Il sordello, signore della terra di Palena

 

" io son Sordello della tua terra! "; e l'un l'altro abbracciava.

Dante (Purg. VI - 74-75)

Chi era questo nobile personaggio che l'Alighieri addita quale perenne incarnazione dell'amor di patria e della concordia civile ? Sordello era un poeta trovatore medioevale, fine cantore di gesta cavalleresche e di romantiche composizioni amorose, presso, la corte di Carlo d'Angiò. Era figlio di un feudatario mantovano, ed ebbe i natali a Goito intorno all'anno 1200. Da giovane, avido di spas si, come tanti letterati, ebbe vita molto avventurosa. Intorno all'anno 1220 e cioè nel fiore della spensieratezza era a Firenze. Fu alla corte degli Estensi e poscia in quella del Conte Ricciardo di San Bonifacio di Verona. Successivamente passò da una corte ad un'altra at traverso avventure e peripezie. Maturo d'età, era diventato un uomo saggio ed esperto che sapeva dar consigli ai principi del tempo, e vantava con animo fiero le virtù del signore che lo aveva nella sua corte. Passò in Spagna e in Portogallo, nomade trovatore e poscia tornò in Provenza. Compose componimenti cavallereschi che attraevano principi e baroni. Alla fine entra a far parte della corte di Carlo, I d'Angiò, il cui trasporto per le muse era ben conosciuto, in quanto nella sua corte, vi erano altri poeti trovatori. Aveva passato la sessantina e ormai non era più l'amico dei giullari, ma era diventato il " Miles ", il cavaliere Sordello, capace di comporre ancora sentimentali canzoni d'amore. Uno dei suoi grandi meriti fu di aver portato il nome della sua terra in Provenza, in Spagna e in Portogallo. La sua fama si diffuse quasi mirabilmente, e la sua importanza era costituita dai rapporti che egli ebbe con signori del tempo, con poeti stranieri, con principi di gran fama come Carlo, d'Angiò e soprattutto dalla fortuna toccatagli di aver ispirato la musa di Dante che lo circonfuse di gloria.

ALL'AEDO TROVATORE
SORDELLO DI COITO
CANTORE DELLA CAVALLERIA
CHE L'ALIGHIERI ADDITO'
PERENNE INCARNAZIONE
DELL'AMOR DI PATRIA
E DELLA CONCORDIA CIVILE
LA
TERRA DI PALENA
AL SUO ANTICO SIGNORE
P.

Questo marmoreo tributo che si propone, non mira a tramandare ai futuri il nome di Dante e di Sordello, poiché essi appartengono da circa un millennio al' a pleiade radiosa degl'Immortali, ma vuol essere la testimonianza della devozione verso questo illustre fantasma eroico, che grazie al Poeta sdegnoso, cantore della rettitudine, onorò la Terra di Palena! Ma perché il re angioino scelse per il suo più caro amico proprio la Terra di Palena, lontana dalla capitale, arroccata sul dorsale orientale della Maiella, priva fra l'altro di comode vie di comunicazione ? Perché Palena era ben nota a quei tempi per le sue famose industrie laniere rinomate in tutto il Regno, e mulini, che costituivano laute risorse feudali.

Dopo la resa dei conti fra Carlo d'Angiò e la dinastia sveva conclusasi con la con la deposizione di tutti quei feudatari fedeli agli svevi il superbo angioino si affrettò a ricompensare i propri cavalieri concedendogli grandi compensi. E infatti è con diploma 30 giugno 1269 che Carlo d'Angiò dono al Cavaliere SORDELLO DI GOITO il Castello di Palena di cui era procuratore Guglielmo Morelli.

Ma Sordello, ormai sessantonovenne, era afflitto per i suoi acciacchi fisici, e sebbene il re gli avesse scelto una distinta gentildonna per moglie, qual egli desiderava, il poeta era in preda allo sconforto. A causa della sua deperita alute, ebbe a lamentarsi con accenti provenzali : Hom e 'e paubre d'aver et es malat (Z) tot dis Et es mal de seignor e d'amor e d'amis. Cioè: " Sono un uomo che è povero di averi e malato ogni giorno. E son scontento del mio signore, dell'amore e degli amici ". Re Carlo, meravigliato, ebbe a dolersi di Sordello, manifestandogli il suo stupore. lo, diceva il re, l'ho avuto caro ed onorato, fra l'altro:

" DONEI LI FOL MOLIN ET ANTRA MANENTIS "

Che Sordello sia venuto o meno a Palena o in uno degli altri quattro castelli minori abruzzesi, gli storici non ce lo dicono. Ci è noto, soltanto che Re Carlo I d'Angiò donò al poeta trovatore PALENA, il più importante di essi, e altri quattro castelli: CIVITAQUANA, GINESTRE, CASTIGLIONE DELLA PESCARA E SAN SILVESTRO in provincia di Teramo. Al di sopra di queste considerazioni resta lo storico avvenimento che onora sempre più il nome dell'antica nostra cittadina.

ABRUZZO CITRA ET ULTRA FLUMEN PISCARIAE

Carlo I d'Angiò, dopo che si ebbe assicurata la conquista del Regno, divise l'ampio Giustizierato d'Abruzzo, formato da 720 Terre, in due zone: ULTRA ET CITRA FLUMEN PISCARIAE. Dalle " Cedule delle generali sovvenzioni ", si nota un'altra divisione delle Terre Teatine. Infatti fu dato il nome di TEATE MAJOR alla regione che si distende da Ortona al fiume Trigno, e quello di TEATE MINOR alla regione che si estende fino al fiume Pescara.

In dette " Cedole " si nota che PALENA, CASTRUM JOANNIS ALBERICI (Castelletta), PICZUM SUPERIUS, PICZUM INFERIUS, PETRABBUNDANTIS, facevano parte di TEATE MAJOR, ossia dell'Abruzzo Citra Flumen Pi~ scarie, mentre in Contrada VALVE si trova FURCA DE PALENA. L'ABRUZZO ULTRA, venne diviso in altre due zone: ABRUZZO I e II, ossia la distinzione dell'Abruzzo Aquilano, dalla Marsica. Il motivo che indusse Carlo I d'Angiò a disporre una tale divisione dell'Abruzzo fu certamente di natura fiscale: ripartire, cioè, il territorio per facilitare i contribuenti al pagamento delle tassazioni.