Eugenio Montale

(Genova 1896 - Milano 1981), poeta e critico italiano. Cominciò a frequentare l'Istituto tecnico presso i barnabiti, ma per motivi di salute lasciò la scuola e proseguì gli studi privatamente. Del 1916 è la sua prima poesia, Meriggiare pallido e assorto, che nel 1925 sarebbe confluita in Ossi di seppia, una raccolta che rielabora in forme e contenuti del tutto originali la lezione 
poetica di Giovanni Pascoli, di Gabriele d'Annunzio e dei poeti della rivista "La Voce". Lo stesso titolo è ricco di implicazioni simboliche sia a livello contenutistico, sia sul piano formale: la densa realtà del mondo è vista negli oggetti più  insignificanti
e apparentemente inutili, proprio come gli "ossi di seppia"  che si trovano abbandonati sulle spiagge; nello stesso tempo l'osso simboleggia la scabra essenzialità scheletrica dello stile, spogliato     dall'enfasi retorica dannunziana. Durante la prima guerra mondiale Montale combatté in Trentino; tornato a Genova nel 1919, riprese a scrivere.Nel 1925 sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce e pubblicò sulla rivista "Esame" l'articolo Omaggio a Italo Svevo, il primo riconoscimento ufficiale del mondo letterario italiano allo scrittore triestino. L'anno dopo venne invitato dallo stesso Svevo a Trieste e qui conobbe Roberto Bazlen, Umberto Saba, Virgilio Giotti, Silvio Benco. Poco prima di trasferirsi a Firenze divenne direttore (1928) del Gabinetto Vieusseux, ma, per il suo dichiarato antifascismo, nel 1938 perse l'incarico. In quegli anni collaborò a numerose riviste – "La Fiera letteraria", "Solaria", "Pegaso" – e strinse amicizia con Elio Vittorini, Guido Piovene, Carlo Emilio Gadda, Tommaso Landolfi, Vasco Pratolini.
    Nel 1939 uscirono Le occasioni, poesie in parte già precedentemente pubblicate su riviste, che segnarono il distacco dalla matrice ligure autobiografica. Il cupo pessimismo già evidente nei versi delle Occasioni, di poco anteriori allo scoppio della seconda guerra mondiale, si definisce ulteriormente nella breve 

raccolta Finisterre (pubblicata in Svizzera nel 1943). Dopo la guerra e la breve esperienza politica militante nelle fila del Partito d'azione, Montale divenne per un breve periodo condirettore della rivista "Il Mondo". Nel 1948, assunto come redattore al "Corriere della Sera", si trasferì a Milano. Nel 1956 uscì La bufera e altro, che comprende anche le poesie già comparse in Finisterre. La "bufera", cioè la guerra intesa come catastrofe della storia e della civiltà e simbolo dunque di una disperata condizione umana e personale, appare al sentimento del poeta dotata di una capacità distruttiva cui soltanto la memoria può fare da baluardo. Le successive raccolte (Satura, 1971; Diario del '71 e del '72, 1973; Quaderno di quattro anni, 1977) segnarono l'adesione di Montale a forme antiliriche che registrano momenti di desolata solitudine. Montale, che ottenne il premio Nobel per la letteratura nel 1975, è noto anche come traduttore, soprattutto di autori inglesi, tra i quali Shakespeare, T.S. Eliot, Gerard Manley Hopkins, Herman Melville, Eugene O'Neill. La sua opera in prosa comprende scritti autobiografici e resoconti di viaggio, come Farfalla di Dinard (1956) e Fuori di casa (1969), e saggi raccolti nei volumi Auto da fé (1966) e Sulla poesia (1977).

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