§ II
Dal medioevo all'Unità d'Italia
Dopo la caduta dell'Impero Romano Fermo subì le invasioni barbariche
(i Goti, i Visigoti e poi gli Unni di Attila), in seguito fu dominata dagli Ostrogoti
sotto i quali visse un periodo di splendore. La regina Amalasunta, figlia
di Teodorico, l'abbellì con tanti stupendi edifici tra cui si ricordano i bagni
di cui oggi restano dei ruderi.
Nel 553 passa ai Bizantini, poi ai Longobardi, quindi Desiderio la
eresse in Ducato.
Lotario I, imperatore carolingio, immediato successore di Carlo
Magno, nell'825 d.C. vi fondò una Schola (che poi Papa Bonifacio IX nel 1398
promuoverà a Studium generale, cioè Università). Le scholae erano
soltanto nove in tutta Italia (Torino, Ivrea, Cividale del Friuli, Pavia, Cremona,
Vicenza, Verona, Firenze e Fermo): sono le prime scuole pubbliche da cui poi hanno
origine, intorno al sec. XIV, le moderne università.
In questa cartina (tratta
dall'Enciclopedia Europea Garzanti) una mappa delle università in Europa nel
medioevo.
Con i diversi simobli in nero vengono indicati gli atenei in cui si insegna una delle tre
materie esistenti all'epoca (Diritto, Medicina, Teologia).
Le sedi in cui si insegnavano già due o tutte e tre le materie (come Fermo) sono indicate
con un cerchietto.
Arriviamo agli anni tra il 900 e il 1100 d.C., Firmum diventa capoluogo
di una delle tre marche (le altre due erano Ancona e Urbino).
La "Marca Fermana" comprendeva un
territorio vastissimo, che andava dal fiume Musone (vicino ad Ancona) fino al fiume
Sangro (a sud di Pescara), dal mare ai monti (dove confinava col Ducato di Spoleto), per
una estensione di oltre duecento chilometri in lunghezza e circa cento in profondità
(vedi cartina a fianco tratta da "Encicopledia
Europea" ed. Garzanti)
Per un periodo fu alleata con Spoleto e il territorio (che comprendeva
anche le odierne province de L'Aquila, Rieti, Terni e Perugia) ebbe due capitali
(MARCHIA FIRMANA ET DUCATUS SPOLETINUS).
In questo periodo Fermo è la città più popolosa e potente
delle Marche, (più di Ancona e Pesaro, oggi le due città maggiori, e di Urbino, Camerino
e Gubbio, allora tra le più importanti) e una delle più importanti del centro Italia, al
pari di Perugia e Bologna.
La popolazione di Fermo
ammonta a 10.000 "fochi" (famiglie), Camerino 8.000, Ancona 7.000, Ascoli
6.000, Pesaro 2.500, Macerata 1.800
(dati tratti da: Dante Cecchi, Storia, Macerata 1977)
La potenza, economica e militare, di Fermo è testimonata dal detto che girava all'epoca,
e tramandato in numerose documentazioni: "quando Fermo vuol fermare, tutta la
Marca fa tremare".
Celebrazione di tanta potenza era la Cavalcata dell'Assunta che
ha le sue origini a partire dal 998 d.C. (si tiene a Fermo da sempre ogni
15 agosto, è giunta fino ai giorni nostri: nella foto a lato una rievocazione del 1897)
ed è dedicata a S. Maria, protettrice della città e della sua diocesi.
All'inzio era solo una solenne processione religiosa che dalla Chiesa
di Santa Lucia saliva in Cattedrale e alla quale fu dato posteriormente il nome di
"Cavalcata" alla quale partecipavano le magistrature della città, i notabili
con la loro corte, le rappresentanze di arti e mestieri, le delegazioni degli ottanta
castelli soggetti all'antico Stato che offrivano anche il loro palio; tutti
portavano offerte in denaro e in natura.
E' del 1182 il primo documento che parla dell'obbligo
di offrire un palio da parte dei castelli. Gli Statuti di Fermo, risalenti al Duecento e
dati alle stampe nel Cinquecento dopo alcune modifiche, dettavano le norme per lo
svolgimento della solennità e delle manifestazioni accessorie (corsa dei cavalli al palio
tra le dieci contrade, il giuoco dell'anello, la giostra del toro, la spada stora e la
quintana) che sono tra le più antiche d'Italia e precedenti a tutte quelle delle regioni
limitrofe.
Di quasi tre secoli posteriore (1436) è invece una dettagliata e
splendida pagina miniata contenuta nel "Messale de Firmonibus",codice
pergamenaceo realizzato dal vescovo Giovanni IV de Firmonibus, che illustra la Cavalcata (immagine a lato).
Nel 1176 dopo lunga e tenace resistenza (la città,
munita di poderose mura, era imprendibile perché alimentata da innumerevoli vene di acqua
sorgiva), fu semidistrutta dalle truppe di Federico Barbarossa al comando di Cristiano di
Magonza.
Nel 1189 Fermo si erige in libero comune con propri
statuti.
Nel 1210 la Marca Fermana cede tutti i territori a sud
del Tronto al Ducato di Benevento e quelli al di là degli Appennini a quello di Spoleto e
si unisce a quella Anconitana (che a sua volta aveva assorbito il territorio di Urbino); nasce
così per la prima volta una Marca con capoluogo ad Ancona ("Marca Guarnieri") e
che ha confini molto simili all'odierna Regione Marche.
Nel 1211 Ottone IV accordò a Fermo il diritto di zecca (foto
a lato tratta da "Guida di Fermo" di G. Nepi) e molti papi vi
batterono moneta. La Zecca fermana venne chiusa quasi seicento anni dopo, al tempo della
Repubblica Romana nel 1799.
Sempre Ottone IV concesse a Fermo il dominio sul litorale dalla foce del fiume Potenza al
fiume Tronto.
In epoca successiva Fermo stipulò
trattati commerciali con Venezia e Zara.
In questo periodo fu podestà di Fermo il veneziano Lorenzo Tiepolo che
subito dopo divenne Doge di Venezia.
Nel 1267 il Tiepolo fece costruire la Rocca che aveva lo scopo di
proteggere il Porto di Fermo (Castel San Giorgio) che era a 6 km di distanza (ma non più
nel posto in cui lo avevano localizzato i Romani, cioè alla foce dell'Ete, bensì un paio
di chilometri più a nord) e che era divenuto punto di attracco delle galere venete
dirette in oriente. La Rocca di Tiepolo è tuttora esistente al di sopra dell'abitato che
oggi si chiama Porto San Giorgio, da sempre scalo naturale e stazione balneare di Fermo,
che dal XVII secolo è diventato comune autonomo da Fermo.
1350: In
rosso il nucleo originario del comune di Fermo (più o meno com'è |
Intorno al 1350 il
territorio comunale raggiunse la massima estensione della sua storia, circa un migliaio di
chilometri quadrati pari a metà dell'attuale provincia picena (vedi cartina a colori tratta dal libro "Fermo la città tra Medioevo
e Rinascimento" di M. Vitali), e comprendeva anche l'abitato di San Benedetto.
Fermo diventa Signoria, quindi capitale di un piccolo Stato
comprendente 80 castelli (comitatus firmanus); all'interno delle sue mura si
consumano in questi anni lotte feroci e spietate.
Nel XIII sec. Fermo fu governata da Francesco Sforza e
poi dal figlio Galeazzo, entrambi diventati più tardi duchi di Milano. Galeazzo nacque a
Fermo nel 1444.
Fu voluta da loro la rocca costruita in cima al colle fermano, distrutta nel 1446
a furor di popolo col consenso del Papa Eugenio IV dopo lungo assedio ("in quei
giorni le pietre volavano dal basso verso l'alto" narrano le cronache
dell'epoca).
Nel 1502 Oliverotto Eufreducci si
impossessò dello Stato facendo sgozzare i maggiorenti della città, appesantiti dai cibi
e dal vino dopo una sontuosa cena da lui offerta, ma poi venne ripagato con la stessa
moneta da Cesare Borgia che, dopo averlo invitato a Senigallia, lo fece
"torcolare" insieme con Vitellozzo Vitelli e Paolo Baglioni.
Ultimo signore della città fu Ludovico Euffreducci, ucciso in
battaglia dalle truppe del vescovo conte Nicolò Buonafede.
Dal 1538 la città fa parte dello Stato Pontificio fino all'Unità
d'Italia - salvo brevi interruzioni - come tutte le Marche, ma sotto quel governo, pur
perdendo il dominio sul territorio, attraversò un periodo di un certo splendore: per ben 125 anni godette di un privilegio non
riscontrabile altrove: fu l'unica città dello Stato Pontificio ad avere come Governatore
il cardinale che era nipote o parente più prossimo del papa regnante.
Due vescovi di Fermo divennero papi: Pio II (cardinale Enea Silvio Piccolomini) e
Sisto V (Felice Peretti, nato a Grottammare), mentre il cardinale Filippo De Angelis non
fu eletto per pochi voti.
Papa Sisto V nel 1585 ampliò e potenziò
l'Università fermana, elevò la sede da vescovile in arcivescovile promuovendola a
"metropolitana": da allora, come oggi, il vescovo di Fermo è metropolita.
Sisto V progettò anche un grandioso porto-canale che doveva estendersi per alcuni
chilometri dalla foce del fiume Ete verso l'interno (la darsena era localizzata
nell'attuale vallone delle Moie, dominato dalle vie Pompeiana e Castiglionese) a scopo non
solo mercantile ma soprattutto militare, ma l'opera (che avrebbe potuto rivoluzionare
l'economia e l'importanza di Fermo nei secoli successivi) non fu mai realizzata perché
Sisto V scomparve improvvisamente nel 1590, poco prima dell'inizio dei lavori, e il porto
commerciale e militare più importante della regione rimase (ed è tutt'ora) quello di
Ancona.
Nel 1808 le Marche vengono annese da Napoleone
Bonaparte al Regno d'Italia e divise in tre Dipartimenti: del Metauro
(fiume che attraversa Fano) con capoluogo Ancona, del Musone
(scorre vicino a Recanati) con capoluogo Macerata e del Tronto
(scorre al confine tra Marche e Abruzzo) con capoluogo Fermo. A Fermo
sono soggette Ascoli e Camerino.
Tale divisione era già stata attuata al tempo della Repubblica Romana
(1798-1800; 1808-1815).
Con la Restaurazione e il Congresso di Vienna (1815)
le province tornano ad essere quelle secolari: Pesaro, Ancona, Macerata, Camerino, Fermo
ed Ascoli.
Nel 1824 Leone XII riduce le province
("legazioni") marchigiane e sono soppresse Camerino e Ascoli che vengono unite:
Camerino a Macerata, Ascoli a Fermo.
In seguito furono di nuovo separate, fino a che il 22 dicembre 1860
(subito dopo l'annessione delle Marche all'Italia) le quattro province in questione furono
di nuovo unite: ma stavolta, mentre Camerino venne di nuovo annessa (e definitivamente) a
Macerata, al contrario fu Fermo ad essere annessa ad Ascoli anziché viceversa per motivi
che andiamo a vedere.