CONVENTO DEI CAPPUCCINI CON CHIESA DI SAN LORENZO

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    Complesso costruito nel 1854 su progetto di Fra Bernanrdo da Ripatransone, cappuccino.
    Interno della chiesa a tre navate con cappelle laterali. Nell'altare maggiore il martirio di San  Lorenzo con l'apparizione della Vergine.
    In questo convento dimorò Fra Marcellino da Capradosso, sepolto nel cimitero di Fermo, per il quale è introdotta la causa di beatificazione.

In alto e in basso a destra: panorami dell'odierno convento.

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    I CAPPUCCINI sono frati appartenenti ad un ordine mendicante fondato nel 1525 da Matteo da Bascio come nuovo ramo dei Francescani nell'ambito di un rinnovamento e riconosciuto nel 1528 da papa Clemente VII. Derivano il loro nome dal cappuccio cucito al saio.

    Nel 1535 i Cappuccini si stabilirono a Fermo. Da principio la loro sede era sul colle Vissiano ("Montagnola", nei pressi dell'attuale Seminario) nell'antico monastero e chiesa di San Savino già appartenuti ai monaci Benedettini in cui costituirono anche uno Studio Generale (Università).

cappuccini03.1.jpg (23164 byte)    Nel 1593 si trasferirono entro le mura cittadine: il Comune concesse loro un'area sul colle del Girfalco e i Cappuccini, anche con le elemosine dei fedeli, costruirono un convento e una chiesa nel punto in cui c'era l'antica Rocca, distrutta dai fermani centocinquanta anni prima. La chiesa fu intitolata a San Lorenzo Martire in memoria dell'omonima cappella che sorgeva nel vecchio castello. Restarono in cima al colle fermano per circa duecento anni fin quando nel 1810 il regime napoleonico soppresse - assieme ad altri - il loro ordine. Scacciati i frati e venduto all'asta il loro convento, i cappuccini si dovettero rifugiare in una casa presso la chiesa d'Ognissanti, poco distante.

A sinistra: ornato ligneo dell'altare maggiore della chiesa di San Lorenzo; imponente compleso ligneo in stile neoclassico realizzato nel 1859 da Vincenzo Salomoni di Montegiorgio e donato dal conte Raffaele Vinci.
Esso, nella sua semplicità e imponenza allo stesso tempo, esalta maggiormente lo splendore della tela dello Zuccari (a ds.), ed è a sua volta ben inquadrato nella sistemazione generale dell'area presbiteriale, tutta in legno, opera di Nanni Monelli (1978-1979).


    Nel frattempo il loro convento viene acquistato dalla famiglia Paccaroni e viene trasformato in una villa (attuale villa
cappuccini04.1.jpg (20918 byte) Vinci, al Duomo), così i frati, persa ogni speranza di tornare nella loro sede, nel 1854 iniziano la costruzione fuori città (su un'altra collina a sud-ovest di Fermo) dell'attuale convento con annessa chiesa anch'essa dedicata a San Lorenzo, in ricordo di quella che stava sul Girfalco.

    I Cappuccini però non hanno pace perché nel 1866 il nuovo Governo Sabaudo sopprime le congregazioni religiose: i frati sono cacciati in poche ore dal loro nuovo convento e devono rifugiarsi nelle parrocchie e nelle famiglie.
Il loro convento viene adibito ad Ospedale Psichiatrico Provinciale

    Nel giro di alcuni anni, però, l'edificio si rivela inadatto ad ospitare il manicomio, così nel 1874 i religiosi possono tornare nella loro sede, ma sono costretti a ricomprarsi il convento in cui poi sono rimasti (indisturbati) fino ad oggi; il manicomio provinciale viene trasferito nell'ex convento dei Frati Minimi di San Francesco da Paola, anch'esso chiuso, dove è rimasto fino a pochi anni fa, (in via Zeppilli, nei pressi dell'inizio della via Castiglionese).
    Fino ad alcuni anni fa il convento dei Cappuccini era sede di una scuola media, di un Ginnasio e di un collegio che ospitava molti studenti e - ormai - ha dato il nome al moderno quartiere sorto attorno ad esso dagli anni Sessanta e al colle che lo ospita.

 

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Qui sopra a destra: Martirio di San Lorenzo, olio su tela (cm. 356 x 192) opera del marchigiano Federico Zuccari (1539 - 1609), pittore e architetto, che lavorò a Roma (dove rifondò l'Accademia Romana di Santa Lucia), Venezia (affreschi in Palazzo Grimaldi e in S. Francesco della Vigna) e alla corte di Filippo II di Spagna (Escorial di Madrid).cappuccini06.1.jpg (22280 byte)
Secondo il Dania, la tela fermana si ispira alla omonima tela del Tiziano, custodita nella chiesa del Gesù a Venezia, appartenente al rinascimento veneziano, e di cui rappresenta "un ottimo esempio di elaborazione tardo manieristica".
Sempre il Dania segnala due disegni preparatori custoditi nella Galleria degli Uffici di Firenze (11042F) e nella Biblioteca Reale di Torino (15929) e una copia tratta dalla pala in esame per un disegno ora custodito alla National Gallery of Scotland di Edimburgo. Trattasi della massima opera pittorica dei cappuccini nelle Marche.

A sinistra: la Madonna con il Bambino e S. Felice da Cantalice (olio su tela di cm. 250 x 170) di Ubaldo Ricci (1669 - 1732), caposcuola di una famiglia di pittori fermani, di cui questa'opera è il capolavoro.

A destra: Tabernacolo ligneo del XVII secolo (cm 196 x 116), probabilmente del 1704, collocato sull'altare maggiore, di autore ignoto ma probabilmente di un ebanista marchigiano, essendo analogo agli altri cibori settecenteschi conservati nelle chiese dei cappuccini delle Marche.

Foto tratte da: "I cappuccini a Fermo" di Callisto Urbanelli, Giuseppe Santarelli, Nanni Monelli - Fermo, 1998

 


SANTUARIO DI SANTA MARIA A MARE

e SEMINARIO DELLE MISSIONI CONSOLATA

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    Il Santuario di Santa Maria a Mare ha origini antichissime: si hanno notizie di un edificio sacro sin dal 1130 d.C., il più antico documento fornisce la prova che esso ospitava un Priorato di Agostiniani, detti di S. Freiano, che estendeva la sua giurisdizione su ben 26 chiese del Fermano.

 

 

S.Mariamare03.1.jpg (25502 byte)    Dopo un periodo di decadenza (che costrinse i religiosi a ritirarsi a Torre di Palme in una chiesa che ha preso lo stesso nome), il Santuario tornò famoso perché si verificano intorno ad esso dei fenomeni luminosi, testimoniati anche dall'arcivescovo Rinuccini e dal Beato Antonio Grassi, e visibili anche dal Girfalco di Fermo.

    Così il Santuario, che venne soprannominato  "della Madonna dei Lumi", diventa meta di numerosi pellegrinaggi, tradizione viva fino a oggi.
    Dal 1632 cominciano lavori per ingrandirlo e portalo alle dimensioni e forma attuali, mentre il 31 ottobre 1632 si compie uno dei momenti più importanti nella sua storia: l'incoronazione della Vergine.

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In alto: il santuario in una stampa degli anni Trenta;


qui sopra e a destra due immagini dell'aula ecclesiale;


a sinistra la volta (opera di Giusepe Canali);


 

 

 

    Nel 1928 si sono stabiliti nel santuario i Missionari della Madonna Consolata (ordine fondato a Torino nel 1901 dal Beato Giuseppe Allamano), su iniziativa del fermano Don Ernesto Ricci e dell'arcivescovo di Fermo Carlo Castelli. Avviarono subito un seminario frequentato da centinaia di "Apostolini" (aspiranti missionari) e da cui fino al 1945 (anno di chiusura del solo seminario) sono usciti in tutto 18 sacerdoti, di cui molti diventati missionari.
    Oggi il santuario è officiato da quattro missionari che hanno fatto servizio nelle più disparate parti del mondo, dal Congo a Montreal fino in Colombia.
    Un seminario importante e prestigioso che tra i suoi ex allievi e ospiti annovera il prof. Olindo Pasqualetti, latinista di fama mondiale.

    La Madonna Consolatrice degli afflitti è patrona di Torino dal 1104, quando fece tornare la vista ad un cieco e si festeggia il 20 giugno; a Lei è stata intitolata la prima Missione, posta nel centro storico di Torino.

 


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