PALAZZO ARCIVESCOVILE
da: "I caratteri architettonici della Piazza" di Silvia Catalino - Milano - 1989


episcopio01.1.jpg (28576 byte)     Il palazzo arcivescovile forma una L e occupa l'area subito dietro l'ala sud del palazzo dei Priori, quella ove era la chiesa di San Martino. Questa area sorge su un ampio terrazzamento costruito in epoca romana e sostenuto da un lungo muro di contenimento che correva alla stessa quota lungo tutto il versante est della collina, fin sotto San Domenico e San Gregorio a sud, e oltre il palazzo dei Priori a nord, e del quale sono sopravvissutti oggi dei segmenti (vedi). Sopra l'area sorgeva il foro romano con importanti edifici pubblici di cui è stata trovata traccia nella prima metà del Novecento nel corso del lavori di costruzione del palazzo (ex Bna) in piazzale Matteotti; nel sottosuolo dell'area forense è ubicata la più grande delle tre cisterne romane.

    Terminato il periodo romano e agli inizi del medioevo la vasta area forense è stata gradualmente occupata da nuovi edifici, spesso costruiti riutilizzando i ruderi delle costruzioni romane. Così alla stessa quota sono stati costriuiti, a sud la chiesa di San Domenico e il suo convento (sec. XIII), e a nord, almeno quattro secoli prima, la storica chiesetta di San Martino, una delle più antiche di Fermo assieme alla chiesa paleocristiana sita in cima al Girfalco.


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    Dietro alla chiesa di San Martino nel 1391 viene edificata la prima ala dell'episcopio, seprata dalla chiesa da una piazzetta.
    La lapide, in caratteri gotici che riporta la data ed il nome del vescovo A. De Vetulis, che fece costruire la prima ala del palazzo, si trova sul retro dell'ala stessa, nell'ingresso dell'attuale via di Nicolò (immagine a sinistra).
   
    Dai documenti dell'Archivio Arcivescovile risulta che la seconda parte della L (corrispondente al fronte principale dell'attuale edificio) era formata da un loggiato che poi è stato inglobato nei lavori di ampliamento. Fino al Cinquecento l'edificio doveva affacciarsi sulla piazza grande in quanto essa era più ampia ed aveva una forma meno regolare; la costruzione della propaggine nord dei cinquecenteschi porticati a mare e poi la settecentesca definizione del cortile del vescovado, chiuso da un cancello, appartarono ancora di più il complesso edilizio rispetto alla piazza.

    L'erezione dell'episcopio è conseguenza del già citato (vedi) processo di spostamento di tutti gli edifici del potere pubblico dal Girfalco alla Platea Magna.
    La parte (a quota più bassa del pianoterra) del muro perimetrale retrostante il palazzo dell'episcopio, evidenzia chiaramente l'utilizzo di materiale di epoca romana, l'opus quadratum; secondo alcuni (Napoletani, 1907, Silvia Catalino, 1987) si tratterebbe di un muro antico, probabilmente romano, facente parte del grande muro di contenimento su cui sorgeva l'ampio terrazzamento occupato dal foro.
Secondo M. Pasquinucci invece (Firmum Picenum, 1987, volume I, pag, 156) si tratterebbe di un semplice reimpiego di materiale romano preso dalle vicine mura di contenimento che correvano lungo l'attuale via Leopardi.

    L'odierno palazzo vescovile, come tutti gli altri edifici pubblici, è il risultato di numerosi interventi di ristrutturazione, ampliamento, sopraelevazione. L'ala originaria è quella a destra entrando nel piccolo cortile, mentre il fronte principale è stato costruito successivamente (nel periodo dei lavori di fine Cinquecento - primi Seicento diurante i quali furono ampiamente rinnovati la piazza e i palazzi dei Priori, degli Studi e del Governatore), inglobando un preesistente loggiato.

    Il corpo a L, assieme al lato posteriore del palazzo dei Priori, delimita la corte di accesso all'edificio, mentre sul lato nord è stato ricavato un piccolo giardino pensile.
    Sulla corte si affaccia il retro del vecchio palazzo comunale e in modo particolare ciò che resta dell'abside dell'antica chiesetta di San Martino (vedi) sotto alla quale sono presenti le recenti, indecorose superfetazioni utilizzate come garage dell'arcivescovado.
    Il palazzo si erge compatto, con il fronte di un bello e caldo laterizio rosso prospicente la corte, ed è ripartito da decorazioni in cotto.
   

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A LATO: la singolare planimetria a L del palazzo arcivevescovile, frutto di numerose ristrutturazioni, ampliamenti e sopraelevazioni, occorse tra il 1391, data della prima erezione dell'episcopio, fino al secolo scorso.

    In marrone l'area occupata dall'edificio episcopale; a sinistra le rimesse addossate al retro del palazzo dei Priori;
in verde il giardinetto pensile;
in grigio la corte.

 

 

SOTTO: immagine aerea dell'area occupata dall'Episcpio e dal palazzo dei Priori visti dal retro.
In fondo si nota l'area settentrionale di piazza del Popolo e il fronte della Biblioteca.

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Interessante l'osservazione dell'arch. Silvia Catalino: "la posizione arretrata, un po' isolata, del palazo vescovile, sebbene vicino alla piazza e agli altri edifici pubblici del Comune, quasi a sorvegliare da lontano lo svolgersi della vita urbana, si ripete in numerosi altri esempi di città italiane come ad. es. Lecce e Pistoia".

 

 

 

 

 

 

 


BIBLIOGRAFIA

"I Caratteri architettonici della Piazza" di Silvia Catalino, in

"Fermo, la città tra Medioevo e Rinascimento" a cura dell'arch. Manuela Vitali;
© Editoriale Amilcare Pizzi S.p.A. - Cinisello Balsamo (Milano) - Comune di Fermo - 1989


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