PALAZZO DEL GOVERNATORE
ed annesso ex convento dei Frati Apostoliti

(da: "Fermo, la città tra Medioevo e Rinascimento" di Lucio Tomei e Silvia Catalino)


   Il palazzo del Governatore oggi ospita la sede e gli uffici della Municipalità di Fermo. La sua costruzione è iniziata nel 1469 e terminata nel 1585.
    Il rinascimentale palazzo, prospettante su piazza del Popolo, di cui costituisce la quinta di chiusura a sud, fa parte di un complesso edilizio che comprende anche l'attiguo ex convento dei frati Apostoliti, posto lungo via Mazzini (la strada che conduce al Girfalco), e confinante a ovest con il complesso del Teatro dell'Aquila; palazzo del Governatore ed ex convento degli Apostoliti dal Cinquecento sono posti in comunicazione e costituiscono un unico immobile.

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VICENDE STORICHE ED EDILIZIE

I - Costruzione del Convento degli Apostoliti

    La storia del complesso edilizio comincia nel 1450: in quell'anno si stabiliscono a Fermo i frati Apostoliti che, per costruire il loro convento, ottengono dalle autorità municipali uno spazio libero esistente sul lato sud della strada del Girone. Lo spiazzo era costituito dalla copertura di una cisterna romana. Trattasi della seconda cisterna epuratoria, di epoca romana, esistente a Fermo, più piccola e meno nota di quella, maggiore e famosa, che si trova nel sottosuolo, poco più in basso di piazza del Popolo.
    Questa cisterna più piccola ospita oggi il Museo archeologico di Fermo ("Antiquarium") posto sotto al palazzo del Comune (vi si accede da Largo T.C. Onesti, capolinea dei bus). Essa in pratica oggi costituisce le fondamenta di una parte del palazzo comunale in quanto i frati Apostoliti hanno costruito il loro convento sopra la cisterna romana.
    E' interessante notare come le strutture murarie del convento non coincidono con i pilastri della struttura romana, a dimostrazione della solidità di quest'ultima.

    Il convento viene terminato nel 1463, ma i frati vi risiedono per pochi anni: nel 1502 si trasferiscono nel nuovo convento di Santa Croce (attuale convento delle Suore del Bambin Gesù) in quanto il loro edificio, posto nella zona strategica della città (tra il Girone e piazza San Martino) fa gola alle autorità. L'area era stata promessa anche al Vescovo per sistemarvi la nuova canonica poiché, attorno al 1370, presule e canonici erano stati sloggiati dal Girfalco dalle autorità pontificie per potenziare la piazzaforte. Nonostante ciò, però, il vescovo non la otterrà mai perché, sloggiati i frati, se ne impossessano, definitivamente, le istituzioni civili.

 

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II - Costruzione del Palazzo del Governatore

    Nel 1463 il Consiglio di Cernita decide di costruire un nuovo palazzo dei Priori in un'area all'epoca libera definita "Udienza" (Audientia), in cima alla piazza, accanto al convento dei frati Apostoliti appena costruito (nei verbali la zona è definita anche locus Apostolorum). Nonostante le forti resistenze del vescovo, a cui era stata promessa l'area, nel 1469 si decide di procedere egualmente ai lavori: la volontà popolare doveva avere precedenza sulle pretese del vescovo. Però nel 1471 i lavori subiscono una prima interruzione per mancanza dei fondi e poi non riprendono più per un bel pezzo.

    Tra il 1502 e il 1520 si impone a Fermo la signoria degli Euffreducci (Oliverotto prima, il nipote Ludovico poi). Su iniziativa di Oliverotto vengono ripresi i lavori al palazzo di cui vengono però soltanto completate le fondamenta e probabilmente una parte del piano terreno. Scacciati gli Euffreducci, a metà Cinquecento termina l'era della integrale autonomia comunale di Fermo da uno sato centrale, scompare definitivamente il Podestà, restano i Priori ma con sempre meno peso politico: nel 1531 si insedia a Fermo il primo Governatore pontificio, simbolo del nuovo stato monarchico nell'Italia centrale.
    Dopo una residenza provvisoria nell'ex palazzo del Podestà (attuale Biblioteca), papa Clemente VII si fa cedere l'ex convento degli Apostoliti di cui nel 1532 inizia subito la ristrutturazione e nel quale il Governatore si insedia sei anni più tardi.
   
    Nel 1570 riprendono, per poco, i lavori al nuovo palazzo del Governatore prospettante sulla piazza (solo pian terreno), che poi avranno un impulso definitivo alcuni anni più tardi durante il governatorato di Giacomo Boncompagni, figlio di papa Gregorio XIII, a cui resta legato quello che è il più tipico palazzo rinascimentale della città (assieme ai due palazzi Rosati) che per ubicazione, in cima alla piazza, e nella monumentalità del suo ingresso, rappresenta bene il simbolo del potere e il suo prevalere sulle istituzioni locali.
     Grazie all'impegno del Boncompagni e del suo vicegovernatore Landriani, il portale (al piano terreno) viene portato a termine nel 1584 (architetto Girolamo Rainaldi), e vi sono poste le iscrizioni visibili (nelle immagini in basso) per celebrae il Boncompagni e il Landriani. Il palazzo era solo a due livelli e consisteva solo nei piani terreno e primo dell'attuale palazzo municipale prospettante sulla piazza del Popolo; in pratica era un portale monumentale, una "porta urbana" come lo definisce il Tomei. In questa maniera era però raggiunto lo stesso lo scopo di completare almeno la prima parte del palazzo, cioè il piano terra e parte del primo, in modo da rendere possibile la realizzazione del portale monumentale per celebrare la famiglia Boncompagni.
    Il primo piano viene completato l'anno dopo, quando non sono più a Fermo né il Landriani né Giacomo Boncompagni, ma governatore è lo zio, fratello di Gregorio XIII (nel frattempo scomparso e sostitutio da Sisto V).
    Il terzo livello (secondo piano) è realizzato solo nell'Ottocento subito dopo la restaurazione, attorno al 1816.


CARATTERI ARCHITETTONICI


I - Palazzo del Governatore

    Il palazzo del Governatore chiude il fronte sud di piazza del Popolo; è formato da un edificio a pianta rettangolare di impianto rinascimentale, rispettato anche nell'ultimo piano frutto di una sopraelevazione ottocentesca.
   
pal-governatore04.1.jpg (23264 byte)La divisione interna è a scansione regolare, questa volta senza "sale allungate" sul fronte come invece nel palazzo dell'Università. La simmetria del fronte è chiaramente individuabile dai tracciati regolatori (immagine a lato), ha il portale come elemento d'ordine e le cinque aperture che ripartiscono la facciata con il finestrone centrale che fa parte del portale, completandolo.
    Secondo Silvia Catalino il ruolo urbano dell'edificio è fondamentale nella composizione della piazza e nel rapporto con le due file di portici che lo inquadrano: esse infatti presentano una legera svasatura divergente verso il palazzo, con effetto prospettico di avvicinamento per accentuarne la monumentalità, e convergono verso i due palazzi a nord  per accentuare la profondità di campo verso il palazzo dei Priori e degli Studi. Il fronte del palazzo non è in asse con la piazza ma ruotato di una quindicina di gradi ed è allineato con il fronte dell'attiguo convento dei frati Apostoliti, per ragioni di linearità della strada.
   

II - Convento

    Il convento, trasformato durante i pontificati di Clemente VII (1532 - 1534), Clemente VIII (1592-1605), e rimaneggiato recentemente per ospitarvi gli uffici comunali, è ancora leggibilissimo nonostante le superfetazioni, gli accorpamenti e le trasformazioni subite nel tempo.
    Esso occupava il lato sud della strada che conduceva al Girfalco ed è stato costruito tra l'ultima propaggine del sistema difensivo dell'acropoli, esattamente una torre (coincidente con l'odierno "palazzo Palazzi", cioè quella stretta costruzione posta tra il Teatro dell'Aquila e il lato ovest dell'odierno palazzo comunale), e la ricostruzione della chiesa di Santa Maria della Misericordia (detta anche S. Maria di Piazza o Piccinina, costruita nel 1399 e demolita attorno al 1442 durante i lavori di sistemazione della piazza voluti da Alessandro Sforza), la cui piccola fabbrica a pianta longitudinale nord-sud (m. 20,5 x 7), coincide con l'odierno ufficio protocollo e stanze retrostanti, al pianoterra degli uffici comunali, prospettanti su largo T. Calzecchi Onesti e sovrastante l'ingresso al Museo Archeologico (cisterna romana); era seprata dal convento da un vicolo che poi è stato chiuso a formare l'odierno piccolo cortile.
    Un loggiato di tre arcate sorrette da snelle colonne lapidee raccordava la facciata della piccola chiesa con il lato dell'attiguo convento, svolgendo contemporaneamente la funzione di pronao della chiesa e di prolungamento di corridoio del convento.

    Nel 1483 il Capitolo dei Canonici della Cattedrale si riunisce "in ecclesia Sancte Marie Piccinine in capite platee", prova dell'esistenza della chiesa. Nel 1587 vi aveva la sede la Confraternita dela Misericordia, nota anche come Societas S. Mariae in capie platee.

    Durante i cinquecenteschi lavori di ampliamento del palazzo del Governatore (eseguiti nel 1596 da monsigor Girolamo Agucchi, vicegovernatore del cardinal Pietro Aldrobrandini), la chiesa sparì, anche se essa non è stata mai completamente demolita, bensì inglobata nella nuova costruzione. Il loggiato di tre colonne posto davanti alla chiesetta è tuttora esistente e lo si può ammirare al piano terreno del comune, davanti al nuovo ascensore, recentemente riportato alla luce dopo essere rimasto per duecento anni conservato e inglobato in una parete divisoria di una superfetazione ottocentesca in cui, probabilmente, resta ancora oggi nascosta anche una rampa di scale che raccordava il porticato con il più basso livello stradale all'inizio di via Mazzini, davanti all'attuale semaforo.

    Il convento si trovava al di sotto della murazione del Girfalco ed era strutturato a L con un corpo lungo via Mazzini (l'attuale corridoio d'ingresso al pianterreno del comune di mt. 3 x 15) ed un altro perpendicolare alla via e parallelo alla chiesetta (il grande corridoio centrale di mt. 23,5 x 5, oggi con uffici front-office ai lati, e finestrone in fondo che si affaccia sul paesaggio a sud, con ai lati due file di locali coperti con volte a crociera).
    L'area di sud-ovest in origine era tenuta a cortile, mentre nel corso delle successive ristrutturazioni del compleso essa è stata edificata.
    In origine il convento erea ad un livello soltanto (il piano terra), poi nel Cinquecento ha subìto la sopraelevazione di un livello (primo piano).
    Il fronte lungo via Mazzini è rimasto sempre incompiuto nonostante esso sia stato oggetto di progetti fino alla fine dell'Ottocento; presso l'Archivio di stato di Roma è conservato un progetto di riattamento per l'intero complesso (convento e palazzo del Governatore) eseguiti dall'ìngegnere dell'ufficio tecnico del comune di Fermo. G. Dasti (lo stesso che ha progettato e avviato la sistemazione viaria di fine Ottocento poi completata dal Carducci (salita di San Pietro, "strada nuova" e via Roma).

Sotto: planimetria e fronte (in asse) del solo complesso conventuale in via Mazzini.

apostoliti01.1.jpg (26839 byte)In giallo la cisterna romana, diventata la fondazione di parte del convento, costruito nel Quattrocento sopra di essa: notare che le strutture conventuali (in nero) spesso non coincidono con i pilastri della struttura romana, evidentemente assai robusta nella sua interezza.

In azzurro: la chiesetta di S. Maria della Misericordia (o S. Maria Piccinina), scomparsa nel Cinquecento quando il convento fu unito al palazzo del Governatore.

Della chiesetta oggi resta solo il porticato (verde) che si trovava davanti all'ingresso e le colonne (rosse), entrambi visibili oggi nel corridoio a piano terra degli uffici comunali.

Tra la chiesetta e il convento c'era un vicolo, oggi chiuso e ridotto ad un piccolo cortile.
Nella planimetria è disegnata anche la scala che probabilmente superava il dislivello tra il porticato e via Mazzini, di cui non è stata mai trovata traccia, essendo presumibilmente incorporata o demolita nei lavori di ristrutturazione cinquecentesca.
In alto a destra lo spazio aperto a cortile, successivamente edificato.

 

    Dal Cinquecento fino alla fine del Settecento il complesso ha ospitato uffici e residenza di Governatore prima, Delegato pontificio poi; durante il periodo napoleonico è stato sede del Dipartimento del Tronto (provincia che andava dal fiume Chienti al Tronto e di cui Fermo era capoluogo); dalla Restaurazione al 1860 di nuovo sede della delegazione pontificia (l'equivalente dell'odierna prefettura). Il seminterrato (la cisterna romana) è stato sempre utilizzato come carcere dal Cinquecento fino al 1890, quando fu costruito il nuovo carcere fuori zona Campoleggio (fino al Cinquecento le carceri erano ospitate al piano terrno del palazzo del Bargello, odierno palazzo degli Studi).
    Subito dopo l'Unità d'Italia, per breve tempo, ha ospitato la Giunta Provinciale e la Prefettura della Provincia di Fermo; subito dopo è diventato "Caserma Savoia" (sede di Compagnia e Stazione dei Carabinieri) fino alla fine degli anni Cinquanta (con la breve parentesi della "Casa del Fascio" durante il ventennio).
    Quando negli anni Sessanta i Carabinieri si sono trasferiti (a viale Trento poi nell'attuale sede di via Beni), il palazzo sulla piazza ha ospitato la sede del Conservatorio "Rossini" di Fermo, mentre il resto dell'edificio ha iniziato ad ospitare uffici comunali (costretti ad abbandonare l'ormai inadeguato palazzo dei Priori) che si sono poi allargati anche all'ex palazzo sulla piazza con il recente trasferimento del Conservatorio nel'ex seminario accanto alla chiesa del Camine, in corso Cefalonia, mentre lo storico palazzo dei Priori è rimasto solo sede consiliare, di rappresentanza, di mostre e della pinacoteca.


comune01.1.jpg (40377 byte)     In questa immagine presa da via Mazzini e risalente alla prima metà del Novecento (quando tutto il complesso ospitava  la caserma Savoia, sede dei Carabinieri), si notano bene le tre parti di cui esso è, ancora oggi, costituito:
    1) in fondo a sinistra il palazzo del Governatore (affacciato sulla piazza), che ha subìto l'ultima modifica di rilievo nel 1816 con la sopraelevazione al secondo piano;
    2) al centro la costruzione che dal 1596 ha sostituito la chiesa di S. Maria della Misericordia per collegare il palazzo del Governatore con l'ex convento;
    3) a destra appunto l'ex convento degli Apostoliti, sopraelevato del primo piano sempre nel Cinquecento.
Notare il dislivello tra i piani di tutti e tre i palazzi. Più a destra, visibile solo in minima parte nella foto, sorge il fabbricato dell'odierno "palazzo Palazzi" (che separa il comune dal teatro dell'aquila), e che è il risultato dalla trasformazione di una torre laterale del convento che, probabilmente, è stata realizzata nel 1460 dagli Apostoliti riutilizzando il torrione più basso della fortificazione del Girfalco.

 

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Planimetria totale del palazzo municipale.
Da sinistra: in marrone il palazzo del Governatore, prospettante sulla piazza;
in verde il convento degli Apostoliti ed ex chiesa di S. Maria della Misericordia;
in rosso la struttura tra l'ex convento e il teatro dell'Aquila.

 


pal-governatore06.1.jpg (25485 byte)    Il portale del palazzo del Governatore (a destra) è stato realizzato nel 1584 dall'architetto romano Girolamo Rainaldi, protetto di Sisto V e che, assieme al figlio Carlo, ha lavorato molto alla Roma barocca (palazzo Pamphili, chiese gemelle di piazza del Popolo).
    Esso consiste in un fornice rustico, inquadrato da due colonne tuscaniche di granito grigio con basi insistenti su basi di marmo bianco che sorreggono una trabeazione classica, costituita da un architrave di tipo ionico sormontato da un fregio dorico scandito da sei triglifi alternati a cinque metope, nelle quali, a cominciare da quelle di sinistra, sono raffigurati a bassorilievo: l'arma del Landriani (mastio di fortezza, merlato di due pezzi dello stesso, aperto dal campo e sormontato dall'aquila; stemma ponitificio con le due chiavi in rocisate sormontate dall'ombrello; in asse con la chiave di volta dell'arco l'arna dei Boncompagni (un mezzo drago con le ali spiegate); di nuovo lo stemma pontificio e infine, nell'ultima metopa di destra, è rappresentato lo stemma del comune di Fermo con l'aquila sveva ad ali spiegate con a sinistra la crocellina greca.
    Il fregio è, a sua volta, sormontato da una cornice fortemente aggettante con gocciolatoi quadrati alternati a fioroni di marmo, che sostiene una balaustra a protezione di un terrazzino sul quale si apre un finestrone con mostra in pietra bianca e timpano spezzato, recante sull'architrave la scritta in caratteri quadrati lapidari che indicano l'anno del completamento del palazzo (1585) e la dedica di esso al pontefice.
    L'iscrizione posta sulla chiave dell'arco, in un cartiglio di marmo a cornice mistilinea, è stata posta dal vicegovernatore Landriani a ricordo proprio e del governatore Giacomo
Boncompagni.

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A lato: gli stemmi dei governatori succedutisi alla guida della provincia di Fermo fino al 1860 , dipinti sulle pareti e sulla volta della sala principale del palazzo del Governatore.

 

 

 

 

 

 

 


BIBLIOGRAFIA

"La piazza del popolo tra Romanità, Medioevo e Rinascimento" di Lucio Tomei (hanno collaborato i proff. Pompilio Bonvicini, Delio Pacini, Alvaro Valentini e Carlo Ferrari) in: 
"Fermo, la città tra Medioevo e Rinascimento" a cura dell'arch. Manuela Vitali;
© Editoriale Amilcare Pizzi S.p.A. - Cinisello Balsamo (Milano) - Comune di Fermo - 1989

"I Caratteri architettonici della Piazza" di Silvia Catalino in: 
"Fermo, la città tra Medioevo e Rinascimento" a cura dell'arch. Manuela Vitali;
© Editoriale Amilcare Pizzi S.p.A. - Cinisello Balsamo (Milano) - Comune di Fermo - 1989


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