite dal disastro della guerra, ci siamo sentiti sempre di più messi in
discussione da queste incertezze, pesanti per chi deve fare un intervento sanitario. I
nostri medici hanno visto sparire la loro passione. Così abbiamo lanciato l'allarme
all'opinione pubblica mondiale, perché la Comunità internazionale, responsabile in
Kosovo attraverso le politiche dei più influenti governi occidentali democraticamente
eletti, e la stampa internazionale premano su questi governi perché realizzino davvero
quello che hanno promesso e che è istuzionalmente devono realizzare: la sicurezza per
tutti i cittadini del Kosovo. Questa è la ragione generale perché ci siamo ritirati. Una
scelta difficile, perché il nostro lavoro è fatto con passione e conoscenze mediche,
entrambi hanno bisogno di una protezione e sicurezza per esplicarsi, non di false promesse
umanitarie buone solo a dire che in Kosovo va tutto bene per le minoranze serbe e rom,
goranci, turche.
E' una chiamata in causa diretta anche per l'Amministratore dell'Onu, Bernard Kouchner?
E' un'accusa alla Comunità internazionale che ha preso la responsabilità nel giugno
1999 di creare l'amministrazione dell'Unmik e d'inviare truppe Nato, la missione Kfor, per
creare un Kosovo stabile, si diceva allora, per tutti i cittadini. Noi non vogliamo fare
attacchi di natura personale a Bernard Kouchner ma denunciare questa responsabilità.
Abbiamo verificato sul campo la realtà. E' tempo di fare un bilancio e accorgersi del
fallimento, almeno parziale, di quello che la Comunità internazionale dichiarava di voler
fare un anno fa. Ormai questo smacco umanitario ha, purtroppo, conseguenze politiche
gravi.
Ma, nel clima che lei descrive è possibile fare elezioni amministrative ad ottobre,
come vuole Kouchner?
Non sta a noi dire questo, Msf è un'organizzazione umanitaria. Ma certo sembra assai
difficile fare elezioni con una parte della popolazione sottoposta quotidianamente ad uno
stato di insicurezza permanente, fisica: non mi pare la condizione base per vere elezioni
democratiche. E' la stessa mancanza che ci costringe a ritirarci.
Avete voluto mandare un segnale anche agli alle altre Ong impegnate umanitariamente in
Kosovo?
La nostra decisione così radicale creerà problemi di coscienza a chi si pone davvero
in termini umanitari in Kosovo. L'atto umanitario non è neutro, si rivolge a tutti, e se
le minoranze sono colpite da una situazione grave a causa delle inadempienze della
Comunità internazionale, bisogna reagire. Le Ong vogliono proteggere tutti, ma i governi
che finanziano profumatamente la missione Onu e Nato mettono a repentaglio il valore di
questo impegno. Il nostro gesto dovrebbe essere seguito da quello di altri organismi. Ma
quanti sono quelli realmente indipendenti?