Il
sig. Aldo C. Marturano, studioso e divulgatore
di Medioevo Russo, ci invia un interessante contributo su STREGHE
in quel lontano paese, che volentieri pubblichiamo.
Anche in Russia esistevano le streghe e gli stregoni, ma erano
molto più apprezzate che in Europa Occidentale nel Medioevo
e non furono perseguitate.
Esistettero le streghe russe come tali oppure erano delle vere
sacerdotesse della Luna e della Notte nei loro sabba condannate
ad un rango inferiore dispregiativo affibbiato loro dalla propaganda
della Chiesa Russa già a partire dal X sec.?
Molto si è scritto in Occidente su questi argomenti: streghe
e magia! E’ difficile perciò prescindere dalle conclusioni
a cui si è giunti in ambito occidentale, non applicandole
anche alle Terre Russe...
...
Si dicevano molte cose sulle “streghe”
nelle Terre Russe, ma per la stragrande maggioranza non erano
negative. Quando poi, con l’avvento del Cristianesimo e
la diffusione delle famiglie mononucleari, il numero delle vedove
abbandonate e solitarie che rimanevano ad invecchiare in un’izbà
isolata si accrebbe, molte byline raccontano come queste “nonne”
(bàbusc’ki) fossero delle streghe e come potessero
ammaliare il viandante che veniva da esse attirato per aver con
lui un incontro sessuale. Un sicuro indizio della loro presenza
era quando la notte di Kupala queste vecchie venivano a “rubare”
della brace per riaccendere il fuoco nella propria pec’ka…
un peccato imperdonabile!
Si diceva ancora che le “streghe” di solito si circondassero
di tanti inservienti sotto forma di animali talvolta spregevoli,
quali rane, rospi specialmente o gatti. Questi servi erano sapientemente
addestrati e mandati in giro nella notte di Kupala per svuotare,
le cantine dei vicini, succhiando loro il latte e la panna acida
(smetana) che poi rigurgitavano per dar modo alla loro padrona
di preparare il proprio pasto! Un segno dell’accostarsi
di una ved’ma era l’improvviso scomparire del latte
nella vacca, nella notte fatidica di Kupala. Un altro segno era
come queste donne sedevano a causa… della loro coda!
Come si va da una strega per chiedere aiuto o cure? E costei come
fa una diagnosi? Ecco come:
Osserva il colore della pelle delle guance, il movimento degli
occhi (!), l’eventuale anoressia, i gonfiori sul corpo,
la natura della tosse e soprattutto l’alito… Inoltre,
grande importanza si dà agli ultimi sogni del paziente
perché in essi l’“invasore” di solito
si fa riconoscere!
Le nostre streghe (o znaharki che fossero) sapevano che le malattie
che potevano colpire il corpo umano (ossia gli spiriti “femminili
cattivi” che potevano penetrarlo) erano dodici altre streghe
chiamate Febbri o Tremori e la loro residenza era la palude, i
laghi, le radure oscure ossia, in altre parole, la foresta!
Per ogni spirito “febbrile” c’era una pianta
curativa apposita …
Prima di ogni intervento farmacologico però c’erano
gli scongiuri coi quali si poteva tentare di ricacciare le donne
scarmigliate nella “loro” capanna tenebrosa fra gli
alberi e lasciare libero il malato. Accenniamo al fatto che queste
donne scarmigliate erano conosciute dagli Slavi meridionali col
nome di vily…
Che poi l’uso delle pozioni, del decotto e della bevanda
che la znaharka preparava potesse essere il più diverso
e persino il più pericoloso, non ricadeva nelle sue responsabilità,
ma nell’uso che la gente ne faceva a sua insaputa o non
seguendo i riti prescritti! Rarissimamente infatti nei racconti
popolari una donna del popolo, che vive ed è ben nota nel
villaggio come znaharka, possa essere eliminata fisicamente per
aver sbagliato una cura. Tutt’al più la si batterà
in pubblico o la si esporrà al ludibrio di tutti costringendola
a fuggire via per relegarsi in un’izbà piantata su
una zampa di gallina nella foresta acquisendo la mala nomea di
Baba jagà…
Lista dei nomi degli spiriti maligni femminili apportatrici di
febbri secondo F.S. Kapiza, 1999
Treseja Avvarjuscia Hrapuscia
Otpeja Puhleja Zhjolteja
Gladeja Aveja Nemeja
Gluheja Karkuscia Ciumà (la peste)
Una sola malattia
però era sicuramente provocata da fatture di streghe malefiche:
La consunzione! Male assolutamente inguaribile, ammenocché
non si riuscisse ad eliminare la fattura “rimandandola”
alla donna che l’aveva fatta! Non siamo riusciti a capire
di che malattia si trattasse, ma essa doveva essere niente altro
che il vaiolo assimilato alla peste (ciumà) di cui si avvertiva
di non baciare mai in viso colui o colei che ne fosse colpito!
Una fattura maligna immediata e efficace era invece il malocchio
contro il quale occorreva prendere sempre tantissime precauzioni.
Ad esempio, il malocchio è pericoloso per i bimbi perché
può condizionare tutta la loro vita. E allora?
Diffidare di quelle persone che fanno loro complimenti e cercano
di attirarli con dolci e giocattoli e munire i figli sempre di
un pezzo di ferro consacrato da portare addosso. Tuttavia, il bimbo
ha una speciale sensibilità per l’aura che una strega
o uno stregone emanano e, appena questi si avvicinano, istintivamente
si rifugia dietro la gonna della madre! Diffidare quindi di quelle
donne sconosciute che guardano con insistenza i vostri arnesi
di lavoro, l’izbà, gli alberi che avete piantato
nel giardino. Diffidare di chi è zoppo o strabico, etc.
Come faranno le donne a scoprire nella foresta le piante più
curiose che poi propongono per curare i vari malanni dei propri
congiunti? Ormai lo sappiamo: adescano e convincono le forze impure
della foresta con le loro arti seduttive!
Il più notevole vivente per stranezza, ma ottimo per la
sua efficacia curativa, che le donne riuscivano a trovare è
di certo il fungo detto ciagà (Inonotus obliquus sp.).
Non solo è il più longevo fungo che si conosca –
si sviluppa e cresce per circa 15 anni – ma è anche
il più grosso, visto che riesce a raggiungere il peso di
5 kg e più! E’ inutile però cercarlo nei nostri
boschi giacchè la ciagà cresce sulla corteccia della
Betulla (se lo trovaste sul Tiglio e sull’Olmo, sappiate
che questi individui sono giudicati inefficaci) formando degli
strani ed enormi tumori orizzontali di color gialliccio-brunastro.
Una volta che una donna ne abbia scoperto uno, deve tenere il
segreto per sé poiché se lo propala, la ciagà
sparisce o si disfa. La ciagà una specie di panacea per
qualsiasi tipo di ferita o tumore esterno (trattamento omeopatico)
e, siccome ne basta qualche grammo per farne una miscela efficace,
per anni si può (e si deve) sfruttare sempre lo stesso
fungo. E’ chiaro che col passar del tempo il fungo invecchia
e diventa sempre più compatto e più duro, ma allora
lo si può ancora usare per intagliarvi amuleti contro…
gli spiriti delle febbri!
E che dire della
polvere dei palchi di corna delle alci o degli escrementi delle
capre o quelli del maiale, animali entrambi sacri? Questi ultimi
prodotti, raccolti sui campi sempre dalle donne, seccati sulla
pec’ka e ridotti in polvere erano considerati utilissimi
farmaci…
Forse l’unico
contributo veramente maschile a questa farmacopea medievale “russa”
era il fegato fresco dei grandi pesci di fiume che serviva non
solo come boccone prelibato, ma anche come medicamento per gli
occhi infiammati dalla congiuntivite.
Dai libri
di medicina (lecebniki) medievali russi
(raccolti da V.V. Korpacev, 1989)
ll cervello
del gallo ferma la diarrea.
Strofinandosi il palato col cervello di porco aiuta a tenere i
denti più sani.
Il polmone di porco soffritto e mangiato a digiuno impedisce di
prendere la sbornia.
Nella testa del porco vicino alle orecchie vi sono degli ossicini
che seccati e triturati aiutano nel mal caduco.
La membrana interna dello stomaco di gallina, seccata e macinata
in polvere agisce da diuretico, migliora la digestione nello stomaco
e ferma la diarrea.
E non solo i
medicamenti vegetali o animali si trovano nella foresta! Anche
la famosa Acqua Acidula che sgorgava da una sorgente probabilmente
identificabile oggi nel villaggio di Izhiza vicino al laghetto
del Valdai (regione a sud di Novgorod-la-grande), era in definitiva
un “prodotto della foresta” e la si raccomandava esclusivamente
a scopi terapeutici o per cuocere pozioni (chi riusciva a procurarsene!)
magiche e si diceva che qualsiasi audace appena caduto in uno
scontro potesse ritornare in vita bevendone. Aggiungiamo che le
stesse proprietà furono attribuite successivamente alla
fonte di Narzan’ nella regione di Stavropol’ visto
che gli Osseti dell’Anticaucaso attribuivano a quest’acqua
effetti miracolosi, sempre sottolineando che tutta la Pianura
Russa è ricca di acque minerali acidule.
E qui ci fermiamo
pur raccomandando al nostro lettore di leggersi il bellissimo
racconto fiction di A. Pusc’kin, Ruslan e Ljudmila in cui
un vecchio sciamano finnico (il mago Fin) fa rivivere l’eroe
del racconto, Ruslan, proprio con l’acqua viva di una fonte
magica per la gioia di Ljudmila oppure la storia (stavolta vera!)
del principe (XV sec.) di Murom, Pjotr, che ammalatosi di una
fastidiosa dermatite trovò sollievo e rimedio presso Fevronija,
figlia di un raccoglitore di mjod, nella vicina Rjazan’.
Questa gli preparò un unguento a base di miele. Ritornato
a Murom e finito l’unguento, la dermatite ritornò
e Pjotr non trovò altro modo di curarsi, se non sposando
la sua giovane znaharka!
Aldo
C. Marturano
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