XVII secolo. I panni lana e la ceramica

 

PALENA INDUSTRIALE UN ALTO COMMISSARIO REGIO VISITA LE DUE PIU'IMPORTANTI INDUSTRIE LANIERE DEL REGNO: I LANIFICI DI ARPINO E DI PALENA. RELAZIONE DELL'ALTO COMMISSARIO GOFFREDO DE BELLIS SUI LANIFICI DI ARPINO E DI PALENA:

"Uno dei principali incarichi a me commesso con regal carta del 23 settembre decorso, fu di visitare con diligenza l'e Fabbriche de' Panni di Arpino e di Palena, vederne lo stato, esaminarne quali miglioramenti possono farsi, quali incoraggiamenti si possono accordare, acciò vadano esse alla perfezione, ed infine trattare coi Fabbricanti Capitalisti per vedere se concorrono a fare altrove qualche stabilimento, anche per prendervi da S. M. parte alla manifattura per un incoraggiamento migliore.

La visita ai Lanifici di Palena

Riflessioni particolari intorno alle Fabriche di Palena In quanto, alle Fabriche di Panni di Palena, vede V. Scc. che i suddivisati articoli di provvidenze, e di misure da prendersi dal Governo per Arpino, possono ben essere comuni, ed adattarsi egualmente ai Lanifici di Palena.

In ordine a questi però mi vedo in debito di umiliarle alcune poche osservazioni, ed avvertenze tutte particolari a questo luogo per la infelicissima sau locale situazione, e poi la speciale condizione, a' quali è soggetto l'esercizio del suo lanificio. Debbo premettere, che le Fabriche de' Panni di Palena sono una diramazione, o come una colonia degli Artieri e fabricanti di Arpino. Di là richiamarono i Palenesi quest'arte nella loro, Patria. Però in Palena i Panni non possono essere portati a quel grado di bontà, poiché concorrono ivi delle altre cause che ostacolano il miglioramento. 'Situata Palena sull'alpestre dorso della Maiella, è pressoché inaccessibile da qualunque lato; i trasporti de' generi occorrenti per le fabriche, e quelli degli stessi Panni ne' luoghi dello smaltimento, i Fabbricanti non possono eseguirli, che a schiena di muli, e con gravissima difficoltà ne' migliori tempi, poiché nell'aspra stagione il traffico anche de' pedoni in quel paese è pressoché interamente interrotto dalla indicibile malagevolezza delle strade.

Urgente necessità di una strada rotabile

Quindi è che l'impedimento al grave dispendio del traffico assidera l'arte, e i Fabricanti non potendo concorrere cogli Arpinati, si mantengono in una più ordinaria costruzione sulla quale solamente trovano un certo guadagno. Pure Palena non è distante da Roccaraso, donde passa la strada Regia degli Apruzzi, che di soli 8 miglia. Or che non vede, che aprendosi un ramo di nuova strada Roccaraso a Palena, questo solo basterebbe a rianimarvi quest'arte, che è la sola sostentatrice di quel paese ! Altronde sarebbe assai utile per lo più breve, e libero commercio dell'Apruzzo Citra e Ultra colla Puglia aprendosi questo ramo di strada da Roccaraso a Palena e quindi continuandolo fino a Lanciano. -Anzi, mi sorprendo, come sinora non siasi mai pensato a questo Ramo di strada infinitarnente più breve, e più comodo per la facile comunicazione degli Abruzzi colla Puglia.

LA CERAMICA

Oltre alla fiorente industria laniera, altro vanto della nostra cittadina è stata nei tempi passati l'arte della ceramica, che ha lasciato nei centri grandi e piccoli d'Abruzzo ed altrove, segni profondi di una produzione artistica ammirata e lodata per la sua raffinatezza. A quale epoca deve farsi risalire quesla nobile attività artistica palenese? Non disponiamo, -purtroppo, di notizie storiche per stabilirlo, in quanto la distruzione quasi generale sofferta dal nostro paese nel periodo dell'ultimo conflitto, ha spazzato via documenti preziosi, custoditi prima nell'antico Archivio Comunale ed in quello parrocchiale e successivamente nei terranei del Castello Ducale. Seguendo il corso delle vicende storiche, l'arte della ceramica dove sorgere ed affermarsi in tempi ancora più lontani di quanto oggi possiamo immaginare. Nel Catasto Onciario di Palena dell'anno 1753, conservato nell'Archivio di Stato di Napoli, figurano alcuni "pittori di majoliche" e "faenzai". Ci è intanto possibile stabilire che nel secolo XV, e precisamente durante il periodo del Regno di Ferdinando 1 d'Aragona, in seguito all'alleanza militare che questo sovrano strinse con gli Sforza di Milano, ed anche dai vincoli matrimoniali che scaturirono fra questi due nobili casati, si vennero a creare fra il Milanese, la Toscana, le Marche e il Regno di Napoli proficui rapporti commerciali fra queste regioni, dando modo, a molte famiglie di artigiani ed artisti di spostarsi dal nord al sud della penisola. Specialmente a Palena convennero "artieri" dell'arte della lana, della ceramica e dei cappelli, allettati oltre dalla bellezza naturale di questi luoghi, dall'attività redditizia e fonte di benessere derivanti dai lanifici, mulini e dagli opifici della ceramica.

Gli " artieri " dell'arte della ceramica venivano chiamati dai palenesi " faenzai ", ad indicare, cioè che alcuni di essi, in origine, erano provenienti dal centro emiliano di Faenza, famosa per la ceramica, fiorita intorno al '400 e dove oggi ha sede l'importante Museo Internazionale della Ceramica. Fra le tante famiglie che si trasferirono a Palena per esercitarvi l'attività di ceramista, possiamo citarne alcune, come ad esempio i COMO, che dal Milanese si trasferirono a Napoli e successivamente a Palena, intorno al sec. XV. Il centro lombardo di COMO, infatti, fin dall'epoca dei Normanni in Sicilia, fornì a quella dominazione i famosi " maestri comacini ", specialisti nel taglio della pietra, artisti che contribuirono decisamente a caratterizzare le opere monumentali che abbellirono l'isola incantevole di monumenti gotici.

La ceramica, in Corno, doveva essere certamente un'attività parallela a quella dei detti " maestri comacini ". Un avvio, dunque, dell'arte ceramica a Palena, dato da maestranze qualificate e consacrate, come tali, nella storia dell'arte. Ma, continuando l'escursus storico, appena interrotto, dobbiamo subito segnalare i Pulsinelli che invece, provenivano dal la Ciociaria, certamente da un paese lungo la valle del fiume Liri; i Del Mastro, imparentati con i Paterra di Palena, provenienti anch'essi dal Lazio; i D'Emilio, forse, erano originari di Faenza nell'Emilia, e così tante altre famiglie di ceramisti immigrarono a Palena, quali i D'Eletto, i Taraborrelli. Quali i motivi del sorgere di tale bella attività a Palena? Certamente, oltre a disporre della particolare e squisita qualità della materia prima, l'argilla, composta di speciali ele, menti chimico-minerali, per ottenere più raffinati manufatti quanto a qualità, i ceramisti palenesi si servirono delle acque del fiume Aventino, installandovi lungo le tante cascatelle mulini per lo spurgo e la macinazione delle materie prime, quali silice, stagno ed inoltre disponevano comodamente ed abbondantemente di legna da ardere per l'alimentazione delle fornaci ordinate alla cottura del prodotto finito.

Dopo il secondo conflitto mondiale, le nostre comunità montane, i cui membri superstiti si erano ritrovati, sia pure per poco tempo ancora, intorno ai propri focolari domestici distrutti o rovinati, si dissolsero con l'esodo in massa verso altri paesi. E' vero che le condizioni economiche seguite all immane distruzione della guerra non avrebbero consentito una tranquilla sovraesistenza di tante famiglie, ma è pur vero che il miraggio di facili guadagni in terra straniera, fece da molla propulsiva nel motivare tale massiccia partenza che spopolò i nostri antichi Comuni, sempre caratterizzati dalla tenacia della propria gente. Così, le tante antiche attività artigianali ed artistiche, che avevano dato la misura esatta, nel corso dei tempi, del genio creativo di tante famiglie, si spensero quasi d'incanto. Ci sembra doveroso,, sotto il profilo della verità storica, iniziare la rassegna degli ultimi ceramisti o faenzai. che fanno quasi per dire da ponte tra le generazioni passate di cui sorte, perché l'attività della ceramica non si spegnesse del tutto nel nostro Comune montano.

Va ricordato innanzitutto il bravo e tanto lodato Nino D'Emilio, autentico figlio di Palena, per antiche radici ed interprete originale della tradizione ceramista. Uscito nella preparazione di base dalla scuola paterna, molto egregiamente affermata da Francesco D'Emilio, figura di onesto, estrosissimo artigiano e cittadino esemplare, il giovane Nino, ebbe in sorte di poter curare la sua formazione culturale, prima frequentando nel Capoluogo di Provincia le Scuole Tecniche del tempo, segnalandosi come alunno modello. In prosieguo di tempo, attratto dal richiamo di sangue per l'attività paterna, a cui già si associava validamente e congenialmente il fratello Falcuccio, Nino volle raffinare il suo talento ereditario, ponendosi alla Scuola dei ceramisti napoletani di Capodimonte e come alunno di tanta scuola, dopo alcuni anni, ne uscì arricchito di esperienza artistica e professionale da connotarsi come ceramista apprezzatissimo dal celebre Direttore di detta Scuola, Commendator Rabuffatt.

Il quale ultimo, godendo già di elevata rinomanza, volle personalmente recarsi a Palena e rimanervi alcuni giorni per studiare, e riffettere sulla produzione di ceramica che si metteva in vita. Un maestro esemplare che intese seguir un discepolo meritevole anche dopo la scuola. Le cronache locali del tempo (anno 1921) sui quotidiani allora editi, dettero notevole spazio e risaltoal primo convegno abruzzese dei ceramisti regionali, convegno promosso e realizzato dall'indimentic abile Sindaco del tempo Comm. Dott. Vincenzo D'Onofrio. Apprezzatissimi furono i seguenti lavori del D'Emilio:

1) "Il Cristo alla Colonna"

2) La scena dantesca di " Caronte che tragitta le anime ".

Saggi di arte che furono dalla critica ritenuti di gran pregio. E' da rilevare che la personalità dell'artista si era arricchita degli apporti della scuola del Cascella Basilio di Rapino, nella quale era entrato dopo quella napoletana di Capodimonte. Sicché dagli anni venti (immediato dopo primo conflitto) fino alla seconda guerra mondiale; egli era venuto affermando sempre a più largo raggio dí notorietà la sua geniale vena artistica, producendo pezzi che venivano ricercati ed acquistati dovunque, anche all'estero. Si potrebbe dire che, associandosi egli ai due predetti familiari, il padre Francesco ed il fratello maggiore Falco, abbia recato nella fabbrica dei D'Emilio, già affermata, una integrazione che doveva connotare di rinomanza e di valore artistico la famiglia stessa. Infatti, mentre i congiunti, a principiare dal padre Francesco erano specialisti. nel modellare l'argilla e nel fabbricare col caolino forme diverse di oggetti, Nino sapeva, da par suo, portare ad esprimere con arte, con le sue belle decorazioni, gli oggetti stessi. Una famiglia che, dunque. lavorava di concerto e dava così lustro alla cittadina di Palena, attraverso la notorietà che si procacciava con le opere.

Molti i soggetti trattati da Nino: panorami. pittoreschi, piatti, anfore, statuette, servizi da the, da caffè e via dicendo. Ma la guerra ultima dissolse la coesione familiare, perché al decesso del padre seguì, poi, quello del fratello maggiore e Nino si ritrovò solo ancora per pochi anni, nell'immediato dopo guerra a ridar vita all'attività tanto amata e tanto praticata. Egli mantenne viva la tradizione fino a pochi anni or sono, fino, cioè, al suo decesso avvenuto a Chieti nel 1973. Parallelamente ai D'Emilio, però nel dopoguerra, agivano anche i membri della famiglia Pulsinelli. Essi costituiscono anche come i D'Emilio un esempio più unico che raro, esempio di attaccamento alla propria terra, alle tradizioni, al genio della propria gente. Hanno saputo dare a Palena, in tanto sfacelo dei valori affermati dalle vecchie generazioni, i fratelli Remo, Antonio e Mario Pulsinelli, giovani ormai maturi, che cresciuti alla scuola di ceramica del padre Attilio. sono anch'essi rimasti legati alla loro atavica tradizione di ceramisti e, senza scoraggiarsi, per il riavvio duro e penoso alla predetta attività, hanno finalmente riportato Palena al prestigio dei tempi andati. Sono gli unici, infatti, dopo la scomparsa dei D'Emílio, che hanno portato a rivivere con manufatti di gran pregio artistico, l'estro creativo delle epoche passate, nello specifico contesto della ceramica.