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ALTERAZIONI MAMMARIE INDOTTE DA TERAPIE FARMACOLOGICHE

Dr. Gian Paolo Andreoletti, specialista in Oncologia, Giornalista scientifico, Bergamo

 

 

UN CASO DI GINECOMASTIA IN CORSO DI TERAPIA CON METADONE

 

IL CASO CLINICO

Un mio assistito di 45 anni, tossicodipendente, da tre anni in terapia con metadone presso il locale servizio per le Tossicodipendenze, si è presentato in ambulatorio lamentando preoccupazione per la persistenza di dolore e tumefazione alla mammella sinistra (l’abbozzo mammario destro era stato asportato a 13 anni per patologia benigna imprecisata), insorti alcuni mesi prima e progressivamente ingravescenti.

L’esame obiettivo evidenziava in effetti dolorabilità alla palpazione della mammella sinistra, la quale presentava un abbozzo ghiandolare diffusamente ipertrofico, senza tuttavia lesioni nodulari sospette. Si trattava di una ginecomastia da uso prolungato di oppiodi.

 

COMMENTO

Gli oppioidi aumentano la secrezione ipofisaria di prolattina; in questo modo possono determinare un aumento di volume della mammella maschile mono o bilaterale (ginecomastia secondaria).

E’ interessante segnalare collateralmente , a proposito dell’azione degli oppioidi a livello dell’ipofisi, che questi, mentre –come detto- aumentano la produzione di prolattina, sopprimono invece la secrezione di ormone luteinizzante (LH), con conseguente cospicua riduzione della concentrazione plasmatici di testosterone: ciò può influire sulla genesi della ginecomastia; inoltre giustifica il fatto che i pazienti tossicodipendenti o in trattamento metadonico protratto mostrino spesso una ridotta attività sessuale, con diminuita motilità degli spermatozoi e basso volume di eiaculato. In sintesi, quindi, gli oppioidi determinano nel maschio fenomeni di femminilizzazione (ginecomastia) associati a ridotta potenza sessuale.

 

 

 

UN CASO DI MASTODINIA DA METOCLOPRAMIDE

 

IL CASO CLINICO

Un mio assistito di 67 anni, operato dieci anni prima per un adenocarcinoma T2N0M0 del polmone destro, con negatività degli esami di follow-up per eventuali recidive neoplastiche, si è presentato alla mia attenzione, preoccupato per la presenza, da alcune settimane, di una sintomatologia dolorosa bilaterale in sede mammaria, accentuata dalla stimolazione tattile dei capezzoli. L’esame obiettivo rivelava la presenza di abbozzi mammari ipertrofici, dolenti, senza tuttavia evidenza di aree nodulari sospette. Interrogando il paziente, ho scoperto che stava assumendo autonomamente, da circa sei mesi, per disturbi dispeptici, due compresse di metoclopramide al giorno. La sospensione del medicinale ha determinato la regressione dei sintomi mammari nell’arco di due settimane.

COMMENTO

La metoclopramide è una sostanza antiemetica ad azione antidopaminergica. La dopamina è, come noto, un potente inibitore fisiologico della secrezione ipofisaria di prolattina. Il blocco della dopamina, determinato dall’uso prolungato di metoclopramide, determina quindi un innalzamento dei valori ematici di prolattina, con possibile insorgenza di ginecomastia, mastodinia, galattorrea.

Altri farmaci a potenziale effetto iperprolattinemizzante sono gli estrogeni, la reserpina, l’alfa-metildopa, le fenotiazine, la sulpiride, la cimetidina, la ranitidina.

 

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