verso il XX secolo

 

IL TRAMONTO DELL'INDUSTRIA PALENESE

La decadenza della fiorente industria palenese, è da ricercarsi anzitutto sull'assenza completa del GOVERNO NAZIONALE, abbandonando a se stesso il Mezzogiorno d'Italia, dopo l'unificazione. Soltanto il Cavour aveva avuto il sentore della penosa tragedia che si sarebbe abbattuta sull'ex Regno di Napoli qualora non si fosse presto provveduto con interventi a favore soltanto del Mezzogiorno per scongiurare tale pericolo. Ma il grande statista piemontese venne improvvisamente a mancare all'età di 51 anni ed il progetto, che egli aveva nella mente di venire presto in contro alle popolazioni del Sud, con onestà e giustizia, rimasero sepolte con la sua scomparsa. Il capitombolo pauroso subiito dall'industria palenese oltre che dell'abbandono generale cui fu condannato il Mezzogiorno d'Italia, fu dovuto anche alla vergognosa serrata degli arricchiti capitalisti locali i quali, nell'anno 1875 preferirono rinunziare a questa attività che ora si dimostrava passiva a causa dell'alta barriera doganale abbattutasi con l'unificazione della Nazione, per investire il loro danaro in acquisto presso altri centri abruzzesi di terreni di prima qualità, con la certezza di riposare sulle rendite agrarie. Soltanto i piccoli industriali di Taranta Peligna e di Fara San Martino continuarono con sacrificio a tenere in efficienza i loro modesti lanifici e tintorie, ed oggi se ne vedono i risultati positivi. Le piccole industrie artigiane quali quelle dei cappelli, della colla forte e della ceramica, attività che impiegavano per lo più, ristretti nuclei familiari, fino all'inizio dell'ultimo conflitto, cessarono la loro attività principalmente per la distruzione degli opifici nel 1943.

LA FORNACE " OFFMAN "

All'inizio dell'ultimo conflitto mondiale sorgeva nei pressi delle sorgenti del fiume Aventino la fabbrica di laterizi " Hoffman " che per l'ottima qualità dell'argilla dava prodotti rinomati. Essa costituiva l'unica fonte di vita rimasta a Palena, con l'assorbimento della mano d'opera di un centinaio di lavoratori locali. Distrutta la fabbrica, i componenti la Società, sia per mancanza di mezzi, che per delittuosa testardagine di alcuni di essi, non provvidero a ricostruirla, nell'interesse della Società stessa e dei lavoratori paesani. Dal momento che quel terreno livellario è stato già richiesto dalla Amministrazione Comunale per la reintegra, sarebbe più che opportuno, addirittura urgente farvi risorgere un moderno complesso per la produzione di laterizi che arresterebbe in certo qual modo la penosa e finora irreversibile corsa all'emigrazione senza ritorno,. E' noto che la cittadina laziale di Arpino, al pari di Palena, aveva fino al secolo scorso la sua industria laniera; oggi, questo piccolo, centro dispone di alcuni complessi industriali ove lavorano oltre quattromila operai. Soltanto Palena è rimasta la terra dell'oblio. " Usque tandem ".

NOSTALGICO RICORDO

Come si osserva da un suo panorama esistente fino al novembre del 1943, la vecchia Palena era nel medioevo tutta raggruppata ad oriente, sulla roccia sovrastata dal suo superbo Castello Ducale, quasi vigile aquila appollaiata, tesa a proteggerla dai nemici che volessero osare contro il suo nido. In alto, sullo sfondo, i due solenni colossi di pietra: il Monte, Coccia e il Monte Porrara, quasi si direbbe posti dalla natura per ripararla dai freddi rovai. In basso, le festose acque dell'Aventino, linfa insostituibile per una vita operosa, animavano i numerosi opifici lanieri e mulini fino al secolo scorso in Palena. Sulla sponda opposta, sono visibili tuttora i vetusti ruderi del pilone est del " Ponte Romano " confortati da vegetazione rupestre, su cui passava la ramificazione della " Via Numicia " che univa Palena a juvanum. per proseguire nel Sannio. Alla sua sinistra, sopra una superba roccia, si staglia in tutta la sua maestosità il tempio del Protettore San Falco, col suo alto campanile che eleva nell'azzurro del cielo il segno della cristianità e dell'amore fraterno di questa comunità che la storia fa resistere alla sfida inesorabile del tempo. L'antica " Terra di Palena ", densa di vicende storiche liete e tristi, attraverso l'inesorabile fluire dei secoli passati, si proietta oggi nell'avvenire con nuove speranze, con tenaci propositi di continuare sulla via del suo destino. Il suo nome correva una volta sulla penna di tanti scrittori che ammiravano la tempra gagliarda dei suoi figli, legati sempre alla vita operosa, alla famiglia, all'altare. Il caratteristico panorama che si ammirava per la sua ridente posizione tanto, caro ai palenesi lontani che lo richiamavano con nostalgica commozione alla memoria, ogni volta che si ridestavano sentimenti di affettuoso trasporto verso la terra lontana, la vecchia Palena fu nel triste novembre del 1943 barbaramente distrutta dai nazisti che la ridussero un mucchio di macerie fumanti simile a Cassino !