Paola Volonghi

 

 

appunti tratti dalle lezioni di filosofia del
 prof. Maurilio Lovatti 
(anno scolastico 2005-06)

 

Plotino

 

 

Plotino fa parte della corrente del neoplatonismo e cronologicamente è dopo le origini del cristianesimo, ma poiché ha idee in comune con la filosofia greca, viene trattato prima.
Plotino e gli altri neoplatonici si preoccupavano di approfondire il pensiero di Platone e di capirne certi significati. Al centro della riflessione di Plotino c'è il problema dell'essere: quale struttura esso abbia, come possano conciliarsi unità e molteplicità, immobilità e movimento, eternità e tempo….
Il termine neoplatonico è stato attribuito loro solo più tardi, quando gli studiosi sono diventati consapevoli delle rilevanti differenze con Platone; loro invece si consideravano platonici.

Plotino nasce a Licopoli nel 205, in Egitto. Scrive in greco, poiché si trovava nella zona orientale dell'Impero, mentre in quella occidentale si parlava il latino. Frequenta la scuola di Ammonio Sacca. A 40 anni si trasferisce a Roma, dopo aver seguito l'imperatore Gordiano III in una spedizione in Persia. A Roma fonda una scuola platonica ed ebbe anche l'idea di creare una sorta di città dei filosofi che avrebbe chiamato Platonopoli. Muore nel 270.

I neoplatonici hanno innovato alcune concezioni del pensiero platonico. Nel Timeo Platone aveva affermato che c'erano 3 realtà eterne (materia prima, idee e Demiurgo) che erano il principio di tutto.
Secondo Plotino la spiegazione è profonda se serve a ridurre qualcosa di complesso a presupposti semplici (per esempio Newton ha utilizzato solo 3 principi per spiegare tutto il movimento).
Plotone era convinto che dietro ai tre elementi ci fosse una spiegazione più profonda che riservava all'insegnamento orale. Oggi la critica ha dimostrato come i pensieri espressi nelle prime pagine del Timeo fossero effettive convinzioni di Platone, e non avevano forma di mito, come la parte rimanente del dialogo.
Plotino voleva spiegare tutta la realtà attraverso un unico principio, chiamato appunto UNO, perché definito come ciò che non è molteplice. Nelle Enneadi (l'opera principale, scritta in greco, dove viene esposta la metafisica platonica) l'Uno viene concepito come un Dio, con le dovute differenze che lo distinguono dal Dio delle religioni monoteistiche: secondo le religioni Dio crea dal nulla e liberamente, l'Uno invece è il fondamento necessario di tutto ciò che esiste.

Plotino, per designare la relazione tra l'Uno e tutto ciò che esiste, utilizza un termine greco che può essere tradotto in due modi:
· Emanazione: l'Uno emana il mondo.
· Processione: il mondo procede dall'Uno.

L'emanazione o processione è quel procedimento rispetto al quale l'Uno porta all'esistenza del mondo e spiega perché esso esiste. L'Uno ha emanato il mondo, non lo ha creato. Plotino dice che per spiegare il concetto di emanazione possiamo usare due metafore:
il sole emana luce e calore, la rosa emana profumo
dal sole proviene il calore, dalla rosa proviene il profumo

Questi esempi però non ci danno l'idea giusta di emanazione; il sole e la rosa prima o poi si esauriscono. Per Plotino, invece, il soggetto emanante è così pieno d'essere che anche con l'emanazione non diminuisce, non viene minimamente modificato o alterato.

Le 3 IPOSTASI eterne sono l' UNO, l'INTELLETTO (logos) e l' ANIMA DEL MONDO
L'ipostasi è ciò che sussiste di per sé. È un particolare modo d'essere della sostanza e, precisamente, la sostanza nel momento in cui dà vita al processo produttivo e, dunque, diviene "altro" rispetto al principio da cui deriva. Questo "altro" è l'ipostasi, qualcosa di inevitabilmente "inferiore" nei confronti della sostanza originaria, ma pur sempre "sostanza" capace - a sua volta - di generare ulteriori "ipostasi".

Intelletto e anima del mondo sono emanati dall'Uno, non cronologicamente ma logicamente, nel senso che dipendono dall'Uno. Sono tutti eterni, ma se non ci fosse l'Uno non ci sarebbero intelletto e anima del mondo. L'Uno non è stato emanato, esiste di per sé.
Intelletto: Plotino lo chiama logos. È l'insieme delle idee platoniche. Dobbiamo prendere, dal Timeo, l'insieme delle idee, l'iperuranio: questo è l'intelletto. Le idee sono quindi eterne, ma non originarie, perché emanate dall'Uno.
S. Agostino ha detto "Le idee sono eterne come Dio, perché se non ci fosse Dio, non ci sarebbero".
Anima del mondo: l'anima è ciò che dà vita, unità, organicità al cosmo, che non è un caos ma è ben ordinato. L'anima occupa una posizione intermedia tra mondo intelleggibile e sensibile: essa, da un lato, si volge verso l'intelletto e quindi partecipa alla vita dell'Uno; dall'altro, come anima del mondo, plasma, da forma e ordine alla materia dell'universo fisico e infine si specifica nei singoli corpi viventi.
Il tempo è una dimensione propria dell'anima del mondo, senza questa il tempo non esisterebbe. Per le realtà eterne (idee e Uno) il tempo non ha senso. Anche l'anima del mondo è eterna, ma siccome governa un mondo mutevole avrà in sé la concezione di tempo. Per Platone il tempo era creato dal Demiurgo, per Plotino dall'anima del mondo. Ciò non è però contraddittorio. La domanda: cosa c'era prima dell'Uno e dell'intelletto? è senza senso, perché questi non sono nel tempo.

Se diciamo che l'Uno emana il cosmo, da dove salta fuori la materia di cui è fatto? Anche perché Uno, intelletto e anima del mondo sono tutti immateriali.
Platone diceva che la materia è eterna, quindi bisognerebbe dire che l'Uno emana la materia. Plotino però non lo accetta.
Se dico: esiste la luce e esiste il buio, è si una frase sensata, ma se dico così, sembra che esistano due realtà autonome, originarie. Oppure potrei dire che esiste il buio quando non c'è la luce; in questo caso c'è solo una realtà.
Secondo Plotino posso far vedere che anche la materia non è un ente originario: prendiamo una casa che essendo sostanza è sinodo tra materia e forma.
la MATERIA sono i mattoni , il cemento e il legno
la FORMA è la funzione abitativa della casa
Ogni cosa che troviamo nel cosmo è sostanza,nel senso aristotelico del termine, formata da materia e forma (che è un'idea, quindi presente nell'intelletto). Se prendiamo, per esempio, il mattone, questo è a sua volta formato da materia (argilla) e forma (parallelepipedo con le giuste proporzioni e la necessaria durezza, impenetrabilità e capacità di resistere al peso, ecc.). L'argilla la posso dividere ancora in materia e forma. Nel Timeo di Platone, il Demiurgo plasmava il cosmo unendo materia e forma. Plotino ritiene che questa spiegazione sia insoddisfacente, quindi sostiene che esiste solo la forma, la materia è mancanza di forma che non scompare del tutto solo perché la nostra conoscenza è limitata.
Se assumiamo quindi il punto di vista che la materia non è autonoma, ma solo mancanza di forma, allora tutto dipende dall'Uno che emana l'intelletto, l'anima del mondo e le forme ordinate che determinano il cosmo.
L'Uno non può essere definito. L'unica cosa che si può dire è che non è molteplice. Se dicessimo che è spirituale o altro ridurremo la possibilità di esistenza dell'Uno.
L'Uno può dirsi propriamente ciò che non è: "essendo infatti la natura dell'Uno generatrice del tutto, non è nulla di ciò che esso genera". Da tutte le cose l'Uno, dall'Uno tutte le cose.
I teologi medioevali parlano di teologia apofatica, che definisce Dio con caratteristiche negative (Dio NON è…). L'Uno è definito solo negativamente, possiamo solo dire cosa non è Uno, non cos'è (l'Uno NON è…).

Strada del ritorno: il percorso che l'anima deve compiere se vuole ricongiungersi all'Uno.
I suoi gradini sono: VIRTÚ, BELLEZZA, FILOSOFIA, ESTASI

L'anima individuale è un modo di essere, una manifestazione dell'anima del mondo, cioè una delle forme dell'Uno.
L'anima umana è come una scintilla di divinità dentro di noi. Quindi l'anima desidera ardentemente riunirsi con Dio, l'Uno. Questo percorso, composto da 4 gradini, avviene nella vita dell'uomo, non semplicemente dopo la morte (analogia con il cristianesimo: idea che l'impegno e il merito portino alla realizzazione della persona e alla sua felicità).
I quattro gradini sono:
· La Virtù, che è purificazione, liberazione dall'esteriorità e dalla corporeità. Si intende la disposizione ad agire bene, moralmente. Plotino vede la vita dell'anima nel corpo umano come una scintilla di bene incatenata al corpo. Questo percorso rende l'anima più indipendente dal corpo. È il primo gradino, perché quando un uomo agisce secondo virtù (contrasta i propri interessi e le pulsioni fisiche) per Plotino è il primo tentativo di liberazione dell'anima.
· Amore per la bellezza, che permette di cogliere la manifestazione dell'Uno nell'ordine delle cose. Si può provare solo se si agisce secondo virtù (vedi il Simposio di Platone).
· La filosofia, amore per il sapere, che secondo Platone e Aristotele era il massimo livello. Per Platone solo i filosofi potevano governare. Per Plotino invece la filosofia non è il livello più alto a cui può aspirare l'anima umana. Questo perché l'Uno è una realtà suprema, che ha un valore assoluto, raggiungerlo significa essere una cosa solo con lui; il sapere invece si fonda su una forma di dualismo che è ineliminabile. Quando noi sappiamo, distinguiamo il soggetto che conosce e l'oggetto conosciuto.
Es: Io imparo un teorema; io sono il soggetto conoscente , il teorema è l'oggetto conosciuto
· Con l'estasi il soggetto conoscente diventa un tutt'uno con l'oggetto conosciuto. Estasi = uscita da sé, l'uomo perde la propria identità.
Plotino puntualizzava sul fatto che quello che diceva dell'estasi era spesso inadeguato, perché credeva che l'estasi non si potesse definire. Se l'estasi sfugge alla definizione razionale, vuol dire che c'è qualcosa che va oltre e che non è definibile. Dato che ciò che differenzia la filosofia dal misticismo è la razionalità, l'estasi va oltre la filosofia. L'estasi si può solo provare, uno non può farla provare, ne spiegarla compiutamente.
L'estasi non è qualcosa di magico: i maghi pensavano che la magia fosse un sapere solo per gli adepti. L'estasi dei maghi non è quella di Plotino. Per questo l'estasi è un qualcosa a cui tutto possono arrivare (attraverso il percorso esistenziale delineato nelle Enneadi), non riservata agli appartenenti a una setta o a degli illuminati. Plotino, a differenza di alcuni mistici cristiani, non pensa che l'estasi sia una conseguenza dell'ascetismo (rinuncia al piacere).

Gli storici ritengono che i teologi cristiani, quando hanno elaborato la concezione di Trinità (Concilio di Nicea, nel 325), sono stati influenzati dalla concezione neoplatonica per definire i rapporti padre, figlio e Spirito Santo.

Il padre può essere concepito come l'Uno, che ha emanato il resto. Il figlio non è da intendere come Cristo uomo, ma come Logos, Verbo, visto dai teologi come persona divina eterna, rispetto al quale Gesù Cristo rappresenta la natura umana del Verbo ("il verbo si è fatto carne, Prologo al Vangelo di Giovanni). Lo Spirito Santo era qualcosa che, mandato dal padre, da ordine, aiuta il mondo, lo accompagna alla salvezza eterna.
Padre, figlio e Spirito Santo sono coeterni.

RAPPORTO CRISTIANESIMO E FILOSOFIA

Es: esiste una matematica cristiana? No, perché la matematica è indipendente dal fatto che uno sia credente o no.
Siccome la filosofia voleva essere una scienza dimostrativa, non c'è nessun rapporto tra filosofia e cristianesimo come tra matematica e cristianesimo. Però gli storici hanno constatato che con l'avvento del cristianesimo si sono affermate teorie che prima non esistevano ed è quindi chiaro che la filosofia ne rimane influenzata.

Concezioni cristiane che hanno influenzato la filosofia:
· Creazione dal nulla: esisteva già nell'antico testamento (ben prima di Platone, Aristotele, neoplatonismo). Però la Palestina era una provincia dell'Impero Romano con la quale nessun intellettuale veniva a contatto (nessun greco si sarebbe mai messo a studiare l'ebraico). Finché il cristianesimo non si diffonde i filosofi non la conoscono.
· Incarnazione (Cristo fatto uomo): se uno crede che Dio si è fatto uomo si considera la situazione umana talmente alta e "buona" che anche Dio può farne parte. Questa concezione dà importanza alla persona (nelle altre religioni donne, bambini e schiavi non erano considerate persone).
· Monoteismo: i filosofi greci hanno sempre parlato di una religione politeista.
· Antropocentrismo: uomo al centro dell'Universo. L'Universo è stato creato da Dio per il bene dell'uomo. La natura non è qualcosa di disordinato ed è stato finalizzato da Dio al bene dell'uomo, affinché questi ne usufruisse. E' lecito per esempio mangiare la carne, uccidendo gli animali per nutrirci.
· Dio è nomoteta (facitore, autore di norme): perché un uomo segue delle norme morali? Per Aristotele la fa perché solo essendo virtuosi si è felici. Per il Cristianesimo Dio ci ha dato i Dieci Comandamenti che devono essere seguiti, proprio perché è Dio che lo vuole. Vanno seguiti in primo luogo perché Dio lo comanda, solo subordinatamente per ottenere la vita eterna. Non sono imperativi ipotetici, ma categorici. Questo tema sarà oggetto di grandi dispute. Volontarismo (il bene è bene perché così vuole Dio) o legge naturale (Dio vuole e comanda il bene perché è bene)?
· Vita eterna: resurrezione dei corpi. L' immortalità dell'anima non è un dogma del cristianesimo, anche se fa parte della tradizione e della cultura cristiana, perché ciò che veramente conta è credere nella vita eterna e nella resurrezione dopo il Giudizio Universale.
· Rapporto fede - ragione: la filosofia usa solo la ragione, la fede fornisce delle verità alle quali l'uomo accede senza dimostrazioni. Com'è questo rapporto? Grande interrogativo del Medioevo. La soluzione prevalente consisterà nel pensare che la Rivelazione può far conoscere all'uomo delle verità inaccessibili alla pura ragione, ma queste verità non saranno mai contrarie alla ragione.
· Concezione progressiva della storia: i Greci avevano una concezione del tempo ciclica, i cristiani l'avevano lineare. Peccato originale e venuta di Cristo sono avvenimenti unici e irripetibili. Molti storici credono che uno dei motivi del potere dei Paesi cristiani (occidente) sia l'idea ottimistica del progresso, del fatto che si può sempre migliorare.
· Capovolgimento dei valori: (già visto con Socrate) i valori più importanti non sono la gloria, la ricchezza, la forza, la salute, la bellezza, ma la lealtà, la fratellanza, l'umiltà, la coerenza interiore, la purezza di cuore…

 

 

N. B. Gli appunti sono stati presi durante le lezioni e non sono stati rivisti, ne integrati con le spiegazioni del manuale di filosofia in adozione

 

risorse internet su Plotino

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