Si a riduzione Imposte dei VERDI VERDI
25 novembre 2004

Quando il popolo italiano, nel 2001 scelse la Casa delle libertà per farsi governare, lo fece perché era appena uscito da un’ esperienza totalmente negativa: quella del governo di centrosinistra.

Quel governo di centro sinistra, diventato liberale, che optava per le privatizzazioni e che, senza esperienza,  prese a predicare ciò che non aveva mai predicato e a praticare ciò che aveva sempre contestato.

La scelta del 2001 sembrava essere la considerazione giusta e normale di chi, deluso da una sinistra cialtrona, voleva verificare le capacità politica di un imprenditore liberista.

Alcuni alleati dell’imprenditore liberista erano ancora troppo ideologicamente collegati e collegabili a fatti storici poco convincenti per  un popolo di moderati,  quindi dovevano rimanere stretti al noto imprenditore per riporsi in una veste diversa, più consona all’attuale momento storico.

Così fecero. Divennero moderati che più moderati non si poteva, abiurarono  e rinnegarono il loro passato, cambiarono pelle e colore con un adattamento davvero impensabile fino a pochi anni prima.

 Altri moderati democristiani scelsero quella parte politica  per un semplice calcolo di convenienza: sapevano che il centrosinistra non era più il cavallo elettorale vincente.

La Lega non faceva testo; dopo essere stata artefice del ribaltone contro Berlusconi , la sinistra non la voleva tra le proprie file e la Casa delle Libertà fu, per i leghisti una scelta obbligata.

Ora Berlusconi da imprenditore liberista sta scegliendo quelle regole che, in una situazione economica come quella attuale,  la teoria liberista impone.

Abbassare le imposte agli imprenditori significa dare loro maggiori  possibilità di investimento. Tuttavia, investire per produrre di più senza  il conseguente aumento dei consumi sarebbe una cosa ancora più deleteria per l’intera economia del paese.

I paesi dell’Est europeo, giunti per ultimi nell’UE intascano, un crescita economica fuori misura.

La loro disperata realtà economica ereditata dal sistema comunista, la mancanza di tutela dei lavoratori e il loro  basso salario, la mancanza di leggi e vincoli che tutelino l’ambiente, consente agli imprenditori privati dei Paesi Ue di localizzare gli investimenti nei loro territori, di ridurre i costi  e di essere quasi competitivi. Questi sono problemi che tutti i Paesi Europei stanno pagando sulla loro pelle.

Indipendentemente da chi governa un Paese, ci sono oggettivamente delle situazioni che non dipendono direttamente dalle scelte economiche di governo, a cui  però bisogna trovare soluzioni.

Nelle regole teoriche liberiste e di scienza delle finanze, l’unica mossa, per incentivare gli investimenti ed uscire da questa situazione è quella che vuole mettere in pratica il Presidente del Consiglio.

Da sola però non basta e lo sa anche Berlusconi se nel suo articolo-manifesto pubblicato ieri afferma che: “”La riduzione strutturale delle imposte, combinata con un intelligente ridimensionamento e cambio qualitativo della spesa pubblica e con un duttile ricorso al deficit di bilancio, è la leva che ha permesso i più grandi risultati nella storia economica occidentale”

Riscoprire la politica del “deficit spending” implica modifiche ai trattati europei , i quali, peraltro  non sono delle costruzioni inamovibili. Se una politica di Deficit Spendig più articolata fosse  l’esigenza contemporanea di più Stati membri  allora dovrà  essere  raccolta dal Parlamento Europeo.

Gli alleati AN e UDC ora storcono il naso e aggiungono il loro dissenso, più o meno velato, a quello di una  sinistra “a tentazione liberale” che ha come unico progetto politico quello di “far passare Berlusconi come un delinquente comune”, un bugiardo e un profittatore.

Molti errori sono stati fatti dalla CDL, ma quello più grande è stato quello di dare spazio e credito a persone che hanno sempre usato l’arte della politica per arricchire loro stessi.

La CDL non gode ora di buona immagine. Gli alleati lo sanno e cercano di prendere le distanze da Berlusconi in modo da recuperare credibilità  in termini elettorali.

Mandare a casa alleati inaffidabili è l’unico modo per difendersi da questi e per far capire al popolo che essere imprenditori non è un reato ed essere stati scelti per governare un Paese  è un diritto democratico, e non bisogna  chiedere il permesso ai magistrati.

Laura Scalabrini – Presidente del Coordinamento nazionale dei VERDI VERDI   

torna alla pagina dei comunicati