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IL PROBLEMA RADON   

a cura di Fabio Armillotta e Carmela Palmieri

 

Che cos’è il RADON

Il Radon è un gas radioattivo incolore estremamente volatile prodotto dal decadimento del Thorio  e dell’Uranio. In termini di classificazione chimica, il radon è uno dei gas rari, come neon, kripton e xeno. Esso è il più pesante dei gas conosciuti (densità 9.72 g/l a 0°C, 8 volte più denso dell’aria).

Il Radon viene generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre ed in particolar modo da lave, tufi, pozzolane, alcuni graniti etc. Sebbene sia lecito immaginare che le concentrazioni di Radon siano maggiori nei materiali di origine vulcanica spesso si riscontrano elevati tenori di radionuclidi anche nelle rocce sedimentarie come marmi, marne, flysh etc.

Poiché la concentrazione del radon all’aria aperta è bassa e in media le persone in Europa trascorrono la maggior parte del loro tempo in casa, il rischi per la salute pubblica dovuto al radon è essenzialmente correlato all’esposizione a questo gas all’interno delle abitazioni.

Parecchi suoli contengono naturalmente quantità variabili di uranio, che regola la quantità di radon rilasciata. Il radon si diffonde attraverso i pori e le spaccature del suolo, trasportato dall’aria o dall’acqua (nella quale è solubile). Dato un certo contenuto di radon nel suolo, la quantità di gas rilasciata varia in dipendenza della permeabilità del suolo (densità, porosità, granulometria), del suo stato (secco, impregnato d’acqua, gelato o coperto di neve) e dalle condizioni meteorologiche (temperature del suolo e dell’aria, pressione barometrica, velocità e direzione del vento). In più, la concentrazione di radon decresce rapidamente con l’altitudine. A livello locale, indipendentemente dalle condizioni prevalenti in un dato periodo, il fattore che più influenza il rilascio di radon è la geologia.

 

Effetti del RADON sulla salute 

Pochi sanno che il radon è la prima causa di esposizione alla radioattività e che è cancerogeno. Sia gli studi sull’uomo (studi epidemiologici) che quelli sugli animali (studi sperimentali) hanno approdato a una conclusione evidente: il rischio posto dal radon è quello di cancro ai polmoni. Dopo il fumo di sigaretta, che rimane di gran lunga la più importante causa di tumore al polmone, il radon è considerato  la seconda causa di questa malattia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il Radon nell’elenco delle 75 sostanze ritenute cangerogene per l’uomo, assieme con benzene, amianto, fumo di tabacco, ecc.

I rischi per la salute sono dovuti al fatto che questo gas dà origine ad altri elementi radioattivi, che possono danneggiare le vie respiratorie. Infatti, i prodotti di disintegrazione del radon si depositano sulle particelle che costituiscono il pulviscolo dell’aria. Attraverso la respirazione queste particelle penetrano nei polmoni e si depositano nei bronchi. Continuando il loro processo di dintegrazione radioattiva all’interno dell’organismo, alcune di queste sostanze possono raggiungere le cellule più profonde dei bronchi con il conseguente rischio di tumore ai polmoni.

 

Il rischio RADON in casa 

La maggior parte del radon presente in una casa proviene dal suolo sul quale essa è costruita. Se il basamento ha un pavimento di fango, il radon può penetrare facilmente. Se il pavimento è di cemento, il radon penetra attraverso le spaccature che si formano con il tempo, lungo le tubature o attraverso le giunture tra i muri.

Il radon emesso all’interno di una casa tende a restare lì. Se non si prendono misure speciali, la pressione all’interno di una casa è leggermente più bassa che all’esterno. L’aria interna tende a stagnare piuttosto che a rinnovarsi. Per un dato terreno, e indipendentemente dal tempo, la concentrazione finale di radon in una casa è quindi dipendente dal tipo di costruzione. Dipende anche, in larga misura, dalla ventilazione, sia passiva (cattivo isolamento) che attiva (aprire le finestre a intervalli lunghi o brevi, per esempio).

Tecniche e strumenti di misura del RADON 

La misura della concentrazione di radon presente all’interno di un’abitazione, e quindi dell’esposizione, permette di valutare il rischio associato alla permanenza nell’abitazione. Il monitoraggio in ambienti confinati o esterni del RADON si effettua con l’ausilio di dispositivi specifici per questo gas. I dispositivi più utili per misure brevi settimanali e lunghe semestrali o annuali, nelle abitazioni, sono di tipo passivo basati su rilevatori a tracce o elettreti, che danno come risultato una concentrazione media nel tempo di radon.

Tali dispositivi sono portatili e possono essere facilmente installati negli ambienti da monitorare.

 

 

 

 

Sistema di misurazione E Perm

  

Come ridurre la concentrazione di RADON nelle abitazioni

Le tecniche d’intervento che permettono la fuoriuscita del gas radon dalle abitazioni si suddividono essenzialmente in tecniche attive e tecniche passive. Queste ultime, dove possibile, sono da preferirsi perché più semplici e meno onerose .

La ventilazione naturale ( tecnica passiva ) è un accorgimento che diminuisce la concentrazione del gas, permettendo così una diluizione del radon . L’apertura di finestre e porte è un espediente efficace negli insediamenti urbani e rurali ma solo quando il clima consente una continua ventilazione. La ventilazione forzata ( tecnica attiva) è un artificio che permette la fuoriuscita del gas in maniera razionale evitando , nelle stagioni più fredde, un eccessivo dispendio termico. La ventilazione forzata può essere adottata in tutti gli edifici ,come la ventilazione naturale, senza particolari accorgimenti tecnici o costosi interventi d’altro tipo.

E’ importante considerare il rapporto edificio-suolo; se il terreno costituisce la fonte primaria di radon o se l’ingresso del gas avviene secondo un diverso meccanismo. A seconda del tipo di fondazione dell’edificio e delle tipologie costruttive annesse, si possono ipotizzare diversi tipi d’intervento. È sempre comunque necessario che un tecnico individui la soluzione piu’ appropriata alla situazione locale.

a) La depressurizzazione attiva del vespaio ( tecnica attiva ) : la diversa concentrazione del radon nelle abitazioni può dipendere anche dalla differenza di pressione tra il suolo e gli ambienti stessi e,in questo caso , è possibile diminuire la quantità di radon in ingresso modificando le condizioni di pressione. Un opportuno drenaggio costituito da pietrame permette la captazione del gas, mentre il suo allontanamento è affidato a condotti d’aspirazione forzata .

b) La tecnica della parete ventilata ( tecnica attiva o passiva ). Quando esiste un’intercapedine tra i muri interni ed esterni, i movimenti convettivi naturali o forzati permettono l’allontanamento del gas evitando quindi l’ingresso nell’abitazione. Interventi più semplici ma ugualmente efficaci possono essere: la realizzazione di una presa d’aria esterna, la sigillatura di tutti gli interstizi attorno alle condotte tecnologiche , la non perforazione del solaio con apparecchi da illuminazione ad incasso o botole, la sigillatura delle finestre, la sigillatura della porta d’accesso del piano interrato .

Per eliminare il radon in maniera sistematica ,quando la concentrazione supera notevolmente le soglie ,si può installare un pozzo radon di raccolta da collocarsi nel piano più basso dell’edificio. Il pozzo radon è costituito principalmente da mattoni non cementati, con dei larghi fori che danno la possibilità al gas radon di entrare nel pozzo che deve essere coperto da una lastra di cemento mentre attorno ad esso va posta della ghiaia grossolana .Così il gas tenderà naturalmente a convogliarsi nel pozzo, al quale sarà collegato un sistema evacuante, costituito da un tubo e da una pompa aspirante che canalizzeranno il gas, portandolo preferibilmente sul tetto e lontano comunque da porte e finestre. Un altro sistema di grande efficacia prevede la ventilazione tra il suolo e il piano dell’edificio grazie ad un’intercapedine: la cavità sarà provvista di fori al fine di permettere una ventilazione naturale e in altri casi forzata mediante l’uso di estrattori

 

La normativa sul RADON

In Italia il monitoraggio del radon è piuttosto limitato e lo scarso interesse verso questo problema si ricava anche dal decreto legislativo 241/2000, che ha introdotto per la prima volta nella nostra legislazione il concetto di radioattività naturale. Il decreto prevede valori di soglia solo per gli ambienti di lavoro e gli uffici pubblici (500 Bq/mc è la concentrazione di radon sopra la quale è obbligatorio effettuare azioni di bonifica). Ai sensi di legge, gli ambienti residenziali restano, almeno per ora, fuori dalle competenze del decreto. La Comunità europea, sul modello dell’Agenzia americana per l’ambiente, ha individuato alcune soglie oltre le quali è consigliabile intervenire per ridurre la percentuale di radon nelle abitazioni: 200 Bq/mc per le nuovi costruzioni, 400 Bq/mc per le abitazioni esistenti. Si tratta di provvedimenti che non hanno forza di legge, e pertanto restano almeno per ora solo delle indicazioni.

 

Bibliografia di riferimento

M. Moroni, Effetti sulla salute del radon e degli altri inquinanti indoor, in R. Biancotto e M. Marinaro. Atti del convegno “Radon tra natura e ambiente costruito – Radioprotezione Territorio interventi di informazione”, Edicom Edizioni, 1997. 

M. Esposito, Radioattività e materiali da costruzione, L’industria dei laterizi n. 75, 2002.

AA.VV., Radon, questo sconosciuto, Salutest – Altroconsumo n. 36, febbraio 2002.

Carlo Manna, Aldo Fanchiotti, Manuale per la riqualificazione dell’ambiente abitato, Mancosu editore, Roma 1999

 

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