Il monastero di Sant'Antonio

 

SPLENDORE E DECADENZA DEL FAMOSO MONASTERO FRANCESCANO

DI SANT'ANTONIO DI PADOVA

In località sovrastante, presso le falde del Monte Porrara, sorge la bella chiesa di Sant'Antonio da Padova. Le fanno corona antiche reliquie di mura claustrali dove un, tempo si svolse una fervida attività di preghiera e di misticismo. Il luogo indubbiamente dovette favorire quella comunità monastica a celebrare la vita dello spirito, se, come rinveniamo dai documenti d'archivio poco noti ed affatto inesplorati, fiorente fu quel centro di vita religiosa e di studio. Dell'antico convento che ospita attualmente la Scuola Professionale di Palena, sono visibili ancora le strutture architettoniche simili, nel critrio ispiratore, a tanti altri conventi del genere che fecero fiorire in Abruzzo le comunità francescane.

Prima ancora di tracciare le linee generali della storia del convento francescano dedicato al Santo di Padova, è ben ricordare che il popolo palenese ha in grande venerazione quella località anche se, dopo la magnificenza d'un tempo, il convento è stato avvolto, ormai è quasi un secolo, da abbandono ineluttabile. Le generazioni che si avvicendano ricevono quasi per legge ereditaria il trasporto di venerazione per la chiesa di Sant'Antonio, e sono moltissimi i palenesi residenti all'estero che nutrono la passione per l'antico luogo sacro, meta di pellegrinaggi di devozione a S. Antonio. Caratteristica la festa del Santo nel mese di giugno, stagione dei gigli e delle rose. Da secoli, una folla di fedeli si riversa in quella occasione in detta località per trascorrervi una giornata di singolare distensione religiosa e di efficace ristoro psico-fisico.

Nei tempi passati, fino a pochi anni addietro, le mamme scioglievano i loro voti al Santo con la vestizione monacale francescana dei bimbi o con la deposizione dei piccoli sai ai piedi del Santo, dopo un anno di imdossamento Bella e suggestiva questa manifestazione di fede, oggi quasi caduta in disuso. Quanta beatitudine, quanta luce e serenità dovè infondere nell'anima di quegli umili e grandi religiosi l'incanto di queste elevate balze avvolte di aria pura, in un luminoso scenario offerto dalla natura, tra l'ampia cerchia dei monti della Maiella, le cui caratteristiche cime si distendono solenni a ponente, priettando massicce ombre sull'ampia valle aventina. Dalle pendici del monte, coperto da una ricca vegetazione arborea e infoltita da rosseggianti cespugli di cornioli, scorrono, numerosi ruscelli che fanno luccicare le fresche acque fra le degradanti colline. Questa località, denominata negli antichi tempi Villa Galardi dall'epoca della costruzione del convento francescano prese la denominazione di Aia dei Cordoni, cioè dei monaci. Quivi sorgeva l'antichissimo monastero di San Cristinziano di cui è fatta mensione in una donazione dell'anno 1065 di alcuni monasteri della Valle dell'Aventino, da parte del Conte Borrello, al Vescovo Longobardo Azzon, capo della Diocesi Teatina (Ughelli Ital. Sac. Teat. Episc. pag. 849). E' facile arguire come sull'area occupata dall'antico monastero fosse costruito quello francescano di cui ci stiamo occupando.