Il ragazzo selvaggio
L'Enfant sauvage di F. Truffaut
Francia, 1970
"Estate 1793: all'Istituto nazionale sordomuti di Parigi arriva un ragazzo
selvaggio ritrovato allo stato primitivo nella foresta dell'Aveyron. Contro
il parere dei colleghi, il dottor J. Itard lo porta a casa sua e con l'aiuto
della governante cerca di educarlo al linguaggio. Ispirato ad un fatto
vero, raccontato nel rapporto che il dottor Jean Itard stilò per
la Societè des observateurs alla fine del Settecento, Il
ragazzo selvaggio è un film-saggio di grande ed intensa poeticità,
sceneggiato e strutturato attorno alla particolare relazione tra medico
e paziente".
Il Mereghetti. Dizionario dei Film 2000, Baldini &Castoldi,
Milano 1999.
Chiave di lettura del film è la bipolarità identità-alterità,
la scoperta del sè e dell'altro da sè.
Secondo i dati della psicologia moderna, l'Io si genera nel rapporto
con gli altri, attraverso la funzione di specchio che coloro che sono per
noi affettivamente significativi svolgono fin dalla nascita. Nel corso
dell'esistenza, poi, siamo sempre rispecchiati nel giudizio degli altri
attraverso il quale noi impariamo come siamo e chi siamo, in uno scambio
che è affettivo e cognitivo al tempo stesso.
In particolare, è proprio l'appartenenza al gruppo famiglia
e alla comunità che risulta indispensabile alla formazione dell'identità
(sia personale sia culturale) che è costruita e difesa dai singoli
soggetti e dai diversi gruppi componenti una comunità.
Nel film Il ragazzo selvaggio, il dialettico rapporto tra identità-alterità
è costantemente presente, soprattutto perchè da esso emerge
chiaramente l'ostinazione alla difesa della propria cultura, la paura del
diverso e il rifiuto della diversità. Infatti, è questo che
provano gli abitanti dell'Aveyron nell'estate del 1793, quando, nella foresta
, alcuni cacciatori incontrano e prendono un bambino dell'apparente età
di 11-12 anni, completamente nudo, solo ed incapace di parlare, vissuto
nella più completa e selvaggia solitudine.
Il "selvaggio dell'Aveyron" era strato abbandonato dai suoi genitori
in tenera età e qualche straordinaria vicenda gli aveva consentito
di sopravvivere. la sua vita si era sviluppata tutta fuori della comunità
umana; la sua era stata una vita naturale.
La vicenda del "selvaggio dell'Aveyron" desta grandi interrogativi
e curiosità nella cultura del secolo dei Lumi, particolarmente interessata
allo studio dell'uomo e della società.
Non è difficile immaginare l'interesse che questo ragazzo suscita
nei vari ambienti della Capitale francese.
A Parigi, affidato alle cure dell'Istituto per sordomuti, il "selvaggio"
viene esibito come fosse un mostro da fiera: innumerevoli persone lo assediano
nella sua stanza ed osservano con stupore il comportamento e l'aspetto
esteriore del ragazzo, facendo attenzione soprattutto alle cicatrici che
"la brutta bestiaccia" porta sul collo. I visitatori sono colpiti dalla
disgustosa sporcizia del "selvaggio", dalla sua diffidenza e dall' incapacità
di camminare e di compiere movimenti armoniosi. Ciò che colpisce
l'ambiente parigino è che il ragazzo dell'Aveyron è diverso
dai suoi coetanei e non si sente a proprio agio nel suo nuovo stato.
Questa diversità, afferma il medico J. Itard, non è frutto
di malformazioni, ma è conseguenza delle abitudini antisociali nelle
quali egli era vissuto.
I sensi del "selvaggio", infatti, rispecchiano ampliamente quelli degli
animali: egli annusa tutto quello che gli viene presentato, è poco
sensibile alle sensazioni di caldo e di freddo, morde e mangia in modo
bestiale ed è incapace di assumere una posizione eretta.
J. Itard trasmette a Victor (nome dato al ragazzo per la sua particolare
reattività dinanzi al suono "o") nozioni ed esperienze, ma, soprattutto,
cerca di eliminare i bisogni e le abitudini che caratterizzavano la sua
vita precedente per instaurarne di nuove.
Almeno in certi momenti, il medico J. Itard non sviluppa la natura
del ragazzo, ma la violenta per reintegrarlo nella vita associata, per
risvegliare i suoi organi sensoriali e per fargli comprendere ed articolare
la parola.
Nonostante l'impegno del medico, Victor non segue con interesse l'insegnamento
del suo "maestro". Tuttavia, il breve ed intenso periodo trascorso in casa
Itard risulta essere di estrema importanza per i cambiamenti che trasformano
Victor; il ragazzo impara progressivamente ad usare tutti i sensi, a dare
prove di attenzione e di memoria e ad avvalersi dell'uso della lingua parlata
e scritta per indicare oggetti e per esprimere desideri.
Dopo questi, Itard propone a Victor di raggiungere anche altri obiettivi;
egli intende educare le capacità di Victor a rapportarsi con gli
altri esseri umani, ad avviarsi verso uno sviluppo rapido ed equilibrato
della sua personalità e, quindi, a passare dalla condizione di "selvaggio"
a quella di civile.
Sorge un interrogativo: ma cosa pensa Victor di tutto ciò? Qual
è l'esito dell'identità che egli sta sviluppando?
Sicuramente Victor non si sente accettato per quello che è e
non ha un rapporto positivo con se stesso e con gli altri; probabilmente
la sua personalità è dipendente in modo esasperato dagli
altri e dall'ambiente circostante.