Le ville
Facciata ed interno di Villa Vitali, costruita attorno al 1850
dalla nobile famiglia fermana Vitali, alcuni anni fa acquisita dal Comune.
Oggi ospita il Museo Scientifico Polare, fondato dal prof. Zavatti, e il Museo
della Volpe, del prof. Travaglini, unici in Italia; il Centro Tommaso
Salvadori (fu Ministro del'Ambiente nel Governo Savoia), consistente in una
raccolta ornitologica con specie rare o estinte e in un centro studi sui
problemi dell'ambiente e del territorio; collezioni naturalistiche donate
dal Governo Ungherese; inoltre musei comunali, esposizioni varie all'interno dei quali si
può ammirare il meteorite
caduto a Fermo alcuni anni fa. Nel suo parco è stata realizzata un'arena
all'aperto per manifestazioni estive; ospita anche una scuola materna.
foto sopra: fuga di archi in stile neogotico nel cortile;
in basso: l'arena con uno scorcio del giardino.
Villa Vinci (già villa Paccaroni), ricavata verso la metà
dell'Ottocento da un convento dei Cappuccini costruito nel Cinquecento. Facciata
neoclassica dell'arch. Carducci.
Situata sul Girfalco, la spianata sulla sommità del
colle Sàbulo, nel posto in cui sorgeva la Rocca medievale (Girone),
demolita nel 1446, al termine della dominazione di Alessandro Sforza, con il consenso di
papa Eugenio IV, dal popolo infuriato per i soprusi dei vari signorotti che la usavano
come presidio, e per i freqeunti assedi che subiva la città proprio a causa di tale rocca
quasi inespugnabile, simbolo e strumento di potere.
Unico superstite della Rocca è il Leone (oggi posto a
lato della Cattedrale), ritrovato nel 1835. Il cotogno su cui poggia la zampa è il fregio
della stemma di Francesco Sforza.
Dal balcone di Villa Vinci - Paccaroni si sono affacciati: Giuseppe Garibaldi
(1849), Pio IX (1857), Umberto I (1863), G. Carducci
(1876), Felice Cavalloti (1894), Umberto II (1925).
All'interno: grandioso salone centrale, opera
dell'architetto G. Battista Carducci, affrescato da Maranesi, Morettini e Nunzi.
Sopra: particolare della facciata in stile neoclassico dell'arch Carducci,
nel tipico laterizio rosso ampiamente utilizzato nel Fermano.
Villa Bonaparte - Pelagallo a
Porto San Giorgio.
Costruita inizio Ottocento su progetto di Ireneo Aleandri come residenza dorata di
Girolamo Bonaparte, fratello di Napoleone ed ex re di Westfalia in esilio, nel 1830 passò
ai conti Pelagallo, fermani, proprietari fino ad oggi.
Villa Clarice da
centoventi anni fa bella mostra di sé, del suo parco e dei sui stupendi affreschi sulla
collina a nord di Porto San Giorgio.
Immersa in un grande parco sistemato a giardino all'italiana, la maestosa, ma allo stesso
tempo sobria, facciata in stile vagamente neoclassico di villa Clarice compare, tra
macchia mediterranea e alberi ad alto fusto, al termine di un lungo viale costeggiato da
tigli.
Il pezzo forte sono gli interni, affrescati dal maestro Egidio Coppola
(1852-1929), originario del frusinate, vissuto e morto ad Ascoli. Il Coppola fu
chiamato da Clarice Bonafede, che fece costruire la villa attorno al 1883 e le diede il
suo nome. Discendente di una importante famiglia gentilizia fermana, Clarice sposò
giovanissima il nobile fermano Raccamadoro Colli e annovera tra i suoi avi Niccolò
Bonafede, diplomatico sotto i pontificati di Alessandro VI, Pio III, Giulio II e Leone X.
Governatore di Roma e capo dell'esercito della Chiesa, il nome di Niccolò Bonafede segna
un momento cruciale nella storia di Fermo perché nel 1520 sconfisse l'ultimo tiranno di
Fermo, Ludovico Euffreducci, sottomettendo per la prima volta la capitale e il suo piccolo
stato alla Santa Sede.
Il Coppola lavorò nella villa tra il 1887 e il 1893; il tema degli affreschi è il
liberty floreale ma la vena migliore dell'artista ciociaro sono le vedute prospettiche di
esterni, la vegetazione rigogliosa, colorata e luminosa, le nature morte, la profondità
del cielo raffigurato nelle volte. Ogni singolo affresco di villa Clarice occupa, da solo,
tutte le pareti e l'intera volta di ogni stanza.
Qui raggiunge l'apice la perizia illusionistica del Coppola, realizzata con la tecnica del trompe-d'oeil degna dei migliori maestri del Seicento. Il trompe-l'oeil (dal francese trompe: inganno e oeil: occhio) è un genere pittorico che riproduce il reale secondo regole di prospettiva che accentuano al massimo il senso di profondità, riuscendo a dare a chi guarda l'illusione che ciò che è dipinto sia vero.
È quanto accade a villa Clarice nella galleria al
primo piano (foto sopra) che immette nelle
camere da letto, anch'esse affrescate, dove il Coppola mescola flora e fauna mediterranee
ed esotiche con dovizia di particolari creando un ambiente sospeso tra favola e realtà.
Ma la massima illusione la si raggiunge nella sala da pranzo al piano terreno, dove sembra
davvero di trovarsi all'interno di un gazebo aperto sullo sfondo di un grande giardino e
verso un cielo azzurrato (foto qui a lato e in basso).
L'affresco di questa stanza è considerato dalla critica il capolavoro di Egidio Coppola e
anche il visitatore profano ne comprende subito la ragione: affacciandosi sull'ampio
terrazzo della sala, noterà meravigliato che la realtà del giardino che all'esterno
abbraccia la villa si confonde, senza distinzione, con la favola raccontata dalle pareti
dell'interno. Un noto cronista si domandò: "qual è il vero specchio degli
inganni"?.
Il maestro Egidio Coppola è nato
a Ripi, vicino a Frosinone, nel 1852. Francesco Podesti, autore degli affreschi di villa
Torlonia a Roma, Antonio Sarti, e Annibale Angelini furono i suoi maestri da cui acquisì
il gusto per il disegno, per le prospettive architettoniche, per la tecnica delle
decorazioni murali, per il neoclassicismo e per i ritratti. Visse a lungo ad Ascoli (dove
morì nel 1929) ma lavorò molto anche nel Fermano. Dopo le decorazioni del palazzo delle
Poste a Roma, Coppola ha affrescato la chiesa della Concezione ad Ascoli; un suo ritratto
si trova nel palazzo comunale. A Fermo, dove conobbe Clarice Bonafede, ha affrescato la
chiesa di San Rocco e la vecchia sede della Cassa di Risparmio. Disegnò le belle
incisioni che illustrano una preziosa edizione dei Paralipomeni della Batracomachia di
Giacomo Leopardi.
Clarice Bonafede costruì la villa negli anni Ottanta e vi si ritirò
quando si separò dal marito Raccamdaoro Colli. Non tutte le stanze sono affrescate dal
Coppola: il salone centrale, al quale si accede dal porticato a tre archi posto in cima
all'ampia scalinata esterna d'ingresso, è decorato con motivi geometrici e stemmi di
famiglia, mentre un salone dell'ala nord è affrescato da artisti di scuola romana in
stile pompeiano con figure in stile classicheggiante sullo sfondo del rosso pompeiano (foto a lato e sotto). I lampadari sono in cristalli
policromi di Murano.
Durante la
seconda guerra mondiale gli interni della villa furono gravemente danneggiati dagli
Alleati accampati nel parco ma dopo il conflitto gli affreschi furono riportati
all'originario splendore da una difficile opera di recupero e restauro posta in essere dai
proprietari. Oggi la villa appartiene all'ultima discendente della nobile famiglia
Bonafede, e al marito, il prof. Giuseppe Amici. Vivono a Roma ma, appena possono, corrono
a rifugiarsi con la famiglia in questa residenza da favola.
Villa Piccolomini, a Capodarco di
Fermo, già appartenuta ai conti Piccolomini, famiglia gentilizia di origine senese da cui
proveniva Enea Silvio Piccolomini, diventato papa Pio II, e il nipote Pio III, che fu
vescovo di Fermo.
Dai tempi di Pio III (sec XIII) la famiglia Piccolomini possedeva nel Fermano innumerevoli
proprietà.
Dalla metà degli anni Sessanta, ribattezzata Casa Papa Giovanni XXIII,
ospita la sede principale della famosa Comunità Gesù Risorto di Capodarco,
fondata da Don Franco Monterubbianesi e oggi diretta da Don Vinicio Albanesi.
il liberty
Villini in stile liberty, detto anche stile floreale (periodo dell'eclettismo) oppure con tentativi di imitazione di stili antichi (classico, gotico, barocco o altri: moda retrò), costruiti quasi tutte sul lungomare di Porto San Giorgio attorno agli anni Venti, prevalentemente da ricche famiglie romane che trascorrevano la villeggiatura estiva nel fermano.
Villetta in stile liberty - moresco (egizo), costruita nel 1958 sul lungomare di Porto San Gorgio ad imitazione di un'altra, realizzata in viale Trento a Fermo negli anni Venti (foto in basso, davanti a vila Vitali) dall'architetto Verducci di Force (un paese dell'entroterra fermano), che aveva lavorato a lungo in Egitto agli inizi del Novecento.
Foto a lato: villino Tomassini, costruito sul lungomare centrale di Porto San Giorgio inizi Novecento.
Demolito negli anni Sessanta per far posto ad un palazzo in cemento armato di cinque piani con una decisione che si commenta da sola.
Infine ecco quello che gli architetti considerano
il migliore esempio in assoluto di stile floreale - liberty nelle Marche (e tra i migliori
in genere): il Villino Conti a Civitanova Marche
(Foto tratte da: "Architettura nelle Marche"
di Fabio Mariano).
Particolare della porta d'ingresso a forma di cuore rovesciato