FERMO  ROMANA
Da "FIRMUM PICENUM" - Giardini Editori - Pisa, 1987


cisterne05.jpg (42255 byte)CENNI STORICI

    La storia di Fermo romana comincia nel 264 a.C. quando nel suo territorio viene dedotta una colonia di diritto latino.

    La zona era popolata già da molti secoli dai Piceni (o Picenti), popolazione italica preromana derivata dai Sabini.     
    Tra il IV e il III secolo a.C. i Picenti cercarono l'alleanza coi Romani, per difendersi dai popoli confinanti a nord (Galli Senoni, i cui territori arrivavano fino alla vallate dell'Esino) e a sud (Pretuzi, che occupavano l'attuale Abruzzo). Il risultato fu che i Picenti alla fine si trovarono accerchiati dai Romani, e nel 269, una volta insorti, vennero attaccati e battuti.
Ma mentre Asculum, di origine picena, e Ancona, di origini greche, riuscirono per un po' a restare indipendenti nella loro alleanza con Roma, il restante territorio (corrispondente all'odierno fermano-maceratese) venne incorporato con quello di Roma e in parte confiscato (con probabile deportazione degli abitanti nell'agro - per questo motivo - detto Picentino, nei pressi della Piana del Sele, nella Campania meridionale).

    In questo territorio viene dedotta la colonia latina di Firmum, alla quale sarebbero seguite molto più tardi Potentia (S. Maria in Potenza, presso Porto Recanati, 184 a.C.) e Auximum (Osimo, 157 d.C.).

    La scelta del sito per Firmum fu strategica: in posizione dominante e vicinissima al mare, proseguiva la logica delle colonie già dedotte in precedenza, cioè Ariminium (Rimini) e Hatria (Atri, in Abruzzo), e, in più, esattamente a metà strada fra le due città rimaste ancora indipendenti di Asculum e Ancona.

    Da un passo di Velleio Patercolo si intuisce che la colonia latina di Firmum fu sovrapposta ad un insediamento preesistente, interpretazione confermata dai reperti archeologici che risalgono ad un periodo anteriore alla deduzione della colonia latina. Trattasi più che altro di numerose necropoli picene e villanoviane, mentre quelli che fino ad oggi erano considerati i resti di una cerchia di mura preromana, secondo recenti studi più approfonditi, appartengono in realtà alla prima colonia latina.

    Secondo uno studioso americano (Frank, Baltimora, 1933) nelle colonie dedote in questo periodo c'erano circa 4000 coloni; unitamente alla restante popolazione indigena, per la Fermo del primo periodo latino si può ipotizzare una popolazione all'incirca di diecimila abitanti.
Si trattava di una colonia molto importante, come dimostra il diritto di battere moneta, accordatole nella prima fase della sua esistenza.

    Il ruolo dei fermani nelle vicende miltari è importante: un racconto di Plutarco narra che, nella battaglia delle Termopili (191 a.C.), i contingenti fermani permisero a Catone di forzare con un colpo di mano il passo delle Termopili, tenuto dall'esercito di Antioco III.
Un secolo più tardi (90 a.C.) durante la guerra sociale che ebbe origine ad Asculum, Pompeo Strabone fece base a Fermo da cui poi partì per assediare ed annettere Asculum allo stato romano.

    Nel 90 a.C. la lex Julia concede la cittadinanza romana a molte comunità latine ed alleate. Firmum passa da colonia al rango di municipio, come ci conferma anche una citazione di Cicerone [... laudandi sunt ex huius ordinis sententia Firmani...].

    Lo status di municipium dura solo cinquant'anni: nel 43 a.C. inizia la Roma imperiale con il primo imperatore Ottaviano Augusto e due anni dopo, nel 41 a.C.. inizia per Firmum la terza fase istituzionale della sua storia romana: resta insignita del titolo di colonia (ornatissima e, secondo qualche attestazione epigrafica anche Iulia) ma sui suoi territori, confiscati, Antonio deduce una colonia triunvirale di veterani di guerra; successivamente sembra esserci stata anche una deduzione di una colonia augustea, più probabilmente però nella confinante Falerio (Piane di Falerone) che non proprio a Fermo.

    A seguito della deduzione antonina, nell'età del principato Firmum Picenum raggiunge una notevole consistenza demografica: è certamente in questo periodo tra le città più popolose del centro Italia. Lo si deduce, ad. es., dal numero di tredici pretoriani provenienti da Fermo (un terzo di tutto il Piceno), quando le altre città ne presentano uno o due (solo Falerio, confinante con Fermo ne presenta tre, probabilmente a seguito della deduzione augustea). Anche per quanto riguarda i legionari, sono di Firmum l'unico piceno attestato sotto Augusto e Caligola, e i tre sotto Vespasiano e Traiano.

    Nei successivi due secoli dell'impero, più che di Firmum si parla di Castellum Firmanorum (Castello dei Fermani), cioè il Porto di Fermo (presso l'odierna Santa Maria a Mare, alla foce dell'Ete, subito a sud dell'attuale Porto San Giorgio, da non confondere con la rocca medievale oggi visibile): lo sviluppo dei traffici commerciali e dei trasporti, favorito dalla tranquillità politica-sociale e dalla prosperità economica, avevano incentivato la crescita delle città poste lungo il litorale e lungo le vie pianeggianti costiere, più comode delle pur numerose vie interne.
    Così era di certo più importante la via litoreanea che collegava la Flaminia, all'altezza di Ancona, alla Salaria all'altezza di Truentum (dove oggi sorge Porto d'Ascoli) passando per Potentia, Cluentum (Civitanova Marche) e Castellum Firmanorum, che non la via che collegava Firmum alla Flaminia passando nell'entroterra per Urbs Salvia (Urbisaglia), Septempeda (San Severino Marche) fino a Nuceria (Nocera Umbra).
    Allo stesso modo si ritiene che le mercantili Castellum Firmanorum e Truentum (dotate di piccoli porti-canale alle foci dei fiumi Lete e Truentus) siano probabilmente più popolate (o meglio "frequentate", considerando anche la resienza avventizia) delle istituzionali, e comunque più importanti, Firmum e Asculum.

    Se le ripetute deduzioni di colonie comportarono successivi interventi sulla struttura urbana della città, ampliandola sempre di più (nuove cerchie di mura), i primi due secoli di "pace operosa" dell'età imperiale sono segnati a Fermo dalle imponenti realizzazioni urbanistiche che hanno lasciato intatto il loro segno fino ad oggi (cisterne romane, rete idraulica, teatro) o dagli interventi di decoro urbano, voluti spesso direttamente dall'imperatore, attestati da documentazioni epigrafiche.

    Dopo trecento anni di prosperità economica e sociale, dalla metà del terzo secolo d. C. inizia la decadenza dell'impero e di tutte le città italiane, Firmum compresa.

    Tra il III e il IV secolo d.C. arriva a Fermo il Cristianesimo e nasce la Chiesa fermana, dal V secolo cominciano gli arrivi di popolazioni germaniche che si insediano all'interno dei confini dell'impero. Nel 408 Firmum viene conquistata da Alarico e nel 476 (considerata la data ufficiale della caduta dell'Impero Romano) viene accorpata al regno di Odoacre.
    Ma le strutture sociali, economiche e politiche dell'Italia romana, che avevano resistito a queste prime occupazioni dei barbari, i quali si erano sovrapposti ad esse, scompaiono definitivamente attorno al 550 con la guerra greco-gotica. La regione medio adriatica  diventa teatro di battaglia e terra di conquista degli eserciti di Belisario, Narsete e poi di Totila che, con i suoi Goti, conquista Firmum e Asculum. Le vecchie istituzioni di stampo tardo romano vengono spazzate via definitivamente; nelle città (e nella stessa Roma) cresce l'autorità temporale dei vescovi (vescovi-conti) che si sostituiscono alle precedenti istituzioni civili.
    La trasformazione politica, già profonda, diventa irreversibile dal 568 con la discesa dei Longobardi che nel 580 occupano anche il Piceno e Firmum (che ormai viene chiamata Firmo); saranno loro a portare il termine germanico "mark" ("circoscrizione", "terra di confine") che (con la Marka Firmana e la Marka Anconitana) sostituirà definitivamente quello di Picenum.
    Gli ultimi barlumi di romanità si spengono per sempre.
    È l'alba del Medioevo.

 


LE ODIERNE TESTIMONIANZE

    Le testimonianze della Fermo romana sono molteplici: innanzitutto i resti delle possenti mura megalitiche ancora visibili in diverse parti della città, poi la rete idrica sotterranea, costituita da una notevole rete di cunicoli e condotti, ma cui massimo esempio, unico al mondo, sono le tre cisterne romane, perfettamente conservate (immagine in basso); i resti del teatro, visibili sul versante nord della collina; i ritrovamenti archeologici nell'area del foro e in altre parti del centro storico; infine le monete a leggenda "FIR".

 

cisterne01.1.jpg (23772 byte)LE MURA

LA VIABILITÀ

L'ACROPOLI:
La BASILICA PALEOCRISTIANA,
il TEMPIO PAGANO e le PRESENZE PREROMANE

IL FORO

IL SISTEMA IDRICO e LE CISTERNE

IL TEATRO

EDILIZIA PRIVATA

LE MONETE a LEGGENDA "FIR"

 

 


BIBLIOGRAFIA: "FIRMUM PICENUM" (vol. I)

a cura di Leandro Polverini, Nicola Parise, Silvano Agostini, Marinella Pasquinucci ed Emilio Gabba.

© Giardini Editori e Stampatori in Pisa - 1987


back