PIAZZA DEL POPOLO PARTE SECONDA
I PORTICI
da: "I caratteri architettonici della Piazza" di Silvia Catalino -
Milano - 1989
Il doppio porticato, che definisce e ritma i lati lunghi, costituisce il fatto saliente della piazza.
Esso è stato progettato da un architetto maceratese di cui non conosciamo il nome (ma che potrebbe essere lo stesso che ha realizzato il coevo arco di trionfo all'imbocco del Corso, sovrastato dalla loggetta che collega palazzo dei Priori con palazzo degli Studi) e rappresenta la conclusione del lunghissimo processo di trasformazione della platea magna iniziato quando lo spazio era adibito foro romano, diventando poi piazza medievale fino a diventare piazza rinascimentale che ha mantenuto fino ad oggi inalterate le sue caratteristiche generali anche dopo le numerose modifiche intervenute nell'Ottocento e Novecento.
PIAZZA DEL POPOLO VERSO SUD: IL DOPPIO
PORTICATO RITMA E DEFINISCE I LATI LUNGHI, MENTRE LA DIVERGENZA (NON VOLUTA MA DOVUTA ALLE
PREESISTENZE) DEI DUE PORTICI AVVICINA, SECONDO LE REGOLE PROSPETTICHE, IL PALAZZO
DEL GOVERNATORE, QUINTA DI CHIUSURA MERIDIONALE DELL'INVASO
LA MEDIEVALE PLATEA MAGNA SANCTI MARTINI
Tralasciando il periodo romano (durante il
quale il foro insisteva nell'area immediatamente ai piedi e ad una quota di poco
inferiore, e, terminato il quale, l'area forense ha subìto un graduale
"ribaltamento", portandosi dove oggi si trova), in età medievale l'area della platea
magna aveva una fisionomia più frazionata.
Innanzitutto la piazza, prima della formazione dei cinquecenteschi portici, si estendeva
fino al palazzo arcivescovile ed era occupata al centro dalle precarie costruzioni dei
mercanti, ossia da baracche in legno, o legno e muratura (le apotecae o stationes
spesso citate dalle Cronache e nei Consigli di Cernita, simili a quelle che si
assiepano nei bazar indopakistani) e che sono state demolite durante la ristrutturazione
sforzesca della piazza nel 1442.
A differenza di oggi, il luogo presentava una doppia pendenza, sia lateralmente da ovest verso est (cioè dalla collina verso il mare, che oggi rileviamo solo davanti a San Rocco, essendo stata quasi eliminata dal livellamento effettuato dallo Sforza nel Quattrocento), che longitudinalmente da sud verso nord (oggi in parte sopravvissuto).
Sul lato est (mare) si
affacciavano le case con botteghe mercantili ed artigianali in stile gotico che
costituivano degli isolati, che sul retro si affacciavano su via Paccarone e che tra di
loro erano separati da vicoli ("introiti") che sbucavano sulla piazza.
Una stradina parallela alla piazza e a via Paccarone, tuttora parzialmente esistente,
divideva gli isolati in due parti: quella che si affacciava sulla piazza e quella che si
affacciava su via Paccarone. Il fronte del lato est della piazza, quindi, era frazionato
dal succedersi di numerose costruzioni separate da vicoli.
Il lato ovest invece doveva presentarsi più compatto
trovandosi ai piedi della incombente collina e a diretto contatto con il retrostante
sistema difensivo del Girfalco. Sul lato ovest c'erano probabilmente delle botteghe dalle
forme gotiche, però non sappiano se in legno o muratura.
Secondo il prof. Lucio Tomei "non è escluso che già dal XIV
secolo i negozi a pianterreno, lungo entrambi i lati della piazza, fossero porticati,
magari con strutture lignee, sul tipo del bolognese palazzo Isolani"
E' una deduzione che scaturisce dalla lettura di
un verbale del Consiglio di Cernita dell'8 novembre 1483: viene dato il permesso ad un
privato di realizzare delle botteghe porticate ma con l'obbligo di costruire "ad
directum aliarum apotecarum et etiam fiant columne prout alii..." (a filo delle
altre botteghe e ci facciano le colonne, come gli altri).
Secondo il prof. Tomei la notizia attesta che già negli ultimi
venti anni del Quattrocento sulla piazza esistevano inequivocabilmente case botteghe
porticate. Notizia avvalorata dai documenti relativi alla ristrutturazione tardo
cinquecentesca (quella definitiva), dai quali risulta che oggetto dei lavori era la
ristrutturazione di case botteghe preesistenti e non fabbricati ex novo. Non solo: da
un'istanza rivolta al Comune da tale Luzio Flacchi nel 1583 (alla vigilia dell'ultima
definitiva ristrutturazione dei porticati), si deduce che le botteghe preesistenti erano
più numerose e piccole di quelle previste dal progetto cinquecentesco.
Abbiamo anche la prova dell'esistenza di una chiesa
in stile gotico sul sito della chiesa di San Rocco, di cui oggi, all'angolo tra
la piazza e via Mazzini, sopravvivono alcune parti della facciata sud, che era la facciata
principale, a dimostrazione del fatto che in età altomedievale l'odierna area della
piazza antistante il loggiato di San Rocco, o non esisteva - essendo occupata da un'area
verde in pendenza oppure da botteghe e costruzioni che guardavano la parte nord della
piazza - oppure, ammesso che fosse già parzialmente aperta, era di secondaria importanza
rispetto alla strada - attuale via Mazzini - che collegava il Girfalco alla Platea
Sancti Martini seguendo il più importante percorso corrispondente alla odierna
discesa di San Domenico e via Paccarone fino a piazza Matteotti.
L'ingresso frontale di questa chiesa gotica coincide con quello degli
ex magazzini Gabrielli e l'abside era rivolta verso nord. Con la regolarizzazione e
l'ampliamento della piazza nell'intervento quattrocentesco, si è reso opportuno il
"ribaltamento" di questa chiesa che è stata
trasformata nella chiesa di San Rocco la cui facciata principale ora guarda ad est, cioè
verso la piazza e non più verso sud, cioè via Mazzini, anche se il portale gotico del
vecchio ingresso è stato conservato fino ad oggi (odierno ingresso su via Mazzini).
In conclusione la piazza medievale doveva presentarsi con un aspetto
ben diverso.Tutti gli edifici erano più bassi (ad un piano anziché due), quelli privati
e/o commerciali non avevano veri e propri porticati (al massimo erano piccoli e di legno,
come ipotizzato dal prof. Tomei), mentre li avevano tutti gli edifici pubblici: la chiesa
di San Martino, il palazzo dei Priori, il palazzo del Podestà con la sottostante loggia
dei Notai.
Il disegno successivo ha ribaltato questo assetto, assegnando i grandi
portici, con la loro funzione moltiplicativa dello spazio al coperto, agli edifici
commerciali e privati, e sostituendo agli articolati edifici pubblici, solidi e
monumentali volumi.
Le opere di livellamento effettuate nel 1442
da Alessandro Sforza, alle quali si è fatto cenno nella pagina precedente, hanno
eliminato la differenza di quota da ovest verso est, ma non da sud verso nord, esistendo
ancora in quella direzione una pendenza che porta ad una differenza generale di quota di
circa quattro metri.
La sistemazione sforzesca, inoltre, ha chiuso gli ingressi dal lato est, accorpando gli
edifici in un unico, lungo fronte compatto; molti ingressi del lato est sono stati
ricavati al posto dei vecchi introiti e coincidono con i vicoli (oggi chiusi) che
sbucano su via Paccarone.
PIAZZA DEL POPOLO E GLI
EDIFICI CHE NE FORMANO IL PERIMETRO;
SOPRA LA PLANIMETRIA; SOTTO: PANORAMA AEREO.
VERSO LA PIAZZA RINASCIMENTALE: LA REALIZZAZIONE DEI PORTICI
Il porticato che fronteggia le case del lato
mare è stato realizzato in modo autonomo rispetto alle residenze preesistenti: le
aperture delle botteghe non sono in asse con pilastri e fornici, a dimostrazione che si
tratta di un rifacimento successivo su preesistenze.
Ad adeguarsi al ritmo del porticato sono state invece le sopraelevazioni delle case sopra
al portico, intervenute in epoca successiva: le finestre del primo piano seguono pertanto
i ritmi regolati da quelli delle logge. E ad adeguarsi alla scansione dei porticati, in
questo caso anche a livello del piano terreno, è stato anche il settecentesco palazzo
Sansoni (poi Vitali-Falconi, oggi Iommi), corrispondente ai sette fornici posti
all'estremità sud dello steso lato dei portici.
I portici a monte, invece, sono caratterizzati
da una maggiore regolarità tra logge ed aperture degli edifici retrostanti, che farebbero
pensare ad una costruzione - o ricostruzione - unitaria e contestuale di porticati ed
edifici retrostanti.
Tralasciando il loggiato davanti alla chiesa di San Rocco, di epoca e stile totalmente
divergente dal resto della piazza, del quale si farà cenno più avanti.
Altre differenze, come vedremo, caratterizzano i due ordini di portici i quali, in ogni
caso, fino al Settecento avevano una solo piano al di sopra delle logge: secondo (e in
qualche caso terzo) piano sono stati realizzati solo successivamente.
I primi ad essere stati costruiti sono proprio i porticati ad ovest, la
cui realizzazione si è protratta, in sei lotti, dal 1569 al 1583, lasso
di tempo doppio rispetto a quelli orientali, costruiti, anch'ess in sei lotti, tra
il 1583 e il 1590.
I portici sono costituiti da 36 arcate
(17 + 19) sorrette da robusti pilastri a sezione rettangolare, decorati con
lesene alte 6 metri lineari che vanno a formare un ordine gigante, e variano in altezza
adeguandosi al pendio verso nord (palazzi dei Priori e degli Studi), con il basamento dei
pilastri ad altezza variabile che funge da regolarizzatore delle arcate.
L'ordine minore delle lesene, che vanno a formare l'arco sorretto dai
capitelli, mantiene così costante il rapporto di 1 a 1 tra altezza e ampiezza della luce
della loggia (immagine a lato).
In entrambi i portici la notevole altezza consente la realizzazione di
un mezzanino nel fronte interno.
Nel lato est lo spessore dei pilastri è di 1/3 rispetto alla luce dell'arco, mentre in quello ovest è di oltre 1/4. Il maggior spessore dei pilastri lato mare evidenzia il loro importante contributo statico, funzione che in quelli ad ovest è svolta dalle lesene (poste anche verso l'interno a fomare un altro arco trasversale e a sorreggere la volta a crociera), che da elemento puramente decorativo diventano strutturali, si ispessiscono come dei contrafforti così da sostenere la costruzione e contrastare la spinta della retrostante collina del Girfalco a cui è addossata la costruzione fino all'altezza del secondo piano.
Anche gli interassi e le profondità delle loggie sono differenti: sul lato a mare sono entrambi di metri 4,80 mentre in quello a monte la profondità è di soli 3,80 metri, l'interasse di 4,50 metri.
La sezione trasversale della
piazza (immagine sopra) evidenzia il
rapporto tra gli edifici e l'orografia: gli edifici allo stesso tempo raccordano il doppio
salto di quota e fungono da contenimento del terreno. In entrambi i portici le botteghe
sono al piano terreno e al piano mezzano, mentre le abitazioni (che in origine erano degli
stessi commercianti) sono ai piani superiori; nei portici a mare gli ingressi delle
abitazioni sono a fianco delle botteghe, sotto le logge, mentre il piano sottostrada è
utilizzato a depositi o cantine (oggi vi sono realizzati anche garages e alcuni negozi)
con ingressi indipendenti dai vicoli o piazzali sottostanti.
Nelle logge a monte invece gli ingressi delle abitazioni del piano soperiore si trovano
lungo la strada parallela alla piazza (via della Rocca e via Buonconte), che corre dietro
ai portici verso il Girfalco, posta ad una quota superiore ai portici di quasi due piani,
essendo il porticato ovest addossato alla collina, di cui funge anche da struttura di
contenimento, ruolo che per quello est è svolto solo dal piano sottostrada.
Nei porticati ad ovest solo alcune botteghe sono collegate con le abitazioni superiori con
ripide scale di servizio.
La maggior parte delle finestre centrali in asse con l'arco delle logge hanno la tipica forma rinascimentale con davanzali, stipiti e cornici della trabeazione realizzati in cotto. Una ricca cornice alta 90 cm forma una lunga fascia orizzontale continua che funge allo stesso tempo da marcadavanzale, marcapiano e trebazione sorretta dai pilastri dell'ordine gigante.
Gli ultimi sette fornici a sud del portico a
mare stanno incontro al palazzo Vitali-Falconi (già Sansoni oggi Iommi),
progettato dal Vanvitelli e realizzato dall'Augustoni.
Abbiamo già visto che questo palazzo segue la regola compositiva del porticato: le
aperture delle botteghe al piano terra e le finestre del mezzanino rispettano il ritmo
impartito dalle logge, in quanto, come vedremo più avanti, contemporaneamente alla
costruzione del porticato sono stati ristrutturati anche gli edifici retrostanti (di
proprietà Sansoni), mentre le case costruite davanti agli altri 12 fornici del porticato
a mare preesistevano agli stessi e non sono state ristrutturate al piano terra e mezzano
ma solo (e necessariamente per la realizzazione del porticato) al primo piano.
Il penultimo fornice, verso destra guardando, è evidenziato dal protendersi del colonnato
con due colonne tuscaniche a sostengo di un balconcino che inquadra il
corrispondente portone d'ingresso principale del palazzo Vitali (già Sansoni), con
stipiti ed arco in bugnato di pietra, posto all'interno della loggia. Il portale è
visibile nella litografia di Pio Panfili e quindi esisteva già nel 1762.
La pianta del palazzo è a L, soluzione d'angolo tra la piazza e via Saffi (la discesa di
San Domenico) ed è frutto dell'accorpamento di tre diversi edifici che evidenzia la
differenza con le vicine case mercantili e la natura di intervento successivo.
Il porticato a mare si interrompe prima dell'angolo del palazzo Vitali, sia per allineaarsi con il termine dell'opposto portico di San Rocco per regolarità architettonica, sia per mantenere l'ingresso alla piazza dall'angolo, in cui confluiscono le vie Strabone e Saffi.
In due punti sotto ai portici e all'inizio di corso Cefalonia sono (male) conservate, nella muratura, delle formelle recanti il simbolo eucaristico: un calice sormontato dall'ostia con l'abbrevazione IHS (Jesus Hominum Salvator) che attestano l'appartenenza di buona parte delle case bottega alla Confraternita del SS. Sacramento che possedeva sulla piazza almeno sei negozi, sia in entrambi i due blocchi frontali sotto ai portici, che sotto l'ex palazzo del Bargello (Biblioteca), dal sottopasso sotto l'orologio all'imbocco di corso Cefalonia.
LOGGIATO DI SAN ROCCO
Così chiamato perché antistante la chiesa
di San Rocco, affiancata dagli oratori di San Sebastiano e del SS. Sacramento;
costruito agli inizi del Cinquecento, conclude verso sud il porticato a monte.
Esso è il primo ad essere progettato e il primo ad essere stato
costruito, e stilisticamente, per la sua snellezza, è completamente autonomo dagli altri
a cui è collegato.
Esso è realizzato con basamenti, esili colonnine, capitelli corinzi in
pietra ed archi in cotto; il piano sorge ad una quota superiore rispetto a quella del
restante colonnato ovest, ed è sorretto da un muro di contenimento che ha sostituito
l'originale scalinata di accesso verso la piazza (visibile in una stampa settecentesca di
Pio Panfili); adesso i due diversi livelli di quota sono raccordati solo da una scala
interna, posta verso il porticato a fianco.
Gli interassi delle colonne sono in rapporto di 1 a 1 con la loro
altezza.
La soluzione stilistica del loggiato, sorretto da colonne anziché da
pilastri, che troviamo anche nel cortile del palazzo Rosati (oggi Azzolino), mostra il
fenomeno (perlatro molto comune, soprattutto in provincia) del venir meno delle regole
applicate dai maestri del Rinascimento.
L'Alberti infatti "....non accetta l'arco sostenuto da
colonne,cioè uno dei motivi chiave introdotti poco prima dal Brunelleschi e poi
generalmente adottato dopo di lui.
L'Alberti si rese conto che esiste una contraddizione tra la colonna (a sezione rotonda) e
l'arco. Quest'ultimo appartiene al muro entro il quale sembra sia stato ritagliato e può
essere visto come un'apertura nel muro. Dunque l'Alberti prescrive i pilastri (a pianta
quadrata o rettangolare) a sostegno degli archi e sostiene che sopra alla colonna debba
esserci la trabeazione. Pertanto la concezione albertiana della colonna è greca, romana
la soluzione dell'arco. In queste idee Alberti fu seguito da Bramante e Palladio. La
combinazione di colonna e arco è accettabile solo per edifici di minore importanza o per
le residenze private..."
(R. Wittkower: "Principi architettonici nell'età dell'umanesimo", Torino,
1964).
LA PIAZZA: LA GRANDE CORTE DI FERMO
La divergenza dei porticati non è una scelta progettuale ma è conseguenza degli allineamenti degli edifici preesistenti e della conformazione del sito, ma ciò consente al palazzo del Governo di trovarsi in posizione centrale, ravvicinato secondo le regole della prospettiva, dal divergere dei due loggiati, mentre sul cuneo formato da palazzo degli Studi e dei Priori converge la linea dei portici sul lato opposto.
Nel suo complesso la piazza può essere considerata un grande edificio, la grande corte di Fermo, in aderenza al'idea albertiana della città in forma di palazzo; i disegni dimostrano l'analogia tra la piazza e un grande cortile rinascimentale.
La compiutezza della realizzazione rinascimentale è dimostrata dal fatto che, nonostante le pesanti, recenti alterazioni (sopraelevazioni dei secondi e terzi piani sopra i porticati, inaccettabile superfetazione sopra la chiesa di San Rocco e l'incombere del volume del cinema Helios che deturpa e schiaccia l'esile loggia di San Rocco, taglio delle falde dei tetti per realizzare le terrazze, spostamenti o modifiche nelle aperture, sovrapporsi al piano terra di decorazioni che nulla hanno a che vedere con l'ordinato taglio delle aperture originali) e un certo degrado degli elementi che rendono improcrastinabile un intervento di ristrutturazione generale, il disgno mostra ancora con straordinaria chiarezza la sua idea urbana.
Afferma il Palladio: "Perché nelle
città quasi sempre, o i muri de' vicini, o le strade e le piazze pubbliche assegnano
certi termini oltre i quali non si può l'architetto estendere, fa bisogno accomodarsi
secondo l'occasione dei siti".
Anche Fermo ha realizzato nella costruzione della sua area centrale
quei criteri di comprensione del luogo e di aderenza alle necessità che da sempre
caratterizzano le architetture migliori.
A lato: rilievo tipologico di
Piazza del Popolo e delle zone circostanti.
Il lungo processo di realizzazione della piazza, duranto un circa mille anni (iniziato
attorno al V sec., e terminato nel XVI sec.) è visibile nella permanenza di parti
dell'antico impianto urbano.
Le condizioni di realizzazione, imposte dalle preesistenze, nulla hanno tolto all'idea
rinascimentale della realizzazione definitiva.
SCHEDA DELLA COSTRUZIONE DEI PORTICI LATO
OVEST
Da: "La piazza del
Popolo tra Romanità, Medioevo e Rinascimento" - prof. Lucio Tomei - Milano
- 1989
Dall'esame di stili, paramenti murari, materiale edilizio e dallae inidviduazione delle ammorsature, sembra che le schiere di case botteghe porticate occidentali siano state realizzate in base ad un progetto unitario e costruite in sei diversi lotti, a due,o tre o quattro arcate per volta, a partire dall'allora palazzo del Bargello (odierna Biblioteca) verso la chiesa di San Rocco.
PORTICATO OVEST (LATO MONTE) COM'ERA SUBITO DOPO LA SUA REALIZZAZIONE (NEL XVII sec.) SECONDO UNA RICOSTRUZIONE ATTENDIBILE (IMMAGINE SOPRA) E COME E' OGGI (SOTTO) DOPO LE NUMEROSE SUPERFETAZIONI E MODIFICHE INTERVENUTE TRA IL SETTECENTO E IL NOVECENTO.
Il 1° e 2° lotto (cinque
fornici) sono stilisticamente identitici, costituiscono un unico blocco, con le finestre
cinquecentesche perfettamente conservate, esente da superfetazioni e da aperture di nuove
luci sul paramento murario e da modifiche di esso, eccezion fatta per un taglio della
falda del tetto per realizzare un terrazzino.
Il 3°, 4° e 5° lotto (tre + due + quattro fornici)
conservano anch'essi le finestre originarie, che però sono state private delle mostre e
hanno conservato solo le mensole superiori, identiche nel quarto e quinto lotto, ma
diverse da quelle del lotto precedente (il terzo) e da quelle dei primi due.
Il corpo superiore a questi tre lotti ha subito una doppia superfetazione, con la
realizzazione di altri due piani muniti di finestre solo in parte rispettanti il ritmo di
quelle inferiori.
Il 6° e ultimo lotto (tre fornici) è addossato al
preesistente loggiato di San Rocco ed è completamente diverso dai precedenti. Gli archi
presentano una mensola di arenaria alla chiave e le finestre presentano ugualmente mostre
di arenaria; cornici e capitelli sono a quota maggiore rispetto a quelli precedenti, il
corpo superiore è maggiormente sviluppato in altezza e presenta tre finestre a quota più
elevata delle precedenti, sopra alle quali sono state successivamente realizzate altre tre
finestre e un terrazzino centrale.
La schiera dei portici ad ovest fu realizzata tra il 1569,
anno del governatorato del Ghislieri, e il 1583, data di inizio dei
portici orientali che il governatore Landriani impose ai privati,
proprietari delle case retrostanti, di costruire "ad istar aliarium versu montem
Girifalchi" (come le altre verso il colle del Girfalco), prova che a quell'epoca
le case-botteghe porticate occidentali dovevano essre già state ultimate o in via di
completamento.
Fughe di archi: a sin.: il
loggiato di San Rocco e il dislivello con gli altri portici ovest;
a ds.: il porticato est.
A lato: portici ovest (lato monte) visti da palazzo dei Priori.
In fondo ai portici spicca
la mole della ex chiesa di San Rocco come risulta oggi dopo la discussa sopraelevazione;
c'è ancora il piccolo campanile, demolito nel 1996 perché lesionato dal recente
terremoto.
COSTRUZIONE DEI PORTICI LATO EST
PORTICATO EST (LATO MARE) COM'ERA SUBITO DOPO LA SUA REALIZZAZIONE (NEL XVII sec.) SECONDO UNA RICOSTRUZIONE ATTENDIBILE (IMMAGINE SOPRA) E COME E' OGGI (SOTTO) DOPO LE NUMEROSE SUPERFETAZIONI E MODIFICHE INTERVENUTE TRA IL SETTECENTO E IL NOVECENTO.
Anche i porticati a mare, come quelli a monte, sono stati realizzati in
sei lotti diversi, partendo dal basso (verso il palazzo dei Priori) verso
l'alto (palazzo del Governo).
Il 1° lotto (tre fornici lato piazza più l'arco
terminale verso il palazzo dei Priori): I capitelli sono in arenaria. Sono sopravvissite
due mostre delle finestre cinquecentesche: quella sull'arco terminale rivolto verso il
palazzo dei Priori e quella sopra alla prima arcata; le altre due sono andate distrutte,
mentre sono aperte altre tre luci in asse con i tre pilastri del lotto.
2° lotto (due fornici); sopra ai capitelli (in
arenaria come i precedenti) corre una sottile cornice a sezione semicircolare assente
negli altri blocchi. Le finestre cinquecentesche, in asse con la chiave degli archi, sono
ben conservate; una nuyova lkuce è stata aperta successivamente sopra al V pilastro.
3° lotto (due fornici): ben conservate le mostre
delle finestre cinquecentesche in asse con gli archi; altre due luci aprte successivamente
sopra ai pilastri VI e VII.
4° lotto (tre fornici). Le originarie finestra
cinquecentesce, in asse con l'ottavo e nono fonice, sono state chiuse e le mostre sono
andate distrutte; altre quattro luci sono state aperte nel Settecento e nell'Ottocento in
posizione irregolare sia con gli archi che con i pilastri.
5° lotto (tre fornici). Sui capitelli delle lesene
dei pilastri XI e XII compare in rilievo la sigla C (Communis) sormontata da una croce
greca simbolo del Comune di Fermo, riportata anche accanto alla finestra al di sopra del
XII fornice su una lastra quadrata in arenaria. Dovrebbe trattarsi dunque delle case
botteghe di Luzio Flacchi acquistate e ristrutturate dalla municipalità. Le originali
finestre cinquecentesche sono andate distrutte anche se sono ancora visibili le impronte
lasciate sul paramento murario in asse con gli archi. Nuove sei luci sono state rivcavate
in posizioni irregolari sopra ai pilastri XI e XII (gli stessi dei capitelli con la sigla
C.).
6° lotto (sette fornici): il blocco è unitario ma
stilisticamente del tutto diverso dagli altri: i capitelli delle lesene, che imitano i
precedenti, sono in cotto e non più in arenaria; la cornice che corre soto alle finestre
è una semplice banda piatta egualmente in cotto. le sette finestre sono tutte in asse con
le arcate sottostanti ma di fattura sette-ottocentesca. Si deduce che la parrte bassa del
porticato è più o meno coevo dei precedenti, mentre il livello abitativo superiore è
stato sostituito a quello originario almeno un secolo, se non due, più tardi.
Si tratta infatti del palazzo fatto costruire nel Cinquecento da
Vincenzo Sansoni con l'accorpamento di tre case precedentemente esistenti. Il palazzo fu
terminato solo nel 1712 dal'architetto Augustoni per l'ultimo discendente
della famiglia, l'abate Ludovico Sansoni, e poi fu ristrutturato nel
secolo successivo dalla famiglia Vitali che ne è stata proprietaria fino alla seconda
metà del Novecento.
Con la costruzione del blocco antistante il settecentesco
palazzo Vitali si conclude, tra il 1585 e il 1590, la ristrutturazione della schiera di
case-botteghe porticate del lato orientale della piazza, iniziatasi durante il
governatorato di monsignor Landriani nel 1583, e con essa termina la penultima fase di
trasformazione rinascimentale della piazza San Martino.
L'ultima riguarderà la secentesca trasformazione dei palazzi dei
Priori e degli Studi, sotto il pontificato di Sisto V. Dopo di che le principali modifiche
all'invaso sono state rappresentate dalla già citata settecentesca ristrutturazione del
palazzo Vitali e le ottocentesche sopraelevazioni del palazzo del Governatore e dei
livelli abitativi sopra ai portici.
Ultimo, inaccettabile, intervento, che ha deturpato l'equilbirio rinascimentale della
corte cittadina, pur senza romperlo, è stata la brutta sopraelevazione della chiesa di
San Rocco effettuata negli anni Trenta del Novecento per ampliare il cinema Helios e
ricavare spazi per i Grandi Magazzini.
In questa immagine aerea risalente agli anni
Venti (tratta dalla edizione del 1926 della "Encicolpedia Italiana G. Treccani")
si vede piazza del Popolo prima dell'ultima rilevante modificazione, cioè la
sopraelevazione della chiesa di San Rocco che invece in questa immagine (in basso a
sinistra) è visibile ancora allo stato originale.
I lavori furono realizzati nel corso degli anni Trenta dal ministero Di Crollalanza.
BIBLIOGRAFIA
"I Caratteri architettonici della
Piazza" di Silvia Catalino, e
"La piazza del Popolo tra Romanità, Medioevo e Rinascimento" di Lucio
Tomei (hanno collaborato i proff. Pompilio Bonvicini, Delio Pacini, Alvaro
Valentini e Carlo Ferrari) in:
"Fermo, la città tra Medioevo e Rinascimento" a cura dell'arch.
Manuela Vitali;
© Editoriale Amilcare Pizzi S.p.A. - Cinisello Balsamo (Milano) - Comune
di Fermo - 1989