Il periodo Svevo

 

IL FECONDO E MOVIMENTATO PERIODO SVEVO

 

Nell'anno 1176 Federico Barbarossa, battuto a Legnano dalle forze dei liberi Comuni, si affrettò a concludere col papa e coi liberi Comuni una tregua decennale e quindi rientrò in Germania. Questo leone morente non volle rassegnarsi a lasciare la preziosa preda, l'Italia; difatti, prima della sua morte, con un'abilissima politica matrimoniale, riuscì a far sposare suo figlio Enrico IV con la bella Costanza di Altavilla, erede del Regno di Sicilia, salvando così la potenza degli HOHENSTAUFENN con quella dei Normanni. Nell'anno 1189, dopo la morte di Guglielmo il Normanno, due irriducibili partiti turbarono il Regno di Puglia e di Sicilia. Uno faceva capo a Tancredi di Altavilla, cugino del re deceduto, mentre l'altro si era schierato ad Enrico IV di Casa Sveva, figlio di Federico Barbarossa. Tancredi ebbe il sopravvento sull'altra fazione e venne incoronato a Palermo nel 1190 mentre Enrico IV fu coronato a Roma dal papa Celestino III Giunto a Napoli per assumere il possesso del Regno, dovette abbandonare la città partenopea per l'infierire della peste. Pochi anni dopo i due contendenti morirono. Enrico IV, prima della sua morte (avevà soltanto 32 anni), raccomandò il figliolo, Federico di appena 4 anni al papa Innocenzo III, il quale esercitò la sovranità del Regno con un consiglio di reggenza, sperando di avere ben presto nel ragazzo un docile strumento per i piani di dominio universale del papato, ma soprattutto per averlo come condottiero nell'impresa di una nuova Crociata in Terrasanta (la V).

Raggiunta la maggiore età, Federico venne incoronato imperatore e si rivelò ben presto uno dei più grandi monarchi del tempo. Figura veramente luminosa per vasta dottrina e grande ingegno, istituì la Scuola Siciliana, cioè la prima accolta di poeti e pensatori che scrissero nella lingua del popolo o " volgare italiano ", invece che in latino. Altra importante opera del grande Imperatore fu la nuova Costituzione del Regno che realizzò rimaneggiando e adattando ai tempi quella precedente di Ruggero Il Normanno. Infatti riordinò il Regno sottomettendo i Baroni, alcuni dei quali, a lui ostili, si erano schierati in favore del Papa Gregorio IX quando il pontefice aveva scomunicato l'Imperatore perché si era rifiutato di partire per la Terrasanta. Fu proprio a seguito di tale scomunica che i baroni si schierarono parte con l'Imperatore e parte in favore del Papa. Ne scaturì una lotta feroce in tutto il Regno. Era fatale che anche l'Abruzzo venisse coinvolto nella lotta scatenata fra le due fazioni.

IL CONTE TOMMASO VINCIGUERRA DI PALENA

Dopo la sconfitta delle milizie pontificie, Federico, Il obbligò il papa Gregorio IX a liberarlo dalla scomunica (anno 1230). Successivamente l'Imperatore sbaragliò le forze dei Comuni a Cortenova, impadronendosi persino del Carroccio di Milano. Alla battaglia prese parte il Conte Simone di Chieti, padre di Costanza la quale si unì in matrimonio col Conte Tommaso di Palena anch'egli partecipe della guerra combattuta da Federico contro i Comuni. Dal matrimonio del Conte Tommaso con Costanza, nacquero tre figliuoli: Simone, Odorisio e Florisenda. Il Conte, uomo molto religioso, donò alla chiesa di San Tommaso Martire di Palena (oggi è rimasta soltanto la denominazione inerente alla contrada ad est di Palena: San Tommaso, al di sotto di Cerro di Monte), alcuni appezzamenti di terreno, in quanto quella era la chiesa degli OBLATI ed oblati ne divenne il donatore con la sua famiglia.

LA BEATA FLORISENDA DI PALENA.

Nata nel Castello di Palena nell'anno 1239 e cresciuta nell'ambiente nobile e cristiano della sua famiglia, questa fanciulla, pervasa da vivo ardore per la fede in Cristo, rinnovato a Palena nell'anno 1216 con la venuta del POVERELLO DI ASSISI, come storicamente documentato, avendo appreso dai suoi genitori lo straordinario evento compiuto fra le mura del suo Castello di ricevere un sì grande ospite che giunse a Palena per fondarvi il quinto convento francescano d'Abruzzo, meditò di dedicare tutta se stessa alla causa della Chiesa. Ce n'era bisogno, perché la Chiesa infatti, a seguito dei turbinosi tempi appena trascorsi e non ancora rasserenati, aveva bisogno di rinnovarsi per tornare a risplendere di luce nuova sull'umanità tribolata e desiderosa di guida spirituale.

Morto il padre, quando ella era ancora minorenne, Florisenda continuò a ricevere le cure affettuose dalla mamma Costanza. Per inciso è da porre in rilievo che un anonimo cronista palenese del sec. XVIII narra nel suo manoscritto, di cui abbiamo preso visione per suggerimento del noto Prof. Verlengia, che Florisenda, dopo la morte degli amati genitori, chiese ai due fratelli Simone e Odorisio la sua parte " de paragio ", manifestando pretestuosamente il desiderio di voler prendere marito. I fratelli accondiscesero al desiderio espresso dalla sorella e con atto notarile venne stabilito, fra l'altro, l'assegnazione a lei di metà del Castello di Forca Palena. Ma la giovane, ottenuta la parte che le era stata assegnata, si recò subito a Sulmona e con 360 once d'oro che ella aveva già ottenuto dalla madre, a titolo di rendita proveniente dal Castello dei Pizzi, vi acquistò uno stabile sito nell'attuale Piazza Garibaldi, stabile nel quale fondò il monastero per le Clarisse, dove ella stessa visse in clausura, come badessa, fino alla morte, avvenuta l'anno 1306.

I due fratelli, scoperto l'abile raggiro della sorella, cercarono a più riprese di tornare in possesso di metà del feudo toccato alla giovane, ma lo fecero invano, in quanto, per tali minacce, Florisenda, divenuta frattanto abbadessa del monastero, si servì della difesa del Vaticano, tramite il Giustiziere d'Abruzzo. La sede apostolica infatti rendeva edotto il Re di Napoli delle minacce che i fratelli facevano a Florisenda, così che il re stesso intervenne ed impose a Simone e Odorisio di desistere dall'arrecare ulteriori molestie a quel Monastero. Una controversia che durò fino al nostro secolo: infatti, dai documenti consultati dopo affannose ricerche nel Grande Archivio di Stato di Napoli e nel prezioso Archivio della Cattedrale sulmonese, risulta che il contrasto ebbe inizio nell'anno 1305 e che si protrasse per lunghi secoli fino al 1932, anno in cui il Governo fascista del tempo provvide a porvi fine, con un accomodamento bonario tra i tre contendenti: il Comune di Palena, il Fondo per il Culto e il Comune di Pescocostanzo.