L'ACROPOLI

    In cima al colle era l'acropoli, con tempio, edifici civili e fortificazioni.

    Le numerose vicende che hanno interessato la sommità della collina dopo il periodo romano (numerose ricostruzioni del Duomo, dei palazzi medievali dei Priori e dell'Episcopio, l'edificazione della rocca medievale e la sua totale distruzione due secoli dopo) hanno reso quasi illeggibile il quadro diacronico delle presenze antiche, romane e preromane, che sono in ogni caso testimoniate da numerosi rinvenimenti:

- due fosse a sud del Duomo;

- tombe del periodo italico (villanoviane) contenenti tanto di corredo funebre, individuate durante gli scavi nel sottosuolo del Duomo negli anni Quaranta e nel piazzale dei giardini  durante i lavori di realizzazione dell'impianto di irrigazione negli anni Novanta;

- 17 vasi in terracotta scoperti nell'area della collina posta sopra la chiesa di San Rocco contenenti monete e altro;

- strutture romane messe in luce durante gli scavi della basilica paleocristiana, tradizionalmente attribuite ad un tempio, poste sotto al pavimento del Duomo;

- frammenti di statue colossali, rinvenuti sotto al Duomo;

- una cisterna rettangolare sotto ai giardini a sud del Duomo;

- un cunicolo accessibile da un pozzo aperto alla testa della navata destra della chiesa paleocristiana e preesistente a questa.



LA BASILICA PALEOCRISTIANA,
IL TEMPIO PAGANO e LE PRESENZE PREROMANE

    Nel corso di lavori effettuati negli anni 1934-35 sotto al pavimento del Duomo, venero alla luce:
    1) strutture murarie e pavimentali pertinenti ad una chiesa paleocristiana del VI secolo;
    2) strutture e materiali romani;
    3) dieci tombe, di cui alcune italiche (villanoviane), altre appartenenti alla fase romanica del Duomo.

Il tempio pagano

    I resti murari interpretati come romani, oggi visibili solo in parte a causa dei restauri effettuati nel 1938-39 nel sottosuolo della chiesa metroplitana, consistono in: un pilastro quadrato a base marmorea; una vasca rettangolare con il bollo IMP ANTO AUG; un pozzo profondo 14,5 metri che immette in un cunicolo con ogni probabilità preesistente alla chiesa paleocristiana; indizi di costruzioni romane tardive.
    Essi si trovano ad una quota inferiore alle strutture paleocristiane e appartenevano probabilmete ad un tempio pagano costruito all'epoca della deduzione della colonia latina a Fermo.

Le presenze preromane

    Le uniche tracce di presenze preromane sono le tombe villanoviane, rinvenute nel sottosuolo del Duomo e, recentemente, nei giardini del Girfalco, una trentina di metri a sud della Cattedrale (all'altezza dell'ingresso). Quindi si può solo ipotizzare, senza averne oggi le prove, anche l'esistenza di un edificio sacro peromano, di cui le successive edificazioni (romana, romanica, romanico-gotico e, da ultimo, la odierna settecentesca) non hanno fatto altro che perpetuare nei secoli la presenza di un edificio di culto nello stesso luogo, avvenimento in ogni caso comune in molte epoche e civiltà.

 

La basilica paleocristiana

    La chiesa paleocristiana, orientata come il Duomo oggi, è lunga 22 metri e larga 14; dedicata a Sancta Maria in Castello, è a tre navate longitudinali divise da file di quattro colonne lisce (diametro alla base 60 cm) pogianti su basamenti. La navata centrale termina verso est con un'abside di m. 5 di corda con lesene, come i muri perimetrali.
    Il pavimento presentava decorazioni musive, oggi conservate solo in parte, fornate da tessere in pietra di colore biacastro, nero, grigio chiaro e scuro, verde scuro, rosso di più tonalità e dorate; a livelli superiori sono i pavimenti delle due successive fasi "romanica" (820-844 d.C.) e "romanico - gotica" (1227).

    L'area absidale è decorata con un mosaico raffigurante due pavoni araldicamente disposti ai lati; decorazione che appartiene al VI secolo, che simboleggia la pace celeste e che è racchiusa da una fascia decorata con un motivo a treccia, interrotto al centro della curva absidale dove uno spazio rettangolare ospitava il trono vescovile.
    Il mosaico dell'abside (immagine in basso) è oggi perfettamente visibile dalla superiore area absidale settecentesca, in cui è stato recentemente aperto un pavimento in vetro praticabile.

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CHIESA PALEOCRISTIANA: MOSAICO


    Nella navata centrale motivo decorativo ad archeggiature, in tessere nere e rosse su fondo biancastro, largamente diffuso in basiliche paleocristiane nelle Marche.
    Nella navata sinistra, pavone rivolto verso l'ingresso, motivi geometrici (rettangolo che racchiude un rombo con una croce che termina con motivi a pelta); ottagoni in una figura geometrica, foglie verde scuro a cinque lobi, crocetta biancastra, motivi floreali, fascia con fiori caliciformi a tre petali.
    Nella nava dedstra motivi cruciformi, nodo gordiano incompleto, file di pelte contrapposte (a onde) tra due fasce.
   
    Tutta questa decorazione pavimentale è relativa al significato degli spazi ecclesiali: le tematiche paradisiache a contenuto simbolico caratterizzano l'ambito sacro; nelle aree riservate ai fedeli si estendono tappeti che ripetono motivi geometrici e/o floreali; negli intercolumni motivi geometrici o zoomorfi. Questi ultimi, a giudicare dai rari resti conservati, diffusi in Oriente e nel Nord Africa, si inseriscono qui come motivo animatore, come a San Vitale (chiesa bizantina di Ravenna con una notevole decorazione musiva) e San Severo.
    Appare evidente una dipendenza della decorazione musiva fermana da quella ravennate, centro di elaborazione e diffusione di motivi provenienti in gran parte dalle provincie romane d'Africa.

 

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