Paola Volonghi
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appunti tratti dalle lezioni di filosofia
del
Galileo Galilei
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Nasce a Pisa nel 1564 e muore nel 1642
nei pressi di Firenze. Apparteneva ad una famiglia di ceto medio, il padre
era un insegnante di musica e inoltre costruiva strumenti musicali. Poteva
quindi permettersi gli studi. Si iscrive a medicina ma ne rimane
insoddisfatto: infatti lui aveva interessi scientifici e al tempo la
medicina veniva insegnata secondo la filosofia di Aristotele e di altri,
come quella dei 4 umori di Galeno. Abbandona quindi medicina e si dedica
all'insegnamento per avere un profitto e studia da solo, soprattutto la
matematica. Nel 1589 ottiene la cattedra di matematica a Pisa. Nel 1592
viene chiamato ad insegnare matematica all'università di Padova. Ci
rimane fino al 1610 ed è lì che fa le sue osservazioni con il telescopio
che verranno pubblicate nel marzo 1610 nel Sidereus nuncius. La sua
fama si diffonde in tutta Europa. Il gran duca di Toscana (Medici),
considerando che ci troviamo nel clima rinascimentale del mecenatismo,
attribuisce a Galileo la carica di matematico e filosofo. Decide di
lasciare la cattedra a Padova per trasferirsi in Toscana dove guadagnava
di più facendo meno (solamente alcuni discorsi ogni tanto, senza obblighi
di insegnamento) e dove avrebbe così potuto dedicarsi a tempo pieno agli
studi. Nel 1632 pubblica il Dialogo sopra i due massimi sistemi
del mondo. Il cardinale Bellarmino aveva ammonito Galileo nel 1616 con
una lettera a non insegnare la teoria copernicana (poteva essere usata per
i calcoli ma non divulgata). Viene denunciato al Sant'Uffizio. Gli archivi dei processi fatti dal tribunale dell'inquisizione sono stati conservati nell'archivio Vaticano. Nel 1810, quando Napoleone occupa Roma, fa portare tutti i documenti a Parigi (perché venissero studiati dagli illuministi della capitale). Quando Napoleone viene sconfitto in Francia, torna la monarchia che ha permesso a Papa Pio VII di riprendersi tutti i documenti. Viene incaricato il Monsignor Marino Marini, che mette da parte un centinaio di documenti più importanti per portarli a Roma, mentre gli altri finiscono come carta straccia ai pescivendoli. Nota però che quello di Galileo era sparito. Nel 1843 la moglie del duca di Blacas, nell'ordinare le carte del marito defunto, scopre il fascicolo di Galileo e lo spedisce a Roma. Questo documento però non è consultabile da chiunque, ma solo di alcuni che ne ottengono il permesso. Il primo storico che ha potuto vederlo è stato un certo Redondi, cattolico e affidabile; nel 1983 ha anche scritto un libro intitolato Galileo eretico. Scopre due cose fondamentali: · Uno degli atti di accusa fondamentali, cioè l'ammonizione a non insegnare la teoria copernicana, manca negli allegati, ma c'è solo una minuta; può essere che questa lettera o non sia mai esistita o sia stata rubata. · Nel 1624 c'era stata una denuncia anonima al Sant'Uffizio in cui si diceva che Galileo era un eretico, perché negava la transustanziazione, attraverso la distinzione tra qualità primarie e secondarie, che vedremo più avanti. Redondi, attraverso lo studio della calligrafia, scoprirà che la denuncia era stata fatta da un gesuita, padre Orazio Grassi. Redondi sostiene che la condanna per aver insegnato la tesi copernicana è un compromesso, perché contestualmente l'Inquisizione insabbiava l'accusa più grave di Grassi. Galileo è stato condannato al carcere a vita, è scampato alla pena di morte perché, forse per timore della tortura, aveva abiurato (ossia aveva negato di sostenere la tesi copernicana). Ottenne in seguito gli arresti domiciliari. È quindi vero che questo è un capitolo negativo della Chiesa, perché essa aveva obbligato una persona a negare pubblicamente le sue idee, è anche vero però che Galileo non era mai stato in cella e non era trattato come un criminale comune. Gli ultimi anni di vita li trascorre nella villa di Arcetri, vicino a Firenze, componendo Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze che è costretto a pubblicare in Olanda per evitare la censura. Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: Dialogo scritto in italiano (e per questo si divulga più facilmente). C'erano tra personaggi: Salviati (che esprime le idee di Galileo), Simplicio (esprime le idee di Tolomeo e non a caso viene usato questo nome: da semplicius, sciocco) e Sagredo (padrone di casa, una villa veneta, unico personaggio veramente esistito). Si tratta di un dialogo abbastanza equilibrato, anche se si riscontrano diverse gaffe da parte di Simplicio che ci fanno capire da che parte sta Galileo. Il dialogo è diviso in 4 giornate: I GIORNATA: Salviati e Simplicio discutono la teoria aristotelica che divide la fisica in celeste e sublunare. Simplicio si trova d'accordo, Salviati no. II GIORNATA: C'è la discussione delle prove che davano i tolemaici contro il movimento della Terra. Salviati, per confutare questi argomenti, utilizza alcuni principi della fisica di galileiana: · Principio di inerzia: Galileo non formulerà mai esplicitamente questo principio ma lo utilizzerà. Verrà invece formulato da Newton e inizialmente da Cartesio. Il principio di inerzia dice che "se un corpo non subisce forze oppure subisce forze la cui somma vettoriale è nulla, allora permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme". Per la fisica aristotelica e secondo la tradizione antico - medioevale questo principio era controintuitivo. Accettavano la prima parte, la permanenza della quiete, perché per esempio dicevano che, se osservo un sasso che non viene mosso da nessuno, è ovvio che rimane fermo. Non accettavano però il fatto che un corpo possa trovarsi in uno stato di moto rettilineo uniforme, senza una causa che produca continuamente il movimento, infatti quando cessa la causa motrice cessa anche il movimento. Per Aristotele quando vediamo un corpo che continua a muoversi anche se non vediamo nulla che lo spinge, una causa ci deve comunque essere (come l'esempio della catapulta, in cui viene detto che, se non fosse per le particelle dell'aria che lo spingono, il sasso cadrebbe subito). · Principio di composizione dei movimenti: se prendo un carro con ruote snodabili e 2 cavalli che tirano contemporaneamente il carro uno da una parte uno dall'altra, in direzione ortogonale rispetto al primo, il carro alla fine si trova nel punto P. Se i due movimenti non fossero contemporaneamente, il carro arriverebbe sempre nel punto P. Nel caso in cui il sasso cade da una torre il moto è sempre verticale e il sasso cade nello stesso punto ai piedi della torre, perché è la somma delle sue componenti (il moto di caduta del grave e lo spostamento della terra). · Principio di relatività. Immaginiamo una nave, appeso al soffitto c'è un otre con dell'acqua. Quest'otre ha un foro che lascia cadere una goccia ogni x secondi. Sotto c'è un vaso con una stretta apertura dove le gocce cadono. Se la nave è ferma le gocce cadono nel vaso. Nel momenti in cui la nave accelera o frena la goccia cade fuori. Supponiamo che il mare sia calmo, che la nave vada a velocità costante perfettamente dritta. Se sono dentro e non ho alcun punto di riferimento, supponendo che non ci siano oblò per guardar fuori, non riesco a capire se la nave è ferma oppure no. La goccia, infatti, cade sempre all'interno del vaso e qualunque cosa io faccia non riescono a capire se sono in movimento o se sono fermo. Ecco perché se noi siamo sulla Terra e tutto si muove assieme noi non ce ne rendiamo conto. "È impossibile all'interno di un sistema chiuso stabilire se il sistema è fermo o se si muove di moto rettilineo uniforme". È vero che il movimento della Terra non è costante, però questa variazione di velocità è distribuita su lunghi periodi, quindi nel movimento del sasso, in cui l'intervallo di tempo è molto piccolo, non si riscontra alcuna differenza di velocità. Dal punto di vista pratico la Terra ha velocità costante. III GIORNATA: prove a favore della rivoluzione della Terra. Queste prove, che però non ritiene decisive quanto quella esposta nella quarta giornata, sono: · Galileo ha osservato che Venere ha delle fasi e quindi se il Sole non fosse al centro non le avrebbe. · Moto retrogrado dei pianeti, che diviene comprensibile se si suppone che l'osservatore, sulla terra, sia anche lui in movimento rispetto al sole. IV GIORNATA: viene esposta la prova che per Galileo
era quella decisiva: la prova delle maree. Il metodo scientifico di Galileo è il metodo che
le scienze naturali hanno assunto e si è affermato in contrapposizione a
quello di Bacone e di Cartesio.
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N. B. Gli appunti sono stati presi durante le lezioni e non sono stati rivisti, ne integrati con le spiegazioni del manuale di filosofia in adozione
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