IMPRESE
Transport G. Ungaretti IMPRESE FASCISMO

 

 

L’impresa è un organismo economico che mediante l’organizzazione dei fattori di produzione e l’applicazione di processi tecnici, produce beni o servizi destinati alla vendita nel mercato. L’impresa opera come un’unità di gestione e di decisione economica ed è caratterizzata dalla presenza di quattro elementi strutturali:

l’imprenditore è il soggetto che intraprende un’impresa, assumendone tutti i rischi tecnici ed economici. Può essere una singola persona fisica o una persona giuridica. Secondo la legislazione vigente in Italia, "è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi" (art. 2082 codice civile).

I lavoratori dipendenti sono coloro che prestano la loro attività, sotto qualsiasi forma, nell’impresa ricevendo una retribuzione.

Capitali fissi come gli impianti, i macchinari, ecc.

Le materie prime e i prodotti intermedi che vengono impiegati a scopi produttivi.

 

Abbiamo visto come sia implicito nella nozione di imprenditore che questi abbia alle proprie dipendenze dei collaboratori. Il rapporto tra l’imprenditore e i collaboratori che sono alle sue dipendenze prende il nome di rapporto di lavoro subordinato, e sorge dal contratto di lavoro. Il codice articolo 2094 definisce prestatore di lavoro subordinato chi si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell’impresa prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore. Il codice distingue quattro categorie di collaboratori subordinati dell’imprenditore:

I Dirigenti; i Quadri; gli Impiegati e gli Operai.

 

I dirigenti hanno funzioni di comando fissando le direttive dell’attività degli altri lavoratori dell’impresa. I quadri svolgono funzioni di carattere continuativo, ai fini dello sviluppo degli obbiettivi dell’impresa. Gli impiegati svolgono attività di concetto e di ordine, secondo le direttive dell’imprenditore e dei dirigenti. Gli operai svolgo un lavoro esecutivo e prevalentemente manuale.

Fra i lavoratori subordinati vene sono alcuni forniti di potere di rappresentanza dell’imprenditore. Il legislatore ha previsto tre figure particolari operanti al servizio dell’imprenditore commerciale: l’institore; il procuratore; il commesso.

È institore colui che è preposto dall’imprenditore all’esercizio di un’impresa commerciale oppure di una sede secondaria, o di un ramo particolare dell’impresa stessa. L’institore è il collaboratore più elevato dell’imprenditore; la preposizione all’esercizio dell’impresa e il conferimento del potere di rappresentanza non hanno carattere occasionale. Egli è un rappresentante generale, che può compiere tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa: può acquistare materie prime, smerciare prodotti, sottoscrivere cambiali in nome dell’imprenditore e così via. Tuttavia non può alienare o ipotecare i beni immobili dell’imprenditore se non è stato espressamente autorizzato. Può anche stare in giudizio in nome dell’imprenditore.

Il procuratore è colui che, pur senza essere preposto all’esercizio dell’impresa o a una sede o a un ramo particolare di questa, ha, il potere di compiere per l’imprenditore gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa. Il procuratore è un rappresentante stabile dell’imprenditore commerciale, tuttavia si differenzia dall’institore perché non è preposto all’impresa, gli manca cioè la funzione direttiva.

Il commesso è colui che in base ad un rapporto continuativo ha il potere di compiere per l’imprenditore gli atti relativi alla specie particolare di operazioni delle quali è incaricato. Il commesso ha un potere molto più ristretto di quello dell’institore e del procuratore, in quanto egli può compiere soltanto gli atti che rientrano nel normale svolgimento delle sue specifiche mansioni.

L’imprenditore non di raro oltre che dell’opera dei collaboratori subordinati, si avvale di quella di lavoratori autonomi: si dicono tali coloro che si assumono determinati incarichi per conto dell’imprenditore in virtù di contratti diversi da quello di lavoro, per cui restano estranei all’impresa e non sono soggetti a vincoli di subordinazione gerarchica. I collaboratori che si trovano nel campo del commercio sono: lo spedizioniere; l’agente di commercio; il mediatore; il commissionario.

 Possiamo definire l’impresa come un’unità di produzione che mediante la combinazione di fattori produttivi organizza la propria attività per perseguire scopi di natura economica.

Dal punto di vista giuridico bisogna fare delle distinzioni:

secondo le dimensioni;

secondo il tipo di attività economica;

secondo il soggetto, cioè la persona dell’imprenditore.

 

Secondo le dimensioni le imprese si dovrebbero distinguere in grandi, medie e piccole. La grande e la media impresa sono sottoposte alla medesima disciplina legislativa e la distinzione fra luna e l’altra non ha rilevanza giuridica. Importante è invece tenere distinta da queste la piccola impresa secondo l’articolo 2083 "sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani i piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia".

 

Secondo il tipo di attività economica si distinguono due fondamentali categorie di imprese: Agricola e Commerciale.

L’impresa agricola secondo l’articolo 2135 "l’impresa è agricola quando l’imprenditore esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame e attività connesse". Si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o alla alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura. L’impresa commerciale secondo l’articolo 2195 "l’impresa è commerciale quando l’imprenditore esercita una delle attività seguenti: un’attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi; un’attività intermedia nella circolazione dei beni; un’attività di trasporto per terra, per acqua o per aria; un’attività bancaria; un’attività assicurativa; un’attività ausiliaria delle precedenti".

L’importanza della distinzione fra impresa agricola e impresa commerciale è notevole: l’impresa commerciale è infatti soggetta a una disciplina legislativa molto più rigorosa che non l’impresa agricola. L’impresa commerciale è soggetta in particolare: all’obbligo dell’iscrizione nel registro delle imprese; ha l’obbligo della tenuta di scritture contabili; al fallimento o ad altre procedure concorsuali.

 

Secondo il soggetto che ne è titolare, le imprese si distinguono anzitutto in private e pubbliche. Nell’impresa privata il capitale e i mezzi di produzione sono di proprietà di soggetti privati che perseguono con l’attività produttiva uno scopo di guadagno. Titolare delle imprese private può essere una singola persona fisica o una pluralità di persone fisiche organizzate in una società. Le imprese individuali sono esercitate da una singola persona fisica. Le imprese sociali sono esercitate da una società, fornita o non di personalità giuridica.

L’impresa pubblica è quella che appartiene allo Stato o ad altri enti pubblici (Regioni, Comuni), enti di gestione come l’IRI, l’ENI, l’ENEL, ecc.

Le imprese pubbliche sono organismi economici mediante il quale lo Stato esercita un’attività di produzione dei beni e servizi per fini di utilità generale e, quindi, di pubblico interesse. Si chiamano imprese pubbliche sia perché spesso il soggetto giuridico che le esercita è un ente pubblico, sia perché il loro capitale è interamente o in buona parte appartenente a un ente pubblico, in modo da consentire di indirizzare la loro gestione verso finalità pubbliche e per il conseguimento di obbiettivi di politica economica.

Sono imprese che operano sul mercato allo stesso modo delle imprese private ma che, diversamente da queste ultime, non si prefiggono di perseguire l’obbiettivo del massimo profitto, bensì quello del massimo benessere dell’intera collettività. In Italia le imprese pubbliche si sono sviluppate particolarmente negli ultimi cinquant’anni, assumendo un ruolo di grande rilievo nel contesto economico del paese. Esse esistono per una serie di ragioni di politica economica che, col passare degli anni sono andate man mano aumentando. Le più significative sono:

 

Evitare le frodi nei confronti dei consumatori. Spesso può verificarsi che fra più produttori privati la concorrenza venga esercitata non riducendo il prezzo pur mantenendo la bontà del bene o del servizio, bensì riducendo il prezzo a scapito della qualità. L’impresa pubblica più importante sorta allo scopo di evitare le frodi è quella della coniazione della moneta che, se fosse stata lasciata ai privati, avrebbe portato alla fabbricazione di monete sempre peggiori le quali avrebbero scacciato dal mercato la moneta buona, con danni notevoli sia per il singolo che per tutta la collettività (in base alla legge di Gresham).

Evitare la formazione di monopoli privati. L’ente pubblico intende evitare il formarsi di condizioni di monopolio privato in quanto il monopolista privato, avendo come obbiettivo il conseguimento del massimo profitto, tende a fissare il prezzo solo in funzione del suo profitto, anche se ciò provoca una contrazione della domanda del bene o del servizio da parte dei consumatori. Ma se si tratta di beni o servizi che servono a soddisfare bisogni primari, ne scaturisce che saranno le classi più povere che dovranno rinunciarvi. Lo Stato con la produzione di quel bene o servizio in regime di monopolio sociale consente anche ai meno abbienti di accedere a qual bene o servizio.

Garantire l’accesso a certi servizi su tutto il territorio nazionale. Poiché tra gli obbiettivi dell’ente pubblico vi è quello di produrre delle utilità sociali, spesso accade che, venga esercitata la pubblica impresa in quelle località nelle quali i privati non indirizzerebbero mai i loro investimenti, perché non redditizi. In questi casi lo Stato subirà delle perdite in termini economici, mentre otterrà dei vantaggi in termini politico sociali (servizi ferroviari).

Ridistribuire meglio la ricchezza sul territorio. L’esercizio di pubbliche imprese è anche lo strumento per intraprendere iniziative economiche in quelle zone del paese nelle quali è più elevato il tasso di disoccupazione per mancanza o per insufficienza di investimenti privati.

Assicurare la produzione di beni o servizi che non vengano prodotto dai privati perché scarsamente remunerativi o perché richiedono ingenti impieghi di capitali fissi. Si pendi all’esercizio di un’attività economica d’interesse generale (es. Rete ferroviaria).

Coordinare e controllare la produzione in settori fondamentali per lo sviluppo economico nazionale (chimico siderurgico), non che salvaguardare l’interesse pubblico impedendo l’esercizio di certe imprese da parte dei privati.

L’impresa pubblica viene esercitata per il vantaggio della collettività, per conseguire delle finalità di tipo sociale per le quali l’operatore privato non ha alcun interesse. Ma le finalità sociali devono essere un tutt’uno con la gestione dell’impresa secondo criteri di economicità; una gestione antieconomica finisce col pesare sull’intera collettività perché tende a stimolare fenomeni inflazionistici e a far aumentare la pressione tributaria, penalizzando in tal modo, le classi meno abbienti della popolazione, quelle classi invece che si voleva aiutare.

Si pone il problema di stabilire se l’impresa debba essere esercitata direttamente dallo Stato o se debba essere data in concessione a un’impresa privata.

L’esercizio diretto si ha quando l’ente pubblico esercita l’impresa servendosi dei propri funzionari. Si tratta di un sistema di gestione che può avere un proprio bilancio distinto da quello dello Stato e una propria autonomia di gestione.

 

L’esercizio in concessione si ha quando lo Stato delega l’esercizio di una pubblica impresa a un concessionario che la dovrà esercitare nel rispetto di una speciale convenzione è dovrò corrispondere all’ente pubblico un canone prestabilito. La durata della concessione può essere varia, ma tale da permettere al concessionario di ammortizzare i capitali investiti.

Tra l’esercizio diretto e l’esercizio in concessione si inserisce un’altra possibilità di gestione, sistema delle partecipazioni statali col quale lo Stato partecipa alla gestione delle imprese acquistando quote o azioni delle società partecipate che svolgono attività d’impresa in determinati settori economici.

 Gli enti pubblici economici sono imprese pubbliche, dotate di personalità giuridica pubblica, mediante le quali lo Stato esercita attività di produzione di beni e servizi che vengono offerti agli utenti dietro il corrispettivo detto prezzo pubblico. Gli enti pubblici economici hanno un proprio patrimonio e un proprio bilancio agiscono, per concessione da parte dello Stato, come imprese private, ma perseguono finalità di interesse pubblico. Essi sono costituiti per legge e operano sotto la vigilanza del ministro competente, dal quale ricevono le direttive generali. Il bilancio degli enti pubblici economici va annesso al bilancio dello Stato ma non deve essere ne discusso ne approvato dal parlamento. Oggi gli enti pubblici economici agiscono in vari settori economici e hanno importanza e dimensioni diverse. Quelli di maggiore rilevanza sono:

La Banca d’Italia, fondata nel 1893, essa svolge funzioni di vigilanza e di controllo sul sistema bancario, cura il servizio di tesoreria dello Stato, regola lo sviluppo del credito, effettua operazioni di risconto e fissa la misura del tasso ufficiale di sconto.

L’Ente Poste, garantisce il servizio postale e telegrafico ed effettua la raccolta del risparmio attraverso il servizio dei conti correnti e dei depositi postali e la collocazione dei buoni ordinari del tesoro.

L’Ufficio italiano cambi.

La zecca e l’istituto poligrafico dello Stato, si occupa della coniazione delle monete e della stampa di documenti ufficiali quali la gazzetta ufficiale della repubblica.

L’ente ferrovia dello Stato.

L’ENEL, enti provvidenziali INPS e INAIL.

 Il fenomeno economico della partecipazione dello Stato in società private ha avuto inizio, in Italia, intorno al 1920 per garantire il controllo della collettività nella gestione di imprese esercenti pubblici servizi, esercitare un’azione diretta a limitare le conseguenze di situazioni monopolistiche, aiutare imprese che svolgono attività riconosciute di pubblica unità e per altri fini politici, economici e sociali.

Con la partecipazione, lo Stato diventa azionista di imprese, le quali restano comunque private e quindi regolate dalle norme del diritto privato. Tutto il sistema delle partecipazioni statali faceva capo a tre Enti pubblici di gestione: l’IRI, l’ENI e l’EFIM.

L’IRI è sicuramente il più importante Ente pubblico di gestione. Fu costituito nel 1933 allo scopo di finanziare le imprese in difficoltà a causa della grande crisi economica di quegli anni e per liquidare attività e passività di alcune banche che erano fortemente esposte a causa di operazioni di credito mobiliare.

L’ENI, costituita nel 1953 col compito di promuovere le ricerche nel settore degli idrocarburi, svolge un ruolo di notevole rilievo nel settore dello sfruttamento delle fonti energetiche e della chimica.

L’EFIM fu istituito nel 1962 per raccogliere le partecipazioni pubbliche in alcune imprese metallurgiche.

Poiché le imprese a partecipazione statale non hanno sempre raggiunto i risultati che si attendeva, a causa di una serie di circostanze economico – politiche e si è reso necessario effettuare la dismissione di alcune attività.  A partire dagli inizi degli anni Novanta il Governo italiano ha autorizzato un programma di privatizzazione che porti alla trasformazione della natura giuridica delle imprese pubbliche con un ridimensionamento dell’intervento dello Stato nell’economia. Il programma di privatizzazione, in Italia, ha le sue norme di riferimento nel decreto legge n. 333/92. Esso stabilisce che le operazioni di alienazione devono avvenire secondo modalità operative che devono dare impulso al mercato, alla massimizzazione dei ricavi e all’attività economica dell’impresa interessata.

Le modalità di cessione delle azioni ai privati sono almeno tre:

Il collocamento sul mercato di azioni tramite consorzio di collocamento, con l’obbiettivo di raggiungere la massima diffusione delle azioni presso il pubblico a un prezzo equo anche per il venditore. È così possibile creare un azionariato diffuso, dando vita alle cosiddette public companies;

L’asta pubblica per il pacchetto di maggioranza, quando si vuole creare un azionista o un gruppo di riferimento, in quanto il management esistente non è in grado di gestire l’impresa in modo efficiente;

La trattativa diretta, quando si vuole identificare chiaramente il compratore.

 Le imprese pubbliche prestano il loro servizio a un prezzo denominato tariffa. Esse operano sul mercato non per conseguire il massimo profitto, ma per fornire il servizio al prezzo più basso praticabile.

Le tariffe praticate dalle imprese pubbliche possono essere così ripartite:

Tariffa unica, il cui ammontare è costante, nel senso che non dipende dalla entità del servizio offerto.

Tariffa proporzionale, il cui ammontare varia in funzione della entità del servizio.

Tariffa graduale, il cui ammontare varia, secondo una certa gradualità, col passaggio da un certo gruppo di unità a un altro superiore.

Tariffa differenziata, il cui ammontare cresce all’aumentare dell’entità del servizio, però in misura meno che proporzionale.

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