I Benedettini a Palena nell'VIII secolo

 

I BENEDETTINI ALL'AVANGUARDIA DELLA RINASCITA DELL'ABRUZZO

 

A sollevare i miseri superstiti scampati dall'infernale valanga barbarica, fu la grande opera dei monaci benedettini che illuminati dalla luce del Cristianesimo infusero amore e speranza alle tristi popolazioni, guidandole verso la rinascita. E' ovvio che il proposito dei cenobiti di S. Benedetto fu di risollevare le sorti delle popolazioni oppresse dai Longobardi. Nell'anno 703, dopo Montecassino. ecco sorgere sulle rive del Volturno il MONASTERO DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO, ad opera del Conte Gisulfo di Benevento, il quale provvide a dotare i Benedettini di una vasta estensione di terre. Ottenuta questa donazione di estese terre, i Benedettini iniziano la dura lotta di redenzione che esplode in tutto il suo vigore, nel nome di Cristo e col monito caratteristico " ORA ET LABORA ", monito che essi lanciarono ai fratelli più deboli, ai figli della gleba, non per trattarli come schiavi, ma come buoni vassalli del monasetro, proponendo loro un ideale di vita che al puro misticismo sostituiva la realtà operativa seppure religiosa della esistenza. Opera veramente preziosa fu la lotta per redimere la terra dall'avvilente abbandono cui era ridotta, ridestandola alla fecondità e al rigoglio, primo elemento indispensabile della vita. 1 benedettini si spinsero verso gli alti monti dell'Abruzzo, dove, prima dell'altipiano, fondarono un monastero sui ruderi di un tempio a Diana, denominandolo SANCTA MARIA DE QUINQUEMILIA e subito dopo, raggiunta la valle dell'Aventino, quello di SANCTA MARIA DE PALENA.

Questi due monasteri vennero riconfermati da Carlo Magno nell'anno 774, come risulta dal " Chronicon Volturnenses ". Da questa documentazione storica, Palena in quei lontanissimi tempi aveva certamente una grande importanza, sia sotto il profilo della sua posizione ideale che le offriva pascoli in abbondanza, acque e le prime rudimentali industrie laniere, con i mulini, ma anche, da quanto ci è stato riferito dalla tradizione, fu certamente, dopo Sulmona, uno dei primi centri dove si irradiò la luce del Cristianesimo, da quanto ci tramanda la tradizione. Certamente l'opera ricivilizzatrice dei Benedettini fu veramente provvidenziale poiché era la sola, la più idonea organizzazione di quei tempi, per ridare slancio e vigore alle avvilite misere popolazioni, ridotte fra l'altro alla più oscura ignoranza. Monte Cassino e San Vincenzo al Volturno si trasformarono in febbrili fucine, in fonti provvidenziali dai cui centri si arradiarono i legionari di Cristo a guidare le redivive popolazioni verso il cammino della civiltà e dell'amore fra i popoli.

Palena, fino a sei sette anni fa, conservava sull'alto di un arco che collegava l'imponente edificio della famiglia Campana, in contrada della Valle, con un altro attiguo, un antichissimo affresco raffigurante il Martire San Vincenzo; a pochi passi sorgeva il vecchio Municipio. I tecnici del Genio Civile di Chieti, per scongiurare il pericolo di un crollo imminente, decisero di farlo abbattere. Non resta ora che soltanto una foto a ricordo dell'antico affresco. Ma tornando ai Benedettini, si dovrà notare che mentre, dovunque, in Italia, si provvedeva febbrilmente al riassetto del paese, sconvolto negli anni precedenti dalle devastazioni subìte ad opera dei barbari, nell'anno 820 si ebbero dal sud della penisola le prime incursioni dei Saraceni, i quali, dopo aver devastato tutto l'oriente, passati dall'Africa in Sicilia, e di qui, sbarcati a Taranto, scacciarono i Greci, seminando ovunque terrore e distruzioni orrende. Avanzando dall'Italia meridionale, raggiunsero l'Abruzzo, continuando a distruggere e saccheggiare spietatamente tutto ciò che fino allora era stato ricostruito. 1 monasteri e le chiese furono i primi ad essere presi. di mira, saccheggiati ed arsi con sacrilego vandalismo.

Sicché, anche questa volta le martoriate popolazioni fuggivano terrorizzate, rifugiandosi sulle alture sulle quali potevano così sottrarsi alla furia devastatrice e spoliatrice dei nuovi barbari. A queste calamità si aggiunse nell'anno 847 un'altra: lo spaventoso terremoto che nel Sannio e in Abruzzo rase al suolo tanti paesi, non risparmiando alcun centro abitato. Ne parla, fra l'altro, Luca Ostiense. Intorno all'anno 890 dovette sorgere il Monastero di San Nicola di Coccia, secondo quanto si legge nel " Chronicon Volturnense ". I monaci vi edificarono anche l'"Hospitium" per accogliervi pellegrini di transito. Subito dopo ne sorse un altro con le stesse caratteristiche del primo e sempre ad opera degli stessi Benedettini, nei pressi di Palena, intitolato a SAN ANTONIO ABATE, protettore degli animali, nel sito, dove oggi, dopo le distruzioni belliche dell'ultimo conflitto, sorge il Rione Frentano.