Omaggio a

Ettore Maria Margadonna

 

 

 

 

 

 

 

 

Ettore Maria Margadonna, sceneggiatore e scrittore. Nacque a Palena (Chieti) il 30/10/1893. Si è spento a Roma il 28/10/1975. Laureato in scienze economiche, esordì quale giornalista presso La Rivista della Cooperazione (1922-1925) e presso il Caffé, collaborando a Comoedia e a L'illustrazione Italiana; attività giornalistica, quale redattore capo dell'Avanti !, che ha svolto anche nel dopoguerra. Dal suo interesse per il cinema, nacque Cinema di ieri e di oggi, un volume di divulgazione; Margadonna si è occupato diventando anche un protagonista della storia del cinema italiano. Trasferitosi in Germania nel 1932, frequentò per alcuni mesi i teatri di prosa di Berlino. Tornato in patria, nel 1935 vinse un importante premio per un soggetto cinematografico.

Nel 1937 si dedicò definitivamente al cinema quale sceneggiatore. Dal 1943 la sua attività seguì un corso eclettico: da Il Feroce Saladino di Mario Bonnárd, del quale scrisse anche il soggetto, alla collaborazione al lavoro di sceneggiatura per Malombra di Mario Soldati. Iregisti che più spesso si avvalsero del suo contributo furono Corrado D'Errico, per quattro films e Gennaro Righelli, per tre films tra cui Storia di una capinera dal romanzo di Giovanni Verga e Tempesta sul golfo del quale scrisse anche il soggetto. Nel 1950 scrisse i bellissimi racconti raccolti nel volume Dio semina gli uomini (edito attualmente da Majell editore). Ma i caratteri distintivi della sua personalità vennero alla luce quando dal suo spirito giocoso nacquero alcuni soggetti rappresentativi di un bozzettismo tradizionalmente italiano trasferito in immagini con amabile gusto.

 

Infatti, dopo aver collaborato alla sceneggiatura de Il Bandito, sembrò trovare, invece una propria vena collaborando a Sotto il sole di Roma. Abbandonata infatti una sua idea (dalla quale sarebbe stato tratto il drammatico Senza pietà) offrì a Castellani il soggetto di Due soldi di speranza, un concreto divertimento paesano dal quale il regista trasse il suo capolavoro. Rinvenuta una fertile miniera, Margadonna seppe sagacemente sfruttarla nella serie iniziata con Pane, amore e fantasia e seguita, poi, con Pane amore e gelosia e Pane, amore e ....., una delle più fortunate del dopoguerra per quel che riguarda il successo popolare. Fra i tanti film si ricordano "L'Allegro Fantasma" del 1941 di Carlo Lodovico Bragaglia, "Il Bandito" del 1946 di Alberto Lattuada, "Il Moralista" del 1959 di Bianchi e anche una incursione come attore nel celeberrimo "Lo Sceicco Bianco" del 1952 di Federico Fellini. Ha fatto parte della commissione di selezione della Mostra del cinema di Venezia e fino al 1959 è stato amministratore delegato di Cinecittà.

 

 

Dell'indimenticabile saga di "Pane, Amore e ...." iniziata dal grande Luigi Comencini ("Pane, amore e fantasia" e "Pane, amore e gelosia") e terminata da Dino Risi con "Pane, amore e ..." pochi sanno o ricordano che la fortunatissima sceneggiatura dei film traeva origine dal bagaglio di storia vissuta di Margadonna che essendo nato a Palena non dimenticò mai le sue origini e i tanti aneddoti della sua vita di adolescente palenese che lasciarono in Lui un dolce ricordo della semplice, genuina, intrigante vita di paese del tempo che fu. Quello che i critici, in questo caso, chiamano una ricerca del bozzetto forse sarebbe meglio chiamare come una brillantissima verve sceneggiatrice che con i tratti del racconto di paese, come poteva Palena, diventava compiuta arte descrittiva dell'umanità, oggigiorno andata quasi smarrita, della "comunità paese". Poteva essere descritta quindi quella "vicinanza" delle abitudini comuni, delle famiglie, delle loro storie di vita quotidiana, a volte di una ristrettezza del vivere che affratellava invece che dividere. Ettore Margadonna costruì questa sceneggiatura tutta su Palena e soprattutto sui suoi ricordi delle persone caratteristiche del paese in una ricostruzione di un "modello tipico" in cui in tanti potevano immedesimarsi. Il paese, la sua chiesa, il prete e la sua comunità, il maresciallo, il sindaco, l'artigiano, la pettegolone, "le belle" del paese spesso oggetto di invidie tutte paesane, la levatrice ecc. Tutte figure che Margadonna portava nei suoi ricordi palenesi. Il paese nel film di Comencini diventò SAGLIENA invece di Palena, il maresciallo diventò un un grandissimo Vittorio DE SICA, il parroco che come quello vero di Palena si chiamava "Don Concezio" e soprattutto la "Bersagliera" interpretata nel film magistralmente da Gina LOLLOBRIGIDA che nella realtà era ispirata all'esuberante "Lucietta bella" (Lucia Travaglini) che nel primo novecento a tanti fece perdere la testa per la sua avvenenza e che poì sposò uno dei più poveri di Palena ed emigrata in America diede i natali al celebre cantante, recentemente scomparso, PERRY COMO (Pierino Como). E così tanti scorci del film e della sua trama che prendevano spunto da aneddoti, usanze, ricordi palenesi che Margadonna portava con sè nel suo animo e nella sua memoria che seppe magnificamente trasfigurare in una di quelle sceneggiature che in pratica diede inizio allo storico filone della "commedia all'italiana" del cinema italiano del dopoguerra.

Ma c'è una cosa che pochi sanno: all'inizio degli anni '50 vennero a Palena sia Luigi COMENCINI che Ettore Margadonna per studiare la naturale possibilità di girare il film Pane, amore e fantasia, di cui era pronta ormai la sua sceneggiatura, a Palena, ma dopo un accurato sopralluogo si dovette convenire che le prime ricostruzioni del dopo guerra disturbavano i luoghi del set per l'atmosfera di paese antico un pò immacolato che Comencini voleva dare al film. Addirittura il regista con Margadonna e Panfilo Napoleone che ricorda ancora l'episodio avendo suggerito la cosa, si recarono a Civitella Messer Raimondo a 15 Km. da Palena essendo questo un paese in larga parte risparmiato dalla guerra. Ma troppi pali della rete elettrica fecero cadere la possibilità di un "set palenese".

Il film fu poi girato in un paese della Ciociaria che ben si adattava all'ambientazione richiesta, ma lo spirito originale della storia di Paneamore rimarrà sempre per le strade e le pietre antiche di Palena. Il lavoro di Margadonna è stato importante nel rinnovare la commedia italiana che diede i massimi risultati negli anni Sessanta, descrivendo con tratti affettuosi e ironici i pregi ed i difetti dell'italiano. I suoi film, con la regia di Comencini e Risi, hanno rilanciato il fenomeno del divismo, grazie alla conturbante presenza di Gina Lollobrigida e Sofia Loren.

La saga continuò poi con "Pane, amore e gelosia" dello stesso Comencini sempre con De Sica e la Lollobrigida per passare la mano a Dino Risi che realizzò "Pane, amore e ..." con De Sica e Sophia Loren

 

La saga continuò con altri due film:

"Pane, amore e gelosia" e "Pane, amore e ..."

 

Un anno dopo l'uscita del film Due soldi di speranza, di Renato Castellani, che era stato salutato a scappellate dalla critica, ovvero nel 1953, ebbe inizio, ad opera di Luigi Comencini, la serie fortunata di Pane e amore, che era accompagnata, nel titolo del primo film, dalla fantasia, nel secondo dalla gelosia, nel terzo da una 'e', seguita da puntini. II film di Castellani e i Pane e amore (i primi due di Comencini e il terzo di Dino Risi) ebbero in comune la paternità del soggetto, appartenente a uno sceneggiatore che fu anche autore d'una storia del cinema, Ettore M. Margadonna; pochi, che si sappia, si chiesero come i canovacci di uno stesso autore venissero apprezzati o disprezzati dai critici, indulgenti con Castellani e ostili con Comencini, mentre il pubblico, al contrario, acclamava il secondo e disertava il primo. II contrasto di sempre. Fu detto, a questo proposito, che Due soldi di speranza, a differenza della serie Pane e amore, sgorgava, in diretta, dalla sorgente neorealista, e tanto bastava per elogiare, come se il realismo non facesse bulicare, insieme, merito e demerito. A quell'epoca, il regista che non rientrava nel neorealismo era meglio che rientrasse a casa, evitando il set. Veramente, d'altronde, Pane, amore e fantasia non aveva parentela con il realismo, neo o non neo.

Dal racconto di Ettore M. Margadonna era nata, come mille volte prima e dopo, da racconti di questo e di altri autori, una commediola di maniera, in cui la realtà di un piccolo mondo agreste sortiva da fatti e da personaggi convenzionali (la contadinella astuta e ingenua insieme, il militare anzianotto e quello giovanissimo, tutt'e tre innamorati, esprimevano, goffamente, sentimenti più delicati di loro). Pane, amore e fantasia, il primogenito della serie, apparso nel 1953, arrivò al primato degli incassi di quell'anno con ben 1374 milioni. L'anno seguente la serie teneva ancora: Pane, amore e gelosia, secondo film del gruppo, con 1418 milioni, stava al gradino numero due della classifica degli incassi.

Comencini girò le due puntate di sua pertinenza con mano leggera, scorrevolmente; utilizzò attori già graditi agli spettatori e li rese ancor più popolari, specie Gina Lollobrigida, che, in un paesotto laziale tutto pastorizia, andava per un sentiero, seduta sul dorso di un ciuco bianco e nero, che trasportava anche i quattro rametti da lei raccolti nel bosco. Indossava un abitino di percalle; nudi i piedi e le gambe. Stava litigando, nel suo dialetto di Subiaco, con il maresciallo dei carabinieri (Vittorio De Sica), che minacciava e strafalcionava, giudicando, sentenziando, nell'italiano della plaga vesuviana, che i rametti contenessero un reato. La Lollo, placida, replicava, insolente, da monellaccio; e il pubblico aveva capito ciò che saltava agli occhi, ossia che quel leone ruggiva senza affatto mordere. E si divertiva con la ragazzina seduta sull'asino e con il ragazzo del suo cuore, l'esordiente attore Roberto Risso, che era anche esordiente carabiniere, e perciò aveva facoltà di arrossire. L'idea di accoppiare, per De Sica come per Risso, l'amore sussurrato con l'uniforme degli uomini della legge non implica postille esegetiche. È una piccola e falsa idea, quel tanto di falso che esigono le farse rusticane. Luigi Comencini diceva, in termini popolareschi, le stesse cose che Renato Castellani, in Due soldi di speranza, diceva, in termini trepidi, con sottigliezza. Comencini e i produttori dei due suoi film fecero quattrini ma non fecero scuola. Nella storia del cinema (popolato com'era di ricordi macerati, ossia di spunti presi dovunque) importante è che Pane e amore abbia fatto epoca.

 

Alcune immagini da "Pane, amore e fantasia"

Marisa Merlini, Gina Lolllobrigida e il "maresciallo" Vittorio De Sica

 

Le Trame

Pane, amore e fantasia

A Sagliena, paesino dell'Italia centrale, il nuovo maresciallo dei CC mette gli occhi su Maria orfana e povera, detta la Bersagliera, innamorata di un carabiniere veneto e fa la corte alla levatrice Anna. Campione d'incassi della stagione 1953-54, Orso d'argento al Festival di Berlino 1954, rilanciò De Sica caratterista, sanzionò la Lollobrigida n. 1 del divismo femminile italiano, fu il 1? successo di Comencini. E, insieme, il trionfo dell'arcadia e della commedia dell'arte con le sue maschere, la versione spuria e furba di Due soldi di speranza (1951) di Castellani con cui, d'altronde, ha in comune lo sceneggiatore Ettore M. Margadonna.

Pane, amore e gelosia.

Per sposare la levatrice, che è una ragazza madre, maresciallo deve dare le dimissioni. Si rifà vivo, però, il seduttore. Intanto la Bersagliera ha un amore contrastato con carabiniere. Seguito, altrettanto fortunato per successo di pubblico, della commedia strapaesana, con risvolti di amarezza e satira sociale, inventata da Margadonna che qui ha l'aiuto di Eduardo De Filippo. 2? campione d'incasso della stagione dopo Ulisse di Camerini.

Pane, amore e.....

Trasferito a Sorrento, il Maresciallo sottaniere scarta svedesina e vedovella per una pia benestante in vena di accasarsi. 3? della serie, sceneggiato da Ettore G. Margadonna, a colori e in cinemascope. I superstiti sono De Sica e Tina Pica. Risi cerca di ricominciare da zero e in parte ci riesce.

 

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