Famiglia Fiorani

 La famiglia Fiorani giunse a S. Benedetto intorno agli ultimi anni del ‘700 poiché il mastro Ambrogio Fiorani, falegname di professione, (oriundo di Fermo ma residente a Ripatransone) fu chiamato dall’abate Pasquale De Signoribus, anch’egli di origine ripana, a sistemare gli infissi della nuova Abbazia di S. Benedetto Martire e gli arredi della sacrestia ad essa attigua. Il Fiorani decise quindi di trasferirsi con tutta la famiglia a S. Benedetto e presto venne ad imparentarsi con famiglie del luogo: la figlia Margherita sposò lo scarparo possidente Merlini Pietro Giacomo del fu Domenico Antonio (per intenderci saranno poi, i nonni di Merlini Pietro che lasciò i suoi averi all’asilo che oggi è intestato a lui e a sua moglie), mentre il figlio Giuseppe sposò Carmelitana figlia del parzionevole Pasquale Sciarra. Giuseppe Fiorani, a sua volta, ebbe a rifare gli infissi degli uffici pubblici (scuola e locali per il vicario) agli inizi del XIX secolo.

In data 6 Febbraio 1801 mastro Ambrogio sottoscrisse con il futuro genero Pietro Giacomo Merlini, l’atto con il quale venne elencata la dote che si impegnava a corrispondere alla figlia Margherita, dal seguente tenore: un letto computo, scaldino di rame, mobili di noce, coperte di  lana e di lino, lenzuola, camicie, calzetti, tovaglie, salviette, fazzoletti da testa, fazzoletti da spalle, abiti da sera, polacchine, sottane, bustini, diverse paia di scarpe, medaglie d’argento da corona, orecchini, pugnali, spadette, coralli ecc… In data 23 Novembre 1801 invece per il matrimonio tra Giuseppe Fiorani e Carmelitana Sciarra, il padre dello sposo si impegna a donare la terza parte di tutti li suoi beni mobili, stabili e semoventi mentre il paron Sciarra offrì in dote alla figlia Carmelitana quanto segue: cassa di noce con serratura, con dentro camicie di panno e di tela, salviette, sciugatori. Inoltre sciugamani, fazzoletti di tela velata, lenzuola, coperte, busti, pettini, guarnelli, sottane, polacchine, scarpe, pianelle, fibbie di argento, granatine, puntale d’argento, bottoncini d’argento, corona di cocco con crocifisso d’argento e un’altra con testone di Papa Alessandro, un paio di orecchini d’oro ecc…

Dall’unione di Giuseppe e Carmelitana nacquero otto figli, tre dei quali, seguendo la vocazione familiare presero i voti, mentre Anastasio, il quinto figlio divenne priore Comunale oltre a ricoprire la carica di Vice Console di Spagna, Parma e Piacenza. Nel Gennaio del 1834 Anastasio sposò la nobildonna offidana Felice Pongelli Palmucci (discendente dai Pongelli di S. Anatoglia in Umbria, ramo estintosi, e dai Palmucci di Offida) e le nozze furono ufficiate dallo zio di Anastasio, don Natale Fiorani arciprete della Cattedrale della diocesi di Ripatransone.

Dalla loro unione nacquero sei figlie, prima delle quali, ed unica che sopravvisse, fu Marianna nata a S. Benedetto il 15 di novembre del 1834 e sposa il 26 aprile del 1854 all’avvocato romano Piacentini – Rinaldi Agostino. Il giorno prima delle nozze e cioè il 25 aprile, all’epoca giorno non ancora festivo, sotto il Pontificato di Nostro Signore Pio Papa IX felicemente regnante, l’anno VIII del suo glorioso Pontificato Indizione XII  i nobiluomini Piacentini – Rinaldi dottor Agostino e il di lui padre Signor avvocato Giuseppe del vivente Benedetto Piacentini – Rinaldi domiciliati in Roma e la donzella Signora Marianna figlia del Signor Anastasio Fiorani stipularono in casa di quest’ultimo, dopo trattative felicemente portate a termine il seguente atto, redatto da Luigi Maria Neroni, notaro pubblico: la celebrazione del matrimonio in faccia della Chiesa si faccia secondo i canoni e riti della ecclesiastica liturgia, il signor Avvocato Giuseppe Piacentini – Rinaldi padre dello sposo promette e si obbliga di ricevere in casa la futura nuora, dare ai sposi, e prole da nascere trattamento d’abitazione, vitto, e vestiario convenevole alla propria condizione ed allo stato economico di sua famiglia; Viceversa il Signor Anastasio conoscendo che il matrimonio è gravoso nel senso di mantenere convenevolmente la sposa, e prole futura, intende d’assegnare come assegna a questa sua figlia per titolo di dote la somma di scudi cinquemila. Siccome per altro il medesimo non si trova di avere in contanti questi scudi cinquemila, talché per farne il versamento occorrerebbe alienare una buona parte dei fondi del di lui patrimonio, del quale in ultimo risultato andrà ad essere erede la medesima sposa come unica di lui figlia, così è stato convenuto che possa esso dotante ritenersi questa dote, e che perciò finché sarà in vita non ne sia obbligato di sborsarla. In quanto ai frutti di questi scudi cinquemila concordamente si obbligano al saggio del quattro per ogni centinaro, ed anno e cominceranno a decorrere un’anno dopo seguito il matrimonio. Dipendentemente da tale assegno, e nel caso che i signori sposi non potessero convivere nella casa paterna, il signor avvocato Giuseppe Piacentini – Rinaldi promette e si obbliga di dare al suo figlio signor Agostino un capitale in effetti patrimoniale non minore di scudi diecimila, ovvero un assegnamento corrispondente al frutto di detto capitale a libera scelta dello stesso signor avvocato.

Estintosi il ramo maschile le proprietà Fiorani passarono agli eredi Piacentini - Rinaldi.

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