Il declino degli svevi

Gli angioini nel Regno di Napoli

 

IL TRAMONTO DELLA CASA SVEVA E L'AFFERMARSI DEGLI ANGIOINI NEL REGNO DI NAPOLI

La morte improvvisa di Federico II avvenuta a Castel Fiorentino, presso Lucera nell'anno 1250, disorientò profondamente il partito ghibellino in Italia. A tentare di risollevare le sorti di casa Sveva fu Marifredi, figlio illegittimo del morto imperatore, il quale riusci a farsi incoronare imperatore a Palermo nel 1258. Ma papa Alessandro, IV, alla scomparsa del suo potente rivale, ritenendo il Mezzogiorno patrimonio e feudo della Chiesa, colpi di scomunica l'ambizioso Manfredi e si accinse febbrilmente ad attuare i suoi piani egemonici, per imporre la sua autorità, onde ridare prestigio al partito guelfo. Non curante della condanna del Vaticano, cui gli Svevi erano ormai avvezzi, l'intrepido giovane re " biondo e di gentil aspetto " ottenne ben presto alcuni successi campali sul partito guelfo.

Il papa, allarmato dalla piega di tali avvenimenti, si affretta a cercare in Francia e in Inghilterra un principe disposto ad accettare da lui il Regno di Napoli, che fu prima dei Normanni, sempre ligi all'autorità della Chiesa. Il nuovo papa, Urbano IV, francese, salito al soglio pontificio il 1261, prosegue con ostinato proposito il piano attuato dal suo predecessore, per abbattere il dominio svevo. Crea così nuovi cardinali, tutti francesi, ed alla fine, convince re Luigi VIII di Francia ad inviare suo figlio Carlo d'Angiò in Italia, per offrirgli la corona del Regno di Napoli. Il piano viene portato a termine dal suo successore, Clemente IV nel 1265, anch'egli francese, e Carlo, ambizioso e avido di potere è pronto ad accettare tutte le condizioni postegli dal papa, e si accinge alla conquista del Regno. Dopo aver contratto un prestito dai banchieri fiorentini di 200 mila lire tornesi, per armare il suo esercito, eccolo a Roma, dove vicine incoronato in San Pietro, il 6 gennaio 1266. Subito dopo l'angioino prosegue la sua marcia verso il sud. Manfredi ritiene di poter battere l'usurpatore del Regno e decide di dargli battaglia lungo la valle del fiume Calore, nella conca di Benevento. Il biondo re, abbandonato per viltà e tradimento da molti baroni, che si rifugiano parte in Abruzzo e parte in Calabria, preferì morire da valoroso sul campo di battaglia. " Piagato a sommo il petto, e l'un dei cigli un colpo diviso " cadde nella cruenta mischia (1266). Dopo la soppressione del biondo sovrano, il " vecchio Alardo " nell'anno successivo, corre in Abruzzo per affrontare l'esercito tedesco guidato da Corradino, sollecitato dai ghibellini a scendere in Italia per riacquistare il Regno.

E la notizia si sparse presto in Abruzzo. Gli echi e le ripercussioni della rivolta ghibellina raggiunsero presto anche la Valle Aventina. data la brevità fra Roma, la Conca Peligna e Palena. Il Conte di Palena, Odorisio, detto il " Montanarius de Palena" uomo ardito e fedele alla Casa Sveva, si solleva anch'egli, portando le prime molestie al Castello e al Monastero Benedettino di Santa Maria di Monteplanizio, dando poi man forte ad altri feudatari ghibellini limitrofi. Ma la reazione fu di breve durata. Sebbene il giovanissimo re avesse respinto gli Angioini a Scurcola, presso Tagliacozzo, i vincitori si lasciarono sfuggire la preziosa vittoria, dandosi subito al saccheggio. Ne profittò un reparto di cavalleria francese di riserva, sbucato improvvisamente da una gola, e la vittoria dell'esercito di Corradino si trasformò in disastrosa sconfitta. Carlo d'Angiò pose presto in atto la sua vendetta contro città, castelli e feudatari a lui ostili.

Ai suoi inquisitori e ai nuovi Giustizieri da lui nominati, ordina di inquisire e spedire alla corte gli elenchi di tutti i beni dei " proditores " che finiranno presto con la tortura ed il capestro. 1 fulmini della vendetta del superbo angioino colpiscono anche il Conte di Palena Odorisio: " Similiter... pro certificatione proventuum proditorum infrascriptorum quod nomina sunt hec... MONTANARIUS DE PALENA " che paga con la morte. Il re angioino concede un annuo assegno (n. 337, p. 166) a favore di Berardessa di Rieti, vedova di ODORISIUS DE PALENA PRODITORIS. Intanto a " Bonifacio de Galiberto (concedentur) Civitas Aquane pro une. XXX, Genestre, pro une. X, Castrum Palene pro une. L (la rendita della terra di Palena era di 50 once d'oro) et Castellionis, incaricando Guglielmo Morelli, procuratore delle terre che furono " Montanari de Palena proditores ". Questo Guglielmo Morelli " de assensu regio " contrae matrimonio con Massimilla, figlia di Vinciguerra di Palena, " pro quo matrimonio Montanarius de Palena (Odorisio), frater eius, dotis nomine obligavit medietatem. castri Lame ", del Giustizierato d'Abruzzo. Al ribelle Odorisio è tolto anche un altro castello che viene concesso a Bertaino Berlingerio: " Berteravmus Berlingerio, Milis (cioè cavaliere) habet in donum medietatem Turris Montanarii de comitatu Celani (della Contea di Celano) , propter rebellionem Montanari de Palena ".