§ IV
La ripresa del secondo dopoguerra
e la legge per la ricostituzione della provincia
Dagli anni cinquanta comincia
l'espansione urbanistica della città con la nascita di moderni quartieri che si
sviluppano sulle colline circostanti e allargano definitivamente i confini dell'abitato
fuori dalla cinta medievale (soprattutto verso est, lungo l'asse che conduce al mare) e
lungo la costa (Porto San Giorgio, Lido di Fermo, Marina Palmense).
Cresce la popolazione, più che per natalità per l'attrazione di Fermo
come centro impiegatizio e l'urbanizzazione della popolazione rurale.
La città viene dotata di attrezzature civili quali due moderni hotel
in pieno centro, il Mercato coperto (1956) dotato di ampi parcheggi, numerose case
popolari, nuovi edifici scolastici e materni, la palestra del C.O.N.I., due cliniche
private e un ospedale geriatrico, una casa di riposo per anziani, un seconda sala
cinematografica ("Cinema Nuovo").
Viene costruito (dal 1951al 1955) il nuovo e grandioso seminario arcivescovile (occupa una
superficie di due ettari fuori città), il primo e unico Collegio e centro studi di
Polizia in Italia (1960).
L'artigianato calzaturiero e della produzione del cappello, esistente
già in passato nei paesi circostanti, si trasforma in intensa attività imprenditoriale.
Nasce la zona industriale di Fermo, poi quella di tutti gli altri comuni, di conseguenza
tutto il comprensorio del Fermano, finora dedito all'agricoltura, alla pesca,
all'artigianato e al piccolo commercio, subisce una intensa industrializzazione
caratterizzata però - tranne rare eccezioni - da industrie medio-piccole.
Non arriva l'industria pesante perché la Cassa del Mezzogiorno si ferma trenta chilometri
più a sud, ma alcuni anni più tardi si scoprirà che questo non è un male ma un bene.
Nel 1956 la ferrovia elettrica a scartamento ridotto viene chiusa
(il 25 agosto l'ultima corsa) dopo anni di agonia dovuti alla sua obsolescenza e per
lo sviluppo del trasporto stradale. Dal 6 febbraio 1958 nella tratta da Fermo a Porto San
Giorgio viene sostituita da una filovia che verrà definitivamente chiusa venti anni più
tardi e sostituita da corse stradali che già collegavano Fermo con Amandola.
Quasi come un passaggio di consegne, nel 1959 la strada Faleriense che
percorre la Valtenna da Amandola a Porto S. Elpidio (anche per l'interessamento del
viceministro dei lavori pubblici, il senatore fermano Danilo De' Cocci) viene ampliata e
trasformata in strada statale, il percorso della strada, nella parte finale, viene deviato
affinché attraversi la città di Fermo fino a Porto San Giorgio. Infine nel 1963 il
tratto tra Fermo e Porto San Giorgio (già depolverizzato nel 1932) viene ulteriormente
ampliato, rettificato e trasformato in una moderna superstrada, tre le prime delle Marche.
Vengono migliorate e asfaltate le strade secondarie che collegano Fermo alla costa.
Resta invece molto arretrata la rete stradale interna (e lo è ancora di più oggi).
Oltre l'industria calzaturiera e del cappello dei paesi circostanti,
apre a Fermo un importante zuccherificio, nascono in zona alcune industrie di pelletterie,
conciarie, della produzione del mobile e dei laterizi.
In un secondo momento lo sviluppo urbanistico investe tutti i centri
del circondario, soprattutto la costa: Porto S. Elpidio (dal 1950 comune autonomo da S.
Elpidio) arriva ad aumentare la popolazione fino a ben undici volte rispetto al primo
censimento postunitario, Porto San Giorgio, Monte Urano e Pedaso la quadruplicano,
Montegranaro la triplica, S. Elpidio a Mare la raddoppia (vedi tabella).
Oggi in un raggio di soli dodici chilometri attorno Fermo
risiedono circa 100.000 abitanti.
L'incremento demografico nei principali comuni del Fermano
tra il 1861 e oggi
(fonte:ufficio regionale ISTAT)
1861 | oggi |
|
1861 | oggi | ||
PORTO S. ELPIDIO | 2.100 | 22.000 | MONTE SAN GIUSTO | 3.700 | 7.100 | |
PORTO SAN GIORGIO | 3.900 | 16.000 | MONTEGIORGIO | 5.900 | 6.600 | |
S. ELPIDIO A M. | 6.900 | 15.000 | PEDASO | 570 | 1.900 | |
MONTE URANO | 2.080 | 7.700 | AMANDOLA (diminuz.) | 4.800 | 4.000 | |
MONTEGRANARO | 4.100 | 12.600 | PETRITOLI (diminuz.) | 3.000 | 2.600 |
Si sviluppa
l'attività turistico-balneare sul litorale Fermano: a Porto San Giorgio nasce una
struttura alberghiera e di stabilimenti balneari, a Lido di Fermo e Marina Palmense
sorgono dodici tra campeggi e villaggi turistici, più alcuni alberghi, residence con
bungalow e due quartieri interamente costituiti da abitazioni estive.
Il raddoppio e l'elettrificazione della ferrovia adriatica nel 1959 e
l'apertura dell'autostrada nel 1972 spostano ancora di più l'interesse verso la costa che
si urbanizza sempre di più e in modo disordinato, mentre l'entroterra tende a
spopolarsi.
Nonostante lo spostamento
del capoluogo amministrativo ad Ascoli, avvenuto 140 anni fa, oggi il territorio fermano,
grazie soprattutto all'industria calzaturiera e turistica, vanta ancora un reddito
superiore all'ascolano e un tasso di disoccupazione molto più basso.
Anche il tasso di istruzione universitaria è superiore
all'ascolano.
Il distretto industriale del Fermano è il primo in Italia nel settore
della produzione del cappello, tutta concentrata a Montappone e Massa Fermana (90% della
produzione nazionale) e della calzatura per quantità della produzione (70 % di quella
nazionale) e per numero di industrie presenti non solo a Fermo ma dislocate nei centri del
comprensorio (S. Elpidio, Porto S. Elpidio, Monte Urano e Montegranaro i principali), tra
le quali sono compresi gli stabilimenti di Diego Della Valle, uno dei maggiori industriali
calzaturieri in Italia.
Fermo è sede di uffici che normalmente si trovano solo
nei capoluoghi di provincia:
- dal 1910 è sede di un Istituto Autonomo case popolari.
- dal 1989 è sede di una Unione Industriali
- dal 1999 è sede di una "filiale"dell'Ente Poste (con il potenziamento della
precedente Agenzia di coordinamento di Fermo).
Nelle Marche le "filiali" delle poste sono quattro (Pesaro, Ancona,
Macerata e Ascoli, cioè le città che hanno mantenuto
la provincia), più quella di Fermo.
Nel solo comune di Montappone le Poste registrano un movimento di colli
maggiore di tutto il comune di Ascoli.
Città fortemente industrializzate nel settore calzaturiero sono anche
Civitanova Marche e Monte San Giusto ma si trovano in provincia di Macerata, sia
pure al confine con il comprensorio del Fermano.
Nell'economia della zona hanno un posto rilevante anche la pesca e
l'agricoltura (soprattutto barbabietola da zucchero, grano e vite).
Per difendere meglio gli interessi di un territorio che ha un'autonomia
naturale ineliminabile viene costituito il Comprensorio Fermano a cui aderiscono ben 40
comuni (per un totale di 170.000 abitanti) che in data 26 febbraio 1989
deliberano formalmente, a norma dell'art. 133 della Costituzione, e chiedono al Governo di
separarsi dalla Provincia di Ascoli e tornare a formare l'originaria Provincia di Fermo.
Fa seguito il parere favorevole della Regione.
L'Amministrazione provinciale di Ascoli si affretta ad aprire a Fermo
tutti gli uffici distaccati possibili e promette impegni nelle opere pubbliche
(viabilità, edilizia scolastica), ma ormai sembra tardi.
Periodicamente affiora l'idea anche in alcuni comuni della provincia di
Macerata che hanno pure un'industrializzazione calzaturiera (Civitanova, Morrovalle,
Montecosaro e Monte San Giusto) di staccarsi dalla loro provincia e unirsi alla nuova
provincia, soprannominata "calzaturiera".
A suggello di tanto legittimo desiderio, dal 1992 c'è
una legge per ricostituire la provincia fermana con confini non molto diversi da
quelli originari (dei comuni a sud del fiume Aso sono inclusi solo Campofilone e Pedaso
mentre ne fanno parte Amandola e Montefortino che nel 1860 stavano con Ascoli) insieme
alle province di Monza, Barletta, Avezzano-Sulmona e Castrovillari (stessa legge che ha
già istituito le province di Rimini, Lecco, Prato, Lodi, Biella, Verbania, Crotone e Vibo
Valentia).
7 province esistenti (Isernia, Rieti, Oristano, Aosta,
Gorizia, Sondrio, Enna) hanno meno di 170.000 abitanti;
4 delle province già istituite (Verbania, Crotone, Lodi e Biella) non raggiungonmo i
200.000 abitanti, nessuna di loro è industrializzata più di quella di Fermo e nessuno
dei loro capoluoghi è più grande e più importante di Fermo.
Tre dei nuovi capoluoghi (Verbania, Lodi e Biella) hanno meno di 50.000
abitanti (il comune di Verbania, con 32.000 abitanti, è più piccolo di Fermo ed è il
risultato della fusione di due comuni ancora più piccoli: Intra e Pallanza).
La provincia di Ascoli mantiene 198.000 abitanti.
L'istituzione della nuova provincia non comporta nuova spesa pubblica,
sia perché a Fermo e nel Fermano esiste già una struttura di uffici pubblici che
andrebbero solo potenziati sia perché quella preesistente (Ascoli) dovrà fornire alla
nuova, in proporzione al territorio e alla popolazione trasferita, personale, beni,
strumenti operativi e risorse finanziarie.
1999: l'on.
Cesetti formula una nuova proposta di legge che sollecita l'isituzione dell'ente.
Marzo 2001: si conclude l'iter parlamentare. Tutte le commissioni
interessate (Affari Costituzionali, Bilancio, Finanze e Giustizia) hanno dato parere
favorevole all'unanimità per la istituzione delle provincie di Monza (Lombardia),
Barletta (Puglia) e Fermo: per quest'ultima sarebbe un ritorno dopo il
clamoroso errore commesso dal governo Cavour nel 1860 che spostò il capoluogo ad Ascoli,
centro dell'entroterra che non è stato capace di assumere il ruolo di vera guida del
territorio come dimostrano le delibere di separazione dei 40 comuni interessati che hanno
chiesto di tornare con il "loro" capoluogo.
Bocciate le province di Empoli, Civitavecchia, Avezzano-Sulmona e
altre.
Il Governo Amato ha stanziato 15 miliardi per i primi adempimenti dei tre nuovi
enti, saranno disponibili a partire dal gennaio 2002 quando le nuove province saranno
operative.
Nell'ultima seduta di giovedì 8 marzo 2001, la Commissione Affari
Costituzionali, e poi il "si" della Presidenza del Consiglio, hanno vincolato le
nuove camere a ripendere subito in esame le tre proposte di legge per la loro discussione
e approvazione entro sei mesi con la procedura d'urgenza, come prevedono i regolamenti
parlamentari: i tre enti saranno istituiti entro gennaio 2002, quando i fondi in billancio
saranno utilizzabili.
E intanto anche il comune di Civitanova Marche intende far parte della
nuova provincia "industriale" staccandosi da Macerata.
ECCO I NUOVI
CONFINI
DELLA PROVINCIA FERMANA
secondo il disegno di legge
(non comprende più Montefiore, Massignano, Cupra Marittima, Ripatransone e Grottammare ma
vi rientrano Amandola e Montefortino che nel 1860 stavano con Ascoli).
Comuni: 40 | Comunità Montana: 1 (Sibillini) |
860,53 kmq | 163.500 abitanti | Densità della popolazione: 190 ab./kmq (147 quella regionale) |
30 km di litorale | 3 bacini fluviali (Tenna, Ete, Aso) | 57% dei settori produttivi dell'intera provincia picena |
70% dell'intera produzione nazionale nel settore calzaturiero | 90% dell'intera produzione nazionale nel settore del cappello |
Popolazione dei principali comuni dopo il capoluogo
Porto S. Elpidio 22.000 |
Porto San Giorgio 16.000 |
S. Elpidio a M. 15.000 |
Montegranaro 12.000 |
Monte Urano |
Montegiorgio 6.600 |
Amandola 4.000 |
Il Bilancio del Comune di Fermo
Per concludere riportiamo un esempio del
bilancio comunale, per l'esattezza dell'ultimo (1999) che ammonta a ben 68 miliardi (i
dati sono tratti da "La città di Fermo", periodico ufficiale del Comune di
Fermo).
Come si nota, le voci principali in entrata vengono dal metano (17 miliardi), dai
trasferimenti dal Ministero del Tesoro (14 miliardi) e dalla tasse (12 miliardi).
Le principali voci di uscita riguardano i nuovi investimenti (cioè i
lavori pubblici: 13 miliardi), gli stipendi dei dipendenti (12 miliardi) e i servizi
sociali (12 miliardi).
Da alcuni anni oramai il bilancio comunale di Fermo non si chiude in
passivo: o è in parità o, soprattutto negli ultimi anni, è in attivo con piccoli avanzi
di amministrazione (raramente superiori al miliardo). Per questo motivo la Cassa
Depositi e Prestiti concede con facilità mutui per lavori pubblici.
ENTRATE |
USCITE | |||
TASSE | ICI (Imposta comunale sugli immobili) | 8 miliardi | SERVIZI SOCIALI | 12,3 miliardi |
TASSA RIFIUTI | 2,5 miliardi | SERV. AMBIENTE (compr depuraz., raccolta rifiuti e discariche) |
7,5 miliardi | |
ADDIZIONALE IRPEF | 1,2 miliardi | GESTIONE PATRIMONIO e manutenz. immobili |
8,5 miliardi | |
TOSAP | 400 milioni | SERV. CULTURA e BENI CULTURALI | 6,7 miliardi | |
TRASFERIMENTI DALLO STATO | 14 miliardi | SERV. SVILUPPO ECONOM. e TURISMO | 1,5 miliardi | |
TRASFERIMENTI DALLA REGIONE | 3,5 miliardi | SERV. URBANISTICA | 500 milioni | |
CONTRIBUTI DA ALTRI ENTI | 1 miliardo | SERV. POLIZIA URBANA, SEGNALETICA | 2,2 miliardi | |
PROVENTI DAL SERVIZIO METANO | 17 miliardi | STIPENDI DIPENDENTI | 12 miliardi | |
PROVENTI DALLA DISCARICA INTERCOMUNALE | 4,5 miliardi | Altre Spese | 4 miliardi | |
CANONE FOGNATURE E DEPURAZIONE | 1 miliardo | INVESTIMENTI (LAVORI PUBBLICI): (di cui i principali nel 1999-2000 sono: Ristrutturazione stadio comunale: 4 miliardi; Lungomare Casabianca-Tre Archi: 1,2 miliardi; Terminal autobus + collegamento meccanizzato: 3; Asfaltatura strade: 1; Biblioteca: 1,3; Rinnovo parco mezzi: 600 milioni; centri sociali: 170 milioni; Sistemazioni scuole: 860 milioni; Ampliamento spogliatoi pista atletica: 320 milioni). |
13 miliardi | |
PROVENTI FARMACIA | 1,5 miliardi | |||
PROVENTI "Montessori" | 1,2 miliardi | |||
PROVENTI MULTE Polizia Municipale | 450 milioni | |||
ALTRI PROVENTI (Mense, Trasporti, Beni, Asilo nido) |
1,5 miliardi | |||
ONERI DI URBANIZZAZIONI | 1,6 miliardi | |||
TOTALE RISORSE A DISPOSIZIONE |
68 MILIARDI | TOTALE SPESE |
68 MILIARDI |
© Paolo Bartolomei - Ultimo aggiornamento: 15 marzo
2001
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