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Introduzione agli Atti degli Apostoli

Occorre sottolineare innanzi tutto il carattere unico di questo scritto nella letteratura neotestamentaria: abbiamo quattro Evangeli, molte lettere, ma solo gli Atti ci narrano volutamente qualcosa della Chiesa primitiva.
Se si capisce facilmente il desiderio di scrivere una "vita di Gesù", perché Egli è l'Evento di Dio nella nostra storia, e se si comprendono anche facilmente le ragioni che hanno portato alla redazione di lettere, è meno evidente il motivo che ha spinto Luca a scrivere gli Atti: perché interessarsi alla storia della Chiesa senz'altro meno affascinante della vita del Figlio di Dio in mezzo agli uomini? Prima di rispondere a questa domanda va notato che gli Atti si presentano come un "secondo" libro, o meglio, come una "seconda parola", la prima essendo l'Evangelo di Luca (stesso destinatario, stesso linguaggio, stessa teologia, ecc.). Sembra anche che Lc-At formavano all'inizio un'opera sola in due volumi. Solo alla formazione del canone e quando si cominciò a leggere gli Evangeli nelle assemblee cultuali (verso la metà del sec. 11) Lc fu staccato dagli Atti e associato a Mc e Mt, poi a Gv.
A proposito di At occorre quindi ragionare come su un libro che appartiene ad un insieme più vasto dal quale forma la seconda parte, sicché la domanda non è: perché Lc si è interessato alla storia della Chiesa nascente?, ma piuttosto: perché ha sentito la necessità di narrare l'evento della salvezza fino al momento in cui Paolo è giunto a Roma, e non fino all'Ascensione soltanto?

Un'osservazione sul preambolo di At ci permette forse di intravedere una risposta. At 1.3 dichiara che Gesù risorto apparve ai suoi discepoli per 40 giorni "parlando del regno di Dio". Fin da Lc 4.43 (inizio del ministero pubblico di Gesù) si sa che l'annuncio del regno di Dio sta al centro della predicazione di Gesù. Dopo la sua risurrezione Gesù continua a parlare del regno. Ma come avviene questo annuncio dopo che egli è tornato al Padre? Alla fine di At, Luca presenta Paolo a Roma, in residenza sorvegliata, e là egli

"annuncia il regno di Dio e insegna le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimen-to" (At 28. 31).

Così si spiega il prolungamento dell'opera lucana: non intende raccontare la "vita di Gesù", né la storia della Chiesa o la vita di santi come Pietro, Stefano o Paolo, la sua preoccupazione è invece: come l'annuncio del regno, iniziato da Gesù (cf. Lc 16.16 e At 1.1: "quello che Gesù iniziò a fare e a insegnare... ”), continua dopo l'Ascensione fino a raggiungerci? La risposta è: questo annuncio ci perviene tramite la Chiesa che il Cristo ha istituito come testimone perché annunzi dovunque e in tutti i tempi la gioiosa notizia del regno. Le-At appare così come un grande commento al detto di Gesù:

"Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: 'Eccolo qui' o 'Eccolo là', perché il regno di Dio è in mezzo a voi" (Lc 17.21).

 


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