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NOVITA’ CLINICHE IN LETTERATURA SENOLOGICA

 

 

 

Antipsychotic Dopamine Antagonists May Increase Breast Cancer Risk

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Questo studio retrospettivo ha preso in esame i dati di 52819 donne esposte al trattamento con farmaci antipsicotici ad azione antidopaminergica e di 52289 donne non trattate con questi farmaci.

Le donne trattate con antipsicotici dopamino-antagonisti presentavano un aumento del 16% del rischio di sviluppare un carcinoma mammario. L'aumentato rischio era dose-correlato.

Gli antipsicotici ad azione antidopaminergica, come noto, aumentano i livelli di prolattina circolante. Questo studio dimostra che il loro uso è associato ad un significativo incremento del rischio di carcinoma della mammella.

Le donne sottoposte a terapia con farmaci antipsicotici dopamino-antagonisti devono quindi essere sottoposte a frequenti controlli senologici, con esame clinico e mammografia.

 

 

 

Cyclin E and Survival in Patients with Breast Cancer

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La ciclina E è una proteina che interviene nei processi di replicazione cellulare, regolando la transizione dalla fase G1 del ciclo mitotico alla fase S.

Lo studio in questione, di tipo retrospettivo, ha preso in esame un totale di 114 pazienti: 102 pazienti affette da carcinoma mammario di stadio I e bassi livelli di ciclina E all'esame Western blot di un lisato tumorale, e altre 12 pazienti, sempre con carcinoma mammario di stadio I ma con alti livelli di ciclina E.

A distanza di 5 anni dalla diagnosi, nessuna delle pazienti del primo gruppo (bassi livelli di ciclina E) era morta per carcinoma mammario, mentre 12 donne del secondo gruppo (valori elevati di ciclina E) erano decedute per neoplasia della mammella.

I risultati dello studio indicano che i livelli di ciclina E possono rappresentare un importantissimo fattore prognostico, superiore alle dimensioni del tumore, allo stato linfonodale e ai livelli dei recettori ormonali e di HER2/neu.

La iperespressione di ciclina E è fortemente indicativa di cattiva prognosi clinica.

 

 

Multicentric Mammary Carcinoma. Evidence of Monoclonal Proliferation

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Si definisce tumore mammario multicentrico la presenza simultanea di due o più foci neoplastici in diversi quadranti della mammella.

Per tumore mammario multifocale si intende invece la presenza di più foci tumorali nello stesso quadrante mammario.

Questo studio ha preso in considerazione 32 pazienti con carcinoma mammario invasivo multicentrico T 1-2, N 0-1, M 0.

Gli autori hanno correlato le caratteristiche morfologiche (tipo istologico) e immunoistochimiche (recettori ormonali, HER 2 neu, Ki 67) dei vari foci tumorali.

In considerazione della pressochè totale sovrapponibilità dei dati morfologici e immunoistochimici tra i vari focolai neoplastici, lo studio dimostra che il carcinoma multicentrico deriva dalla proliferazione e diffusione di un unico clone cellulare e non dall'insorgenza simultanea di foci tumorali multipli.

 

 

Heritability of Mammographic Density, a Risk Factor for Breast Cancer

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Le donne con mammelle mammograficamente dense presentano un rischio di carcinoma mammario di 1.8-6.0 volte superiore rispetto alle donne della stessa età con mammelle mammograficamente ipodense (adipose).

Questo studio ha analizzato 571 coppie di gemelle monozigoti e 380 coppie di gemelle dizogoti, di età compresa tra i 40 e i 70 anni, per valutare il ruolo di fattori genetici ereditabili nel determinismo della densità mammaria.

I risultati dello studio hanno evidenziato un elevato coefficiente di concordanza di densità mammaria nelle coppie monozigoti (0,61-0,67) rispetto a quello riscontrato nelle coppie dizigoti (0,25-0,27).

Il grado di densità mammaria è quindi un carattere con elevata componente ereditaria. L'identificazione dei geni implicati nel determinismo della densità mammaria consentirà di rilevare forme familiari di carcinoma mammario non legate alla presenza dei geni BRCA1 e BRCA2.

 

 

Oral Contraceptives and the Risk of Breast Cancer

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Questo studio caso-controllo è stato condotto in donne di età compresa tra 35 e 64 anni; sono state analizzate in totale 4575 donne con carcinoma (cancer, tumour, tumeur) mammario (breast, brust, mamelle, mama, sein) e 4682 controlli.

L’analisi dei dati ha evidenziato che il rischio relativo di sviluppare un carcinoma mammario è risultato pari ad 1,0 per le donne con utilizzo attuale di contraccettivi orali e pari a 0,9 per le donne con uso precedente di contraccettivi orali.

In conclusione i risultati di questo studio portano a sostenere che, nelle donne di età compresa tra 35 e 64 anni, l’utilizzo attuale o precedente di contraccettivi orali non risulta associato in modo significativo ad un rischio superiore di carcinoma mammario.

 

 

Use of Chemotherapy plus a Monoclonal Antibody against HER2 for Metastatic Breast Cancer that Overexpresses HER2

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Il gene che codifica per il recettore del fattore di crescita Human Epidermal Growth Factor (gene HER2) è amplificato nel 25-30% dei tumori mammari, con conseguente presenza della proteina in alte quantità nelle cellule tumorali.

Le donne con tumori mammari che iperesprimono HER2 presentano un tumore ad elevata aggressività, con prognosi negativa.

Gli anticorpi monoclonali diretti contro la porzione extracellulare della proteina HER2, come il trastuzumab, hanno dimostrato in vitro ed in vivo di poter inibire la proliferazione delle cellule tumorali che iperesprimono HER2.

In questo studio randomizzato, condotto su pazienti con carcinoma mammario metastatico con iperespressione di HER2, 234 donne hanno ricevuto solo un trattamento chemioterapico standard, mentre altre 235 pazienti sono state sottoposte alla somministrazione di chemioterapia standard più trastuzumab (somministrato endovena con una dose di carico di 4 mg pro Kg di peso corporeo, seguita da una dose di mantenimento di 2 mg pro Kg una volta alla settimana, fino all'evidenza di una progressione clinica della patologia.

L'aggiunta del trastuzumab al trattamento chemioterapico ha consentito un prolungamento del periodo libero da progressione della malattia (7,4 contro 6 mesi) ed un minor tasso di mortalità ad 1 anno (22% rispetto a 33%).

L'effetto collaterale più significativo è stata la cardiotossicità, la cui incidenza si è rivelata particolarmente elevata (27%) nelle pazienti trattate con trastuzumab ed antracicline. Il meccanismo della cardiotossicità legata all'utilizzo del trastuzumab non è nota; l'unico fattore di rischio rilevato è stata l'età avanzata. La disfunzione cardiaca può essere grave e mettere a repentaglio la vita delle pazienti. La sintomatologia è in ogni caso regredita nel 75% delle pazienti dopo l'inizio di un trattamento farmacologico per lo scompenso cardiaco.

 

 

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