Epoca Romana

 

Durante l’età romana  il territorio di Palese si trovava nell'Ager Varinus al confine con l'Ager Butuntinus, tra Butuntum (Bitonto) e Barium (Bari) entrambi municipi romani. "Municipio" era considerata dai Romani quella città che aveva la facoltà di governarsi con leggi proprie e di eleggere i propri magistrati, usufruendo allo stesso tempo di tutti i privilegi della stessa Roma, come quello di conservare gli Dei che veneravano ed i sacrifici che praticavano, prima di passare sotto il dominio romano.

Conquistata dai romani, dopo il IV secolo A.C., Bari si affermò come porto peschereccio, ed ottenne da Roma la dignità di municipium cum suffagio, cioè la possibilità di avere proprie leggi e istituzioni, pur dipendendo da Roma. Il Municipio era retto da un corpo di Magistrati e di Senatori, questi eletti dai primi, che a loro volta erano eletti dal popolo tramite comizi. I Magistrati e i Senatori costituivano il primo ceto della popolazione, mentre il popolo era il ceto più basso. Bari possedette una Zecca ed ebbe un Pantheon, dedicato alle sue divinità pagane. La municipalità bitontina era costituita da cives con suffragio (optimo jure) e con una organizzazione amministrativa composta da un quattuorvirato a cui erano riservate funzioni giurisdizionali e amministrative. A Bitonto, che possedeva il suo "Pomerio" (l'area sacra destinata alle celebrazioni religiose ed ai giochi), fu concesso di conservare il culto a Minerva, la divinità protettrice dei propri abitanti.

Al contrario di Santo Spirito che all’epoca doveva già essere interessata da un discreto movimento commerciale marittimo come testimoniato dal rinvenimento dei resti di una nave romana carica di olio e vino affondata vicino alla costa santo spiritese, a Palese molto probabilmente vi erano soltanto campi e pascoli, forse con alcune case sparse di cui dovevano servirsi agricoltori o pastori per il necessario svolgimento della propria attività. La zona doveva essere particolarmente fertile e le colture più diffuse di sicuro erano (e lo sono tuttora) l’olivo, il mandorlo, la vite, gli alberi da frutta e gli ortaggi. Probabilmente la zona di Macchie e quella della lama erano ricche di folta vegetazione mediterranea. Palese pur trovandosi nei pressi della via Traiana costiera (che da Benevento conduceva a Brindisi) coincidente all’incirca con l’attuale linea ferroviaria Bari-Foggia, non ebbe uno sviluppo marittimo come la vicina Santo Spirito a causa di due ragioni: i fondali troppo bassi che non consentivano l’attracco delle navi e il carattere acquitrinoso e malsano delle coste. Tali circostanze, come vedremo, si ripercuoteranno anche nei secoli successivi sullo sviluppo del borgo. Si ha notizia di strade che dalla costa conducevano alle città dell’interno: alcune di queste transitavano per il territorio di Palese. Di epoca preclassica erano via Candela (o via Megra), che, per un paio di chilometri, segnava il confine tra Bari e Bitonto e la via della Marina, la quale, partendo dal mare, attraverso Modugno e altri paesi interni giungeva addirittura al golfo di Taranto. Essa partiva da Torre San Bartolomeo, sulla costa, passava nelle vicinanze della zona aeroportuale, per la contrada “Quattrostrade” e toccava le masserie Maselli e La Carrara  arrivavando a Modugno; poi da Balsignano proseguiva per Cassano. Via Candela partiva da vicino a mare, dal luogo denominato “Arenarum” (nella zona ove si trova il Titolo e in epoca neolitica un villaggio) e portava a Bitonto. Per grandi linee, essa coincideva con le attuali via Titolo (dal mare alla S.S. 16 Adriatica), via Capitaneo sino alla Piazza omonima, via Torre di Brencola e proseguiva oltre l'attuale zona aeroportuale. In epoca romana la via della Marina e via Candela servivano da “bretelle” di collegamento tra la via Appia (che da Roma arrivava a Brindisi) e la via Traiana. Altra via consolare era la Minucia che congiungeva Benevento con Brindisi (come la via Traiana costiera) passando però per un tratto all’interno della Puglia anziché sulla costa e che in età tardo repubblicana si poneva in alternativa alla via Appia. Una strada partiva da Torre di Castello Vecchio (il castello di Argiro) nel porto di Santo Spirito, procedeva verso Torre di Brencola, la chiesa dell’Annunziata, Torre dei Rossi, Torre Lomonaco, Mater Domini, toccava Bitetto per proseguire verso Cassano Murge.

All'epoca romana risalgono quelle pietre, non molto alte e di forma alquanto tozza, conficcate nel terreno che si possono ancora vedere nelle nostre campagne e si suole denominare "pietre fitte". Si tratta di 'lapides centuriales' o 'lapides terminales' , segni lapidei posti agli incroci dei cardi con decumani o lungo i "limites" delle maglie quadrate con lato di circa m. 710 che costituivano le "centuratio" in cui i Romani suddividevano gli agri delle loro civitates.

 

Alcuni 'lapides terminales'