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LA STORIA DEL BASKET DI VERTICE A GORIZIA |
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Le prime serie A |
Scorrendo nel tempo si arriva, nel '44-'45, al primo campionato nazionale e, nella stagione successiva, all'esordio in una serie A ancora divisa in raggruppamenti regionali. "Serie A", una sorta di bengodi che l'intera città insegue, afferra e poi perde più volte nel corso dei primi decenni. Gli Anni 50 passano tra alti e bassi, quelli 60 vedono invece la comparsa dei primi sponsor (Zoppas e Splugen Brau) e dei primi giocatori americani (Green e Webster). Gioie e delusioni si alternano a ritmo vertiginoso, con la costante di un pubblico innamorato che fa letteralmente ribollire la Sala maggiore dell'Ugg, un "catino infernale" alimentato da un clima di indescrivibile partecipazione. |
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Gli Anni 70 |
A metà degli Anni 70 il basket cambia: dalla stagione '74-'75 la serie A si scinde in A1 e A2 e Gorizia, con il marchio storico Patriarca e sotto la guida di Riccardo Sales, vi approda dopo un'annata esaltante. Ma vivere di alti e bassi è il vizietto di Gorizia che legata a marchi diversi, come Pagnossin, Tai Ginseng o San Benedetto, rimbalza dai quarti di finale di Coppa Korac alla A2. |
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Gli anni d’oro |
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La stagione '82-'83, storica in senso assoluto per lo scudetto del Bancoroma di Larry Wright, è d'oro anche per la nostra città. Gorizia, con ancora Mayfield e l'ex campione olimpico e Nba Tom Lagarde, chiude all'ottavo posto la stagione regolare: negli ottavi dei play-off si sbarazza della Sav Bergamo e nei quarti, tra lo stupore generale (e una contestazione agli arbitri con assedio allo spogliatoio al termine di gara-due), cede di misura, dopo una partita indimenticabile, proprio ai romani futuri campioni d'Italia. |
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Addio A1 |
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Josè Vargas, uno dei tanti giocatori stranieri passati per Gorizia durante la stagione 1989 - 1990: con il dominicano (nella foto contro “Gorilla” Dawkins e un giovane Riccardo Morandotti, alfieri della Ipifim Torino) la San Benedetto scivolò in B1. |
L’era Terraneo |
Sono gli anni della gestione Terraneo, l'imprenditore canturino trapiantato a Gorizia che con i marchi Diana, Bernardi e Ciemme non si tira indietro e fa di tutto per risalire la china. Ci riuscirà nel '93-'94, con il "mostro sacro" Drazen Dalipagic in panchina. Gorizia così è di nuovo in A2, dove soggiornerà per altri quattro campionati. Il primo di ambientamento (sul neutro di Udine per l'indisponibilità del palazzetto di via delle Grappate, in fase di ristrutturazione); il secondo "a luci e ombre" dopo gli innesti dei talentuosi ma incostanti Corradino Fumagalli e Mark Davis (con il marchio Brescialat); il terzo illusorio, perchè culminato con la bocciatura nella sfida promozione contro la Cfm Reggio Emilia nonostante la leadership di Antonello Riva; il quarto trionfale. Come potrebbe essere altrimenti definito un torneo vinto ai play-off dalla Dinamica contro la sportivamente odiata Trieste? Gorizia viene promossa in serie A1 al termine di gara-quattro, il 28 maggio 1998, davanti a 5.085 spettatori che contribuiscono al tutto esaurito per un record d'incasso di 120 milioni 870 mila lire. E nella notte, fino all’alba, la città impazzisce. |
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Un anno e Raida vende l’A1 a Pesaro |
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Ma i successi tra i canestri non cancellano le incertezze della gestione Raida così Gorizia, per evitare il fallimento della società, dopo aver sfiorato lo scudetto juniores con il gioiellino Andrea Pecile in bella mostra, all'inizio di giugno viene venduta, all'insaputa di tifosi e autorità, all'imprenditore pesarese Valter Scavolini che con i soldi, e la compiacenza del presidente della Federbasket professor Fausto Maifredi, riesce a risollevare le sorti di una Pesaro finita in disgrazia. La Pallacanestro Gorizia è sparita, cercasi disperatamente erede! |
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