Teatro
dell'Aquila
da: "Il Teatro dell'Aquila", a cura
dell'arch. Manuela Vitali
Il Teatro dell'Aquila è tra i più preziosi gioielli di arte ed architettura di Fermo. Dichiarato Monumento nazionale, autentico vanto della città, è tra i principali d'Italia per capienza con un migliaio di posti (L'Opera di Roma circa 1.300 posti, La Scala di Milano circa 1.800), il più grande e importante delle Marche e regioni vicine anche per tradizione.
Quando la piccola Fermo nel 1791
inaugurava il suo teatro lirico, nel resto d'Italia, tra i più famosi, erano funzionanti
solo il San Carlo di Napoli (1737), il Regio di Torino (1740),
il Comunale di Bologna (1763), La Scala di Milano (1778), mentre dovevano
ancora attendere Venezia (La Fenice, 1792), Genova (Teatro Carlo Felice, 1827),
Parma (Nuovo, 1821), Palermo (Massimo, 1875), Bari
(Petruzzelli, 1905) e altri.
(Fonte: Enciclopedia Italiana "G.
Treccani").
Qui il regista Giancarlo Menotti,
quarant'anni fa, voleva stabilire la sede italiana del Festival dei Due Mondi,
ma la necessità di lavori di restauro e attinenti alla sicurezza (eseguiti e terminati
poi alcuni anni più tardi) costrinsero il Maestro a ripiegare su Spoleto.
Innumerevoli e importanti le stagioni liriche e sinfoniche che si
sono succedute in oltre duecento anni di vita, tante le prime e le rappresentazioni
inedite anche di grandi autori (Giuseppe Verdi).
LE ORIGINI - Nella nostra regione esisteva sin dal
Cinquecento una fiorente attività teatrale che si svolgeva nelle sale maggiori del
palazzi pubblici. La dimostrazione è nell'eredità che raccogliamo oggi con la
presenza nelle Marche di ben 71, stupendi teatri storici con una concentrazione, nella
nostra regione, tra le più alte al mondo.
A Fermo la prima sala pubblica utilizzata per attività teatrale era
una stanza al secondo piano del Palazzo dei Priori. L'antica "Sala delle
Comedie" era l'odierna "Sala del Mappamondo"
Quando il Palazzo dei Priori fu collegato
all'attiguo palazzo degli Studi con la loggetta pensile che passsa sopra a corso
Cefalonia, la sala era utilizzata anche a scopo didattico dall'Università.
La Sala delle Comedie fu così utilizzata fino al 1687 quando
il Consiglio di Cernita decise di destinare la sala al patrimonio librario del nobile
fermano Paolo Ruffo, donato al fine di "erigere una biblioteca ad uso pubblico della
città".
Da quel momento per le rappresentazioni fu utilizzata la "Gran
Sala del Suffitto" che - secondo il Fracassetti - sorse nello stesso palazzo attigua
alla Sala dell'Aquila che è quella dell'antico Concilium generale (odierna sala del
consiglio comunale). Quindi la "Gran Sala del Suffitto" è quella che oggi
chiamiamo "Sala dei Ritratti" e che dal 1690 viene utilizzata per
spettacoli e denominata una volta "Teatro di Fermo", altre "Sala
del Teatro".
Nel 1746 fu realizzata nella Sala del Suffitto una
struttura teatrale fissa con platea e palchi: è la prima vera e propria struttura
teatrale della città di Fermo che prese il nome di "Nuovo Teatro dell'Aquila"
(dal nome della attigua Sala dell'Aquila).
Il nuovo Teatro è anche il primo delle Marche a gestione condominiale: i palchi vengono
dati in proprietà o in affitto solo alle famiglie "nobili di Cernita", è la
prima forma di gestione associativa di un teatro.
Apriamo una parentesi: fino al Cinquecento questo servizio ricreativo e
culturale era riservato alla sfera privata: le manifestazioni si tenevano
principalmente nelle sale maggiori dei palazzi delle famiglie patrizie. Ad Ascoli si
recitava nelle case Alvitretti e Ciucci affittando le scene del Comune, a Fossombrone in
casa Passionei si realizzarono invece dei veri e propri palchettoni.
Il Nuovo Teatro dell'Aquila di Fermo, nella odierna Sala dei Ritratti, rappresentò il
passaggio dalla sfera privata a quella collettiva pubblica: la sua gestione si basava
sulla libera associazione di privati che guidano costruzione e gestione del tatro con
quote condominiali.
Solo alla fine del Settecento, quando fu costruito ex novo il
teatro nella nuova sede che oggi ammiriamo lungo la strada che porta al Duomo, si passa
dalla sfera collettiva privata alla preminenza dell'Amministrazione pubblica nella
costruzione e gestione.
LA REALIZZAZIONE DELL'ODIERNO TEATRO -
La decisione di realizzare ex novo il Teatro dell'Aquila nella sede dove oggi si trova, fu
presa il 18 febbraio 1779 dal Consiglio di Cernita (cioè il consiglio
comunale) di Fermo; dopo ampie discussioni si approvò il progetto degli architetti Augustoni
e Paglialunga che prevedeva un nuovo fabbricato da realizzarsi lungo la strada
che conduceva al "Girone" (Girfalco), l'odierna via Mazzini; l'alternativa era
l'ipotesi (progetto Cordella-Fontana) di ristrutturare a tal fine il primo piano del
Palazzo degli Studi che era stato appena liberato dall'Università, trasferita altrove
(oggi vi si trova la Biblioteca comunale).
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Dopo aver deciso di costruire in ogni
caso ex novo una nuova struttura teatrale lungo la via del Girone, in un secondo
momento il progetto Augustoni-Paglialunga fu bocciato perché ritenuto non rispondente
all'importanza che si voleva dare al manufatto. Allora fu incaricato della progettazione e
della costruzione Cosimo Morelli, architetto dello Stato Pontificio, che
aveva costruito un teatro simile (ma più piccolo) ad Imola.
Fu una decisione azzeccata perchè è grazie al suo genio che si deve la
grandiosità del teatro di Fermo e la perfetta acustica.
Il Morelli , fermo restando il sito (strada del Girone), propose un'opera di grandi dimensioni, con una sala a pianta ellittica, quattro ordini di palchi (la Scala di Milano ne ha solo uno in più) più il loggione. Il progetto si avvicinava alle proposte teatrali francesi. L'innovazione più importante era sicuramente l'eliminazione del proscenio architettonico, in modo da accostare la sala al palcoscenico.
I lavori cominciano nel settembre 1780 e, dopo
alterne vicende (problemi economici e strutturali anche per la notevole acclività del
luogo), terminano dieci anni più tardi.
L'inaugurazione ufficiale fu celebrata nell'agosto 1791.
Da allora il teatro ha subito numerosissimi lavori di ristrutturazione
e modifica, dovuti anche a motivi di sicurezza e per un incendio (1826),
al punto che si può dire che nei suoi due secoli di vita sono stati quasi di più gli
anni in cui si è intervenuti sulla struttura (con lunghe chiusure) rispetto a quelli in
cui si è potuto godere tranquillamente del teatro.
I primi lavori nel periodo 1798-1850 (architetto Lucatelli).
Tra il 1850 e il 1899 l'ingegnere architetto Giovan Battista Carducci
dirige un nuovo restauro, lavori di manutenzione dovuti alle nuove norme di sicurezza ed
effettua una proposta progettuale per realizzare una facciata artistica sul lato est,
verso il palazzo apostolico. Quel lato adesso non è libero ma collegato col Palazzo
apostolico - odierno palazzo comunale - attraverso un edificio che nel Settecento ospitava
le carceri, poi è stato adibito a caserma prima dell'odierna destinazione.
Proposta di facciata artistica dell'architetto fermano G. B.
Carducci da realizzarsi sul lato est,
facciata che non è stata mai realizzata, e tuttora il lato resta chiuso perché
confinante con un altro edificio.
Altri interventi vari di manitenzione ordinaria e non e su
impiantistica varia (es. riscaldamento e illuminazione artificiale elettrica) si succedono
nel nostro secolo:
nel 1905, 1907-1909, 1913-14;
1920 - 1927: interventi strutturali (ingegneri Trenta e Perugini);
1933 - 1957: interventi realtivi alla sicurezza (Ufficio tecnico
comunale) che impediscono l'utilizzo del teatro per il Festival dei Due Mondi;
1957 - 1967: a causa dei lavori di sbancamento per la edificazione del
discusso edificio commerciale davanti all'hotel Astoria, crolla il muro perimetrale sud.
Viene riconsolidata la scarpata verso viale Vittorio Veneto e in buona parte ricostruito
il complesso dei camerini (ing. Agostini, Caciari, Properzi e Ufficio tecnico comunale);
1979-1980: altri lavori di manutenzione e migliorie.
Arriviamo ai giorni nostri con l'ultimo grosso lavoro di
ristrutturazione: il teatro viene chiuso di nuovo nel 1984 per lavori
strutturali e relativi alla sicurezza che vengono affidati dall'ingegnere fermano Giovanni
Monelli.
Ma l'anno dopo viene deciso di avviare un restauro globale del teatro, così nel
1985 inizia l'ultimo importante restauro che si conclude nel 1997 e viene affidato
all'architetto di fama internazionale Gae Aulenti che intende rivisitare l'intero
complesso architettonico.
Aulenti rispolvera il progetto ottocentesco del Carducci di
realizzazione di una facciata principale sul lato corto, decide di riqualificare il foyer
d'ingresso, ridefinire gli spazi del piano terra e del primo piano con l'acquisizione da
parte del Comune del confinante palazzo Palazzi, ampliamento dell'atrio, del piano della
"Rollina", nuovi passaggi e collegamenti orizzontali e verticali, pure con
ascensori, che avrebbero consentito l'accesso anche da viale Vittorio Veneto (strada che
quando fu costruito il teatro, fine Settecento, non esisteva) e il rapido deflusso degli
spettatori da tutti i cinque livelli di palchi e loggione.
Per i soliti motivi economici, logistici e stutturali, data la
difficoltà del sito in cui il teatro è stato edificato, e per l'aspro dibattito politico
che si è trascinato a lungo per anni, il progetto dell'Aulenti è rimasto incompiuto
come, per certi versi, resta il teatro, considerando il nuovo ruolo della facciata sud
(che nel Settecento era esterna alla città, e che invece da fine ottocento, con la
costruzione della "strada nuova", guarda su viale Vittorio Veneto che
rappresenta oggi il principale ingresso al centro storico e Piazza del popolo) e
considerando che resta tuttora irrisolto il problema della facciata d'ingresso principale,
ancora posta lateralmente sul lato nord (lungo via Mazzini) nonostante i due progetti
(Carducci 1865 e Aulenti 1985) che hanno cercato di risolvere il problema
spostandola in quella che dovrebbe essere la sua posizione naturale, cioè sul lato est,
frontale a chi guarda proveniendo da Piazza del Popolo.
a destra qui in basso: il foyer d'ingresso
dopo gli ultimi lavori di
ristrutturazione
a sinistra: 1966, il teatro
dell'Aquila gremito
in occasione di una visita di Raoul Follereau
sopra: la sala dopo gli ultimi lavori
sotto, a sinistra: plafon
della sala raffigurante l'olimpo
(1828, Luigi Cochetti Roma 1802 - 1884);
a destra: sipario raffigurante Armonia che consegna la cetra
alla città di Fermo (1830, Cochetti).
sotto: particolari di
fregi e decorazioni e, a destra, il lampadario ripristinato dopo l'ultimo restauro
L'OTTIMA
ACUSTICA DELLA SALA
A sinistra: pianta della sala con mappa delle curve relative alla distribuzione del
livello sonoro (SPL) e alla posizione del punto singolare di focalizzazione
Sotto: emissione
celebrativa per l'inaugurazione del teatro
BIBLIOGRAFIA
Monografia "Il Teatro
dell'Aquila", a cura di Manuela Vitali -
Federico Motta Editore, Milano 1999 -
© Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo S.p.A.