PINACOTECA
La Pinacoteca civica di Fermo è ospitata al
secondo piano di palazzo dei Priori, in piazza del Popolo.
Istituita nel 1890 in alcune sale della Biblioteca
civica (Palazzo degli Studi), venne provvisoriamente collocata nel 1981 in tre locali al
primo piano del massimo palazzo civico; contemporanemanete furono avviati lavori di
restauro per restituire al secondo piano del palazzo le originarie forme cinquecentesche.
In questi locali al secondo piano, dal 1986, le opere
della Pinacoteca hanno la loro definitiva collocazione.
La raccolta comprende opere di scuola veneta,
bolognese e marchigiana, provenienti in gran parte dalle chiese cittadine o del
territorio; inoltre oggetti rari e di pregio, testimonianze storiche ed artistiche
significative per la conoscenza del passato della città.
Il percorso di visita segue l'allestimento delle opere, realizzato
secondo un criterio prevalentemente logistico, e si conclude con la maestosa, e sobria
allo stesso tempo, Sala del Mappamondo, che conserva il nucleo più
antico della Biblioteca, risalente al 1688.
L'opera di maggior prestigio conservata nella Pinacoteca è l'Adorazione
dei Pastori (conosciuta anche come Natività), grandioso
olio su tela (300 cm x 192) di Pieter Paul Rubens (1577 - 1640), condotto
a termine nel 1608 su commissione del fermano Padre Flaminio Ricci, superiore generale dei
padri Filippini, dopo la morte di San Filippo Neri.
È l'unica opera del Rubens nelle Marche.
Pieter Paul Rubens (Siegen
1577 - Anversa 1640) lavorò a lungo in Italia ove, fondendo il cromatismo veneto e
l'eloquenza di Michelangelo, il dinamismo di Correggio e il naturalismo di Caravaggio,
elaborò uno stile esuberante e ricco di effetti spettacolari, prima espressione del
barocco europeo, di cui l'Adorazione dei Pastori è considerata il primo e maggiore
esempio.
Tornato in patria, intensissima fu la sua attività, anche presso le più importanti corti
europee, con un'ampia produzione sacra, cicli profani e 21 tele gigantesche oggi
conservate al Louvre.
Nella Natività fermana, la Vergine è
raffigurata a destra; di profilo, nell'atto di sollevare il velo che ricopre il Bambino,
disteso su un giaciglio di paglia. San Giuseppe appare dietro la Vergine, a braccia
conserte, nella penombra, viso rivolto verso l'alto. Dal Bambino si sprigiona una
luce vivissima che conferisce risalto ai pastori adoranti a sinistra e ad un gruppo di tre
angeli, che irrompono in avanti a volo con un cartiglio dove si legge Gloria in Excelsis
Deo.
Tonalità in marrone cupo, le prevalenti, sono interrotte dalla luce
che si irraggia dal bambino «sgranando in pastosità bianco-dorate i rossi, i gialli, i
verdi delle vesti e l'incarnato delle figure».
«Nella pala di Fermo - asserisce il Morassi - c'è la
stessa irruenza pittorica... e quel giganteggiare delle figure che risente di un substrato
di nostalgie michelangiolesche, ed è mitigato a sua volta da vaghe idealità del
Correggio».
«Di particolare finezza - asserisce il prof. Dania - sono
le cadenze coloristiche e il gioco luministico».
Il bozzetto dell'opera si trova oggi a San Pietroburgo presso il museo
dell'Ermitage; alcuni dei disegni preparatori sono nel musoe Fodor di Amsterdam e nella
collezione del conte Seilern a Londra.
L'ascrizione al Rubens è stata resta nota dal prof. Roberto Longhi e
dallo storico Don Francesco Maranesi di Fermo il quale, dopo il notissimo saggio di
Roberto Longhi che riconobbe l'autografo del maestro fiammingo, è il primo a parlare (nel
1954) della scoperta del contratto, in data 9 marzo 1608, stipulato tra il Rubens e Padre
Ricci. Tale documento venne ritrovato da padre Piergallina, direttore dell'Archivio
arcivescovile e pubblicato successivamente dal prof. Jaffè.
«La Natività di Fermo è fra tutti i dipinti del sec. XVII l'unico
felicemente maturo; l'unico che seppure in un diverso equilibrio anticpi la piena misura
del Rubens come genio barocco».
Storia della vita di Santa Lucia, 8 tavolette, ciascuna di cm. 70 x 25, del 1410 circa, opera di Jacobello del Fiore. Appartenevano ad un polittico (ora smembrato) che si trovava nella chiesa di S. Lucia di Fermo.
A sinistra: Lucia in preghiera davanti alla tomba di S. Agata, che le appare.
A destra: Lucia distribuisce l'elemosina.
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A sinistra: Lucia denunciata dal fidanzato, al cospetto del giudice Pascasio.
A destra: S. Lucia |
A sinistra: S. Lucia trascinata al lupoanare con l'aiuto dei buoi.
A destra: S. Lucia |
A sinistra: S. Lucia riceve l'Eucaristia dopo il ferimento.
A destra: Sepoltura |
La Santa, in vesti trapunte d'oro, campeggia nelle otto scene con soave fermezza. Gli episodi si snodano in paesaggi di fiaba, strutture arcghitettoniche particolaremente elaborate, in vivaci cadenze cromatiche e vivezza di atteggiamenti. Nel retro della quinta tavoletta c'è una mezza figura di Santa Lucia; nel retro della quarta S. Antonio Abate. Il tutto su sfondo dorato (ad eccezione di S. Antonio Abate raffigurato, senza nessuna aureola, su sfondo rossigno)
Polittico ligneo di Andrea
da Bologna, datato e firmato A.D. MCCCLVII DE BONOMIA NAT ANDREAS FUIT HIC OP
(eratus); proviene dalla chiesa di S. Caterina (cm. 153 x 252).
Consta di 14 scomparti. Nei due centrali: in quello inferiore: Madonna
in Trono con Bambino; in quello superiore, cuspidato e dallo sfondo oro: Crocefissione;
nel pannello alla sinistra di quello centrale inferiore: inginocchiati S. Benedetto
e S. Brunone, che presentano alla Vergine uno stuolo di monache in preghiera; a destra di
quello centrale in basso: in ginocchio, S. Caterina d'Alessandria.
Nei restanti cinque pannelli a destra: episodi della vita di S.
Giovanni Evangelista.
A destra in basso: Cristo appare a S. Giovanni Evangelista mentre dorme; l'Apostolo a
Patmos scrive l'Apocalisse ed ha la visione dei sette candelabri;
in alto: S. Giovanni Evangelista rivestito di paramenti vescovili,
amministra la Comunione ai fedeli di Efeso; il corpo dell'apostolo deposto in un
sarcofago, viene sollevato in cielo; infine è presentato da due angeli alla Madonna che
lo raccomanda al Cristo.
Nei cinque pannelli a sinistra episodi della vita di San Giovanni
Battista: Zaccaria riceve dall'Angelo l'annuncio che gli nascerà un figlio; visita della
Madonna a S. Elisabetta; nascita del Battista; Zaccaria scrive il nome da imporre al
neonato; Gesù è battezzato dal Battista.
Alla base del Polittico: 12 formelle con figure di santi, in gran parte
danneggiate.
La Pentecoste: olio su tela di Giovanni
Lanfranco (1582 - 1647) del 1630 circa.
Proviene dalla chiesa di S. Filippo in Fermo dalla quale proviene pure la
magnifica Natività del Rubens.
Lo Spirito Santo in forma di colomba scende in lingue di fuoco sopra la
Vergine, gli apostoli ed i discepoli riuniti nel Cenacolo.
In alto angeli e nuvole. Secondo il Raccamadori (1729) è il capolavoro del Lanfranco. Fu
commissionato da Torquato Nobili che aveva costruito l'altare maggiore nel 1629.
Bacco e Arianna, raffigurati in un
gruppo plastico in procellana policroma delle Manifatture Ginori; altezza cm. 18 cm;
attribuito a Giuseppe Bruschi (XVIII secolo).
Sala Rossa del Palazzo dei Priori
S. Maria dell'Umiltà (cm. 90
x 74) di Francesco Ghissi, attivo tra il 1359 e il 1395 circa.
La Vergine soffusa di dolce beltà regge il Bambino al petto. La tunica
arabescata con motivi floreali ed ucceli aurati, spicca sul manto costellato da grappoli
d'uva. Intorno, otto delle doci i stelle che originariamente ornsavano il quadro.
Nell'aureola in caratteri gotici la scritta MATER ORDINIS PRAEDICATORUM. L'opera infatti
fu eseguita per la chiesa di San Domenico da cui proviene.
Di fronte alla chiesa di San Domenico, nel XVI fu aperto l'ospedale di
Santa Maria dell'Umiltà.
Testa di Giove proveniente
dall'acropoli di Firmum,
età adrianea (II sec. a.C.);
Museo Archeologico
Polittico di Vittore Crivelli
(Venezia 1440 - Fermo 1502), fratello minore di Carlo, conservato nella chiesa di S.
Agostino di Torre di Palme (Fermo).
Sono 12 scomparti a fondo dorato con predella a 13 nicchie, collegati
da cornice gotica, coeva, a forma di tabernacolo sporgente in avanti nel secondo ordine.
Al centro la Vergine in manto di damasco dorato su veste rossa, assisa in trono con sulle
ginocchia il Bambino benedicente. Dietro, un tendaggio damascato, alla cui sommità è un
festone di fiori a sinistra, S. Giovanni Battista in veste rossa, S. Agostino in veste
rossa e manto bianco. Al centro, nella parte superiore, nel tabernacolo sprogente, cornici
con tre nicchie entro le quali, in piedi, Cristo Risorto tra due angeli a braccia
conserte.
Ai lati di tale tabernacolo, a mezza figura, da sinistra, i santi
Sebastiano, Gerolamo, in veste cardinalizia rossa. Nicola da Tolentino in veste bruna, S.
Caterina d'Alessandria.
Nelle formelle delle predelle: al centro il Cristo; ai lati mezze
figure dei dodici apostoli.
Polittico di Vittore Crivelli del sec. XV,
lievemente rimaneggiato, conservato nella chiesa di S. Maria
a Capodarco.
Cinque scomparti con cornice originaria ad archetti e colonnine gotiche. Nel pannello
centrale: Vergine assisa in trono, con manto di damsasco e fiorami d'oro,
guarda il Bambino, steso sulle ginocchia; dietro: due angeli adoranti. Nei pannelli
laterali: S. Bonaventura in veste cardinalizia, con in mano un tempio; S. Giovanni
Battista, con in mano un'esile croce; San Francesco anch'egli con una croce; S. Bernardino
regge un volume chiuso.
Arcivescovado: Messale de Firmonibus:
a lato: Madonna con Bambino entro edicola gotica e due angeli:
sotto: introito della Messa di San Pietro.
Annunciazione, opera di fine
sec. XV su cartone disegnato da Giusto de Gand.
Arazzo intessuto di peli di cammello e fili d'oro e di seta
dell'Atelier di Bruxelles (cm. 110 x 130).
Proviene dall'ex convento dei Minori (dove era fino a pochi anni fa
l'Ospedale Psichiatrico); rappresenta l'annuncio a Maria da parte dell'Arcangelo Gabriele.
Lo Spirito Santo, al centro, in forma di colomba proveniente da un balcone; ai lati si
scorge un letto con baldacchino.
La Madonna è rappresentata con chiome fluenti, vesti arabescate come l'Arcangelo e con
libro davanti. Al di sopra, la legenda Ecce ancila Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.
Tra la Vergine e l'Arcangelo, vaso con giglio fiorito.
Nel 1887 all'Esposizione dei tesuti pregiati a Roma fu una delle opere più ammirate e
celebrate.
Vergine che allatta il Bambino; polittico di Jacobello di Bonomo (rubato nel 1921 e mai più ritrovato).
Chiesa di S. Maria a Mare di Torre di Palme
San Vincenzo de' Paoli di San Cirillo 1730.
Assunzione della Vergine, del Peruzzini, proveniente dalla chiesa di San Filippo Neri.
Gli Statuti di Fermo
risalgono al Duecento ma sono stati dati alle stampe solo nel Cinquecento dopo alcune
modifiche.
Essi dettavano le norme sull'organizzazione delle pubbliche
istituzioni, dei rapporti civili e quelle per lo svolgimento delle solennità e delle
manifestazioni accessorie (corsa dei cavalli al palio tra le dieci contrade, il giuoco
dell'anello, la giostra del toro, la spada stora e la quintana) ecc...
Inoltre, la Pinacoteca conserva moltre altre opere d'arte:
S. Giuseppe e la Vergine reggente di
Filippo Ricci;
Piccola pala d'altare di Scuola Marchigiana del '700.
Morte di S. Giuseppe, di Scuola Marchigiana.
San Filippo Neri venera la Vergine Maria: opera del
Ripani datata 1859.
Paliotto della Chiesa di S. Filippo Neri, di pietre
dure dalla raffinata esecuzione.
Storia della Vergine di Andrea Boscoli (1607),
recuperata nel 1969 dalla Chiesa di S. Maria Piccinina.
Sono rappresentate: la Nascita della Vergine; l'Annunciazione; la Visita a S. Elisabetta e
lo Sposalizio della Vergine; la Presentazione al Tempio; la Fuga in Egitto; l'Apparizione
di Gesù Risorto; l'Assunzione.
Polittico smembrato, in sette pannelli, dipinti a
tempera su tavola, opera di Jacopo da Bonomo, di proprietà della Chiesa
di S. Michele Arcangelo.
Nel pannello centrale: Incoronazione della Vergine: Cristo regge lo scettro e incorona la
Madonna seduta davanti a Lui; un tendaggio con sopra un cielo stellato e sette angeli
musicanti.
Negli altri sei pannelli a fondo lobato, in piedi e avvolti in ricchi manti i Santi
Michele Arcangelo, Antonio Abate, Giacomo Maggiore, S. Caterina. S. Pietro. S. Giovanni
Battista.
Incoronazione della Vergine e Santi. Polittico
smembrato della seconda metà del sec. XIV. Opera del Maestro di S. Elsino, secondo taluni
da attrivuire invece a Jacobello di Bonomo. Cristo incorona S. Maria al cospetto del Padre
Eterno che, attorniato da angeli musicanti, guarda e benedice.
Madonna con Bambino e Angeli.
Tempera su tavola cuspidata (cm. 152 x 105) dalla paternità di varia attribuzione.
Autorevoli critici: Gnoli (1922), Van Marle (1927), Rotondi (1936) indicano quale autore
Giacomo Di Nicola (1443).
La Vergine, in trono, in manto rosso con bardature d'oro, sorregge il Bambino che
l'accarezza; ai lati due angioletti in adorazione.
Eterno Benedicente, olio su tela (c. 343 x 241) di Giovanni Lanfranco (1582 - 1647) in un alone di luminosità grigio - argeneta, proviene dalla Chiesa di S. Filippo come la Pentecoste dello stesso Lanfranco.
S. Girolamo, scuola italiana del sec. XVII caratterizzato da una pennellata vibrante e da un giuoco luministico ben calibrato.
Madonna con Bambino, legato ai moduli della tradizione classica; dipinto seicentesco di buona fattura; ignoto l'autore.
Cena di Emmaus, olio su tela (cm. 73 x 136) di Bernard Keil detto Monsù Bernanrdo, pittore danese (1624 - 1687) vissuto a lungo in Italia.
S. Sebastiano e S. Irene del Benigni, prima metà del sec. XVII, olio su tela (cm. 193 x 113) proviene dalla chiesa di S. Filippo. Il martire risulta ispirato all'identico Santo del Tiziano che si ammira a Brescia nella chiesa dei Santi Nazario e Celso. Degna di nota l'ancella sulla sinistra raccolta in intimo stupore.
Molte le opere di Vincenzo Pagani di Monterubbiano (1490 - 1568).
Crocifisso: Cristo in croce; ai lati la Madonna e S. Giovanni; nello sfondo Gerusalemme e soldati a cavallo; in alto due angeli. Nella cornice cuspidata originaria, si leggeva: D.O.M. ADVOCATI CUR. PATRONI/TABELLONESQUE COLLEGII FIRMANI POSVERE MDLIII.
Madonna col Bambino: tavola cuspidata (cm. 179x140) proveniente dall'Ospedale degli Infermi. La Madonna, assisa in alto piedistallo (motivo ricorente nelle opere del Pagani), sorregge un vispo pargolo che cerca di prendere il vaso che gli porge la Maddalena. A sinistra San Giovanni Evangelista con un grande libro chiuso. In basso l'Aquila, simbolo dell'Evangelista.
Madonna con Bambino e Santi, olio su tavola (cm. 59 x 120), opera firmata di Giuliano Presutti da Fano del 1510 con influssi della scuola umbra. Vi sono effigiati San Bartolomeo e S. Antonio Abate. Nello sfondo, tre archi con quattro angioletti,di cui due in ginocchio.
Piccolo dipinto seicentesco in cui sono raffugurati la Rocca, il Duomo e il Palazzo del Priori come si dovevano presentare agli inizi del Quattrocento prima della cacciata degli Sforza (immagine in basso).
S. Sebastiano, arte umbro-marchigiana della seconda metà del Quattrocento.
Lu Marguttu, pupazzo che serviva al giuoco della Quintana (immagine a lato).