Carlo Carrà

Nasce a Quargnento in provincia di Alessandria nel 1881 da una famiglia di artigiani. Nel 1895 si trasferisce a Milano, dove comincia a lavorare come decoratore murale di atrii e scale. In questa città inizia a coltivare l'interesse per la pittura. Nel 1899 emigra a Parigi dove lavora come decoratore dei padiglioni dell'Esposizione Universale del 1900, quando ha modo di conoscere la pittura francese moderna. Ritornato a Milano frequenta una scuola serale per il disegno e l'arte applicata. Solo nel 1905 grazie all'aiuto economico di uno zio può entrare all'Accademia di Brera. Dopo un primo periodo di attenzione alla pittura divisionista, nel 1910 incontra Marinetti e i pittori Boccioni e Russolo e con loro collabora alla stesura del Manifesto dei Pittori Futuristi. Nel 1912 organizza la mostra futurista presentando 11 sue opere tra cui I Funerali dell'anarchico Galli, Sobbalzi di carrozza, Ritratto di Marinetti alla Galleria Bernheim di Parigi. Nei due anni successivi, nei suoi viaggi a Parigi ha modo di stabilire rapporti con l'avanguardia cubista. In questo periodo intraprende così un percorso di ricerca per una sintesi tra Cubismo e Futurismo. Nel 1913 collabora con la rivista fiorentina Lacerba, diretta da Soffici e Papini. Alla vigilia della guerra si allontana dal gruppo dei futuristi e alcune sue opere come Carozzella e Romantici assumono un taglio metafisico. Nel 1918 espone a Roma le sue opere metafisiche insieme a De Chirico, Ferrazzi e Soffici. Nel 1921 partecipa alla mostra berlinese dedicata alla tendenza Valori Plastici con otto opere. Nel 1922 per la prima volta espone alla Biennale di Venezia e presenta I Dioscuri e La Casa dell'amore, provocando accese polemiche. Carrà aderisce a numerose mostre del Movimento del Novecento, promosse da Margherita Sarfatti. Viene considerato all'estero il maggiore esponente del Realismo magico. Nel 1931 partecipa alla I Quadriennale romana con 33 opere di soggetto per lo più paesaggistico, tra cui Cancello Rosso di proprietà della Galleria Comunale di Roma. Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale romana con 10 opere tra cui Sintesi di una partita di calcio (anch'esso della Galleria Comunale). Nel 1941 gli viene assegnata la cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1942 viene allestita la sua prima mostra antologica alla Pinacoteca di Brera con 114 opere. Dopo la guerra svolge anche attività d'illustratore per l'Odissea tradotta da Quasimodo e per La saison en enfer di Rimbaud. Nel 1950 la Biennale di Venezia gli dedica una sala e gli conferisce il Gran premio per un artista italiano. Nel 1956 la Quadriennale romana gli dedica una mostra personale. Nel 1962 Palazzo Reale allestisce una mostra storica sull'artista in cui figurano 106 quadri e 100 opere grafiche. Esce anche la raccolta dei suoi scritti di arte Segreto professionale. I suoi due ultimi quadri sono Natura morta con calice verde e Natura morta con bottiglia e chicchera.