P. Celestino di Giovanbattista, 
una vita donata per l'Evangelizzazione e la Carità


P. Celestino Di Giovambattista: missionario camilliano, padre buono e generoso ha vissuto i suoi trent'anni di missione con piena dedizione alla evangelizzazione e alla carità. La sua vita è stata sacrificata la mattina del 13 ottobre 2001 alle 9,30 da una mano omicida nel carcere di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Amato e venerato come un padre, dai cristiani della città e particolarmente della parrocchia di S. Camillo (di cui è stato parroco per vent'anni), e da quanti l'hanno conosciuto e sperimentato la sua inesauribile carità questo inspiegabile e assurdo avvenimento ha sbalordito e commosso l'intera città.

Padre Celestino nel suo paese natale

P. Celestino era nel carcere, per motivi di ministero pastorale, in quanto da tre mesi nuovo cappellano dell'istituto di pena. Egli, già in fin di vita, portato di urgenza all'ospedale, nei pochi momenti di lucidità, ha perdonato il suo aggressore come Gesù sulla croce, i suoi crocifissosi. E’ spirato alle 13,15. I cristiani e i sacerdoti locali, unanimemente parlano di lui, come di un martire. Il carcere è situato nel territorio della parrocchia S. Camillo e per questa ragione è stato sempre oggetto di particolare attenzione da parte dei religiosi camilliani. 

P. Celestino, come parroco, interveniva speso nei momenti difficili, per esempio, dopo i periodi di siccità, per sollevarlo dalla mancanza di nutrimento o per portare medicine ai malati. Negli ultimi mesi, poi, essendo stata trasferita la responsabilità parrocchiale - come previsto dal programma dei camilliani - ad un sacerdote camilliano burkinabè egli aveva assunto le cappellanie dell'ospedale Valgado e della casa di pena.

Il P. Celestino, dunque, la mattina del 13 ottobre, come ogni giorno della settimana, era presente nell'istituto di pena soltanto nel suo nuovo ruolo di Assistente spirituale o cappellano del carcere. Di lui, tuttavia, dopo averlo incontrato per 20 anni come parroco di S. Camillo, ci resta soprattutto l'immagine del parroco camilliano, che predica Cristo mediante la parola dell’aiuto ai più poveri e la cura dei malati. 

P. Celestino - già sacerdote da 14 anni era arrivato nel Burkina Faso nell'anno 1972. Nei primi anni gli era stato affidato il compito di cappellano ospedaliero e successivamente di formatore dei futuri Camilliani burkinabé. E’ stato nominato parroco della Parrocchia di S. Camillo il 12 luglio 1981, dopo il rientro per ragioni di salute, di P. Lino Del Zingaro, primo superiore della missione. Egli ha svolto il nuovo ruolo impegnando tutte le sue forze, la sua creatività e il suo amore per Dio e per le genti burkinabé.

Secondo alcune indiscrezioni, il detenuto che l'ha ferito mortalmente colpendolo ripetutamente alla testa con il dorso di un'accetta improvvisamente, dalla parte delle spalle, mentre il Padre andava verso il padiglione dei detenuti, avrebbe giustificato il suo gesto omicida dicendo: "E' gente come questa che ha fatto soffrire i nostri antenati", Ma un giornalista dell'"Observateur" (15 ottobre 2001) una persona al di sopra delle parti, commenta "Tutti i parrocchiani e tutti coloro che i,hanno conosciuto e amato si augurano che il P. Celestino sia sepolto nella parrocchia S. Camillo nel cuore del Burkina Faso paese del quale, egli ha acquistata la nazionalità fin dall'anno 1999; del resto, ancora vivente, egli aveva espresso questo desiderio molte volte. Il Padre Celestino ha inciso profondamente i sentimenti dei parrocchiani, con l'intensità della sua fede; la sensibilità e la generosità di cuore di cui dava prova nei riguardi dei suoi fedeli e di chiunque altro bussasse alla sua porta. 

Padre Celestino in una festa tra familiari

Coloro che hanno avuto l'occasione di ascoltare le sue omelie possono testimoniare del suo entusiasmo sincero quando si trattava di un avvenimento gioioso (Battesimi o matrimoni) e della sua emozione dolorosa quando si trattava di defunti. In questi ultimi casi, spesso, per la sua profonda sensibilità, le sue lacrime si aggiungevano a quelle dei parenti. Anche questo è segno della sua profonda sincerità" (cf. San Evariste Barrò). Personalmente ho vissuto 15 anni nella stessa missione camilliana di Ouagadougou, in una comunità non lontana dalla sua comunità perciò posso confermare quanto è stato scritto dal giornalista. Ritengo però che sia opportuno aggiungere un cenno alle dimensioni e alle strutture della parrocchia S. Camillo per arrivare a dare un senso adeguato alle afferrnazioni fatte circa la persona e l'attività del Padre Celestino. La parrocchia San Camillo è situata ad est della città di Ouágadougou, tra la città e la savana. I suoi confini racchiudono un territorio di 200 Kmq. Essa è stata istituita all'arrivo dei Religiosi Camilliani nel 1966. In quel tempo il territorio descritto era abitato da 10.000 abitanti di cui 1000 soltanto erano cristiani ed altri 1000 catecumeni. Alla morte di P. Celestino, gli abitanti sono valutati intorno ai 100.000 ed i cristiani circa 45.000.

Il territorio disegna approssimativamente l'immagine di un grande rettangolo con il lato più stretto di 10 Km e il più lungo di 20 Km. Il rettangolo si estende nella direzione Est-Sud/ Est della città. Si tratta dunque di una parrocchia che registra una crescita rapida nel numero e nella qualità. Circa il 30% di questo territorio è urbanizzato, il resto è ancora savana. Si tratta di una parrocchia pastoralmente molto complessa, perché culturalmente ineguale: nella parte urbanizzata abbiamo istituzioni di diversa natura e persone colte; università, seminario maggiore, ospedale, carceri e molte case religiose, chiese cattoliche, templi evangelici e moschee. Nella parte savanese villaggi tradizionali, persone analfabete e grande povertà di mezzi per uno sviluppo equilibrato.

Quando P. Celestino fu nominato parroco, la parrocchia dal punto di visto pastorale era già provvista di diverse strutture ancora esistenti: la bellissima chiesa parrocchiale con una capienza di 1300 persone sedute, la chiesa del quartiere Dassasgo e dei villaggi: Sabtuana, Boulbi, Kossiarn e Tengondgo. Queste chiese hanno mediamente una base di 8 metri x 20 e possono contenere circa 500 persone.

P. Celestino durante i suoi 20 anni di responsabilità parrocchiale ha ricostruito dalle fondamenta la chiesa di Dassasgo concependola come possibile sede di una nuova parrocchia ed ha costruito altre 8 chiese per i diversi quartieri periferici e per alcuni villaggi savanesi. Si trattava di una esigenza emergente dal crescente numero dei cristiani e dalla distanza esistente tra i vari nuovi gruppi di cittadini. In stretta connessione con la necessità delle chiese come luoghi per l'assemblea dei cristiani esisteva il problema della catechesi; una catechesi che riguarda i vari strati della cristianità locale, dagli adolescenti da preparare ai sacramenti di iniziazione ai giovani da preparare al matrimonio e ai catecumeni adulti ed anziani che si preparano al battesimo. Un impegno e il grande lavoro organizzativo che tutto ciò comporta è espresso da alcuni dati statistici. I figli di genitori cristiani sono battezzati normalmente subito dopo la nascita. Ogni anno ricevono il battesimo circa 1500 bambini. Ma a questo proposito c'è da considerare che a tale scopo diverse coppie in situazione irregolare devono regolarizzare il loro matrimonio. Inoltre, circa 617 mila adolescenti prima della prima comunione e della confermazione devono seguire almeno 3 anni di catechismo. Ciò significa che il parroco deve animare, organizzare ed istruire almeno 1500 mamme e papà catechisti. Ai catecumeni adulti, normalmente, specialmente a coloro che parlano soltanto nella lingua locale, pensano i catechisti titolari, i quali hanno anche la responsabilità della custodia delle chiese periferiche e l'animazione della preghiera domenicale, quando non ci sono sacerdoti disponibili. A questo proposito, P. Celestino usava un'attenzione particolare, e lui stesso, la domenica, celebrava quasi normalmente tre sante Messe.

Padre Celestino con un suo parente a Massa D'Albe (Aq)
L’attività di P. Celestino si estendeva in modo rilevante, anche nel settore sociale. Per evitare alle donne la fatica di vari chilometri di strada per procurare l'acqua alle loro famiglie aveva fatto scavare pozzi artesiani in ogni villaggio o borgo ove viveva un gruppo significativo di persone. Spesso aiutava altri parroci a risolvere casi simili. Nella zona urbanizzata della parrocchia aveva realizzato due grandi cortili con case per ragazze madri, spesso abbandonate dai loro parenti, e per donne anziane rimaste sole. In due villaggi con un numero significativo di abitanti aveva istituito due scuole di economia domestica per ragazze desiderose di prepararsi bene alla futura missione di mamme. E’difficile ricordare quante persone ha aiutato procurando lavoro e strumenti di lavoro; quante persone ha aiutato a fabbricarsi la casa. In questo ambito possiamo ricordare la realizzazione del "Villaggio della solidarietà" con il contributo di benefattori di Massa d'Albe, suo paese di origine, appartenente alla diocesi di Avezzano (Aq). Ricordiamo infine che pagava gli studi di un centinaio di giovani tra allievi delle elementari, liceali e studenti universitari; per loro aveva realizzato delle sale illuminate per lo studio nel tardo pomeriggio.

Anche il Governo del Burkina Faso ha riconosciuto tutta questa attività, facendolo quando era ancora vivente “Cavaliere al merito dell'ordine nazionale del Burkina Faso”.

Concludo citando una descrizione di una giornata di P. Celestino assumendola dalla rivista Camilliana "Missione Salute": La sua giornata, anche se non si occupa direttamente dei malati, è un turbinio di attività. La messa il mattino presto e poi, visite ai malati della parrocchia che non possono raggiungerla; catechesi e corsi a fidanzati (o simili); corsi alle coppie di sposi per aiutarli a comprendersi e per istruirli nei metodi naturali per una procreazione responsabile; i contatti con la curia vescovile, l'amministrazione della parrocchia... insomma tutto ciò che è in genere affidato ad un buon parroco, che abbia però anche un certo numero di coadiutori. Padre Celestino è aiutato da due giovani sacerdoti Camilliani burkinabé, ma come tutti i papà anziani tiene per se i lavori più faticosi, per esempio, la visita ai malati nelle chiamate notturne. Breve intervallo a mezzogiorno per buttare giù qualcosa in fretta e furia e poi di nuovo via, con la macchina o sulla bici a seconda delle distanze, fino a sera. Cena e poi ancora conferenze, catechesi gruppi di studio o di preghiera... In questa parrocchia c'è una consistente presenza di neocatecumenali, padre Celestino segue anche questi nei loro suggestivi momenti di preghiera.

La sera rientra tardi nella sua camera: non senza aver completato la recita dell'ufficio con i suoi confratelli e aver recitato Santo Rosario, passeggiando silenzioso nella spianata situata di fronte alla (Cf. Missione Salute, ottobre 2001). 

Ora il suo corpo riposa, appunto, ai limiti di tale spianata accanto alla grotta di Lourdes. 

                                                                                                                                       P. Renato Di Menna, camilliano